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Lettera alla
direzione.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
24 dicembre 2009
L’Eolico
selvaggio?
- di
Gaetano Castelli
Parto
da una premessa: non ho nulla contro le fonti
energetiche rinnovabili, tanto meno sull’energia
eolica, anzi, penso che lo
sfruttamento delle fonti rinnovabili vada
perseguito seriamente come alternativa a fonti
energetiche più inquinanti e più pericolose: il
petrolio e l’energia
nucleare. Sempre che i ricavi dell’eolico
siano distribuiti equamente tra l’ente locale
che ospita le centrali, gli agricoltori che
cedono parti delle loro proprietà, la
collettività che subisce l’impianto
a discapito del paesaggio e l’azienda
che le istalla.
Il
problema è governare in
modo trasparente
questi processi. Fare si che tra il territorio
che viene utilizzato con irreversibile
alterazioni del paesaggio, gli agricoltori che
cedono parti della loro proprietà, le imprese
che ne beneficiano e le istituzioni locali che
concedono i permessi, vi sia un equilibrio
corretto ed equo.
In provincia di Foggia è passato praticamente
sin silenzio, l’arresto
di Vigorito, numero uno
dell’industria
eolica italiana, presidente della
IVPC:
le ipotesi di reato che hanno portato all’arresto
dell’imprenditore
di primo piano del settore ed il
sequestro di 17 parchi eolici, non riguardano
solo reati di natura ambientale, ma
associazione a delinquere, truffa, illecita
percezione di contributi pubblici a mezzo di
atti e documenti falsi. Si sospetta che gli
arrestati anche attraverso l'emissione
di false fatture, avessero messo in piedi un
meccanismo di scatole cinesi con
cui percepivano illegalmente contributi
comunitari. Sappiamo tutti che con le
rinnovabili gli interessi sono giganteschi e
spesso non molto leciti. Perché siano assodate
le reali responsabilità di occorrerà attendere
che la giustizia, della quale mi fido, faccia il
suo corso.
L’inchiesta
giudiziaria denominata
”Via
con il vento”
conferma la tesi che
attorno all’affare
eolico ruotino interessi non sempre legittimi, e
che il territorio sta pagando
un prezzo molto elevato in termini di paesaggio,
di impatto ambientale ed altro. L’arresto
dell’imprenditore
del vento
tocca molto da vicino la provincia di Foggia,
infatti, l’IVPC
detiene una fetta cospicua dei
parchi eolici del Subappennino Dauno. La mappa
della presenza dell’IVPC
nel
Preappenino dauno meridionale e settentrionale
vede la presenza di 4 parchi eolici, che erogano
85,2 MW attraverso 142 pale eoliche. Pertanto,
la Capitanata è un territorio in svendita a
prezzi di realizzo per l’assoluta
deregolamentazione con cui l’eolico
selvaggio è arrivato in Capitanata: Tutti gli
impianti eolici
installati in Capitanata sono stati realizzati
senza alcuna programmazione e in assenza di un
Piano Energetico. Solo una piccola parte degli
impianti è stata realizzata valutando l’impatto
ambientale
�V.I.A.�
che le centrali eoliche industriali hanno sul
territorio 377 pale eoliche per 220 MW, che
sono state realizzate prima del 2002 e non sono
state sottoposte ad alcuna procedura.
Ma chi
ha tratto giovamento da tutto ciò? Non certo i
livelli occupazionali circa cinquanta unità. I
parchi eolici producono milioni di euro di
guadagni per i proprietari degli impianti e per
gli istituti di credito che finanziano le opere.
Di tutti questi soldi una parte è andata ai
comuni mentre le briciole agli agricoltori
costretti, dalla crisi agricola, a firmare
contratti capestro. Evidentemente la politica ha
rinunciato a governare lo sviluppo. Il dazio che
la Capitanata sta pagando in termini
paesaggistici ed ambientali è spaventoso. Un
territorio irriconoscibile, interi crinali
stravolti, selve di pale che ormai dominano l’orizzonte
da qualsiasi parte lo si veda.
La
Capitanata sta trasformando la sua millenaria
economia prevalentemente agricola a
prevalentemente industriale con scarsissime
ricadute occupazionali e che quindi, producono
lauti profitti e pochissimo salario. Profitti
generati dallo sfruttamento di risorse
pubbliche, il vento e il territorio, che
appartengono a tutti ma che gonfiano le tasche
di pochi soggetti. Un intero territorio è stato
messo in svendita al miglior offerente e l’accaparramento
di
terre utili ad ospitare industrie energetiche di
tutti i tipi è diventata una vera e propria
professione. Addirittura sono nati gli assessori
comunali all’eolico
che prima trattano per il rinnovo dei contratti
eolici e subito dopo la firma sono
assunti dalla società eolica con cui hanno
trattato.
Il
peggio è che nessuno si rendo conto e
soprattutto latita la politica, che pure
dovrebbe cercare di governare ed orientare lo
sviluppo dell’economia
che, mentre la crisi economica colpisce duramente
i settori dell’economia
cui il
territorio è più vocato, la new economy non
porta da nessuna parte, almeno fino a quando non
ci sarà qualcuno che avrà il coraggio e la
responsabilità di prendere le redini in mano.
Siamo arrivati ad un fenomeno definito
industrializzazione senza sviluppo, che
costituisce, da un lato il paradosso della
società postmoderna, e da un altro una criticità
a livello locale poiché non produce nessun tipo
di sviluppo economico.
A cosa
servono queste imprese se non creano posti di
lavoro in una terra dove la disoccupazione è il
primo problema?
Tutti questi milioni di euro di profitti hanno
forse cambiato il corso della vita di chi abita
nei paesi dove sono stati installati questi
impianti?
Giustificano un tale scempio del territorio e l’inquinamento
sociale ed
economico provocato da questi impianti, i circa
cinquanta posti di lavoro a tempo indeterminato
che tutte le società eoliche hanno creato in
Provincia di Foggia?
Sono interrogativi legittimi ed auspico che da
parte della opinione pubblica vi sia un�assunzione
di responsabilità. Il problema non è essere pro
o contro l’eolico,
ma sapere dove ci porta la strada che la
Capitanata ha imboccato: scegliere di
percorrerla con le nostra gambe oppure di
tornare indietro, senza che a farlo siano sempre
"i padroni del vapore".
Rocchetta Sant Antonio
dic.2009
- leggi anche, dello
stesso autore:
Il Vento è un uso civico?
e l’eolico?
-
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
28 luglio 2009
La lega
meridionale
di
Gaetano Castelli
Dopo cinquant'anni
di inutile permanenza nel Parlamento Italiano,
uomini e donne, quasi tutti ex Senatori,
Deputati e/o Governatori, continuano ad abitare
sulle nuvole?? Raccontando frottole al vento.
Solo per proprio interesse questi innominabili,
nel
Mezzogiorno
d'Italia starebbero per far nascere la Lega
del Sud, con l'obiettivo di contrastare, o
controbilanciare, la Lega del Nord?. Falsità. I
fondatori di questa fantomatica battaglia
politica, sono quasi tutti parlamentari di lungo
corso o hanno ricoperto alti incarichi. Hanno
scoperto solo oggi che sono stati seduti
inutilmente nelle istituzioni, e per molte
legislature, senza concludere nulla?? oggi
vorrebbero parlare della Questione Meridionale?!
nel contempo hanno guadagnato milioni di Euro:
alla faccia nostra. Sempre gli stessi reclamano
l'attenzione dei cittadini del Mezzogiorno che
hanno raggirato per decine di anni! Noi
cittadini, le vittime, abbiamo subito, e chissà
quali e quanti soprusi ancora dobbiamo
sopportare. Oggi siamo esausti: non voteremo,
sia chiaro. Addirittura, alcuni di questi
notabili per convincere i cittadini delle buone
ragioni che ispirano la loro iniziativa
affermano che: "le regioni a statuto speciale
spendono e spandono i soldi concessi da Roma, è
uno scandalo cui bisogna porre fine?". Forse
dimenticano, volutamente, un particolare: la
Sicilia e la Sardegna sono regioni autonome a
statuto speciale e incassano lauti contributi
statali nella stessa misura delle regioni
nordiche, eppure se paragonate a queste mostrano
tutta la loro inefficienza, inefficacia e
incompetenza. Il Trentino-Alto Adige, la Valle
d'Aosta, il Friuli Venezia Giulia etc. sono
giardini puliti, ben curati dove il livello di
civiltà e qualità della vita è elevato, i
servizi funzionano e i centri abitati sono oasi
virtuose e gli amministratori hanno trasformato
in oro le risorse esistenti, sfruttando a fini
turistici l'ambiente, il territorio, le presenze
storiche, artistiche e culturali etc.etc. con
il denaro gentilmente offerto dal Governo
centrale. Avete capito! Sappiate che tutti noi
siamo a conoscenza che vi hanno messi fuori
dalla porta e volete rientrare dalla finestra,
con lo stratagemma della lega del sud:
VERGOGNATEVI, per non dire di peggio. Non
cadremo di nuovo nella vostra trappola. Noi
tutti siamo estremamente convinti che il nuovo
Codice delle Autonomie all'esame del Parlamento
è la giusta risposta, ma bisogna approvarlo
subito. Nel merito mi permetto di suggerire un
sistema di controllo sugli atti della P.A., cosa
che non ho letto nelle modifiche proposte. Tutti
sappiamo che le modifiche sostanziali al titolo
V della Costituzione abolirono tutti i controlli
sugli atti della P.A.; a mio modesto parere
vanno rimessi e migliorati rispetto a prima.
Suggerisco, inoltre, che il doppio mandato per
i sindaci è già sufficiente (dieci anni) per
migliorare, sviluppare, abbellire o come spesso
capita in alcuni paesi? peggiorare le sorti del
comune che si presume di rappresentare.
Pertanto, non cediamo ai ricatti di qualcuno;
non accettiamo le imposizioni di nessuno.
Infine, ho letto con la dovuta attenzione, la
dieta consiliare e giuntale che si propone per
Comuni e Province: forse avete dimenticato le
Regioni, che insieme a Comuni e Province, sono
rappresentati da pletore di consiglieri
regionali super pagati che riscaldano
inutilmente gli scanni istituzionali. Per non
parlare di presidenze di municipalizzate e
consorzi che oltre lo spreco di milioni di Euro
servono solo a contentare i primi, i secondi, i
terzi, i quarti, i quinti etc. etc. non eletti.
Rocchetta Sant'Antonio.
14 giugno 2009
Il principio dell’eguaglianza
di
Gaetano Castelli
Concittadini di Rocchetta la libertà è una corsa infinita verso
l’uguaglianza, intesa come legittimazione della dignità degli individui.
L’uguaglianza è l’idea madre, e non è divisibile dal sentimento di giustizia
e di perfettibilità dell’uomo, che vuole
rinascere
dai detriti di istituzioni mal gestite da oltre vent’anni. La
perfettibilità della specie umana non è altro che la tendenza verso
l’uguaglianza. Questa tendenza sottintende che l’uguaglianza è conforme alla
verità, cioè al rapporto delle cose fra loro e degli uomini fra loro. Mentre
la disuguaglianza è fonte di ingiustizia. Se analizzassimo tutte le
ingiustizie, ci accorgeremmo che tutte hanno per base la esigenza di taluni
soggetti alla disuguaglianza per distinguersi dalla maggioranza e solo per
proprio interesse.
Il principio dell’eguaglianza diventa un valore morale quando la forza di
sacrificio che forma la perfettibilità dell’uomo fa maturare in lui la
convinzione che non debba fare agli altri quello che non vorrebbe fosse
fatto a lui, cioè che debba trattare gli altri come se stesso e che egli
abbia il diritto di non ricevere da parte degli altri quello che gli altri
non vorrebbero patire da lui, vale a dire che gli altri vadano trattati
come uguali a se stessi.
La logica della parità contrasta e sconfigge la logica della diseguaglianza
istituzionalizzata. La libertà è il diritto di uguaglianza e l’idea di
uguaglianza è il punto di applicazione della emancipazione e della libera
crescita delle individualità. Per questo tale idea non deve isterilirsi
nell’egualitarismo che è cosa diversa e negativa. Siamo coscienti che la
logica del potere tende a ostacolare la libertà come affermazione di
consapevolezza morale e giuridica della soggettività, in una tensione
continua contro i poteri forti che fanno, di volta in volta, scadere al
rango di abusi, di privilegi, di violazione dei diritti umani la
emancipazione sociale degli individui e la maturazione delle loro
responsabilità.
Infatti, l’uguaglianza è condizione di pari dignità, senza distinzione
alcuna: sesso, lingua, razza, religione, opinioni politiche, condizioni
economiche e sociali fra tutti i cittadini. L’idea che tutti gli uomini
siano uguali e abbiano uguali diritti e doveri fa parte della nostra
cultura, solo da pochi anni. La storia insegna che, in passato, le società
si dividevano in uomini liberi e schiavi, patrizi e plebei, borghesi e
proletari. Lo Stato assoluto, che si forma all’inizio del medioevo, non
riconosce ai sudditi i diritti naturali, in quanto il sovrano sta sopra le
leggi che lui stesso emana ed impone.
Il primo riconoscimento dei diritti dell’uomo si ha con la dichiarazione dei
diritti: la Costituzione Americana -1776- e con la dichiarazione dei diritti
dell’uomo e del cittadino la rivoluzione francese -1789 � Mentre il
riconoscimento dei diritti naturali di uguaglianza non corrispondono ad un
concreto impegno di realizzarli per tutti: infatti, libertà e uguaglianza
restano a lungo affermazioni solo formali.
In opposizione allo Stato assoluto si sviluppa solo nel corso dell’800 lo
Stato liberale, che rifiuta l’identificazione dello Stato con la persona del
sovrano e afferma il principio della separazione dei poteri secondo cui i
tre poteri: legislativo, esecutivo e giurisdizionale devono essere affidati
a organi diversi, interferenze a parte, in grado di controllarsi a vicenda.
Infatti, lo Stato liberale rappresenta un passo avanti rispetto allo Stato
assoluto, perché è uno Stato di diritto.
Per tanto lo Stato liberale entra in crisi quando si afferma il bisogno di
partecipazione di larghe masse di lavoratori alla vita politica ed economica
del paese. Lo Stato liberale, che garantiva l’uguaglianza formale dei
cittadini davanti alla legge, ma non nella società dove predominavano coloro
che erano dotati di ricchezza e potere, lasciando così il posto allo Stato
democratico, e riconoscendo l’effettivo esercizio dei diritti politici e
civili a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, reddito e istruzione
ecc. ecc.
Nell’uguaglianza formale, si nascondeva una disuguaglianza di fatto,
pertanto, si passava ad un�uguaglianza sostanziale, in cui tutti i cittadini
erano effettivamente tutelati. Tra liberalismo e democrazia come collocare
il rispetto dei diritti di tutti, dei poveri e degli esclusi nel mondo
globale, in poche parole come difendere i diritti inalienabili di libertà ed
uguaglianza sociale?
Basta saperli distinguere come si distingue il bene e il male. Personalmente
preferisco credere nella famosa triade della rivoluzione francese: Liberté,
Egalité, Fraternité. In una sola parola Uguaglianza: un valore che non
esclude ma comprende tutti. Nel nostro piccolo e amato paese Rocchetta
Sant Antonio – l’uguaglianza è un valore che evidentemente abbiamo
messo da parte, non senza colpe e non senza prevedibili guai, anzi spesso
ricercati dalla presunzione degli uomini. Sappiate però che: senza
uguaglianza, la libertà vale come garanzia di prepotenza dei forti, come
oppressione dei deboli; senza uguaglianza, la società, si divide in strati,
diventa gerarchia e i diritti cambiano natura: per coloro che stanno in
alto, diventano privilegi, per quelli che stanno in basso, concessioni o
carità; senza uguaglianza le istituzioni, da luoghi di protezione e
integrazione, diventano strumenti di oppressione, divisione ed interessi
privati.
Infatti, la libertà assoluta è qualcosa di illimitato, bisogna limitarla,
arginarla alle esigenze sociali e il suo giusto limite è l’uguaglianza di
fronte alla legge. Contemporaneamente questo stesso concetto deve trovare
spazio nella Politica, nel senso più nobile del termine, ed in questo senso
l’uguaglianza in politica che vuol dire giustizia. Se non c’è uguaglianza
ci sarà sempre un potere ingiusto, un potere a difesa di interessi di parte,
un potere che annulla la socialità, disseminando zizzanie e calunnie tra i
cittadini, che inconsapevolmente litigano tra loro, incoscienti di fare il
gioco e l’interesse dei �potenti�.
Rocchetta Sant Antonio giugno 2009
Badia Calavena -Verona
| 25 ottobre 2008
Torre eolica nel Veronese
Gentile sig. Vito,
abito nelle colline
veronesi, a Badia
Calavena, dove il
sindaco ha autorizzato
la costruzione di un
torre eolica alta 103
metri a ridosso delle
case e rovinando così
uno dei paesaggi più
belli e tranquilli del
veronese. Erano previste
due minitorri poi
valutazioni di
convenienza economica
hanno portato alla
decisione di fare un
unico megaimpianto.
Oltre al problema del
paesaggio la torre è
molto rumorosa e, pur
abitando ad un km,
nelle notti ventose è
difficile addormentarsi.
Forse addirittura è un
problema di impianto non
tarato o usato male.
Ora hanno intenzione di
costruire altre tre o
quattro torri ancora più
potenti. Con la sua
esperienza, può darmi
qualche consiglio su chi
coinvolgere nel
controllo della
rumorosità e come
tentare di fermare o
almeno di portare questa
amministrazione a
soluzioni più
intelligenti, per
esempio minitorri più
lontane dalle abitazioni
e che non rovinino la
bellezza del paesaggio e
non disturbino il sonno
di chi ci abita attorno?
Attendo con speranza
qualche suggerimento,
con stima e
cordialità...La
ringrazio per le cortesi
informazioni.
Può pubblicare senza
problemi la mia lettera.
Franco Fusari
Risposta
della redazione.
Egregio signor Franco,
esprimo gratitudine per
il generoso
apprezzamento al mio
lavoro editoriale
manifestatomi con la sua
lettera; a proposito
della sua richiesta le
segnalo quanto segue:
deve contattare l'ARPA
REGIONALE - AGENZIA
REGIONALE PER L'AMBIENTE
- per misurare la
rumorosità e verificare
le distanze dal proprio
immobile. se la distanza
è AL DI SOTTO DI 175
METRI lei può chiedere i
danni secondo l'ex ART.
1172 Codice Civile.
DANNO TEMUTO CHE SI
PRESCRIVE ENTRO 10 ANNI.
Le ricordo che il costo
della chiamata dell'Arpa
è a sua carico. Se sente
la necessità di avere
ulteriori informazioni,
sono a sua disposizione.
p.s. Approfitto per
chiederle se
l'implementazione del
parco eolico è stato
deciso autarchicamente
dal suo comune oppure è
stata sentita la
popolazione? infine se
la sua amministrazione
ha deliberato in
consiglio comunale la
destinazione di queste
entrate "verdi".
Un saluto.
vito feninno
la repubblica di tersite
Sommersi dal cemento
di Gaetano Castelli
Cari Rocchettani…
Nell’immenso mare degli ignoranti, dei senza mestiere, dei
candidati a sindaco, degli
orripilanti scempi del territorio e della scarsissima qualità della vita,
giorno dopo giorno, c’è da segnalare solo la cementificazione del nostro
territorio. Cementificazione interessata…! Che sta procedendo a ritmi
frenetici a dispetto delle cosiddette aree interne, delle città giardino e
delle belle chiacchiere che si fanno intorno ai concetti di
eco-sostenibilità e di tutela delle aree verdi etc.etc.
Premetto che il fatto stesso che un’area verde debba divenire
oggetto di tutela mi rimanda, per esperienza diretta e per istinto, all’idea
che questa sia, ormai, ridotta a poco più di una specie in estinzione, come
i panda cinesi, tristemente famosi e destinati a riprodursi sotto i
riflettori degli agghiaccianti zoo di Pechino. Questa nostra terra,
appartenente fino al 1938 alla verde Irpinia, è o sta per essere, quasi del
tutto, cementificata. Se provate a salire su un’altura vi rendete conto
immediatamente che sono state sventrate, livellate e sradicati milioni di
alberi, a beneficio di chi?
Il confine naturale tra l’Irpinia e la Puglia è sotto gli
occhi di tutti: la mancanza assoluta di alberi, di aziende agricole vissute
e di animali da cortile, sono rimasti solo quelli di piazza…per cui, anche
le domeniche, momento d’incontro, trascorrono inutili. Il decantato verde,
limitato ai tristissimi alberi sostituiti in piazza e sull’accinto comunale,
il desolante parco giochi o i due/tre metri quadrati di giardini incolti
davanti alle più tristi “villette” di anonimi possessori, che nel tempo
hanno distrutto floridi alberi per piantarci ligustri mal curati…
Quest’ultima estate, mi chiedevano alcuni amici d’infanzia, venuti in visita
a Rocchetta, come è possibile che in un’area interna, bella come la nostra,
gli amministratori possano continuare a fregarsene del bosco comunale,
dell’accinto comunale, degli usi civici comunali etc. etc.
Credetemi, per la prima volta mi sono vergognato del nostro
paese. Subito dopo mi sono recato, in bicicletta, al bosco comunale, lo
spettacolo è orribile: è stato completamento inquinato da brecciolino lungo
i viottoli e dal pessimo ripristino del vecchio Casone, completamente
trasformato e coperto da un palmo di cemento... soldi pubblici mal
utilizzati dalla fallita Comunità Montana...! In seguito ho cercato di
spiegare loro, agli amici, che il comune di Rocchetta ha un modello “unico
ed esemplare” da questo punto di vista urbanistico fai da te: utilizza il
cemento dappertutto anche dove non è richiesto, evidentemente non hanno
altro…da offrire.
Così, da un giorno all’altro, come nella famosa barzelletta
del tassista napoletano e del turista americano, compaiono davanti agli
occhi sbalorditi di noi poveri abitanti casermoni colorati, anonimi ed
orribili (ma io non sono un architetto, quindi potrei anche sbagliarmi) ma
mi chiedo e vi chiedo dove andranno a vivere i nostri figli (come si usa
dire adesso) e tutti gli altri che, ormai da anni stanno acquistando
abitazioni in queste zone ritenute tranquille… ? cosa faranno... In un’area
che, sostanzialmente, non si è mai messa in luce per esplosioni o stress
demografici significativi, che bisogno c’è di tutte queste cose e case
brutte? Le risposte, ovviamente ce le abbiamo: ci manca il coraggio, forse,
cui prodest?
Chi è che sta guadagnando sulla cementificazione, sulle
speculazioni edilizie, sulle centrali eoliche, sulle grandi opere pubbliche
riadattate a piacimento e con interesse. La parola d’ordine è cemento,
cemento, cemento, cemento…Saviano docet? Siete sicuri che quello che, da più
di quindici anni, sta accadendo in questa nostra area non accadrà, a breve,
anche in altre zone della verde Irpinia. Cosa stiamo diventando davvero e,
soprattutto, quanto stiamo partecipando alla distruzione e/o trasfigurazione
(dico volontariamente trasfigurazione) di questo nostro ambiente?
Se tutto questo si aggiunge ai progetti in itinere, mi sembra
ovvio che la tendenza è quella di trasformare questa terra nell’hinterland
dell’hinterland di chi sa chi o cosa (con tutto il rispetto, s’intende, per
chi in quell’hinterland è costretto a viverci e, molto spesso ci vive
lottando per renderlo migliore) Di nuovo mi chiedo e vi chiedo “cui prodest?”
Rocchetta Sant Antonio Ottobre 2008 Gaetano Castelli
DOV'E' LA POLITICA?
di Gaetano Castelli
La vera sconfitta…è sentirsi
sconfitti, un po’ come subire l’onta del disprezzo, l’angoscia della
solitudine: entrambi mal disposti ad accogliere gli ultimi gemiti di un
paese morente o l’ennesimo tentativo di continuare a chiamare le cose con parole
vecchie, sforzandosi inutilmente di mettere a fuoco una visione che spieghi
e consoli chi giustificatamene ansima, magra soddisfazione.
Personalmente penso che bisogna uscire dal castigo di popolo, che abbiamo
meritato e subito, per richiamare la mente, il cuore e cercare di tornare a
fare “Politica” con donne e uomini onesti che sappiano utilizzare parole
nuove.
È noto che dalla morte della
sinistra è nato il Partito Democratico. Perché è nato? E perché non
chiamarlo PDI, Partito Democratico Italiano? Immagino per pudore o è una
deriva dalla connotazione negativa imputata a quell’aggettivo, ma questo è
un vecchio vizio, immortalato anche dalla celebre canzone tu vò fa
l’americano...
Resta solo il dubbio che se fosse nato italiano avrebbe potuto esercitare
un’altro rispetto a quello che oggi esprime rappresentando solo una semplice
sigla di provincia del nord – PD – sforzandosi di mitigare l’impressione di
dover nascere, ma già orfano d’identità nazionale. Rispetto ai risultati
elettorali è stato detto molto e troppo, sappiate che i numeri devono
decantare e assestare per il tempo necessario a dissiparne inganni e omertà
ad essi connaturati, premetto, a mio modesto parere, che una lettura più
chiara su alcuni dati merita ancora riposte.
Ad esempio ci sono due dati, tratti dal dossier curato dall’Istituto De
Gasperi, che hanno attirato la mia attenzione e sui quali penso vale la pena
di soffermarsi in un prossimo futuro:
- Il primo riguarda quel 30% di
Italiani non rappresentato nel nostro Parlamento (20% solo di non voto), un
dato che basta da solo a mettere in discussione la rappresentatività del
nostro sistema democratico nelle forme elettorali attuali.
- Il secondo ci dice che il PD
risulta primo partito a livello nazionale, ma solo nella fascia di età over
54, anche se a stento tiene tra gli under 34, per andare sotto nella fascia
di età 35/54 più attiva e matura del Popolo Sovrano, la stessa dove emergono
significativamente PDL, IDV e UDC. Allora l’interrogativo iniziale sulle
ragioni della nascita del PD è sacrosanto e come tutte le creature nasce
dall’incontro di due identità, due storie, che hanno manifestato nel corso
del tempo una forza di attrazione reciproca, talvolta di ripulsa, che le ha
portate ad unirsi in un progetto, in un’idea di cambiamento che guarda più
al futuro che al passato, rinunciando ciascuna a qualcosa di sè per fare
spazio al nuovo.
Vedete, quando si mette su casa
ciascuna delle due parti lascia e abbandona una bella fetta del proprio
bagaglio, se ne libera…, predisponendosi ad accogliere e a far proprio
quello dell’altro, ed il nuovo spazio comune sarà diverso da tutto ciò che
l’ha preceduto. Solo così inizia un nuovo cammino, una nuova stagione, verso
un futuro in virtù del quale ritrovarsi a condividere anche un passato.
Ebbene, a distanza di una prova elettorale infausta e presuntuosamente non
prevista, l’impressione è che di vera e propria unione ancora non si possa
parlare, piuttosto di fagogitamento, l’incontro vero tarda a manifestarsi,
ognuna delle due anime del nuovo soggetto politico, i singoli percorsi, le
diramazioni e i rispettivi universi identitari, relazionali, associativi e
quant’altro tardano ad incrociarsi. Ciascuna di queste parti osserva l’altra
a distanza, come in preda a un sortilegio che ne impedisce un reale e
fecondo confronto. Oggi sulla stampa possiamo leggere le odi a Berlusconi di
un ex sindaco, molto discusso di Roma: Rutelli ! Sono convinto che due
amanti in principio non possono rinunciare al gioco delle reciproche
diffidenze, quindi indugiano ed incerti ponderano se buttarsi veramente in
questa nuova avventura, concedendosi all’abbraccio dell’altro che li renderà
comunque diversi.
Quanto alle forme e ai modi diversi
d’intendere tale unione, sono convinto che andrebbe allargata la
discussione, se è vero che per la maggioranza delle società al mondo,
secondo gli antropologi: il matrimonio non richiede la monogamia. Ancora più
interessante è il fatto che “la poligamia sia compatibile con
l’indissolubilità, come testimoniato dagli Inuit dell’Alaska “ uno dei due
popoli di quella razza di uomini detti Eschimesi, che sta a significare
mangiatori di carne cruda; la popolazione degli eschimesi è appunto composta
dagl' Inuit e dagli Yupik. per i quali i rapporti sessuali tra partner
istituiscono legami permanenti. Resta da vedere come considerazioni di
questa natura, per quanto scientifiche, riguardanti il tema assai delicato
della famiglia, si sposino con le ragioni e le passioni che muovono i
diversi protagonisti della nostra storia. Quello che è venuto a mancare e
ancora manca nell’attuale “nuovo” soggetto politico è proprio un’idea di
famiglia, di casa comune. Il grande Eduardo oggi direbbe è una casa
scassata.
Tempo fa ho avuto modo di leggere i
documenti di un dibattito al quale partecipavano diversi personaggi:
interventi del pubblico, dei “giornalisti”, dei “sindacalisti” ecc.ecc. La
personale impressione è stata quella di leggere l’analisi della realtà per
alcuni aspetti condivisibili, ma che rivendicavano con orgoglio una storia e
una militanza politico-sociale, di area cattolica e democratica per
intenderci, poco conosciute da altri e dunque poco avvertite e rispettate da
parte dei molti ex compagni... Ancora una volta dunque rispetto reciproco,
linguaggi e sensibilità sono troppo distanti tra loro e necessitano di nuovi
“ponti”, nuove sedi di incontro e di confronto per evitare una “Caporetto”
alle future Europee.
Rocchetta
Sant Antonio 28 agosto 2008 Gaetano Castelli
QUESTA LA RISPOSTA DI
ANTONIO DI PIETRO A TERSITE IN MERITO AL LODO ALFANO
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Oggetto: |
Risposta da Antonio Di Pietro |
Ricevuto il: |
09/07/08 12:37 |
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Gentile Vito,
con un po’ di ritardo ma eccomi a Lei
per rispondere alla sua del 29 giugno
u.s.
La posizione che stiamo tenendo è
determinata e forte del consenso di
tanti Cittadini per bene, che non
vogliono dimenticare il ruolo
fondamentale di legalità e giustizia,
base di una sana azione della politica.
Nulla è mai perduto fintantoché qualcuno
è attivo e vigile.
Sui media non passa notizia, ma vada sul
sito www.camera.it per constatare il ns.
impegno.
La squadra dei Parlamentari IDV sta
facendo quanto è nelle sue possibilità
per contrastare una maggioranza
arrogante e piena di conflitti di
interessi, ma abbiamo bisogno della
forza dei Cittadini.
Per questo confido anche nel suo
coinvolgimento diretto e nel contributo
propositivo che vorrà darci nella sua
provincia; dobbiamo crescere e radicarci
sul territorio, coinvolgendo quanti sono
vicini ai nostri Valori.
Per questo le chiedo di contattare il
riferimento più vicino alla sua
residenza riscontrandolo dal sito
www.italiadeivalori.it
Cordialmente,
Antonio Di Pietro |
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L’attuale situazione
politica pugliese:
puntare
sulla bio-diversità
di Gaetano Castelli
Le possibilità di un futuro migliore
e il rilancio del Mezzogiorno, della Piana e del Preappennino Dauno
Meridionale e Settentrionale in Provincia di Foggia, nella nuova fase
dell´economia globalizzata, sono strettamente legati alla capacità di
valorizzare le potenzialità e le vocazioni del territorio. Attraverso una
nuova visione capace di indirizzare e promuovere l´innovazione utile per
cogliere le nuove sfide come opportunità.
Tra questi i beni ambientali: aree
boscate, demanio, patrimonio, usi civici, alvei fluviali e viabilità, sono
indispensabili alla vita e alla sua qualità. purtroppo, negli ultimi anni
sono diventate risorse scarse " senza cura, equa gestione e manutenzione"
sottoposte ad abusi, pressioni e prelievi sempre crescenti, spesso
illegittimi, alimentati da modelli di sfruttamento e consumo insostenibili,
che si stanno rapidamente estendendo.
Per esempio: la distruzione degli
alvei fluviali dell´Ofanto e degli altri
corsi d´acqua; i devastanti incedi
delle scarse aree boscate; lo smaltimento dei sali sodici dell´Enichen di
Manfredonia e chi sa cos´altro, insieme ad altri inquinanti di importazione
in discariche, volute dalla Regione Puglia ed in particolare dall´assessore
all´Ambiente..., discariche costruite su falde acquifere affioranti, vedi
Ortanova; mentre tra Castelluccio e Giardinetto decine di ettari sono stati
inquinati da rifiuti speciali, tossici e nocivi di chi sa dove, hanno
origine diversa da quella che comunemente pensiamo, infatti, in questi
ultimi giorni gli Inquirenti stanno facendo chiarezza sulla distruzione del
territorio e sulle stragi ambientali in atto in provincia di Foggia.
Per questo ed altro le
statistiche parlano di aumenti considerevoli di tumori ed altre malattie
nocive per l´essere umano, gli animali e le colture...Mi chiedo e vi chiedo:
L´amministrazione provinciale di Foggia dov´era? E dov´è oggi ? Dovete
sapere che la tutela dei beni ambientali è un cardine della nostra civiltà e
dell´epoca che viviamo ed è tutto ciò che costituisce il contesto
fondamentale delle sfide che l´umanità deve affrontare nel futuro. Il saper
cogliere la portata di queste nuove sfide è una condizione necessaria per
affrontarle, per poi conquistare un ruolo avanzato, per offrire nuove
opportunità, per cooperare ad un più esteso ed equo accesso ai benefici
dello sviluppo e poter rispondere alla domanda di un numero ormai rilevante
di consumatori.
Il nostro made in Italy associato al
vivere bene, alla bellezza ed alla qualità culturale e ambientale del nostro
territorio, a fronte delle nuove sfide, può avere grandi potenzialità purché
risponde ad una domanda crescente: migliore qualità della vita. Una parte
rilevante del nostro sistema produttivo è costituito da piccole e medie
imprese agricole che operano in distretti con una forte caratterizzazione
territoriale; lo sviluppo locale caratterizzato da territori di qualità è
una leva fondamentale per il rilancio del nostro territorio. L´efficienza
energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili devono valorizzare, non
attraverso le lobby che nessuno vede ma ci sono, il territorio che le ospita
e le subisce.
La loro motivazione ufficiale
è la riduzione della costosa dipendenza energetica da altri Paesi Europei e
dai combustibili fossili.
Chiacchiere e tabacchiere di legno il banco di Napoli non le impegna
ricordavano i nostri, saggi, anziani. Questo può essere attuato dall´eolico,
dal fotovoltaico ecc.ecc. dall´uso economico, efficiente ed efficace delle
materie prime: legna di risulta dalla pulizia dei boschi, dalla potatura di
frutteti, oliveti e vigneti, la paglia di risulta dalla produzione di
centinaia di migliaia di ettari coltivati a cereali, la trasformazione dei
rifiuti in energia se provenienti da una raccolta differenziata.
Come già dimostrato, hanno una
crescente importanza non solo ambientale ed economica, attività il cui
rilievo è in aumento, tranne in alcune regioni tristemente note, come quelle
agroalimentari e quelle turistiche, esse possono crescere e reggere una
competizione europea crescente se solo puntassimo sulla qualità integrata,
multifunzionale, capace di promuovere la qualità dei singoli territori e
delle loro reti. I materiali prodotti devono essere trasformati in processi
produttivi, in beni e servizi di elevata qualità ambientale, riconosciuta e
garantita, questi costituirebbero per la filiera un fattore di tipicità, di
difesa legittima dalla concorrenza sleale da prodotti di bassa qualità e di
valore aggiunto anche sui mercati europei.
I settori d´importanza come le
infrastrutture ed i sistemi di mobilità, cruciali per la qualità dei diversi
paesi, delle città e del territorio, per quella dei crescenti spostamenti di
merci e passeggeri solo su gomma mettendo da parte le ferrovie... ( per
questo in declino), Signori la qualità ambientale costituisce un criterio di
riferimento fondamentale per una effettiva valutazione del rapporto costi-
benefici, per un impiego razionale delle risorse e la scelta delle immediate
priorità.
Gli indirizzi, le direttive, i
regolamenti e le risorse finanziarie dell´Unione Europea che puntano
sull´elevata qualità ambientale e dei territori, rappresentano per il nostro
Paese un utile quadro di riferimento, di indirizzo, di politiche e di misure
per il suo rilancio. Ad essi devono ispirarsi i politici e le politiche, con
riforme e programmi, con l´utilizzo razionale delle risorse finanziarie
disponibili, e non escluso l´essenziale abbattendo dei costi della politica
e della pubblica amministrazione (almeno il 50% tra telefoni cellulari,
macchine di servizio, missioni di amministratori e dirigenti,
razionalizzazione della spesa corrente ecc.ecc.) utilizzando incentivi
economici e fiscali, per migliorare le strutture tecniche e i sistemi di
monitoraggio e di controllo, promuovendo formazione e ricerca, non da meno
l´accesso alle buone pratiche ed alle migliori tecnologie disponibili per
attivare un fondamentale rilancio per tutta la Provinciali Foggia, la piana,
il Preappennino Meridionale e Settentrionale.
Rocchetta Sant Antonio 28 giugno 2008
Gaetano Castelli
ELEZIONI POLITICHE 2008
LA REPUBBLICA DELLE BANANE
di Gaetano Castelli
Nella repubblica delle
banane e/o nel paese dei buffoni ognuno può fare e dire quello che gli pare,
tanto
non rischia niente, paga il popolo sovrano …?! si può sbagliare quanto si
vuole: non si paga
per nessun errore.
Perché? Perchè alla gente
basta far vedere una maschera sul viso della realtà e la si può far ridere
anche se dovrebbe piangere. Tanto con un po’ di smorfie, un po’ di bugie il
popolo sorride lo stesso. Mentre le banche rubano i soldi in tasca alla
gente, assieme alle assicurazioni. Di chi sono questi istituti? prima o poi
qualcuno farà l’elenco dei proprietari …! Draghi e P. Schioppa quando
decideranno di intervenire? I mutui per acquistare una casa non si possono
più pagare per tassi imposti dalle banche: ve ne siete accorti? O vi basta
lo stipendio d’oro che percepite? E del popolo non siete interessati?
Nessuno parla di cambiare
le regole del gioco, in realtà bisognerebbe cambiare il gioco, il
Veltrusconismo va avanti e nessuno lo ferma. #
Le elezione già dichiarate
incostituzionali, per averci sottratto il diritto di voto, rischiano di
rompere il giocattolo di Veltrusconi: Si voterà, non si voterà? Pizza
permettendo!
In televisione, ogni
giorno, appaiono quelli che presumono di rappresentarci; quelli che
rappresentano chi vota; quelli che rappresentano chi non vota …!; quelli che
vogliono dividere l’Italia in tre; quelli che da giustizialisti quali sono
raccontano il contrario; quelli che hanno paura di scomparire dopo aver
determinato lo sfascio; quelli che si sono accorti che non ci saranno mai
più; quelli che sperano di sedersi e continuare a guadagnare oltre 20.000,00
euro al mese; quelli che ritengono che non bastano 20.000,00 euro e hanno
candidato la moglie, i figli, l’amante ecc. ecc.; quelli che non sanno cosa
fare e vogliono provare a riscaldare gli scanni del parlamento; quelli che
hanno paura di perdere l’immunità parlamentare; quelli che non servono a
nessuno ed è meglio che stanno li; quelli che non si sono accorti che hanno
rotto…tutto e a tutti; quelli che fanno finta di niente: tanto il popolo ci
vota lo stesso!
Ma siete sicuri che è
questa l’Italia che abbiamo ereditato dalla Resistenza? Non avete tirato
troppo la corda ed ora è completamente sfilacciata e si sta rompendo?
Vi volete convincere che
tutto quello che avete toccato si è rovinato e occorrono decenni per
ricostruirlo? Siete responsabili di tutto quanto è accaduto e accadrà in
futuro se sarete rieletti… cosa aspettate per andare a quel paese? L’Italia,
grazie a voi, bisogna ricostruirla dalla testa ai piedi, e voi non ne siete
capaci: lo avete ampliamente dimostrato. Certo che nel nostro Paese, non
abituato alle rivoluzioni, sarà dura ricostruirlo, ma c’è la possiamo fare.
3 aprile 2008
Gaetano Castelli
LA SINISTRA ITALIANA!
Al c.a. del Presidente
della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti
Al c.a. Segretario del
Partito della Rifondazione Comunista Franco Giordano
di Gaetano Castelli
E’ difficile trovare,
grazie all’ultimo sbandamento, le ragioni dell’impegno e le prospettive
politiche del nostro Paese.
Non possiamo nemmeno per
motivi futili e/o bassa politica,
come
il qualunquismo di Turigliatto se fosse vero, o non ci aspettavamo la
mancata fiducia ad opera di Mastella, Dini ed altri personaggi.
Perdere un patrimonio
costruito da milioni di persone oneste in oltre quindici anni (le sacre
scritture ci ricordano: non sanno quello che fanno…, non a torto) per far
camminare il nostro paese sulla via della credibilità, dei diritti e
dell’eguaglianza, di cui ultimamente siamo particolarmente carenti.
Le ragioni vere
dell’impegno politico vanno oltre l’esigenza di scoprire come, quando e dove
abbiamo sbagliato.
Bisogna innanzitutto
convincersi che nei nostri paesi, nelle nostre città e nel mezzogiorno per
ricostruire la fiducia nella Politica e poi negli schieramenti democratici
non sarà affatto facile, dopo le “teatrate” trasmesse in diretta televisiva
dal Senato della Repubblica o meglio dalla Camera Alta…
La forza delle nostre
esistenze e delle iniziative era nei risultati che stavano raggiungendo,
mentre il senso critico è nella libertà di analisi e dei comportamenti
individuali, di ognuno di noi, a cui non dobbiamo mai rinunciare se
coerenti con la Carta Costituzionale.
Ecco perché, lavorando
nel solco della storia della Sinistra Italiana, che in sostanza ha raccolto
gran parte delle opzioni e aspirazioni, dobbiamo continuare a operare tutti
e a tutto campo per recuperare i consensi al nostro programma otre il
contingente.
Lo ripeto, non è facile
trovare argomenti positivi in queste ore; ma non trascurerei il risultato
del 2006 quando abbiamo battuto le destre; abbiamo evitato due anni di
governo di destra a Palazzo Chigi; abbiamo evitato il rischio e la concreta
possibilità che uno di loro addirittura venisse eletto al Quirinale, cosa
non impossibile se avessero vinto loro.
Inoltre, alle ultime
elezioni sono convinto che se avessimo, invece di candidare sconosciuti
appena eletti scomparsi, candidato nei collegi elettorali del mezzogiorno
Uomini dello stesso collegio, certamente il risultato sarebbe stato di gran
lunga superiore e non avremmo avuto i problemi che abbiamo sofferto al
Senato della Repubblica. In realtà abbiamo volutamente… personalizzato il
Partito, alla faccia degli iscritti; e questo, purtroppo, è accaduto anche
nelle segreterie provinciali e regionali: diteci almeno quando avete
ereditato il partito solo per vostro uso e consumo?
Abbiamo sì evitato di
far precipitare il nostro paese in un baratro, ma lo stesso paese non è
stato rappresentato in molte aree interne del mezzogiorno d’Italia, per le
vostre scelte scellerate.
Non è un caso che il
sottoscritto, candidato al Senato della Repubblica si è dovuto
accontentare…del posto stabilito da chi non conosce le esigenze del
territorio: le aree interne e marginali dall’unificazione ad oggi.
Abbiamo volontariamente
sminuito e sacrificato sull’altare degli interessi generali…nostri compagni,
perdendo molti voti, come pure abbiamo perso diversi enti locali per
candidare mogli e figli…ve ne siete resi conto?
Vedete: i momenti nobili
della nostra storia sono stati segnati dal coraggio politico, non da altro,
soprattutto nella scelta dei candidati alla Camera e al Senato.
Non solo dalla
Resistenza al fascismo, dalla Shoah alla guerra di Liberazione, dai
Partigiani alla sinistra italiana o dal Risorgimento all’Unità nazionale con
una certezza nelle mani: la Carta Costituzionale, che abbiamo rischiato di
vedere stravolta da chi ha cura solo del proprio interesse, spero che noi
non commetteremo mai più gli orrori sopra elencati.
Non so se esistono
ancora le condizioni organizzative per proseguire l’opera intrapresa nel
1994 dalla Sinistra Italiana dopo le ultime dichiarazioni di Veltroni.
Certo è che non
possiamo, e non vogliamo per la nostra storia e per la nostra stessa
dignità, rinunciare a fare tutto il possibile per contribuire a recuperare
un minimo di speranza politica nel nostro Paese e per il futuro dei nostri
figli.
Rocchetta Sant Antonio 31 gennaio 2008
castelli.gaetano@libero.it
L’Italia delle anomalie
di Gaetano Castelli
Nell’abusata
democrazia italiana, malata di opposti estremismi e signor No…, oramai
ingiustificabili, tra montagne di rifiuti, di miliardi di Euro spesi
inutilmente e vendette personali tra gip e politici, dei salari più bassi
d’Europa e le tasse al massimo storico si consumano le ultime ore del
governo Prodi…
Nulla è normale, lineare, fisiologico, nell'irrisoria quanto ridicola
seconda repubblica.
In qualunque altro Paese dell'Europa una maggioranza politica cade in
Parlamento
e gli elettori possono comprenderne le ragioni, in Italia, invece, si butta
acqua sporca e bambino, in diretta televisiva…
Un leader dell’1,4% può annunciare la fine di una maggioranza politica in
televisione, dal solito… porta a porta di Vespa, senza spiegare le vere
motivazioni, che non sono solo personali, ma Politiche, senza rendere conto
al Popolo Sovrano.
La rottura di
Mastella risulterebbe il gesto irresponsabile di un ex Guardasigilli, che
colpito da una pesante e non giustificata inchiesta di qualche isolato gip,
si è autotrasformato in martire.
E fingendo di immolare se stesso sull'altare della persecuzione giudiziaria,
ha sacrificato il governo Prodi sull'altare della convenienza politica.
Forse l'ha
fatto per evitare le forche caudine del referendum… Forse l'ha fatto perché
ha già in tasca un’altro accordo, come è giusto sospettare. Tanto del Popolo
Sovrano, senza il diritto voto, non ne tiene conto nessuno. Probabilmente, è
l'atto finale con il quale si compie il destino…di un governo, peraltro si
avvera la profezia di Bertinotti, che tempo fa aveva paragonato il premier
al poeta morente… Verosimilmente è l’ultimo atto per riportare gli italiani
alle urne, con tre anni di anticipo sulla regolare scadenza della
legislatura, e senza diritto di scelta dei parlamentari da eleggere.
Quest'ultimo
strappo risulta ancora insufficiente per trasformarsi in una crisi, che in
verità dura dalla data della sua elezione. Ci sono diversi modi per morire,
se proprio tocca, Prodi vuole morire a modo suo, per lasciare il segno, non
solo della sua immagine di questi due anni, ma sull'anomala e fallita
transizione dell’Italia. La sua strategia, messa a punto nell’ultima notte
con i colleghi ministri e alcuni segretari politici, prevede una serie di
tappe, che potrebbero riservare ulteriori e/o peggiori sorprese.
Oggi, forse…,
si dimetterà, come gli viene chiesto dal primo giorno da un centrodestra
falsamente ricompattato dall’auto eutanasia del centrosinistra. Si
presenterà al Senato chiedendo l’approvazione, con fiducia, di un ordine del
giorno, Mentre il veltronismo, il Pd e la cosa di sinistra non hanno nessuna
intenzione di lasciare le comode poltrone del potere, anche perché per
molti…non sono ancora trascorsi i due anni e mezzo di legislatura per
chiedere una buona uscita… Senza aver prodotto, per il bene del paese, le
riforme necessarie compresa una legge elettorale che restituisca al POPOLO
SOVRANO la libertà di voto, non su liste bloccate.
Questo quadro
a tinte scure, si può capire solo se il veltronismo ed il P.D., facciano di
tutto per agevolare un governo tecnico, diversamente subiremo di nuovo i
listoni…mogli comprese.
La vocazione maggioritaria del Pd e la volontà di presentarsi da soli alle
prossime elezioni non piace a nessuno, tanto meno a chi gli ha permesso di
governare. Oggi Veltroni non può permettersi il lusso di scaricare tutti,
senza pagare il prezzo della cogestione e della mancata approvazione di una
riforma elettorale. Questo tema, chiama in causa altri protagonisti… i quali
dovrebbero fermarsi ad un metro dal traguardo, che inseguono da due anni
solo a spallate.
Conoscendo i
soggetti, pare difficile capire e/o giustificare la convenienza di Veltroni
sul Vassallum, sulla bozza Bianco, sul referendum, sul sistema spagnolo,
tedesco un guazzabuglio inverosimile, come se in Italia non fossimo capaci
di scrivere regole certe per tutti e non solo per alcuni. E’ evidente che
altri incarichi di governo devono necessariamente piacere alla maggioranza
seduta in parlamento e non solo a quella caduta. Pertanto, alla fine
l'epilogo della crisi probabilmente saranno le elezioni anticipate e dopo
averle vinte…con l’attuale legge elettorale, Berlusconi potrà da
"costituente" o da sovrano illuminato autocandidarsi al Quirinale, aprendo
la stagione delle larghe intese, ipotesi forse suggestiva ma che lo
consegnerebbe alla Storia.
Infine, con
Berlusconi non si sa mai, in lui è congenito il dubbio, che già fu di Marx:
perché dovrei fare qualcosa per i posteri ? Cos'hanno fatto i posteri per me
? Tutto considerato l’audace quanto improvvida eutanasia del centrosinistra,
proprio a quest'uomo, sta consegnando il governo del paese…
Rocchetta Sant Antonio 24 gennaio 2008
Gaetano Castelli
I TERMOVALORIZZATORI :solo
in Italia non sono buoni
di
Gaetano Castelli
Anche se è sotto gli occhi di tutti la sconcertante emergenza rifiuti in
Campania, l’opposizione ai termovalorizzatori continua imperterrita, sarebbe
ora di smetterla… in europa e nel mondo
si sono da tempo liberati dei signor No…
Guardando le immagini
che in questi giorni scorrono sugli schermi televisivi delle nostre case, è
davvero difficile pensare che solo chi difende i termovalorizzatori abbia
degli interessi economici nel farlo mentre chi vorrebbe perpetuata questa
condizione di emergenza. Tra i molti antagonisti dei termovalorizzatori, la
gran parte si limita a bocciare la tecnologia senza fornire alternative in
merito. I più coraggiosi si lanciano in dissertazioni che credo vadano
affrontate una volta per tutte con chiarezza.
I più ingenui,
addirittura, contestano l’uso improprio del termine stesso che a loro modo
di vedere coincide con quello di inceneritore. Sbagliato. Il
termovalorizzatore non è sinonimo di inceneritore. In termini linguistici
sono sinonimi, in termini tecnici, invece, sono impianti molto diversi:
nell’inceneritore la combustione è il fine, essendo solo un modo per
smaltire i rifiuti; nel termovalorizzatore la combustione è invece un mezzo
per recuperare energia e acqua calda. Poi ci sono differenze fondamentali
nell’impatto sull’ambiente: fra i due tipi d’impianti, infatti, ci sono più
di vent’anni d’evoluzione tecnologica che rendono i termovalorizzatori di
ultima generazione più sicuri sia per l’ambiente sia per la salute pubblica.
In particolare, grazie al continuo miglioramento dei sistemi per abbattere
gli inquinanti dei fumi, alle nuove caratteristiche dei forni e agli
interventi che hanno ottimizzato il processo di combustione, i moderni
termovalorizzatori sono in grado di attuare un contenimento preventivo delle
emissioni. In sintesi: i due concetti impiantistici sono separati da 20 anni
di tecnologia, in Italia gli inceneritori rappresentano una soluzione
tecnologica ormai obsoleta non più utilizzata. Per gli oppositori la panacea
a tutti i mali legati al ciclo dei rifiuti sarà rappresentata dal TMB,
ovvero “Trattamento Meccanico Biologico”. Sbagliato. E’, infatti, pura
demagogia affermare che:
1) l’impianto di
Trattamento Meccanico Biologico è una struttura nella quale l’immondizia
viene separata e trasformata in materiali di diversa natura da riciclare e
riutilizzare per diversi scopi;
2) vengono superati
inceneritori e discariche.
1) La struttura di cui
si straparla serve a separare meccanicamente la frazione umida dei rifiuti
da quella secca. La frazione umida viene fatta essiccare fino a diventare
Frazione Organica Stabilizzata (FOS). La FOS può essere utilizzata
esclusivamente per ricopertura di cave o discariche e non può essere
utilizzata per l’agricoltura, per coltivare piante o fiori e nemmeno per
terra da vasi. In genere la FOS finisce in discarica come materiale di
ricopertura dei residui dell’impianto di trattamento.
2) La parte secca viene
separata, a sua volta, in parte combustibile (carta, cartone, plastiche,
legno…) e parte non combustibile. La parte combustibile diventa Combustibile
da Rifiuti (CDR) da inviare necessariamente ai termovalorizzatori.
Il 65% dei rifiuti in
entrata finiscono in discarica ed il 18% finiscono in un termovalorizzatore.
Il resto sono perdite di processo. E’ evidente che l’impianto di TMB non
supera né la discarica né il termovalorizzatore. Poco convinte della
possibilità che i processi di TMB possano sostituire la termovalorizzazione
sono le stesse aziende che lavorano nel settore dei servizi pubblici di
igiene ambientale.
La biostabilizzazione
meccanica è un processo che adottiamo da molti anni in Italia e in molte
aziende, non è altro, infatti, di uno sviluppo della tecnica di
compostaggio. Possiamo definirci a pieno titolo pionieri in questo
particolare settore. Ma da qui a dire che gli impianti TMB sono la
tecnologia del futuro per lo smaltimento dei rifiuti... be', su questo non
posso che dissentire". Perché, non dobbiamo dimenticare che per quanto siano
tecnologicamente avanzate, si tratta sempre e comunque di impianti di
raffinazione, il cui fine è la trasformazione dei rifiuti in forme che ne
consentano una destinazione finale più attenta ed efficace, discarica o
termovalorizzatore che sia.
Infatti…richiamandomi
alle leggi della termodinamica, tanto citate dagli oppositori ai
termovalorizzatori, secondo cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto
si trasforma, non si comprende come il termovalorizzatore non faccia
scomparire i rifiuti trasformandoli solo in qualcos’altro, mentre questi
trattamenti meccanici biologici si ? Queste leggi non dovrebbero avere
valenza universale ?
Altra affermazione
tipica degli avversari ai termovalorizzatori è la seguente:
i termovalorizzatori
vanno proibiti perché nel bruciare i rifiuti producono diossina. Dispiace
costatare che questi signori sono rimasti agli anni 80. Infatti, l’emissione
di diossine dalla combustione dei rifiuti riguardava la vecchia generazione
di inceneritori degli anni ottanta. Va inoltre aggiunto che i
termovalorizzatori di vecchia generazione bruciavano i rifiuti a una
temperatura di 6/700 gradi, e allora una minima parte di diossina andava
nell'aria. Ma ora, ed è un esempio il termovalorizzatore di Brescia, con le
ultime tecnologie si bruciano i rifiuti a una temperatura sui 1100/1200
gradi e a questa temperatura esce dall'impianto fumo pulito.
Comunque, la spazzatura
bruciata di Napoli non produce diossina? Quanto impiega un
termovalorizzatore moderno per sprigionare la diossina che sprigiona in un
giorno la montagna di spazzatura disseminata nelle strade napoletane? Già da
oggi nel napoletano la gente muore da intossicazione, eppure i
termovalorizzatori non ci sono: è strano che a molti “cigni verdi” facciano
paura impianti che non ci sono, invece che veleni che ci sono già. Quanta
diossina hanno liberato nel cielo azzurro di Napoli, i 65 cassonetti di
pattume bruciati nelle rivolte di piazza in questi giorni ? Poco meno di 9
mila microgrammi. Pari a quanta ne butta fuori l'inceneritore di Marghera in
546 giorni a pieno ritmo. E quante polveri nocive si sono levate, da quei
cassonetti ? Quante ne espelle il termovalorizzatore di Brescia in 441
giorni. Lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità. Dai rifiuti
bruciati nelle strade si sprigiona la stessa diossina che si assumerebbe in
anni normali. Lo spiega Ivo Allegrini, direttore dell'istituto
sull'Inquinamento Atmosferico del Cnr, secondo cui la quantità di questa
sostanza che si sviluppa dai roghi è notevolmente più alta di quella che si
ottiene dagli inceneritori. E' impossibile fare una stima di quanta sia la
diossina che si sviluppa dai roghi - perché i rifiuti domestici hanno una
composizione estremamente variabile. Certo è che, finché il rogo è in
funzione, chi sta nelle vicinanze ne assume una quantità che impiegherebbe
anni ad assumere normalmente. Noi ci preoccupiamo di pochi miliardesimi di
grammo prodotti dagli inceneritori, ma in questo caso si tratta di quantità
molto più alte.
Come possiamo sperare
che l’emergenza rifiuti sia risolta, o siano intraprese delle decisioni, se
abbiamo una certa classe politica? Ci vogliono uomini giusti al posto
giusto, impiegando anche professionisti non presunti politici
ideologizzati…che siano a conoscenza di quello che fanno e hanno fatto nel
passato e di quello che dicono e hanno detto pur di essere contrari.
Rocchetta Sant Antonio 16 01 08
Gaetano
Castelli
DE
MEDIOCRITATE
di A. Desario*
L’uomo-massa e il simbolo della
mediocrità
Sottoprodotto
di una cultura industriale che fabbrica mediocrità, l’uomo-massa si nutre ed
esiste funzionalmente a valori collettivi che lo identificano quale
appartenente alla società contemporanea e – allo stesso tempo – lo
dissolvono in un magma centrifugo che lo priva della sua personalità o, se
si preferisce, della sua particolarità identitaria.
Sin da
bambino, egli evolve in un contesto che gli inculca determinati modelli di
riuscita fondati
su una concezione della vita depersonalizzante.. In effetti, il successo
consiste essenzialmente nell’inserimento all’interno di una struttura
lavorativa che gli dà accesso ad un benessere anelato, che ne premia il
conformismo annientandone quel potenziale creativo suscettibile di
distinguerlo, rendendolo così mero impiegato o dipendente di un padrone
schiavo della logica commerciale o della cultura industriale.
Il sistema si
riduce quindi ad un circolo vizioso governato dalla nozione di vendita e
tendente ad emarginare, a espellere quei corpi estranei o non riconosciuti
che intendono conservare la propria indipendenza, la propria libertà di
pensiero, la propria capacità di ragionare e d’interagire sulla base di uno
schema comunicativo non strutturato attorno ai concetti di profitto e di
popolarità del prodotto, qualsiasi esso sia.
Lo si
potrebbe paragonare ad un’industria clonica in cui vegetano militanti
assoggettati o individui i quali – per denaro – trascorrono buona parte
della loro esistenza, che chiameranno “esperienza”, facendo coincidere il
proprio pensiero con quello del loro “padrone”.
Pregni di
superficialità, le loro azioni onorano due dogmi della società contemporanea
consacrata all’amorfa massa mediocre: povertà di pensiero e banalità,
ovvero degli elementi-cardine di un fast-food informativo i cui prodotti –
facilmente deperibili – sono destinati ad un celere oblio.
La
mediocrità è perdere il fine attraverso i mezzi
Temo che la
mediocrità venga premiata da tutti. Dai mediocri, che vi si riconoscono. Da
chi non la identifica come tale, perché non ha gli strumenti per farlo. E da
chi invece sta a un livello più alto, ma vuole evitare "concorrenti"
pericolosi.
In fondo il
mediocre, lo dice la parola stessa, è un individuo medio: cioé, ha delle
caratteristiche che si avvicinano a quelle della media degli esseri umani.
Quindi, ovunque vada, qualunque cosa faccia, gli riesce sempre facile
trovare persone simili a lui. Ecco, il più grosso vantaggio della mediocrità
è che ti permette di socializzare facilmente. Difatti un vero mediocre non è
mai solo.
Se non lo
sapevate, la società è suddivisa in rigide caste chiuse da cui è quasi
impossibile uscire (una specie di quanti energetici). Su una di queste,
risiede il regno dei mediocri.
E' comune
modus operandi della attuale classe dirigente (il livello più alto) il
circondarsi di mediocri al fine di garantire una appena sufficiente gestione
delle attività, senza, da un lato, attaccare minimamente se stessi (in
quanto i mediocri preposti non ne avrebbero assolutamente le capacità),
dall'altro, rischiare di sprofondare nella non attività, in quanto, in
fondo, il mediocre garantisce la appena sufficienza.
Mediocrazia
vs meritocrazia
La democrazia
si trasforma in una mediocrazia, vale a dire una società governata da una
classe senza talento, senza arte nè parte, con competenze medie, con
ambizioni medie, con coraggio medio, con doti morali medie. E’ molto
pericoloso accontentarsi di questo tipo di classe dirigente perchè il medio
alla lunga selezionerà qualcosa di peggio (perché medio per lui) in un
processo di depauperamento a spirale sempre più veloce e incisivo. La
mediocrazia è ciò di più contrario vi sia rispetto alla meritocrazia, cioè
una società che premia, incentiva, sviluppa il merito, il talento, le
competenze, le doti siano esse umane, scientifiche, professionali oppure
tecniche.
Etos antropou
daimon:, il daimon, l’angelo custode che ci sceglie e ci offre una vocazione
nella vita, un destino: questa teoria avrebbe forse qualche difficoltà: non
tanto a spiegare questa mediocrità dilagante di buona parte di tutti noi,
quanto la sua pervicace e continua riproposizione, come reiterata incapacità
a riconoscere la propria inettitudine ed inadeguatezza. Sono infatti pochi,
anzi pochissimi, coloro i quali riconoscono la propria mediocrità e decidono
di dedicarsi ad altro, optando per percorsi professionali alternativi che
possano meglio far emergere i propri talenti innati. Tutti rimangono avvinti
al loro mediocre ruolo e inevitabilmente ne consegue che l’eccitazione
vorace del mediocre di fronte ai fasti e alle prerogative del potere forgi
la casta degli intoccabili, un gruppo sociale chiuso, impermeabile,
autoreferenziale che alimenta se stesso e i suoi privilegi corporativi.
De
Mediocritate
La mediocrità
è una casa di moda che ti veste di luoghi comuni e ti spoglia da ogni
ambizione. Il mediocre non ha idee proprie, non è a conoscenza di cosa sia
il sacrificio e di quali siano i valori universali; il mediocre sa solo di
essere migliore, sa solo di essere il cardine attorno a cui ruota
l’universo. Il mediocre quando scruta l’orizzonte vede moto e palloni,
uniche ragioni di un’esistenza che non è ancora conscio di stare vivendo e
di dovere sfruttare a pieno. La bocca del mediocre sputa sentenze, esprime
giudizi e spara a raffica dosi di veleno contro l’operato altrui; tutte
queste parole non hanno un sostegno fattuale ma gli danno solo la mera
illusione di utilizzare la materia grigia, che ognuno di noi dovrebbe avere.
Il mediocre è un individuo a metà, privo della parte più razionale, privo di
quella caratteristica capacità di scavare a fondo dentro di sé e dentro i
problemi, non in grado di fermarsi a riflettere, di prodursi in un’analisi
introspettiva ed incapace di qualsiasi forma di auto-critica. Il mediocre
divinizza Che Guevara o osanna Mussolini, senza sapere chi effettivamente
fossero, rivedendosi in un mito senza storia e adulando un dio senza
religione. Il mediocre vive all’ombra della propria ignoranza, deficiente
del sospetto di esserlo e coccolato dalla convinzione di una normalità che
se tale è deve ringraziare solo un’involuzione della razza umana che rende
un’eccezione le persone degne di nota.
Se il grande
Poeta avesse potuto assistere a tutto questo magari dedicherebbe loro una
bolgia del suo inferno, spero con qualche sofferenza in più dei lussuriosi.
*Antonio
Desario, ingegnere meccanico. La repubblica di tersite 5 settembre 2007
bibbliografia:www.agendaliberale.it - www.nucleoculturale.com
"la mediocrità è perdere il fine attraverso i mezzi" Saggio di O.
toscani www.illuminato.wordpress.com/liberipensieri
BRUCIA LA CAPITANATA:
PESCHICI E ROCCHETTA AVVOLTE DAL FUOCO
Ai cittadini di Rocchetta Sant Antonio
Un
grave incendio, doloso, ha distrutto oltre quattrocento Ha. di bosco
comunale, inspiegabilmente abbandonato e senza alcuna difesa da
decenni…, di proprietà del Comune di Rocchetta
Sant’Antonio, ed altre proprietà private, gravemente danneggiate;
inoltre un tamponamento a catena sull’autostrada, provocato dallo stesso
incendio, ha causato la morte di un automobilista di passaggio ed un altro
morto per incidente nelle vicinanze di Rocchetta, per via della chiusura
dell’autostrada. Alle famiglie giunga il sentito cordoglio per le
gravissime perdite.
La notizia in anteprima è stata coperta da un altro
gravissimo incendio a Peschici sul Gargano, dove, purtroppo, ci sono state
altre vittime oltre alle distruzione di decine di villaggi, campeggi e
migliaia di Ha. di boschi; anche lì chi doveva provvedere non ha fatto gran
che, tanto meno il Parco Nazionale del Gargano ha fatto di più affinché il
Corpo Forestale dello Stato potesse intervenire meglio e con più mezzi;
purtroppo, il P.N.G. ha perduto lo spirito di chi ha voluto, con impegno,
istituirlo, che è la conservazione e la difesa delle singole specificità e
del territorio a beneficio delle generazioni future.
A Rocchetta Sant' Antonio fino al 23 luglio 2007
c’era un bosco di oltre trecento Ha. di querce e cerri, oltre alla presenza
di un albero secolare alto quaranta mt. con una circonferenza di 10 mt.,
risparmiato per puro caso quarant’anni orsono da un taglio selvaggio di un
intero bosco secolare ad opera di amministratori, non migliori degli ultimi.
Veniamo ai fatti: ieri 24 luglio 2007 è accaduto tutto e di
più, l’incendio sviluppatosi in un comune vicino, fin dalle prime ore del
mattino, è stato semplicemente trascurato dall’incuria, dall’inerzia, dalla
incompetenza di chi è convinto di comandare anziché amministrare un comune e
tutti i suoi beni boschi compresi, si sarebbe potuto fare tutto e di più, ma
non rientra nella loro percezione. Essi sono interessati da ben altro: il
cemento, l’eolico, le trattative private, le palesi illegittimità ecc.ecc.
Oggi Rocchetta è più povera di prima.
Oggi, caro sindaco Castelli, sarebbe
il caso di esporre la bandiera a mezz’asta in segno di lutto per le genti
civili. Ma nel contempo, Rocchetta, è sempre più consapevole di
non essere amministrata ma comandata da un manipolo di soggetti che hanno
scoperto i giochini sul cellulare in dotazione e ci giocano…mentre altri
fanno altro…
Questa la cruda e nuda realtà di un paesino del preappennino
dauno meridionale abbandonato da Dio e dagli uomini. Le responsabilità, per
mia esperienza, sono anche della Regione, della Provincia, della Comunità
Montana e dei Comuni che in queste ultime ore hanno dimostrato tutte le
incapacità che li distingue dalla gente normale; sapete tutti che un bosco
pulito, regolarmente manutenzionato ed utilizzato, con le fasce taglia fuoco
previste dalla legge, non si sarebbe incendiato: probabilmente avremmo perso
qualche sezione, ma non tutto.
Ma questo non interessa alle istituzioni menzionate, esse
sono interessate solo dalle poltrone comode e ben pagate solo per
riscaldarle e non per fare altro…a limite maggioranze trasversali. A questo
punto, insieme, dovremmo decidere se continuare così o cambiare chi oltre a
disamministrarci distrugge il territorio e i suoi pregi.
Infine, forse è utile anche sprecare il fiato per chi
incendia i boschi: bestie capaci di tutto, pensate che per propagare
l’incendio bagnano ben bene di benzina un cane o una gatta, gli danno fuoco
e il malcapitato corre in tutte le direzioni propagando il fuoco, in realtà
cerca di salvarsi dalla irrimediabile fine, che una bestia più bestia di
loro gli ha inflitto solo per distruggere tutto e tutti.
Inorridito
da tanta tracotanza e addolorato per i fatti
luttuosi
Gaetano
Castelli
P.S. agli
sprovveduti dell’ultima ora ricordo che il sottoscritto da sempre denuncia
le inefficienze.
Rocchetta
Sant Antonio 25-07-07
Il risveglio delle coscienze
di
G. Castelli
La mafia è una forma di criminalità che non solo è
attiva in molteplici campi illegali, ma tende anche ad esercitare funzioni
di sovranità, riservate alle istituzioni, su un determinato territorio,
imponendo il controllo sugli appalti pubblici, sugli incarichi tecnici,
sulla direzione dei lavori, una tassazione su tutte le attività in atto.
Dotatasi di un sistema coercitivo e assecondando concorsi fasulli, prevede
la sottomissione, chi non accetta è il nemico da diffamare in piazza.
Si tratta di una sorta di criminalità che presuppone
alcune condizioni imponendo alle classi dirigenti la propria mediazione su
tutto. Naturalmente la debolezza dei cittadini e dello Stato sono la
condizione indispensabile per l’affermarsi di un potere alternativo quale
quello che subiamo. I clan “politici”, le organizzazioni di potere, quelle
criminose o presunte tali si combattono solo con la rivoluzione delle
coscienze. Il problema è capire se e come ci troviamo di fronte a queste
forme criminose e se siamo in grado di riconoscerle. Se volessimo
azzardare un paragone potremmo rapportare l’attuale momento che viviamo a
quello del salto di qualità compiuto da organizzazioni criminose, che con
atteggiamenti, comportamenti e crimini contro la pubblica amministrazione,
segnarono il passaggio dalla mafia di campagna alla mafia di città e/o
mafia degli appalti, degli incarichi tecnici ecc.ecc.
Il periodo dell’antimafia di professione, usata come
inquisizione, oggi, purtroppo, è terminato e molte carriere, politiche e
professionali, costruite sulla semplice enunciazione di dogmi sono state
consegnate all’oblio. L’attuale governo nazionale, regionale, provinciale e
locale, sta combattendo le nuove forme criminose ma con gli stessi strumenti
delle stesse, così non si approda a nessun risultato. Una azione di
smantellamento costante degli apparati criminali può essere una particolare
attenzione alla destinazione ed ai destinatari di tutti i tipi di
finanziamenti, di appalti senza gare e di incarichi.
Oggi per la diversificazione delle forme di
prevaricazione, oltre al controllo e alla ramificazione sul territorio, è
difficile combattere la criminalità poiché non facilmente riconoscibile,
tuttavia, è evidente che la prevaricazione, utilizzando le formule di loro
gradimento rispetto agli appalti, ai lavori, agli incarichi e alle direzione
dei lavori ha un solo obiettivo: accaparrarsi tutto. Per questo ed altro, la
società civile, le forze politiche sane devono essere protagoniste
dell’antiprevaricazione e di tutte le forme criminose. Mettendo in essere
una nuova stagione di controrivoluzione culturale nella lotta al crimine in
generale. Per farlo dobbiamo saper educare le nuove generazioni alla
cultura della legalità e fare in modo di rafforzare, specialmente nelle
pubbliche amministrazioni, i mezzi istituzionali di contrasto alla
criminalità organizzata al fine di recuperare quei valori e quei territori
nei quali è di fatto impedita la presenza, il controllo e lo Stato.
Pertanto, occorre verificare in molti settori
della legislazione processuale e penale, per proporre una serie di
modifiche migliorative che velocizzino i processi e che garantiscano la
certezza della pena. Peraltro, tutte le Forze dell’Ordine, da sempre
impegnate nella lotta all’illegalità, devono essere valorizzate e non
demonizzate, come accade in questi giorni. Richiedendo un continuo ed
attento monitoraggio della legislazione in particolare nei settori
amministrativi, economici e urbanistici, al fine di individuare soluzioni
normative che snelliscano i procedimenti amministrativi, liberandoli dal
rischio che l'eccessiva burocrazia nascondi fini illegali. Inoltre, i mass
media devono tornare ad essere l’amplificatore di qualsiasi iniziativa
contro tutti i fenomeni criminosi, non possono, a piacimento, assecondare
effimere manifestazioni che hanno solo l’obbiettivo di distrarre
l’attenzione.
Dobbiamo mettere di fronte ad un Governo parolaio i
fatti. Contrapporre al sinistro lamento resistere… l’instancabile lavoro di
tanti Uomini quelli che non si sono prestati a continue e strumentali
polemiche. E attraverso la rivoluzione culturale nella lotta alla
corruzione, partire da un rinnovamento delle coscienze; punto fondante di
questo rinnovamento deve essere la percezione, da parte dello Stato presente
come l’amico che protegge e non come entità astratta partecipe della vita
del singolo solo per chiedere tasse, partecipare alle cerimonie ufficiali e
ai molti funerali.
Di pari passo alla lotta alla criminalità
amministrativa, devono procedere occasioni di sviluppo serio, specialmente
per il Sud d’Italia e nelle aree interne, dove le organizzazioni
“politico-criminali” sono spesso viste come l’unica occasione di lavoro. Il
diritto allo studio e la diffusione della cultura sono le uniche armi che
abbiamo per dare una ulteriore spallata ai fenomeni criminosi, che si
diffondono ovunque ci sono finanziamenti pubblici. Ma laddove c’è cultura e
lavoro non ci sono ne uomini disonesti tanto meno disegni criminosi.
Il Magistrato Giovanni
Falcone diceva: un Uomo fa quello che è suo dovere
fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli
ostacoli, i pericoli o le pressioni, questa è la base della moralità umana.
Rocchetta
Sant Antonio 07-06-07
Gaetano Castelli
Lettera aperta, in merito al dibattito sul
futuro delle aree depresse dei Monti Dauni Meridionali, - meglio conosciuto
come "territorio dell'osso" - dopo l'approvazione alla camera dei deputati
della legge sui comuni sotto i 5.000 abitanti.
di
G. Castelli
Cittadini di Rocchetta Sant' Antonio
Premesso
che la Legge, in favore dei piccoli comuni, che tutti auspichiamo, nel
rispetto del titolo V della parte seconda della Costituzione, ha lo scopo:
a) di promuovere e
sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali esercitate
nei piccoli comuni e di tutelare e valorizzare il patrimonio naturale,
rurale e storico-culturale custodito in tali comuni, favorendo altresì
l'adozione di misure in favore dei cittadini residenti e delle attività
economiche, con particolare riferimento al sistema di servizi territoriali;
b) di valorizzare e
riqualificare le aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e
successive modificazioni, attraverso misure volte a favorire interventi di
recupero dei centri storici e dei nuclei abitati rurali in esse compresi.
Il nostro paese per usufruire della Legge de quo dovrebbe rientrare, in
tempi brevi, con atti e deliberazioni, che prevedano e rispettino gli scopi
sopra richiamati.
In assoluta difformità, con quanto sopra esposto, il 6
maggio u.s., tutti i rocchettani presenti, hanno vissuto in diretta
l’apoteosi della politica del nulla, della politica dell’apparire comunque,
raggiungendo il massimo dell’ipocrisia.
Meno male che allo stesso tavolo erano seduti il Sindaco di
Rocchetta Castelli, il Senatore Morra, il Presidente della provincia
Stallone, il vice commissario della ASL Inghingoli, l’Assessore Regionale
Gentile ed il Vice Ministro Lettieri, che con serietà ed alto senso di
responsabilità, hanno esaminato, discusso e chiarito le diverse
problematiche che il preappennino meridionale ha vissuto e vivrà se deciderà
di scegliere lo sviluppo, la collaborazione e la democrazia, oltre alla
presenza con il proprio territorio in aree protette già istituite dalla
Regione Puglia con la L.R. n.19/97, utilizzando meglio le aree boscate
abbandonate da anni, la gestione corretta del demanio e degli usi civici
ecc.. anziché la sterile ed ottusa politica, unico mezzo a loro disposizione
per disseminare calunnie e diffamazioni a danno dei cittadini.
Inoltre, i convenuti hanno dichiarato, che i piccoli
comuni non moriranno se saranno capaci, attraverso programmi, relazione
tecniche veritiere e progettualità serie, di accedere alle direttive
economiche della Comunità Montana, della Provincia, della Regione, del
Governo Centrale e della Comunità Europea.
Rocchetta non può continuare a vivere di terremoto,
frane ed eolico, che dall’infausto novembre del 1980 ha favorito e continua
a favorire tecnoammnistratori ed affini, senza tener conto delle reali
esigenze dell’intera comunità.
Mentre, il Vice Ministro Lettieri, entrando nel merito della
Legge sui piccoli comuni, ha ulteriormente chiarito che il Governo ha già
posto in essere aiuti economici in favore dei comuni inferiori a 5.000
abitanti - ex art. 1, comma 703, legge 27 dicembre 2006, n. 296,
che hanno saputo contare gli anziani di età superiore ai 65 anni e i minori
residenti nel proprio paese - questi alcuni dei Comuni che hanno
avuto i finanziamenti: Celenza Euro 148.022,14 – Faeto Euro 71.482,95 –
Panni Euro 77.145,55 – Sant’Agata di Puglia Euro 275.527,60 – Roseto
Valfortore Euro 156.259,29 ecc..- Rocchetta, o chi per essa, non
ha saputo utilizzare le disponibilità economiche previste dalla legge ed ha
perso i finanziamenti, raccontando in piazza che a Rocchetta non ci sono
ne anziani tanto meno bambini, pur di giustificare l’inefficienza e la
paralisi.
A questo punto, è chiaro che le fotocopie e i
volantini, che ogni Santo giorno leggiamo, non rispondono alla verità
ricordataci dal Vice Ministro, anzi fanno di peggio: seminano vento e
mistificazioni millantando crediti non riconoscibili ne dalle Istituzione
tanto meno dalle leggi vigenti.
Il nostro paese, per uscire
dal buio, dovrebbe con immediatezza proporre alla Regione Puglia di entrare
nell’area protetta già istituita con la L.R. n.19/97; aprire una casa per
gli anziani e i fondi ci sono; migliorare i servizi ai giovani e la Regione
ha provveduto a rimpinguare i capitoli dedicati; proporre almeno al 50% una
scuola materna pubblica come in tutti i paesi limitrofi, rassicurando le
decine e decine di ragazze, prese in giro alle ultime amministrative, che
alla scuola materna non andranno mai se non avranno i requisiti previsti
dalle leggi vigenti; farsi rifare le strade in tempi brevissimi, proponendo
percorsi alternativi visto che da decenni non utilizziamo più muli ed asini
per il trasporto…ma per altro…; non da meno proporre, utilizzando parte dei
finanziamenti ricevuti dall’eolico…l’abbattimento dell’ICI sulla prima casa
anziché ulteriori aumenti non coerenti con il programma elettorale
presentato alle ultime amministrative.
Il 1° Maggio
di
G. Castelli
È la
Festa dei
lavoratori, una
festività da vivere in Libertà, Giustizia e Pace per ricordare l'impegno del
movimento sindacale e i traguardi
raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori... Storicamente,
intende ricordare le battaglie operaie per la conquista di un diritto ben
preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore, la Legge fu
approvata nel
1866 nell'Illinois
USA e la
Prima Internazionale
chiese che legislazioni simili fossero approvate anche in
Europa.
Convenzionalmente, l'origine della festa viene fatta risalire ad una
manifestazione
organizzata negli
Stati Uniti dai
Cavalieri del lavoro a
New York il
5 settembre
1882. Due anni
dopo, nel
1884, in
un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione
affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali
affiliate alla Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti
socialista ed anarchico - suggerirono come data della festività il Primo
maggio.
Ma a
far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti
accaduti nei primi giorni di maggio del
1886 a
Chicago
USA e
conosciuti come
rivolta di Haymarket.
Questi fatti ebbero il loro culmine il
4 maggio quando
la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.
L'allora presidente
Grover Cleveland
ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire
un'opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che
la commemorazione potesse risultare troppo in favore del nascente
socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei
Cavalieri del lavoro.
La
data del primo maggio fu adottata in
Canada USA nel
1894 sebbene il
concetto di Festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce
di lavoratori tenute a
Toronto e
Ottawa nel
1872.
In
Europa la
festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della
Seconda Internazionale
riuniti a
Parigi nel
1889 e
ratificata in
Italia nel
1891.
In
Italia la festività fu soppressa durante il ventennio
fascista - che
preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il
21 aprile in
coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la
fine del
conflitto mondiale,
nel
1945. Nel
1947 fu
funestata a
Portella della Ginestra
Sicilia, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa
duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone cinquanta.
Infine, quando si parla di
solidarietà è evidente che bisogna conoscerne il significato, se così non
fosse, ricordo che la solidarietà è Libertà, Giustizia e Pace…non
le bugie, le calunnie e le diffamazioni che reggono taluni equilibri.
(Rocchetta
Sant Antonio 15 maggio 2007)
Gaetano Castelli
Alla c.a. del Sig. Sindaco di Rocchetta S. Antonio
e p.c Ai Cittadini di Rocchetta
Proposta per la valorizzazione e produzione del
Caciocallo podolico - produzione e vendita della carne rossa di bovini
podolici – produzione e vendita dei latticini – utilizzo produttivo del
bosco Comunale.
di Gaetano Castelli
La proposta intende dare un contributo al miglioramento,
alla valorizzazione della produzione del caciocavallo podolico, dei
latticini freschi e la produzione di carni rosse di bovini Podolici il cui
allevamento, realizzato tradizionalmente al pascolo, valorizza il Bosco
Comunale di Rocchetta
Sant'Antonio e rappresenta un concreto esempio di
zootecnia sostenibile in grado di salvaguardare le aree marginali nel
Mezzogiorno d'Italia.
Valutare le caratteristiche qualitative della carne di
bovini podolici in rapporto alla zona e al sistema di allevamento, al tipo
di pascolo, all'età di macellazione, all'epoca stagionale ed alle operazioni pre-macellazione. Saranno prelevati campioni di carne, previa indagine sulla
provenienza, al fine di rilevare eventuali macrodifferenziazioni di tipo
fisico, chimico ed organolettico.
Nell'ambito della realizzazione verrà effettuata una
indagine, utilizzando le professionalità del settore, relativamente alla
scelta di azienda pilota da costituire nel Bosco Comunale di Rocchetta,
utilizzando le strutture esistenti da completare, per realizzare un sistema
di allevamento estensivo al fine di determinare le caratteristiche
qualitative del pascolo, in termini di composizione floristica.
Obiettivo della
proposta è quello di dare un contributo al miglioramento, alla conservazione
e alla commercializzazione dei prodotti caseari, la produzione e
tracciabilità della carne podolica al fine di incentivare l'allevamento
della razza autoctona che, oltre a fornire prodotti di qualità (carne, latte
e trasformati), svolgono un ruolo importante nella salvaguardia delle aree
boscate.
Quindi si intende valutare:
-le caratteristiche della carne di bovini podolici in
rapporto alla zona e al sistema di allevamento, al tipo di pascolo, all'età
di macellazione, all'epoca stagionale, alle operazioni pre e post
macellazione. L'influenza del livello nutritivo e delle fonti proteiche
alternative agli OGM e le performance produttive con caratteristiche
quanti-qualitative della carne;
- la possibilità di migliorare il contenuto in omega-3
presenti nelle carni rosse mediante integrazione alimentare con semi di
oleaginose per ridurre l'ossidazione dei lipidi delle stesse mediante la
somministrazione di vitamina E o alimenti ricchi in sostanze antiossidanti.
-il miglioramento delle caratteristiche organolettiche della carne di podolica impiegando periodi di frollatura di lunghezza differente;
-l'individuazione di opportune tecniche atte a ottenere
prodotti trasformati freschi e/o stagionati.
-la costituzione di un consorzio misto Comune di Rocchetta Sant Antonio- Allevatori e Cooperativa di giovani di Rocchetta.
La politica agricola dell'Unione Europea è, di recente,
caratterizzata da
una
intensa attività legislativa mirata alla valorizzazione delle aree interne e
marginali.
In questi territori, l'espletamento delle attività
agricole, tra le quali un ruolo importante riveste l'allevamento del
bestiame apporta, notoriamente, numerosi vantaggi: la formazione di reddito
da parte dei produttori, la presenza dell'uomo utile alla conservazione del
suolo, la realizzazione di produzioni di nicchia la cui domanda si presenta
in crescente espansione.
In relazione a quest'ultimo aspetto, una grossa spinta
verso l'incentivazione della cosiddetta agricoltura sostenibile è stata
fornita dalla crescente attenzione e sensibilizzazione dell'opinione
pubblica verso problematiche di tipo naturalistico che riguardano
l'inquinamento e l'ottenimento di prodotti alimentari di qualità e salubrità
accertata. Circa i prodotti di origine animale, la salvaguardia delle aree
marginali passa attraverso la realizzazione di una zootecnia che prediliga,
nel pieno rispetto del benessere animale, i processi produttivi a ridotto
impatto ambientale e l'utilizzazione di genotipi autoctoni. Le razze
autoctone, date le caratteristiche di rusticità e adattabilità che le
contraddistinguono, sono perfettamente rispondenti a tutti i requisiti
necessari ad un allevamento ecosostenibile perchè, basandosi essenzialmente
sullo sfruttamento del pascolo in area boscata.
Rocchetta Sant' Antonio 17 marzo 2007
Salviamo la Terra piantando un miliardo di
alberi.
L'idea è sostenuta
dalle Nazioni Unite.
di G. Castelli
A NAIROBI in Kenia: hanno
deciso di piantare un miliardo di alberi nel corso del 2007 per
aiutare, il pianeta Terra, a evitare un collasso da anidride carbonica. Ad
avanzare la proposta, a margine della conferenza internazionale sui
cambiamenti climatici in corso a Nairobi, è il premio Nobel per la pace
Wangari Maathai. L'ambientalista africana, premiata con il riconoscimento
della Fondazione di Oslo per la sua battaglia per il rimboschimento
dell'Africa, è convinta che per quanto ambizioso, si tratti di un progetto
fattibile.
Infatti, chiunque può scavare una buca,
metterci dentro un albero e poi innaffiarlo, prendendosi cura che non muoia.
Nel mondo siamo oltre sei miliardi di persone se anche solo una ogni sei
persone piantasse un albero l'obiettivo di salvare il pianeta Terra sarebbe
raggiunto.
La proposta di Wangari Maathai ha trovato
consensi tra tutti i delegati riuniti a Nairobi. Achim Steiner, direttore
del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ha ricordato come spesso
le discussioni in corso in questi vertici internazionali appaiano
dall'esterno di difficile comprensione e producano dei risultati solo molto
lentamente. Ma mentre i governi portano avanti i negoziati, i cittadini
possono agire e piantare alberi è un modo di agire che può dare solo
benefici, come pochi altri sono in grado di fare.
Riuscire nell'impresa di piantare un miliardo
di alberi, ha spiegato ancora Steiner, porterebbe a un assorbimento di circa
250 milioni di tonnellate di anidride carbonica responsabili
dell'innalzamento delle temperature. Una quota piccola, ma non trascurabile,
se si calcola che l'Europa stando al Protocollo di Kyoto dovrebbe ridurre
entro il 2012 l'8% dei suoi 35 miliardi di tonnellate di anidride carbonica
prodotti annualmente. Complessivamente si calcola che la deforestazione
selvaggia in corso soprattutto in Asia, Africa, America Latina e Europa
contribuisca per circa un quinto all'aumento dei gas serra.
Pertanto, chiedo alla Regione Puglia,
all’Amministrazione Provinciale di Foggia e ai Comuni di prevedere uno
stanziamento del 0,1% del proprio Bilancio per acquistare gli alberi, aprire
cantieri forestali per rinverdire la nostra Regione.
Con vera stima
Rocchetta Sant Antonio 9 marzo 2007
-
LA PACE
-
di Gaetano
Castelli*
Da il filosofo
Tacito: "Auferre rapere
falsis nominibus imperium, atque
ubi solitudinem faciunt, pacem
appellant ":
Depredano, rubano e questo lo chiamano col nome falso Impero; hanno fatto un
deserto e lo hanno chiamato pace.
Da
Martin Luther King
: "La vera pace non è solo l’ assenza di tensione ma è la presenza della
legalità e della giustizia".
Quindi non
si può continuare a predicare bene e razzolare male, Poiché tutti siamo
impegnati e cerchiamo la pace e l’armonia, un valore essenziale ed assoluto,
che da qualche tempo manca nel nostro paese.
È
vero che di tanto in tanto sperimentiamo quasi tutti l’agitazione,
l’irritazione, la disarmonia ecc.ecc., e soffriamo di queste miserie umane,
per giunta non le limitiamo a noi stessi ma le distribuiamo anche agli altri
a maggior ragione ci pervade l'infelicità, mentre i miserabili ne sono
felici, per cui tutti quelli che vengono in contatto con questi, che hanno
generato il male per propri interessi, sono infelici. Certamente questo non
è un modo pratico per vivere, in realtà dovremmo vivere in pace con noi
stessi e con gli altri, dopotutto l'essere umano è un essere sociale e deve
far parte della società per meglio rappresentarla.
Ma come
possiamo vivere in pace ?
Come
possiamo rimanere in armonia e mantenere attorno a noi un clima dolce in
modo che anche gli altri possano vivere in modo pacifico e armonioso ?
È chiaro
che mi rivolgo alla gente di buon senso, siano essi amministratori e/o
cittadini comuni, per poter essere sollevati da queste miserie umane,
dobbiamo conoscerne le ragioni di base e le cause che hanno generato il
male.
Forse una
seria lettura della”storia” degli ultimi vent’anni potrebbe darci delle
risposte.
Se invece,
dovessimo esaminiamo diversamente il problema ci apparirebbe immediatamente
chiaro, che quando i miserabili hanno deciso di generare il male e
disseminato una sfilza di negatività insieme a menzogne, nefandezze, infamie
e calunnie, per distrarci solo dai loro interessi, ci hanno fatto litigare
mettendoci l’uno contro l’altro, soprattutto in materia di diritti sanciti
dalle Leggi e non dalla loro incauta amministrazione.
Infine, se
è scontato che le negatività e le impurità, di cui sopra, non possono
coesistere con la pace e l’armonia di un popolo, allora bisogna allontanare
il male e i loro interessi privati per tornare a vivere in armonia. Tra le
scelte immediate, avendo dimostrato la loro malvagia ed i loro interessi,
perché non allontaniamo ( i tecnici ) dalla gestione amministrativa
facendogli fare solo il loro mestiere, qualora dovessero averlo...?
Con vera
stima
Rocchetta
Sant Antonio 05 ottobre 2006
*Gaetano
Castelli menbro del direttivo provinciale di Foggia, del partito della
rifondazione comunista
Parchi: utopia o
realtà?
di Filomena Petruzzi
A distanza di
più di un secolo da quando nel 1872 venne istituito il primo Parco nazionale
nel mondo, quello di Yellowstone negli Stati Uniti dove, nonostante l’epoca
non fosse pervasa dal pressante problema ambientale di oggi, si comprese che
le risorse naturali andavano “dedicated and set apart as a public park or
pleasuring ground for the benefit and enjoyment of the people” (destinate
e preservate quali parchi pubblici o luoghi di svago a beneficio e
godimento delle popolazioni),
in un remoto angolo
d’Italia si discute ancora se il parco sia un’entità fisica o possa rimanere
aereo e inconsistente.
Da questo
partiamo per commentare il movimento antiparco che serpeggia tra i colli del
subappennino dauno della provincia di Foggia. Il subappennino o preappennino
è una lunga sequela di colline, talvolta monti, che si dipana ai confini
occidentali della provincia di Foggia a formare un arco concavo ad est.
Precede le più imponenti vette dell’Appennino. È una terra di confine come
ce ne sono tante in Italia, luoghi dove le genti si mescolano da secoli,
dove i dialetti prendono sfumature particolari, a volte campane, a volte
molisane o abruzzesi.
In queste
terre l’economia rurale è sempre stata dominata dalla terra, ché altro fino
a pochi decenni fa non c’era, l’uso del bosco in primis, castagni per
mangiare e legna da ardere, boschi che poi cominciarono ad essere
punteggiati di campi coltivati. La coltivazione della terra divenne sempre
più preponderante fino a rendere marginale l’economia del bosco, decretando
l’abbandono di pratiche agricole antiche che mantenevano il bosco in
condizioni di produrre senza essere distrutto. L’aumento della superficie
coltivata si andò estendendo di pari passo con l’avvento dell’agricoltura
meccanizzata che alleggerì il lavoro dell’uomo. Era iniziata l’era moderna
dell’agricoltura che porterà ad aumentare le produzioni ma anche ad un
impoverimento del suolo e ad una drastica riduzione delle aree boscate.
Un’avanzata tecnologica non sostenuta dall’adesione, dalla salvaguardia
dell’antico, atavico, valore naturalistico e simbolico del bosco.
Cosa rimanga
oggi della vasta cultura del bosco e quindi di quell’innata cultura “del
naturale” delle genti di questi luoghi, è difficile a dirsi. La distruzione
della vegetazione spontanea è in alcune aree intensa, il suolo rimane
esposto senza alcuna copertura vegetale per lunghi periodi dell’anno fino
alla semina. Il suolo ha perso gran parte delle sostanze organiche che
dovrebbero permetterne la fertilità. I fenomeni franosi non si contano. Il
bosco, dove è presente, è abbandonato oppure diventa oggetto di nuove e più
violente aggressioni, come l’apertura di strade, l’installazione di pali
eolici, gli incendi estivi.
In questo
quadro desolante la cultura del parco stenta ad affermarsi, è vista con
diffidenza e comincia ad essere osteggiata. Il tutto senza neanche aver
provato ad attuarla in quest’area. La marginalità dei luoghi e la declamata
“povertà” degli abitanti sono gli argomenti principali per affossare quanto
di positivo c’è nel concetto di parco.
Prendendo ad
esempio il succitato pensiero del presidente americano Grant il parco
dovrebbe essere considerato come un modo di sperimentare un nuovo approccio
al territorio. Un approccio pianificato quindi che richiede un programma, un
progetto complessivo risultato delle migliori idee in campo; un progetto
complessivo di sviluppo e di conservazione, di uso del territorio
contrapposto all’abuso, di miglioramento ambientale contrapposto al degrado
attuale. Per “realizzare” un parco, oltre ad istituirlo, occorre una visione
politica che, in quanto tale, sia proiettata nel futuro e garantisca alle
popolazioni locali non solo un buon tenore di vita (peraltro già raggiunto)
ma quella qualità della vita che ci si aspetterebbe da piccoli paesi di
collina/montagna.
Sostituire il
concetto di parco, frutto di una evoluzione ultracentenaria, di
sperimentazione in varie aree del mondo o, volendo rimanere in Italia,
applicato in situazioni analoghe a quella del subappennino pugliese, lungo
tutta la dorsale appenninica, senza modelli alternativi, è solo uno
stratagemma utile per il permanere dello status quo fatto di degrado del
territorio, di “sperimentazioni” di abusivismo diffuso, di mancanza di
regole alle quali debbano attenersi in primis gli amministratori e un attimo
dopo tutti gli abitanti.
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