feninno vito, la repubblica di tersite.jpg
                  SITO PER CUORI RIBELLI                            QUESTO SITO E' DEDICATO A TERSITE                                               FONDATORE VITO FENINNO

L

lettere a tersite

          

 

HOME

Lettera alla direzione. Riceviamo e volentieri pubblichiamo 24 dicembre 2009

LEolico selvaggio? - di Gaetano Castelli

Parto da una premessa: non ho nulla contro le fonti energetiche rinnovabili, tanto meno sullenergia eolica, anzi, penso che lo sfruttamento delle fonti rinnovabili vada perseguito seriamente come alternativa a fonti energetiche più inquinanti e più pericolose: il petrolio e lenergia nucleare. Sempre che i ricavi delleolico siano distribuiti equamente tra lente locale che ospita le centrali, gli agricoltori che cedono parti delle loro proprietà, la collettività che subisce limpianto a discapito del paesaggio e lazienda che le istalla.

Illacedonia,%20eolico problema è governare in modo trasparente questi processi. Fare si che tra il territorio che viene utilizzato con irreversibile alterazioni del paesaggio, gli agricoltori che cedono parti della loro proprietà, le imprese che ne beneficiano e le istituzioni locali che concedono i permessi, vi sia un equilibrio corretto ed equo.

In provincia di Foggia è passato praticamente sin silenzio, larresto di Vigorito, numero uno dellindustria eolica italiana, presidente della IVPC: le ipotesi di reato che hanno portato allarresto dellimprenditore di primo piano del settore ed il sequestro di 17 parchi eolici, non riguardano solo reati di natura ambientale, ma  associazione a delinquere, truffa, illecita percezione di contributi pubblici a mezzo di atti e documenti falsi. Si sospetta che gli arrestati anche attraverso l'emissione di false fatture, avessero messo in piedi un meccanismo di scatole cinesi con cui percepivano illegalmente contributi comunitari. Sappiamo tutti che con le rinnovabili gli interessi sono giganteschi e spesso non molto leciti. Perché siano assodate le reali responsabilità di occorrerà attendere che la giustizia, della quale mi fido, faccia il suo corso.

Linchiesta giudiziaria denominata Via con il vento” conferma la tesi che attorno allaffare eolico ruotino interessi non sempre legittimi, e che il territorio sta pagando un prezzo molto elevato in termini di paesaggio, di impatto ambientale ed altro. Larresto dellimprenditore del vento tocca molto da vicino la provincia di Foggia, infatti, lIVPC detiene una fetta cospicua dei parchi eolici del Subappennino Dauno. La mappa della presenza dellIVPC nel Preappenino dauno meridionale e settentrionale vede la presenza di 4 parchi eolici, che erogano 85,2 MW attraverso 142 pale eoliche. Pertanto, la Capitanata è un territorio in svendita a prezzi di realizzo per lassoluta deregolamentazione con cui leolico selvaggio è arrivato in Capitanata: Tutti gli impianti eolici installati in Capitanata  sono stati realizzati senza alcuna programmazione e in assenza di un Piano Energetico. Solo una piccola parte degli impianti è stata realizzata valutando limpatto ambientale V.I.A. che le centrali eoliche industriali  hanno sul territorio 377 pale eoliche  per 220 MW,  che   sono state realizzate prima del 2002  e non sono state sottoposte ad alcuna  procedura. 

Ma chi ha tratto giovamento da tutto ciò? Non certo i livelli occupazionali circa  cinquanta unità. I parchi eolici producono milioni di euro di guadagni per i proprietari degli impianti e per gli istituti di credito che finanziano le opere. Di tutti questi soldi una parte è andata ai comuni  mentre le briciole  agli agricoltori costretti, dalla crisi agricola, a firmare contratti capestro. Evidentemente la politica ha rinunciato a governare lo sviluppo. Il dazio che la Capitanata sta pagando in termini paesaggistici ed ambientali è spaventoso.  Un territorio irriconoscibile, interi crinali stravolti, selve di pale che ormai dominano lorizzonte da qualsiasi parte lo si veda.

La Capitanata sta  trasformando la sua millenaria economia prevalentemente agricola  a prevalentemente industriale  con  scarsissime ricadute occupazionali e che quindi, producono lauti profitti e pochissimo salario. Profitti generati dallo sfruttamento di risorse pubbliche, il vento e il territorio, che appartengono a tutti ma che gonfiano le tasche di pochi soggetti. Un intero territorio è stato messo in svendita al miglior offerente e laccaparramento di terre utili ad ospitare industrie energetiche di tutti i tipi è  diventata una vera e propria professione. Addirittura sono nati gli assessori comunali alleolico che prima trattano per il rinnovo dei contratti eolici e subito dopo la firma sono assunti dalla società eolica con cui hanno trattato.

Il peggio è che nessuno si rendo conto  e soprattutto latita la politica, che pure dovrebbe cercare di governare ed orientare lo sviluppo delleconomia  che, mentre la crisi economica colpisce duramente i settori delleconomia cui il territorio è più vocato, la new economy non porta da nessuna parte, almeno fino a quando non ci sarà qualcuno che avrà il coraggio e la responsabilità di prendere le redini in mano. Siamo arrivati ad un fenomeno definito industrializzazione senza sviluppo,  che costituisce, da un lato il paradosso della società postmoderna, e da un altro una criticità a livello locale poiché non produce nessun tipo di sviluppo economico.

A cosa servono queste imprese se non creano posti di lavoro in una terra dove la disoccupazione è il primo problema?
Tutti questi milioni di euro di profitti hanno forse cambiato il corso della vita di chi abita nei paesi dove sono stati installati questi impianti?

Giustificano un tale scempio del territorio e linquinamento sociale ed economico provocato da questi impianti, i circa cinquanta posti di lavoro a tempo indeterminato che tutte le società eoliche hanno creato in Provincia di Foggia?
Sono interrogativi legittimi ed auspico che da parte della opinione pubblica vi sia un
assunzione di responsabilità.  Il problema non è essere pro o contro leolico, ma sapere dove ci porta la strada che la Capitanata ha imboccato: scegliere di percorrerla con le nostra gambe oppure di tornare indietro, senza che a farlo siano sempre "i padroni del vapore".
 

Rocchetta Sant Antonio dic.2009                                           

  - leggi anche, dello stesso autore:   Il Vento è un uso civico? e  l’eolico?  -


Riceviamo e volentieri pubblichiamo 28 luglio 2009

La lega meridionale  di Gaetano Castelli

Dopo cinquant'anni di inutile permanenza nel Parlamento Italiano, uomini e donne, quasi  tutti ex Senatori, Deputati e/o Governatori, continuano ad abitare sulle nuvole?? Raccontando frottole al vento. Solo per proprio interesse questi innominabili, nel Mezzogiorno d'Italia starebbero per  far nascere la Lega del Sud, con l'obiettivo di contrastare, o controbilanciare, la Lega del Nord?. Falsità. I fondatori  di questa fantomatica battaglia politica, sono quasi tutti parlamentari di lungo corso o hanno ricoperto alti incarichi. Hanno scoperto solo oggi che sono stati seduti inutilmente nelle istituzioni, e per molte legislature, senza concludere nulla?? oggi vorrebbero parlare della Questione Meridionale?! nel contempo hanno guadagnato milioni di Euro: alla faccia nostra. Sempre gli stessi reclamano l'attenzione dei cittadini del Mezzogiorno che hanno raggirato per decine di anni!  Noi cittadini, le vittime, abbiamo subito, e chissà quali e quanti soprusi ancora dobbiamo sopportare. Oggi siamo esausti: non voteremo, sia chiaro. Addirittura, alcuni di questi notabili per convincere i cittadini delle buone ragioni che ispirano la loro iniziativa affermano che: "le regioni a statuto speciale spendono e spandono i soldi concessi da Roma, è uno scandalo cui bisogna porre fine?". Forse dimenticano, volutamente, un particolare: la Sicilia e la Sardegna sono regioni autonome a statuto speciale e incassano lauti contributi statali nella stessa misura delle regioni nordiche, eppure se paragonate a queste mostrano tutta la loro inefficienza, inefficacia e incompetenza. Il Trentino-Alto Adige, la Valle d'Aosta, il  Friuli Venezia Giulia etc. sono giardini puliti, ben curati dove il livello di civiltà e qualità della vita è elevato, i servizi funzionano e i centri abitati sono oasi virtuose e gli amministratori hanno trasformato in oro le risorse esistenti, sfruttando a fini turistici l'ambiente, il territorio, le presenze storiche, artistiche e culturali  etc.etc.  con il denaro gentilmente offerto dal Governo centrale. Avete capito! Sappiate che tutti noi siamo a conoscenza che vi hanno messi fuori dalla porta e volete rientrare dalla finestra, con lo stratagemma della lega del sud: VERGOGNATEVI, per non dire di peggio. Non cadremo di nuovo nella vostra trappola. Noi tutti siamo estremamente convinti che il nuovo Codice delle Autonomie all'esame del Parlamento è la giusta risposta, ma bisogna approvarlo subito. Nel merito mi permetto di suggerire un sistema di controllo sugli atti della P.A., cosa che non ho letto nelle modifiche proposte. Tutti sappiamo che le modifiche sostanziali al titolo V della Costituzione abolirono tutti i controlli sugli atti della P.A.;  a mio modesto parere vanno rimessi e migliorati rispetto a prima. Suggerisco, inoltre,  che il doppio mandato per i sindaci è già sufficiente (dieci anni) per migliorare, sviluppare, abbellire o come spesso capita in alcuni  paesi? peggiorare le sorti del comune che si presume di rappresentare. Pertanto, non cediamo ai ricatti di qualcuno; non accettiamo le imposizioni di nessuno. Infine, ho letto con la dovuta attenzione, la dieta consiliare e giuntale  che si propone per  Comuni e  Province: forse avete dimenticato le Regioni, che insieme a Comuni e Province,  sono rappresentati da pletore di consiglieri regionali super pagati che riscaldano inutilmente gli scanni istituzionali. Per non parlare di presidenze di municipalizzate e consorzi che oltre lo spreco di  milioni di Euro servono solo a contentare i primi, i secondi, i terzi, i quarti, i quinti etc. etc. non eletti.


Rocchetta Sant'Antonio. 14 giugno 2009

Il principio dell’eguaglianza

*    di Gaetano Castelli

Concittadini di Rocchetta la libertà è una corsa infinita verso l’uguaglianza, intesa come legittimazione della dignità degli individui. L’uguaglianza è l’idea madre, e non è divisibile dal sentimento di giustizia e di perfettibilità dell’uomo,  che vuole insurrezione franceserinascere  dai detriti di istituzioni  mal gestite da oltre vent’anni. La perfettibilità della specie umana non è altro che la tendenza verso l’uguaglianza. Questa tendenza sottintende che l’uguaglianza è conforme alla verità, cioè al rapporto delle cose fra loro e degli uomini fra loro. Mentre la disuguaglianza è fonte di ingiustizia. Se analizzassimo tutte le ingiustizie, ci accorgeremmo che tutte hanno per base la esigenza di taluni soggetti alla disuguaglianza per distinguersi dalla maggioranza e solo per proprio interesse.

Il principio dell’eguaglianza diventa un valore morale quando la forza di sacrificio che forma la perfettibilità dell’uomo fa maturare in lui la convinzione che non debba fare agli altri quello che non vorrebbe fosse fatto a lui, cioè che debba trattare gli altri come se stesso e che egli abbia il diritto di non ricevere da parte degli altri quello che gli altri non vorrebbero patire da lui, vale a dire che gli altri vadano trattati come uguali a se stessi.

La logica della parità contrasta e sconfigge la logica della diseguaglianza istituzionalizzata. La libertà è il diritto di uguaglianza e  l’idea di uguaglianza è il punto di applicazione della emancipazione e della libera crescita delle individualità. Per questo tale idea non deve isterilirsi nell’egualitarismo che è cosa diversa e negativa. Siamo coscienti che la logica del potere tende a ostacolare la libertà come affermazione di consapevolezza morale e giuridica della soggettività, in una tensione continua contro i poteri forti che fanno, di volta in volta, scadere al rango di abusi, di privilegi, di violazione dei diritti umani la emancipazione sociale degli individui e la maturazione delle loro responsabilità.

Infatti, l’uguaglianza è condizione di pari dignità, senza distinzione alcuna: sesso, lingua, razza, religione, opinioni politiche, condizioni economiche e sociali fra tutti i cittadini. L’idea che tutti gli uomini siano uguali e abbiano uguali diritti e doveri fa parte della nostra cultura, solo da pochi anni. La storia insegna che, in passato, le società si dividevano in uomini liberi e schiavi, patrizi e plebei, borghesi e proletari. Lo Stato assoluto, che si forma all’inizio del medioevo, non riconosce ai sudditi i diritti naturali, in quanto il sovrano sta sopra le leggi che lui stesso emana ed  impone.

Il primo riconoscimento dei diritti dell’uomo si ha con la dichiarazione dei diritti: la Costituzione Americana -1776- e con la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino la rivoluzione francese -1789 � Mentre il riconoscimento dei diritti naturali di uguaglianza non corrispondono ad  un concreto impegno di realizzarli per tutti: infatti, libertà e uguaglianza restano a lungo affermazioni solo formali.

In opposizione allo Stato assoluto si sviluppa solo nel corso dell’800 lo Stato liberale, che rifiuta l’identificazione dello Stato con la persona del sovrano e afferma il principio della separazione dei poteri secondo cui i tre poteri: legislativo, esecutivo e giurisdizionale devono essere affidati a organi diversi, interferenze a parte, in grado di controllarsi a vicenda. Infatti, lo Stato liberale rappresenta un passo avanti rispetto allo Stato assoluto, perché è uno Stato di diritto.

Per tanto lo Stato liberale entra in crisi quando si afferma il bisogno di partecipazione di larghe masse di lavoratori alla vita politica ed economica del paese. Lo Stato liberale, che garantiva l’uguaglianza formale dei cittadini davanti alla legge, ma non nella società dove predominavano coloro che erano dotati di ricchezza e potere, lasciando così il posto allo Stato democratico, e riconoscendo l’effettivo esercizio dei diritti politici e civili a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, reddito e istruzione ecc. ecc.

Nell’uguaglianza formale, si nascondeva una disuguaglianza di fatto, pertanto, si passava ad un�uguaglianza sostanziale, in cui tutti i cittadini erano effettivamente tutelati. Tra liberalismo e democrazia come collocare il rispetto dei diritti di tutti, dei poveri e degli esclusi nel mondo globale, in poche parole come difendere i diritti inalienabili di libertà ed uguaglianza sociale?

Basta saperli distinguere come si distingue il bene e il male. Personalmente preferisco credere nella famosa triade della rivoluzione francese: Liberté, Egalité, Fraternité.  In una sola parola Uguaglianza: un valore che non esclude ma comprende tutti. Nel nostro piccolo e amato paese Rocchetta Sant Antonio – l’uguaglianza è un valore  che evidentemente abbiamo messo da parte, non senza colpe e non senza prevedibili guai,  anzi spesso ricercati dalla presunzione degli uomini.  Sappiate però che: senza uguaglianza, la libertà vale come garanzia di prepotenza dei forti, come oppressione dei deboli; senza uguaglianza, la società, si divide in strati, diventa gerarchia e i diritti cambiano natura: per coloro che stanno in alto, diventano privilegi, per quelli che stanno in basso, concessioni o carità; senza uguaglianza le istituzioni, da luoghi di protezione e integrazione, diventano strumenti di oppressione,  divisione ed interessi privati.

Infatti, la libertà assoluta è qualcosa di illimitato, bisogna limitarla, arginarla alle esigenze sociali e il suo giusto limite è  l’uguaglianza di fronte alla legge.  Contemporaneamente questo stesso concetto  deve  trovare spazio nella Politica, nel senso più nobile del termine, ed in questo senso l’uguaglianza  in politica che vuol dire giustizia.  Se non c’è uguaglianza ci sarà sempre un potere ingiusto, un potere a difesa di interessi di parte, un potere che annulla la socialità, disseminando zizzanie e calunnie tra i cittadini, che inconsapevolmente litigano tra loro, incoscienti di fare il gioco e l’interesse dei �potenti�.
Rocchetta Sant Antonio  giugno 2009


Badia Calavena -Verona | 25 ottobre 2008

Torre eolica nel Veronese

Gentile sig. Vito,
abito nelle colline veronesi, a Badia Calavena, dove il sindaco ha  autorizzato la costruzione di un torre eolica alta 103 metri a ridosso delle case e rovinando così uno dei paesaggi più belli e tranquilli del veronese. Erano previste due minitorri poi valutazioni di convenienza  economica hanno portato alla decisione di fare un unico megaimpianto.  Oltre al problema del paesaggio la torre è molto rumorosa e, pur abitando  ad un km, nelle notti ventose è difficile addormentarsi. Forse addirittura è un problema di impianto non tarato o usato male.  Ora hanno intenzione di costruire altre tre o quattro torri ancora più potenti. Con la sua esperienza, può darmi qualche consiglio su chi coinvolgere nel controllo della rumorosità e come tentare di fermare o almeno di portare questa amministrazione a soluzioni più intelligenti, per esempio minitorri più lontane dalle abitazioni e che non rovinino la bellezza del paesaggio e non disturbino il sonno di chi ci abita attorno? Attendo con speranza qualche suggerimento,  con stima e cordialità...La ringrazio per le cortesi informazioni.
Può pubblicare senza problemi la mia lettera.
 Franco Fusari

Risposta della redazione. Egregio signor Franco,
esprimo gratitudine per il generoso apprezzamento al mio lavoro editoriale manifestatomi con la sua lettera; a proposito della sua richiesta le segnalo quanto segue: deve contattare l'ARPA REGIONALE - AGENZIA REGIONALE PER L'AMBIENTE - per misurare la rumorosità e verificare le distanze dal proprio
immobile. se la distanza è AL DI SOTTO DI 175 METRI lei può chiedere i danni secondo l'ex ART. 1172 Codice Civile. DANNO TEMUTO CHE SI PRESCRIVE ENTRO 10 ANNI.
Le ricordo che il costo della chiamata dell'Arpa è a sua carico. Se sente la necessità di avere ulteriori informazioni, sono a sua disposizione.
p.s. Approfitto per chiederle se l'implementazione del parco eolico è stato deciso autarchicamente dal suo comune oppure è stata sentita la popolazione? infine se la sua amministrazione ha deliberato in consiglio comunale la destinazione di queste entrate "verdi".
Un saluto.
vito feninno
la repubblica di tersite


Sommersi dal cemento

di Gaetano Castelli

Cari Rocchettani…

Nell’immenso mare degli ignoranti, dei senza mestiere, dei candidati a sindaco, degli orripilanti scempi del territorio e della scarsissima qualità della vita, giorno dopo giorno, c’è da segnalare solo la cementificazione del nostro territorio. Cementificazione interessata…! Che sta procedendo a ritmi frenetici a dispetto delle cosiddette aree interne, delle città giardino e delle belle chiacchiere che si fanno intorno ai concetti di eco-sostenibilità e di tutela delle aree verdi etc.etc.

Premetto che il fatto stesso che un’area verde debba divenire oggetto di tutela mi rimanda, per esperienza diretta e per istinto, all’idea che questa sia, ormai, ridotta a poco più di una specie in estinzione, come i panda cinesi, tristemente famosi e destinati a riprodursi sotto i riflettori degli agghiaccianti zoo di Pechino. Questa nostra terra, appartenente fino al 1938 alla verde Irpinia, è o sta per essere, quasi del tutto, cementificata. Se provate a salire su un’altura vi rendete conto immediatamente che sono state sventrate, livellate e sradicati milioni di alberi, a beneficio di chi?

Il confine naturale tra l’Irpinia e la Puglia è sotto gli occhi di tutti: la mancanza assoluta di alberi, di aziende agricole vissute e di animali da cortile, sono rimasti solo quelli di piazza…per cui, anche le domeniche, momento d’incontro, trascorrono inutili. Il decantato verde, limitato ai tristissimi alberi sostituiti in piazza e sull’accinto comunale, il desolante parco giochi o i due/tre metri quadrati di giardini incolti davanti alle più tristi “villette” di anonimi possessori, che nel tempo hanno distrutto floridi alberi per piantarci ligustri mal curati… Quest’ultima estate, mi chiedevano alcuni amici d’infanzia, venuti in visita a Rocchetta, come è possibile che in un’area interna, bella come la nostra, gli amministratori possano continuare a fregarsene del bosco comunale, dell’accinto comunale, degli usi civici comunali etc. etc.

Credetemi, per la prima volta mi sono vergognato del nostro paese. Subito dopo mi sono recato, in bicicletta, al bosco comunale, lo spettacolo è orribile: è stato completamento inquinato da brecciolino lungo i viottoli e dal pessimo ripristino del vecchio Casone, completamente trasformato e coperto da un palmo di cemento... soldi pubblici mal utilizzati dalla fallita Comunità Montana...! In seguito ho cercato di spiegare loro, agli amici, che il comune di Rocchetta ha un modello “unico ed esemplare” da questo punto di vista urbanistico fai da te: utilizza il cemento dappertutto anche dove non è richiesto, evidentemente non hanno altro…da offrire.

Così, da un giorno all’altro, come nella famosa barzelletta del tassista napoletano e del turista americano, compaiono davanti agli occhi sbalorditi di noi poveri abitanti casermoni colorati, anonimi ed orribili (ma io non sono un architetto, quindi potrei anche sbagliarmi) ma mi chiedo e vi chiedo dove andranno a vivere i nostri figli (come si usa dire adesso) e tutti gli altri che, ormai da anni stanno acquistando abitazioni in queste zone ritenute tranquille… ? cosa faranno... In un’area che, sostanzialmente, non si è mai messa in luce per esplosioni o stress demografici significativi, che bisogno c’è di tutte queste cose e case brutte? Le risposte, ovviamente ce le abbiamo: ci manca il coraggio, forse, cui prodest?

Chi è che sta guadagnando sulla cementificazione, sulle speculazioni edilizie, sulle centrali eoliche, sulle grandi opere pubbliche riadattate a piacimento e con interesse. La parola d’ordine è cemento, cemento, cemento, cemento…Saviano docet? Siete sicuri che quello che, da più di quindici anni, sta accadendo in questa nostra area non accadrà, a breve, anche in altre zone della verde Irpinia. Cosa stiamo diventando davvero e, soprattutto, quanto stiamo partecipando alla distruzione e/o trasfigurazione (dico volontariamente trasfigurazione) di questo nostro ambiente?

Se tutto questo si aggiunge ai progetti in itinere, mi sembra ovvio che la tendenza è quella di trasformare questa terra nell’hinterland dell’hinterland di chi sa chi o cosa (con tutto il rispetto, s’intende, per chi in quell’hinterland è costretto a viverci e, molto spesso ci vive lottando per renderlo migliore) Di nuovo mi chiedo e vi chiedo “cui prodest?”

Rocchetta Sant Antonio Ottobre 2008 Gaetano Castelli


DOV'E' LA POLITICA?

di Gaetano Castelli

La vera sconfitta…è sentirsi sconfitti, un po’ come subire l’onta del disprezzo, l’angoscia della solitudine: entrambi mal disposti ad accogliere gli ultimi gemiti di un paese morente o l’ennesimo tentativo di continuare a chiamare le cose con parole vecchie, sforzandosi inutilmente di mettere a fuoco una visione che spieghi e consoli chi giustificatamene ansima, magra soddisfazione.
Personalmente penso che bisogna uscire dal castigo di popolo, che abbiamo meritato e subito, per richiamare la mente, il cuore e cercare di tornare a fare “Politica” con donne e uomini onesti che sappiano utilizzare parole nuove.

È noto che dalla morte della sinistra è nato il Partito Democratico. Perché è nato? E perché non chiamarlo PDI, Partito Democratico Italiano? Immagino per pudore o è una deriva dalla connotazione negativa imputata a quell’aggettivo, ma questo è un vecchio vizio, immortalato anche dalla celebre canzone tu vò fa l’americano...
Resta solo il dubbio che se fosse nato italiano avrebbe potuto esercitare un’altro rispetto a quello che oggi esprime rappresentando solo una semplice sigla di provincia del nord – PD – sforzandosi di mitigare l’impressione di dover nascere, ma già orfano d’identità nazionale. Rispetto ai risultati elettorali è stato detto molto e troppo, sappiate che i numeri devono decantare e assestare per il tempo necessario a dissiparne inganni e omertà ad essi connaturati, premetto, a mio modesto parere, che una lettura più chiara su alcuni dati merita ancora riposte.
Ad esempio ci sono due dati, tratti dal dossier curato dall’Istituto De Gasperi, che hanno attirato la mia attenzione e sui quali penso vale la pena di soffermarsi in un prossimo futuro:

- Il primo riguarda quel 30% di Italiani non rappresentato nel nostro Parlamento (20% solo di non voto), un dato che basta da solo a mettere in discussione la rappresentatività del nostro sistema democratico nelle forme elettorali attuali.

- Il secondo ci dice che il PD risulta primo partito a livello nazionale, ma solo nella fascia di età over 54, anche se a stento tiene tra gli under 34, per andare sotto nella fascia di età 35/54 più attiva e matura del Popolo Sovrano, la stessa dove emergono significativamente PDL, IDV e UDC. Allora l’interrogativo iniziale sulle ragioni della nascita del PD è sacrosanto e come tutte le creature nasce dall’incontro di due identità, due storie, che hanno manifestato nel corso del tempo una forza di attrazione reciproca, talvolta di ripulsa, che le ha portate ad unirsi in un progetto, in un’idea di cambiamento che guarda più al futuro che al passato, rinunciando ciascuna a qualcosa di sè per fare spazio al nuovo.

Vedete, quando si mette su casa ciascuna delle due parti lascia e abbandona una bella fetta del proprio bagaglio, se ne libera…, predisponendosi ad accogliere e a far proprio quello dell’altro, ed il nuovo spazio comune sarà diverso da tutto ciò che l’ha preceduto. Solo così inizia un nuovo cammino, una nuova stagione, verso un futuro in virtù del quale ritrovarsi a condividere anche un passato. Ebbene, a distanza di una prova elettorale infausta e presuntuosamente non prevista, l’impressione è che di vera e propria unione ancora non si possa parlare, piuttosto di fagogitamento, l’incontro vero tarda a manifestarsi, ognuna delle due anime del nuovo soggetto politico, i singoli percorsi, le diramazioni e i rispettivi universi identitari, relazionali, associativi e quant’altro tardano ad incrociarsi. Ciascuna di queste parti osserva l’altra a distanza, come in preda a un sortilegio che ne impedisce un reale e fecondo confronto. Oggi sulla stampa possiamo leggere le odi a Berlusconi di un ex sindaco, molto discusso di Roma: Rutelli ! Sono convinto che due amanti in principio non possono rinunciare al gioco delle reciproche diffidenze, quindi indugiano ed incerti ponderano se buttarsi veramente in questa nuova avventura, concedendosi all’abbraccio dell’altro che li renderà comunque diversi.

Quanto alle forme e ai modi diversi d’intendere tale unione, sono convinto che andrebbe allargata la discussione, se è vero che per la maggioranza delle società al mondo, secondo gli antropologi: il matrimonio non richiede la monogamia. Ancora più interessante è il fatto che “la poligamia sia compatibile con l’indissolubilità, come testimoniato dagli Inuit dell’Alaska “ uno dei due popoli di quella razza di uomini detti Eschimesi, che sta a significare mangiatori di carne cruda; la popolazione degli eschimesi è appunto composta dagl' Inuit e dagli Yupik. per i quali i rapporti sessuali tra partner istituiscono legami permanenti. Resta da vedere come considerazioni di questa natura, per quanto scientifiche, riguardanti il tema assai delicato della famiglia, si sposino con le ragioni e le passioni che muovono i diversi protagonisti della nostra storia. Quello che è venuto a mancare e ancora manca nell’attuale “nuovo” soggetto politico è proprio un’idea di famiglia, di casa comune. Il grande Eduardo oggi direbbe è una casa scassata.

Tempo fa ho avuto modo di leggere i documenti di un dibattito al quale partecipavano diversi personaggi: interventi del pubblico, dei “giornalisti”, dei “sindacalisti” ecc.ecc. La personale impressione è stata quella di leggere l’analisi della realtà per alcuni aspetti condivisibili, ma che rivendicavano con orgoglio una storia e una militanza politico-sociale, di area cattolica e democratica per intenderci, poco conosciute da altri e dunque poco avvertite e rispettate da parte dei molti ex compagni... Ancora una volta dunque rispetto reciproco, linguaggi e sensibilità sono troppo distanti tra loro e necessitano di nuovi “ponti”, nuove sedi di incontro e di confronto per evitare una “Caporetto” alle future Europee.

Rocchetta Sant Antonio 28 agosto 2008 Gaetano Castelli


QUESTA LA RISPOSTA DI ANTONIO DI PIETRO A TERSITE IN MERITO AL LODO ALFANO

 

A:

feninno62@libero.it

Cc:

 

 

Oggetto:

Risposta da Antonio Di Pietro

Ricevuto il:

09/07/08 12:37

 

 

Gentile Vito,

 con un po’ di ritardo ma eccomi a Lei per  rispondere alla sua del 29 giugno u.s.

La posizione che stiamo tenendo è determinata e forte del consenso di tanti Cittadini per bene, che non vogliono dimenticare il ruolo fondamentale di legalità e giustizia, base di una sana azione della politica.

Nulla è mai perduto fintantoché qualcuno è attivo e vigile.

Sui media non passa notizia, ma vada sul sito www.camera.it per constatare il ns. impegno.

La squadra dei Parlamentari IDV sta facendo quanto è nelle sue possibilità per contrastare una maggioranza arrogante e piena di conflitti di interessi, ma abbiamo bisogno della forza dei Cittadini.

Per questo confido anche nel suo coinvolgimento diretto e nel contributo propositivo che vorrà darci nella sua provincia; dobbiamo crescere e radicarci sul territorio, coinvolgendo quanti sono vicini ai nostri Valori.

Per questo le chiedo di contattare il riferimento più vicino alla sua residenza riscontrandolo dal sito www.italiadeivalori.it

 

Cordialmente,

                                                                               Antonio Di Pietro

 

L’attuale situazione politica pugliese:

puntare sulla bio-diversità

di Gaetano Castelli

Le possibilità di un futuro migliore e il rilancio del Mezzogiorno, della Piana e del Preappennino Dauno Meridionale e Settentrionale in Provincia di Foggia, nella nuova fase dell´economia globalizzata, sono strettamente legati alla capacità di valorizzare le potenzialità e le vocazioni del territorio. Attraverso una nuova visione capace di indirizzare e promuovere l´innovazione utile per cogliere le nuove sfide come opportunità.

Tra questi i beni ambientali: aree boscate, demanio, patrimonio, usi civici, alvei fluviali e viabilità, sono indispensabili alla vita e alla sua qualità. purtroppo, negli ultimi anni sono diventate risorse scarse " senza cura, equa gestione e manutenzione" sottoposte ad abusi, pressioni e prelievi sempre crescenti, spesso illegittimi, alimentati da modelli di sfruttamento e consumo insostenibili, che si stanno rapidamente estendendo.

Per esempio: la distruzione degli alvei fluviali dell´Ofanto e degli altri corsi d´acqua; i devastanti incedi delle scarse aree boscate; lo smaltimento dei sali sodici dell´Enichen di Manfredonia e chi sa cos´altro, insieme ad altri inquinanti di importazione in discariche, volute dalla Regione Puglia ed in particolare dall´assessore all´Ambiente..., discariche costruite su falde acquifere affioranti, vedi Ortanova; mentre tra Castelluccio e Giardinetto decine di ettari sono stati inquinati da rifiuti speciali, tossici e nocivi di chi sa dove, hanno origine diversa da quella che comunemente pensiamo, infatti, in questi ultimi giorni gli Inquirenti stanno facendo chiarezza sulla distruzione del territorio e sulle stragi ambientali in atto in provincia di Foggia.

 Per questo ed altro le statistiche parlano di aumenti considerevoli di tumori ed altre malattie nocive per l´essere umano, gli animali e le colture...Mi chiedo e vi chiedo: L´amministrazione provinciale di Foggia dov´era? E dov´è oggi ? Dovete sapere che la tutela dei beni ambientali è un cardine della nostra civiltà e dell´epoca che viviamo ed è tutto ciò che costituisce il contesto fondamentale delle sfide che l´umanità deve affrontare nel futuro. Il saper cogliere la portata di queste nuove sfide è una condizione necessaria per affrontarle, per poi conquistare un ruolo avanzato, per offrire nuove opportunità, per cooperare ad un più esteso ed equo accesso ai benefici dello sviluppo e poter rispondere alla domanda di un numero ormai rilevante di consumatori.

Il nostro made in Italy associato al vivere bene, alla bellezza ed alla qualità culturale e ambientale del nostro territorio, a fronte delle nuove sfide, può avere grandi potenzialità purché risponde ad una domanda crescente: migliore qualità della vita. Una parte rilevante del nostro sistema produttivo è costituito da piccole e medie imprese agricole che operano in distretti con una forte caratterizzazione territoriale; lo sviluppo locale caratterizzato da territori di qualità è una leva fondamentale per il rilancio del nostro territorio. L´efficienza energetica e lo sviluppo delle fonti rinnovabili devono valorizzare, non attraverso le lobby che nessuno vede ma ci sono, il territorio che le ospita e le subisce.

 La loro motivazione ufficiale è la riduzione della costosa dipendenza energetica da altri Paesi Europei e dai combustibili fossili.
Chiacchiere e tabacchiere di legno il banco di Napoli non le impegna ricordavano i nostri, saggi, anziani. Questo può essere attuato dall´eolico, dal fotovoltaico ecc.ecc. dall´uso economico, efficiente ed efficace delle materie prime: legna di risulta dalla pulizia dei boschi, dalla potatura di frutteti, oliveti e vigneti, la paglia di risulta dalla produzione di centinaia di migliaia di ettari coltivati a cereali, la trasformazione dei rifiuti in energia se provenienti da una raccolta differenziata.

Come già dimostrato, hanno una crescente importanza non solo ambientale ed economica, attività il cui rilievo è in aumento, tranne in alcune regioni tristemente note, come quelle agroalimentari e quelle turistiche, esse possono crescere e reggere una competizione europea crescente se solo puntassimo sulla qualità integrata, multifunzionale, capace di promuovere la qualità dei singoli territori e delle loro reti. I materiali prodotti devono essere trasformati in processi produttivi, in beni e servizi di elevata qualità ambientale, riconosciuta e garantita, questi costituirebbero per la filiera un fattore di tipicità, di difesa legittima dalla concorrenza sleale da prodotti di bassa qualità e di valore aggiunto anche sui mercati europei.

I settori d´importanza come le infrastrutture ed i sistemi di mobilità, cruciali per la qualità dei diversi paesi, delle città e del territorio, per quella dei crescenti spostamenti di merci e passeggeri solo su gomma mettendo da parte le ferrovie... ( per questo in declino), Signori la qualità ambientale costituisce un criterio di riferimento fondamentale per una effettiva valutazione del rapporto costi- benefici, per un impiego razionale delle risorse e la scelta delle immediate priorità.

Gli indirizzi, le direttive, i regolamenti e le risorse finanziarie dell´Unione Europea che puntano sull´elevata qualità ambientale e dei territori, rappresentano per il nostro Paese un utile quadro di riferimento, di indirizzo, di politiche e di misure per il suo rilancio. Ad essi devono ispirarsi i politici e le politiche, con riforme e programmi, con l´utilizzo razionale delle risorse finanziarie disponibili, e non escluso l´essenziale abbattendo dei costi della politica e della pubblica amministrazione (almeno il 50% tra telefoni cellulari, macchine di servizio, missioni di amministratori e dirigenti, razionalizzazione della spesa corrente ecc.ecc.) utilizzando incentivi economici e fiscali, per migliorare le strutture tecniche e i sistemi di monitoraggio e di controllo, promuovendo formazione e ricerca, non da meno l´accesso alle buone pratiche ed alle migliori tecnologie disponibili per attivare un fondamentale rilancio per tutta la Provinciali Foggia, la piana, il Preappennino Meridionale e Settentrionale.

Rocchetta Sant Antonio 28 giugno 2008
Gaetano Castelli


ELEZIONI POLITICHE 2008

LA REPUBBLICA DELLE BANANE

di Gaetano Castelli

Nella repubblica delle banane e/o nel paese dei buffoni ognuno può fare e dire quello che gli pare, la repubblica delle bananetanto non rischia niente, paga il popolo sovrano …?!  si può sbagliare quanto si vuole: non si paga per nessun errore.

Perché? Perchè alla gente basta far vedere una maschera sul viso della realtà e la si può far ridere anche se dovrebbe piangere. Tanto con un po’ di smorfie, un po’ di bugie il popolo sorride lo stesso. Mentre le banche rubano i soldi in tasca alla gente, assieme alle assicurazioni. Di chi sono questi istituti? prima o poi qualcuno farà l’elenco dei proprietari …! Draghi e P. Schioppa quando decideranno di intervenire? I mutui per acquistare una casa non si possono più pagare per tassi imposti dalle banche: ve ne siete accorti? O vi basta lo stipendio d’oro che percepite? E del popolo non siete interessati?

Nessuno parla di cambiare le regole del gioco, in realtà bisognerebbe cambiare il gioco, il Veltrusconismo va avanti e nessuno lo ferma. #

Le elezione già dichiarate incostituzionali, per averci sottratto il diritto di voto, rischiano di rompere il giocattolo di Veltrusconi: Si voterà, non si voterà? Pizza permettendo!

In televisione, ogni giorno, appaiono quelli che presumono di rappresentarci; quelli che rappresentano chi vota; quelli che rappresentano chi non vota …!; quelli che vogliono dividere l’Italia in tre; quelli che da giustizialisti quali sono raccontano il contrario; quelli che hanno paura di scomparire dopo aver determinato lo sfascio; quelli che si sono accorti che non ci saranno mai più; quelli che sperano di sedersi e continuare a guadagnare oltre 20.000,00 euro al mese; quelli che ritengono che non bastano 20.000,00 euro e hanno candidato la moglie, i figli, l’amante ecc. ecc.; quelli che non sanno cosa fare e vogliono provare a riscaldare gli scanni del parlamento; quelli che hanno paura di perdere l’immunità parlamentare; quelli che non servono a nessuno ed è meglio che stanno li; quelli che non si sono accorti che hanno rotto…tutto e a tutti; quelli che fanno finta di niente: tanto il popolo ci vota lo stesso!

Ma siete sicuri che è questa l’Italia che abbiamo ereditato dalla Resistenza? Non avete tirato troppo la corda ed ora è completamente sfilacciata e si sta rompendo?

Vi volete convincere che tutto quello che avete toccato si è rovinato e occorrono decenni per ricostruirlo? Siete responsabili di tutto quanto è accaduto e accadrà in futuro se sarete rieletti… cosa aspettate per andare a quel paese? L’Italia, grazie a voi, bisogna ricostruirla dalla testa ai piedi, e voi non ne siete capaci: lo avete ampliamente dimostrato. Certo che nel nostro Paese, non abituato alle rivoluzioni, sarà dura ricostruirlo, ma c’è la possiamo fare.

3 aprile 2008 Gaetano Castelli


LA SINISTRA ITALIANA!

Al c.a. del Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti

Al c.a. Segretario del Partito della Rifondazione Comunista  Franco Giordano

di Gaetano Castelli

E’ difficile  trovare, grazie all’ultimo sbandamento, le ragioni dell’impegno e le  prospettive politiche del nostro Paese.

Non possiamo nemmeno per motivi futili e/o bassa politica, mastella,dini,turigliattocome  il qualunquismo di Turigliatto se fosse vero, o non ci aspettavamo la mancata fiducia ad opera di Mastella, Dini ed altri personaggi.

Perdere un patrimonio costruito da milioni di persone oneste in oltre quindici anni (le sacre scritture ci ricordano: non sanno quello che fanno…, non a torto) per far camminare il nostro paese sulla via della credibilità, dei diritti e dell’eguaglianza,  di cui ultimamente siamo particolarmente carenti.

Le ragioni vere dell’impegno politico vanno oltre l’esigenza di scoprire come, quando e dove abbiamo sbagliato.

Bisogna innanzitutto convincersi che nei nostri paesi, nelle nostre città e nel mezzogiorno per ricostruire la fiducia nella Politica e poi negli schieramenti democratici non sarà affatto facile, dopo le “teatrate” trasmesse in diretta televisiva dal Senato della Repubblica o meglio dalla Camera Alta…

La forza delle nostre esistenze e delle  iniziative era nei risultati che stavano raggiungendo, mentre il senso critico è nella libertà di analisi e dei comportamenti individuali,  di ognuno di noi, a cui non dobbiamo mai rinunciare se coerenti con la Carta Costituzionale.

Ecco perché, lavorando nel solco della storia della Sinistra Italiana,  che in sostanza ha raccolto gran parte delle opzioni e aspirazioni, dobbiamo continuare a operare tutti e a tutto campo per recuperare i consensi al nostro programma otre il contingente.

Lo ripeto, non è facile trovare argomenti positivi in queste ore; ma non trascurerei il risultato del 2006 quando abbiamo battuto le destre;  abbiamo evitato due anni di governo di destra a Palazzo Chigi; abbiamo evitato il rischio e la concreta possibilità che uno di loro addirittura venisse eletto al Quirinale, cosa non impossibile se avessero vinto loro.

Inoltre, alle ultime elezioni sono convinto che se avessimo, invece di candidare sconosciuti appena eletti scomparsi,  candidato nei collegi elettorali del mezzogiorno Uomini dello stesso collegio, certamente il risultato sarebbe stato di gran lunga superiore e non avremmo avuto i problemi che abbiamo sofferto al Senato della Repubblica. In realtà abbiamo volutamente… personalizzato il Partito, alla faccia degli iscritti; e questo, purtroppo, è accaduto anche nelle segreterie provinciali e regionali: diteci almeno quando avete ereditato il partito solo per vostro uso e consumo?

Abbiamo sì evitato di far precipitare il nostro paese in un baratro, ma lo stesso paese non è stato rappresentato in molte aree interne del mezzogiorno d’Italia,  per le vostre scelte scellerate.

Non è un caso che il sottoscritto, candidato al Senato della Repubblica si è dovuto accontentare…del posto stabilito da chi non conosce le esigenze del territorio: le aree interne  e marginali dall’unificazione ad oggi.

Abbiamo volontariamente sminuito e sacrificato sull’altare degli interessi generali…nostri compagni, perdendo molti voti, come pure abbiamo perso diversi enti locali per candidare mogli e figli…ve ne siete resi conto?

Vedete: i momenti nobili della nostra storia sono stati segnati dal coraggio politico, non da altro, soprattutto nella scelta dei candidati alla Camera e al Senato.

Non solo dalla Resistenza al fascismo, dalla Shoah alla guerra di Liberazione, dai Partigiani alla sinistra italiana o dal Risorgimento all’Unità nazionale con una certezza nelle mani: la Carta Costituzionale, che abbiamo rischiato di vedere stravolta da chi ha cura solo del proprio interesse, spero che noi non commetteremo mai più gli orrori sopra elencati.

Non so se esistono ancora le condizioni organizzative per proseguire l’opera intrapresa nel 1994 dalla Sinistra Italiana dopo le ultime dichiarazioni di Veltroni.

Certo è che non possiamo, e non vogliamo per la nostra storia e per la nostra stessa dignità, rinunciare a fare tutto il possibile per contribuire a recuperare un minimo di speranza politica nel nostro Paese e per il futuro dei nostri figli.

Rocchetta Sant Antonio 31 gennaio 2008                                                                     castelli.gaetano@libero.it    


 

L’Italia delle anomalie

di Gaetano Castelli

Nell’abusata democrazia italiana, malata di opposti estremismi e signor No…, oramai ingiustificabili, tra montagne di rifiuti, di miliardi di Euro spesi inutilmente e vendette personali tra gip e politici, dei salari più bassi d’Europa e le tasse al massimo storico si consumano le ultime ore del governo Prodi…


Nulla è normale, lineare, fisiologico, nell'irrisoria quanto ridicola seconda repubblica.
In qualunque altro Paese dell'Europa una maggioranza politica cade in Parlamento e gli elettori possono comprenderne le ragioni, in Italia, invece, si butta acqua sporca e bambino, in diretta televisiva…
Un leader dell’1,4% può annunciare la fine di una maggioranza politica in televisione, dal solito… porta a porta di Vespa, senza spiegare le vere motivazioni, che non sono solo personali, ma Politiche, senza rendere conto al Popolo Sovrano.

La rottura di Mastella risulterebbe il gesto irresponsabile di un ex Guardasigilli, che colpito da una pesante e non giustificata inchiesta di qualche isolato gip, si è autotrasformato in martire.
E fingendo di immolare se stesso sull'altare della persecuzione giudiziaria, ha sacrificato il governo Prodi sull'altare della convenienza politica.

Forse l'ha fatto per evitare le forche caudine del referendum… Forse l'ha fatto perché ha già in tasca un’altro accordo, come è giusto sospettare. Tanto del Popolo Sovrano, senza il diritto voto, non ne tiene conto nessuno. Probabilmente, è l'atto finale con il quale si compie il destino…di un governo, peraltro si avvera la profezia di Bertinotti, che tempo fa aveva paragonato il premier al poeta morente… Verosimilmente è l’ultimo atto per riportare gli italiani alle urne, con tre anni di anticipo sulla regolare scadenza della legislatura, e senza diritto di scelta dei parlamentari da eleggere.

Quest'ultimo strappo risulta ancora insufficiente per trasformarsi in una crisi, che in verità dura dalla data della sua elezione. Ci sono diversi modi per morire, se proprio tocca, Prodi vuole morire a modo suo, per lasciare il segno, non solo della sua immagine di questi due anni, ma sull'anomala e fallita transizione dell’Italia. La sua strategia, messa a punto nell’ultima notte con i colleghi ministri e alcuni segretari politici, prevede una serie di tappe, che potrebbero riservare ulteriori e/o peggiori sorprese.

Oggi, forse…, si dimetterà, come gli viene chiesto dal primo giorno da un centrodestra falsamente ricompattato dall’auto eutanasia del centrosinistra. Si presenterà al Senato chiedendo l’approvazione, con fiducia, di un ordine del giorno, Mentre il veltronismo, il Pd e la cosa di sinistra non hanno nessuna intenzione di lasciare le comode poltrone del potere, anche perché per molti…non sono ancora trascorsi i due anni e mezzo di legislatura per chiedere una buona uscita… Senza aver prodotto, per il bene del paese, le riforme necessarie compresa una legge elettorale che restituisca al POPOLO SOVRANO la libertà di voto, non su liste bloccate.

Questo quadro a tinte scure, si può capire solo se il veltronismo ed il P.D., facciano di tutto per agevolare un governo tecnico, diversamente subiremo di nuovo i listoni…mogli comprese.
La vocazione maggioritaria del Pd e la volontà di presentarsi da soli alle prossime elezioni non piace a nessuno, tanto meno a chi gli ha permesso di governare. Oggi Veltroni non può permettersi il lusso di scaricare tutti, senza pagare il prezzo della cogestione e della mancata approvazione di una riforma elettorale. Questo tema, chiama in causa altri protagonisti… i quali dovrebbero fermarsi ad un metro dal traguardo, che inseguono da due anni solo a spallate.

Conoscendo i soggetti, pare difficile capire e/o giustificare la convenienza di Veltroni sul Vassallum, sulla bozza Bianco, sul referendum, sul sistema spagnolo, tedesco un guazzabuglio inverosimile, come se in Italia non fossimo capaci di scrivere regole certe per tutti e non solo per alcuni. E’ evidente che altri incarichi di governo devono necessariamente piacere alla maggioranza seduta in parlamento e non solo a quella caduta. Pertanto, alla fine l'epilogo della crisi probabilmente saranno le elezioni anticipate e dopo averle vinte…con l’attuale legge elettorale, Berlusconi potrà da "costituente" o da sovrano illuminato autocandidarsi al Quirinale, aprendo la stagione delle larghe intese, ipotesi forse suggestiva ma che lo consegnerebbe alla Storia.

Infine, con Berlusconi non si sa mai, in lui è congenito il dubbio, che già fu di Marx: perché dovrei fare qualcosa per i posteri ? Cos'hanno fatto i posteri per me ? Tutto considerato l’audace quanto improvvida eutanasia del centrosinistra, proprio a quest'uomo, sta consegnando il governo del paese…


Rocchetta Sant Antonio 24 gennaio 2008 Gaetano Castelli


I  TERMOVALORIZZATORI :solo in Italia non sono buoni

di Gaetano Castelli

Anche se è sotto gli occhi di tutti la sconcertante emergenza rifiuti in Campania, l’opposizione ai termovalorizzatori continua imperterrita, sarebbe ora di smetterla… in europa e nel mondo si sono da tempo liberati dei signor No…

Guardando le immagini che in questi giorni scorrono sugli schermi televisivi delle nostre case, è davvero difficile pensare che solo chi difende i termovalorizzatori abbia degli interessi economici nel farlo mentre chi vorrebbe perpetuata questa condizione di emergenza. Tra i molti antagonisti dei termovalorizzatori, la gran parte si limita a bocciare la tecnologia senza fornire alternative in merito. I più coraggiosi si lanciano in dissertazioni che credo vadano affrontate una volta per tutte con chiarezza.

inceneritoreI più ingenui, addirittura, contestano l’uso improprio del termine stesso che a loro modo di vedere coincide con quello di inceneritore. Sbagliato. Il termovalorizzatore non è sinonimo di inceneritore. In termini linguistici sono sinonimi, in termini tecnici, invece, sono impianti molto diversi: nell’inceneritore la combustione è il fine, essendo solo un modo per smaltire i rifiuti; nel termovalorizzatore la combustione è invece un mezzo per recuperare energia e acqua calda. Poi ci sono differenze fondamentali nell’impatto sull’ambiente: fra i due tipi d’impianti, infatti, ci sono più di vent’anni d’evoluzione tecnologica che rendono i termovalorizzatori di ultima generazione più sicuri sia per l’ambiente sia per la salute pubblica. In particolare, grazie al continuo miglioramento dei sistemi per abbattere gli inquinanti dei fumi, alle nuove caratteristiche dei forni e agli interventi che hanno ottimizzato il processo di combustione, i moderni termovalorizzatori sono in grado di attuare un contenimento preventivo delle emissioni. In sintesi: i due concetti impiantistici sono separati da 20 anni di tecnologia, in Italia gli inceneritori rappresentano una soluzione tecnologica ormai obsoleta non più utilizzata. Per gli oppositori la panacea a tutti i mali legati al ciclo dei rifiuti sarà rappresentata dal TMB, ovvero “Trattamento Meccanico Biologico”. Sbagliato. E’, infatti, pura demagogia affermare che:

1) l’impianto di Trattamento Meccanico Biologico è una struttura nella quale l’immondizia viene separata e trasformata in materiali di diversa natura da riciclare e riutilizzare per diversi scopi;

2) vengono superati inceneritori e discariche.

1) La struttura di cui si straparla serve a separare meccanicamente la frazione umida dei rifiuti da quella secca. La frazione umida viene fatta essiccare fino a diventare Frazione Organica Stabilizzata (FOS). La FOS può essere utilizzata esclusivamente per ricopertura di cave o discariche e non può essere utilizzata per l’agricoltura, per coltivare piante o fiori e nemmeno per terra da vasi. In genere la FOS finisce in discarica come materiale di ricopertura dei residui dell’impianto di trattamento.

2) La parte secca viene separata, a sua volta, in parte combustibile (carta, cartone, plastiche, legno…) e parte non combustibile. La parte combustibile diventa Combustibile da Rifiuti (CDR) da inviare necessariamente ai termovalorizzatori.

Il 65% dei rifiuti in entrata finiscono in discarica ed il 18% finiscono in un termovalorizzatore. Il resto sono perdite di processo. E’ evidente che l’impianto di TMB non supera né la discarica né il termovalorizzatore.  Poco convinte della possibilità che i processi di TMB possano sostituire la termovalorizzazione sono le stesse aziende che lavorano nel settore dei servizi pubblici di igiene ambientale.

La biostabilizzazione meccanica  è un processo che adottiamo da molti anni in Italia e in molte aziende, non è altro, infatti, di uno sviluppo della tecnica di compostaggio. Possiamo definirci a pieno titolo pionieri in questo particolare settore. Ma da qui a dire che gli impianti TMB sono la tecnologia del futuro per lo smaltimento dei rifiuti... be', su questo non posso che dissentire". Perché, non dobbiamo dimenticare che per quanto siano tecnologicamente avanzate, si tratta sempre e comunque di impianti di raffinazione, il cui fine è la trasformazione dei rifiuti in forme che ne consentano una destinazione finale più attenta ed efficace, discarica o termovalorizzatore che sia.

Infatti…richiamandomi alle leggi della termodinamica, tanto citate dagli oppositori ai termovalorizzatori,  secondo cui nulla si crea e nulla si distrugge ma tutto si trasforma, non si comprende come il termovalorizzatore non faccia scomparire i rifiuti trasformandoli solo in qualcos’altro, mentre questi trattamenti meccanici biologici si ? Queste leggi non dovrebbero avere valenza universale ?

Altra affermazione tipica degli avversari ai termovalorizzatori è la seguente:

 i termovalorizzatori vanno proibiti perché nel bruciare i rifiuti producono diossina. Dispiace costatare che questi signori sono rimasti agli anni 80. Infatti, l’emissione di diossine dalla combustione dei rifiuti riguardava la vecchia generazione di inceneritori degli anni ottanta. Va inoltre aggiunto che i termovalorizzatori di vecchia generazione bruciavano i rifiuti a una temperatura di 6/700 gradi, e allora una minima parte di diossina andava nell'aria. Ma ora, ed è un esempio il termovalorizzatore di Brescia, con le ultime tecnologie si bruciano i rifiuti a una temperatura sui 1100/1200 gradi e a questa temperatura esce dall'impianto fumo pulito.

Comunque, la spazzatura bruciata di Napoli non produce diossina? Quanto impiega un termovalorizzatore moderno per sprigionare la diossina che sprigiona in un giorno la montagna di spazzatura disseminata nelle strade napoletane? Già da oggi nel napoletano la gente muore da intossicazione, eppure i termovalorizzatori non ci sono: è strano che a molti “cigni verdi” facciano paura impianti che non ci sono, invece che veleni che ci sono già. Quanta diossina hanno liberato nel cielo azzurro di Napoli, i 65 cassonetti di pattume bruciati nelle rivolte di piazza in questi giorni ? Poco meno di 9 mila microgrammi. Pari a quanta ne butta fuori l'inceneritore di Marghera in 546 giorni a pieno ritmo. E quante polveri nocive si sono levate, da quei cassonetti ? Quante ne espelle il termovalorizzatore di Brescia in 441 giorni. Lo dicono i dati dell'Istituto superiore di sanità.  Dai rifiuti bruciati nelle strade si sprigiona la stessa diossina che si assumerebbe in anni normali. Lo spiega Ivo Allegrini, direttore dell'istituto sull'Inquinamento Atmosferico del Cnr, secondo cui la quantità di questa sostanza che si sviluppa dai roghi è notevolmente più alta di quella che si ottiene dagli inceneritori. E' impossibile fare una stima di quanta sia la diossina che si sviluppa dai roghi - perché i rifiuti domestici hanno una composizione estremamente variabile. Certo è che, finché il rogo è in funzione, chi sta nelle vicinanze ne assume una quantità che impiegherebbe anni ad assumere normalmente. Noi ci preoccupiamo di pochi miliardesimi di grammo prodotti dagli inceneritori, ma in questo caso si tratta di quantità molto più alte.

Come possiamo sperare che l’emergenza rifiuti sia risolta, o siano intraprese delle decisioni, se abbiamo una certa classe politica? Ci vogliono uomini giusti al posto giusto, impiegando anche professionisti non presunti politici ideologizzati…che siano a conoscenza di quello che fanno e hanno fatto nel passato e di quello che dicono e hanno detto pur di essere contrari.

Rocchetta Sant Antonio 16 01 08                                                                      Gaetano Castelli


DE MEDIOCRITATE       di A. Desario* 

L’uomo-massa e il simbolo della mediocrità

Sottoprodotto di una cultura industriale che fabbrica mediocrità, l’uomo-massa si nutre ed esiste funzionalmente a valori collettivi che lo identificano quale appartenente alla società contemporanea e – allo stesso tempo – lo dissolvono in un magma centrifugo che lo priva della sua personalità o, se si preferisce, della sua particolarità identitaria.

Sin da bambino, egli evolve in un contesto che gli inculca determinati modelli di riuscita fondatiraccomandazione su una concezione della vita depersonalizzante.. In effetti, il successo consiste essenzialmente nell’inserimento all’interno di una struttura lavorativa che gli dà accesso ad un benessere anelato, che ne premia il conformismo annientandone quel potenziale creativo suscettibile di distinguerlo, rendendolo così mero impiegato o dipendente di un padrone schiavo della logica commerciale o della cultura industriale.

Il sistema si riduce quindi ad un circolo vizioso governato dalla nozione di vendita e tendente ad emarginare, a espellere quei corpi estranei o non riconosciuti che intendono conservare la propria indipendenza, la propria libertà di pensiero, la propria capacità di ragionare e d’interagire sulla base di uno schema comunicativo non strutturato attorno ai concetti di profitto e di popolarità del prodotto, qualsiasi esso sia.

Lo si potrebbe paragonare ad un’industria clonica in cui vegetano militanti assoggettati o individui i quali – per denaro – trascorrono buona parte della loro esistenza, che chiameranno “esperienza”, facendo coincidere il proprio pensiero con quello del loro “padrone”.

Pregni di superficialità, le loro azioni onorano due dogmi della società contemporanea consacrata  all’amorfa massa mediocre: povertà di pensiero e banalità, ovvero degli elementi-cardine di un fast-food informativo i cui prodotti – facilmente deperibili – sono destinati ad un celere oblio.

 La mediocrità è perdere il fine attraverso i mezzi

Temo che la mediocrità venga premiata da tutti. Dai mediocri, che vi si riconoscono. Da chi non la identifica come tale, perché non ha gli strumenti per farlo. E da chi invece sta a un livello più alto, ma vuole evitare "concorrenti" pericolosi.

In fondo il mediocre, lo dice la parola stessa, è un individuo medio: cioé, ha delle caratteristiche che si avvicinano a quelle della media degli esseri umani. Quindi, ovunque vada, qualunque cosa faccia, gli riesce sempre facile trovare persone simili a lui. Ecco, il più grosso vantaggio della mediocrità è che ti permette di socializzare facilmente. Difatti un vero mediocre non è mai solo.

Se non lo sapevate, la società è suddivisa in rigide caste chiuse da cui è quasi impossibile uscire (una specie di quanti energetici). Su una di queste, risiede il regno dei mediocri.

E' comune modus operandi della attuale classe dirigente (il livello più alto) il circondarsi di mediocri al fine di garantire una appena sufficiente gestione delle attività, senza, da un lato, attaccare minimamente se stessi (in quanto i mediocri preposti non ne avrebbero assolutamente le capacità), dall'altro, rischiare di sprofondare nella non attività, in quanto, in fondo, il mediocre garantisce la appena sufficienza.

 Mediocrazia vs meritocrazia

La democrazia si trasforma in una mediocrazia, vale a dire una società governata da una classe senza talento, senza arte nè parte, con competenze medie, con ambizioni medie, con coraggio medio, con doti morali medie. E’ molto pericoloso accontentarsi di questo tipo di classe dirigente perchè il medio alla lunga selezionerà qualcosa di peggio (perché medio per lui) in un processo di depauperamento a spirale sempre più veloce e incisivo. La mediocrazia è ciò di più contrario vi sia rispetto alla meritocrazia, cioè una società che premia, incentiva, sviluppa il merito, il talento, le competenze, le doti siano esse umane, scientifiche, professionali oppure tecniche.

Etos antropou daimon:, il daimon, l’angelo custode che ci sceglie e ci offre una vocazione nella vita, un destino: questa teoria avrebbe forse qualche difficoltà: non tanto a spiegare questa mediocrità dilagante di buona parte di tutti noi, quanto la sua pervicace e continua riproposizione, come reiterata incapacità a riconoscere la propria inettitudine ed inadeguatezza. Sono infatti pochi, anzi pochissimi, coloro i quali riconoscono la propria mediocrità e decidono di dedicarsi ad altro, optando per percorsi professionali alternativi che possano meglio far emergere i propri talenti innati. Tutti rimangono avvinti al loro mediocre ruolo e inevitabilmente ne consegue che l’eccitazione vorace del mediocre di fronte ai fasti e alle prerogative del potere forgi la casta degli intoccabili, un gruppo sociale chiuso, impermeabile, autoreferenziale che  alimenta se stesso e i suoi privilegi corporativi.

 De Mediocritate

La mediocrità è una casa di moda che ti veste di luoghi comuni e ti spoglia da ogni ambizione. Il mediocre non ha idee proprie, non è a conoscenza di cosa sia il sacrificio e di quali siano i valori universali; il mediocre sa solo di essere migliore, sa solo di essere il cardine attorno a cui ruota l’universo. Il mediocre quando scruta l’orizzonte vede moto e palloni, uniche ragioni di un’esistenza che non è ancora conscio di stare vivendo e di dovere sfruttare a pieno. La bocca del mediocre sputa sentenze, esprime giudizi e spara a raffica dosi di veleno contro l’operato altrui; tutte queste parole non hanno un sostegno fattuale ma gli danno solo la mera illusione di utilizzare la materia grigia, che ognuno di noi dovrebbe avere. Il mediocre è un individuo a metà, privo della parte più razionale, privo di quella caratteristica capacità di scavare a fondo dentro di sé e dentro i problemi, non in grado di fermarsi a riflettere, di prodursi in un’analisi introspettiva ed incapace di qualsiasi forma di auto-critica. Il mediocre divinizza Che Guevara o osanna Mussolini, senza sapere chi effettivamente fossero, rivedendosi in un mito senza storia e adulando un dio senza religione. Il mediocre vive all’ombra della propria ignoranza, deficiente del sospetto di esserlo e coccolato dalla convinzione di una normalità che se tale è deve ringraziare solo un’involuzione della razza umana che rende un’eccezione le persone degne di nota.

Se il grande Poeta avesse potuto assistere a tutto questo magari dedicherebbe loro una bolgia del suo inferno, spero con qualche sofferenza in più dei lussuriosi.

*Antonio Desario, ingegnere meccanico.                                 La repubblica di tersite 5 settembre 2007

bibbliografia:www.agendaliberale.it - www.nucleoculturale.com
"la mediocrità è perdere il fine attraverso i mezzi" Saggio di O.
toscani www.illuminato.wordpress.com/liberipensieri


BRUCIA LA CAPITANATA: PESCHICI E ROCCHETTA AVVOLTE DAL FUOCO

Ai cittadini di Rocchetta Sant Antonio

  brucia il bosco comunale di rocchetta sant'antonio, fgUn grave incendio, doloso, ha distrutto oltre quattrocento Ha. di bosco comunale, inspiegabilmente abbandonato e senza alcuna difesa da decenni…, di proprietà del Comune di Rocchetta Sant’Antonio, ed altre proprietà private, gravemente danneggiate; inoltre un tamponamento a catena  sull’autostrada, provocato dallo stesso incendio, ha causato la morte di un automobilista di passaggio ed un altro morto per incidente nelle vicinanze di Rocchetta, per via della chiusura dell’autostrada. Alle famiglie giunga  il sentito cordoglio per le gravissime perdite.

La notizia in anteprima è stata coperta da un altro gravissimo incendio a Peschici sul Gargano, dove, purtroppo, ci sono state altre vittime oltre alle distruzione di decine di villaggi,  campeggi e migliaia di Ha. di boschi; anche lì chi doveva provvedere non ha fatto gran che, tanto meno il Parco Nazionale del Gargano ha fatto di più affinché il Corpo Forestale dello Stato potesse intervenire meglio e con più mezzi; purtroppo, il P.N.G. ha perduto lo spirito di chi ha voluto, con impegno, istituirlo, che è la  conservazione e la difesa delle singole specificità e del  territorio a beneficio delle generazioni future.

A Rocchetta Sant' Antonio fino al  23 luglio 2007 c’era un bosco di oltre trecento Ha. di querce e cerri, oltre alla presenza di un  albero secolare alto quaranta mt. con una circonferenza di 10 mt., risparmiato per puro caso quarant’anni orsono da un taglio selvaggio di un intero bosco secolare ad opera di amministratori, non migliori degli ultimi.

Veniamo ai fatti: ieri 24 luglio 2007 è accaduto tutto e di più, l’incendio  sviluppatosi in un comune vicino, fin dalle prime ore del mattino, è stato semplicemente trascurato dall’incuria, dall’inerzia, dalla incompetenza di chi è convinto di comandare anziché amministrare un comune e tutti i suoi beni boschi compresi, si sarebbe potuto fare tutto e di più, ma non rientra nella loro percezione. Essi sono interessati da ben altro: il cemento, l’eolico, le trattative private, le palesi illegittimità ecc.ecc.

Oggi Rocchetta è più povera di prima.

Oggi, caro sindaco Castelli, sarebbe il caso di esporre la bandiera a mezz’asta in segno di lutto per le genti civili. Ma nel contempo, Rocchetta, è sempre più consapevole di non essere amministrata ma comandata da un manipolo di soggetti che hanno scoperto i giochini sul cellulare in dotazione e ci giocano…mentre altri fanno altro…

Questa la cruda e nuda realtà di un paesino del preappennino dauno meridionale abbandonato da Dio e dagli uomini. Le responsabilità, per mia esperienza, sono anche della Regione, della Provincia, della Comunità Montana e dei Comuni che in queste ultime ore hanno dimostrato tutte le incapacità che li distingue dalla gente normale; sapete tutti che un bosco pulito, regolarmente manutenzionato ed utilizzato, con le fasce taglia fuoco previste dalla legge, non si sarebbe incendiato: probabilmente avremmo perso qualche sezione, ma non tutto.

Ma questo non interessa alle istituzioni menzionate, esse sono interessate solo dalle poltrone comode e ben pagate solo per riscaldarle e non per fare altro…a limite maggioranze trasversali. A questo punto, insieme, dovremmo decidere se continuare così o cambiare chi oltre a disamministrarci distrugge il territorio e i suoi pregi.

Infine, forse è utile anche sprecare il fiato per chi incendia i boschi:  bestie capaci di tutto, pensate che per propagare l’incendio bagnano ben bene di benzina un cane o una gatta, gli danno fuoco e il malcapitato corre in tutte le direzioni propagando il fuoco, in realtà cerca di salvarsi dalla irrimediabile fine, che una bestia più bestia di loro gli ha inflitto solo per distruggere tutto e tutti.

 Inorridito da tanta tracotanza e addolorato per i fatti luttuosi                                            

 Gaetano Castelli

 P.S. agli sprovveduti dell’ultima ora  ricordo che il sottoscritto da sempre  denuncia le inefficienze.

Rocchetta Sant Antonio 25-07-07


Il risveglio delle coscienze

di G. Castelli

La mafia è una forma di criminalità che non solo è attiva in molteplici campi illegali, ma tende anche ad esercitare funzioni di sovranità, riservate alle istituzioni, su un determinato territorio, imponendo il controllo sugli appalti pubblici, sugli incarichi tecnici, sulla direzione dei lavori, una tassazione su tutte le attività in atto. Dotatasi di un sistema coercitivo e assecondando concorsi fasulli,  prevede la sottomissione, chi non accetta è il nemico da diffamare in piazza. corruzione

Si tratta di una sorta di criminalità che presuppone alcune condizioni imponendo alle classi dirigenti la propria mediazione su tutto. Naturalmente la debolezza dei cittadini e dello Stato sono la condizione indispensabile per l’affermarsi di un potere alternativo quale quello che subiamo.  I clan “politici”, le organizzazioni di potere, quelle criminose o presunte tali si combattono solo con la rivoluzione delle coscienze.  Il problema è capire se e come ci troviamo di fronte a queste forme criminose e se siamo in grado di  riconoscerle.  Se volessimo azzardare un paragone potremmo rapportare l’attuale momento che viviamo a quello del salto di qualità compiuto da organizzazioni criminose, che con atteggiamenti, comportamenti e crimini contro la pubblica amministrazione, segnarono il passaggio dalla mafia di campagna alla mafia di città  e/o mafia degli appalti, degli incarichi tecnici ecc.ecc.

Il periodo dell’antimafia di professione, usata come inquisizione, oggi, purtroppo, è terminato e molte carriere, politiche e professionali, costruite sulla semplice enunciazione di dogmi sono state consegnate all’oblio.  L’attuale governo nazionale, regionale, provinciale e locale, sta combattendo le nuove forme criminose ma con gli stessi strumenti delle stesse,  così non si approda a nessun risultato.  Una azione di smantellamento costante degli apparati criminali può essere una particolare attenzione alla destinazione ed ai destinatari di tutti i tipi di finanziamenti, di appalti senza gare e di incarichi.

Oggi  per la diversificazione delle forme di prevaricazione, oltre al controllo e alla ramificazione sul territorio, è difficile combattere la criminalità poiché non facilmente riconoscibile, tuttavia, è evidente che la prevaricazione, utilizzando le formule di loro gradimento rispetto agli appalti, ai lavori, agli incarichi e alle direzione dei lavori ha un solo obiettivo: accaparrarsi tutto. Per questo ed altro, la società civile, le forze politiche sane devono essere protagoniste dell’antiprevaricazione e di tutte le forme criminose. Mettendo in essere una nuova stagione di controrivoluzione culturale nella lotta al crimine in generale.  Per farlo dobbiamo saper educare le nuove generazioni alla cultura della legalità e fare in modo di rafforzare, specialmente nelle pubbliche amministrazioni, i mezzi istituzionali di contrasto alla criminalità organizzata al fine di recuperare quei valori e quei territori nei quali è di fatto impedita la presenza, il controllo e lo Stato.

 Pertanto, occorre verificare in molti settori della legislazione processuale e penale, per  proporre una serie di modifiche migliorative che velocizzino i processi e che garantiscano la certezza della pena. Peraltro, tutte le Forze dell’Ordine, da sempre impegnate nella lotta all’illegalità, devono essere valorizzate e non demonizzate, come accade in questi giorni. Richiedendo un continuo ed attento monitoraggio della legislazione in particolare nei settori amministrativi, economici e urbanistici, al fine di individuare soluzioni normative che snelliscano i procedimenti amministrativi, liberandoli dal rischio che l'eccessiva burocrazia nascondi fini illegali. Inoltre, i mass media devono tornare ad essere l’amplificatore di qualsiasi iniziativa contro  tutti i fenomeni criminosi, non possono, a piacimento, assecondare effimere manifestazioni che hanno solo l’obbiettivo di distrarre l’attenzione.  

Dobbiamo mettere di fronte ad un Governo parolaio i  fatti. Contrapporre al sinistro lamento resistere… l’instancabile lavoro di tanti Uomini  quelli che non si sono prestati a continue e strumentali polemiche. E attraverso la rivoluzione culturale nella lotta alla corruzione, partire da un rinnovamento delle coscienze; punto fondante di questo rinnovamento deve essere la percezione, da parte dello Stato presente come l’amico che protegge e non come entità astratta partecipe della vita del singolo solo per chiedere tasse, partecipare alle cerimonie ufficiali e ai molti funerali.  

Di pari passo alla lotta alla criminalità amministrativa, devono procedere occasioni di sviluppo serio, specialmente per il Sud d’Italia e nelle aree interne, dove le organizzazioni “politico-criminali” sono spesso viste come l’unica occasione di lavoro.  Il diritto allo studio e la diffusione della cultura sono le uniche armi che abbiamo per dare una ulteriore spallata ai fenomeni criminosi, che si diffondono ovunque ci sono finanziamenti pubblici. Ma laddove c’è cultura e lavoro non ci sono ne uomini disonesti tanto meno disegni criminosi.

 Il Magistrato Giovanni Falcone  diceva:  un Uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni, questa è la base della moralità umana.

Rocchetta Sant Antonio 07-06-07                                                      Gaetano Castelli


Lettera aperta, in merito al dibattito sul futuro delle aree depresse dei Monti Dauni Meridionali, - meglio conosciuto come "territorio dell'osso" - dopo l'approvazione alla camera dei deputati della legge sui comuni sotto i 5.000 abitanti.

di G. Castelli

Cittadini di Rocchetta  Sant' Antonio

Rocchetta, convegno piccoli comuniPremesso che la Legge, in favore dei piccoli comuni, che tutti auspichiamo, nel rispetto del titolo V della parte seconda della Costituzione, ha lo scopo:

a) di promuovere e sostenere le attività economiche, sociali, ambientali e culturali esercitate nei piccoli comuni e di tutelare e valorizzare il patrimonio naturale, rurale e storico-culturale custodito in tali comuni, favorendo altresì l'adozione di misure in favore dei cittadini residenti e delle attività economiche, con particolare riferimento al sistema di servizi territoriali;

b) di valorizzare e riqualificare le aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394, e successive modificazioni, attraverso misure volte a favorire interventi di recupero dei centri storici e dei nuclei abitati rurali in esse compresi.  Il nostro paese per usufruire della Legge de quo dovrebbe rientrare, in tempi brevi, con atti e deliberazioni, che prevedano e rispettino gli scopi sopra richiamati.

In assoluta difformità, con quanto sopra esposto, il 6 maggio u.s., tutti i rocchettani presenti, hanno vissuto in diretta l’apoteosi della politica del nulla, della politica dell’apparire comunque, raggiungendo il massimo dell’ipocrisia.

Meno male che allo stesso tavolo erano seduti il Sindaco di Rocchetta Castelli, il Senatore Morra, il Presidente della provincia Stallone, il vice commissario della ASL Inghingoli,  l’Assessore Regionale Gentile ed il Vice Ministro Lettieri, che con serietà ed alto senso di responsabilità, hanno esaminato, discusso e chiarito le diverse problematiche che il preappennino meridionale ha vissuto e vivrà se deciderà di scegliere lo sviluppo, la collaborazione e la democrazia, oltre alla presenza con il proprio territorio in aree protette già istituite dalla Regione Puglia con la L.R. n.19/97, utilizzando meglio le aree boscate abbandonate da anni, la gestione corretta del demanio e degli usi civici ecc.. anziché la sterile ed ottusa politica, unico mezzo a loro disposizione per disseminare calunnie e diffamazioni a danno dei cittadini.

Inoltre, i convenuti hanno dichiarato, che i piccoli comuni non moriranno se saranno capaci, attraverso programmi, relazione tecniche veritiere e progettualità serie, di accedere alle direttive economiche della Comunità Montana, della Provincia, della Regione, del Governo Centrale e della Comunità Europea.

Rocchetta non può continuare a vivere di terremoto, frane ed eolico, che dall’infausto novembre del 1980 ha favorito e continua a favorire tecnoammnistratori ed affini, senza tener conto delle reali esigenze  dell’intera comunità.

Mentre, il  Vice Ministro Lettieri, entrando nel merito della Legge sui piccoli comuni, ha ulteriormente chiarito che il Governo ha già posto in essere aiuti economici in favore dei comuni inferiori a 5.000 abitanti - ex art. 1, comma 703, legge 27 dicembre 2006, n. 296, che hanno saputo contare gli anziani di età superiore ai 65 anni e i minori residenti nel proprio paese - questi alcuni dei Comuni che hanno avuto i finanziamenti: Celenza  Euro 148.022,14 – Faeto Euro 71.482,95 – Panni Euro 77.145,55 – Sant’Agata di Puglia Euro 275.527,60 – Roseto Valfortore Euro 156.259,29 ecc..-  Rocchetta, o chi per essa,  non ha saputo utilizzare le disponibilità economiche previste dalla legge ed ha perso i finanziamenti, raccontando in piazza che a Rocchetta non ci sono ne anziani tanto meno bambini, pur di giustificare l’inefficienza e la paralisi.

A questo punto, è chiaro che le fotocopie e i volantini, che ogni Santo giorno leggiamo, non rispondono alla verità ricordataci dal Vice Ministro, anzi fanno di peggio: seminano vento e mistificazioni millantando crediti  non riconoscibili  ne dalle Istituzione tanto meno dalle leggi vigenti.

Il nostro paese, per uscire dal buio, dovrebbe con immediatezza proporre alla Regione Puglia di  entrare nell’area protetta già istituita con la L.R. n.19/97; aprire una casa per gli anziani e i fondi ci sono; migliorare i servizi ai giovani e la Regione ha provveduto a rimpinguare i capitoli dedicati; proporre almeno al 50% una scuola materna pubblica come in tutti i paesi limitrofi, rassicurando le decine e decine di ragazze, prese in giro alle ultime amministrative, che alla scuola materna non andranno mai se non avranno i requisiti previsti dalle leggi vigenti; farsi rifare le strade in tempi brevissimi, proponendo percorsi alternativi visto che da decenni non utilizziamo più muli ed asini per il trasporto…ma per altro…; non da meno proporre, utilizzando parte dei finanziamenti ricevuti dall’eolico…l’abbattimento dell’ICI sulla prima casa anziché ulteriori aumenti non coerenti con il programma elettorale presentato alle ultime  amministrative.


Il 1° Maggio

di G. Castelli

È la Festa dei lavoratori, una festività da vivere in Libertà, Giustizia e Pace per ricordare l'impegno del movimento sindacale e i traguar1Maggio, festa dei lavoratori.jpgdi raggiunti in campo economico e sociale dai lavoratori... Storicamente, intende ricordare le battaglie operaie per la conquista di un diritto ben preciso: l'orario di lavoro quotidiano fissato in otto ore, la Legge fu approvata nel 1866 nell'Illinois USA e la Prima Internazionale chiese che legislazioni simili fossero approvate anche in Europa.

Convenzionalmente, l'origine della festa viene fatta risalire ad una manifestazione organizzata negli Stati Uniti dai Cavalieri del lavoro a New York il 5 settembre 1882. Due anni dopo, nel 1884, in un'analoga manifestazione i Cavalieri del lavoro approvarono una risoluzione affinché l'evento avesse una cadenza annuale. Altre organizzazioni sindacali affiliate alla Internazionale dei lavoratori - vicine ai movimenti socialista ed anarchico - suggerirono come data della festività il Primo maggio.

Ma a far cadere definitivamente la scelta su questa data furono i gravi incidenti accaduti nei primi giorni di maggio del 1886 a Chicago USA e conosciuti come rivolta di Haymarket. Questi fatti ebbero il loro culmine il 4 maggio quando la polizia sparò sui manifestanti provocando numerose vittime.

L'allora presidente Grover Cleveland ritenne che la festa del primo maggio avrebbe potuto costituire un'opportunità per commemorare questo episodio. Successivamente, temendo che la commemorazione potesse risultare troppo in favore del nascente socialismo, stornò l'oggetto della festività sull'antica organizzazione dei Cavalieri del lavoro.

La data del primo maggio fu adottata in Canada USA nel 1894 sebbene il concetto di Festa del lavoro sia in questo caso riferito a precedenti marce di lavoratori tenute a Toronto e Ottawa nel 1872.

In Europa la festività del primo maggio fu ufficializzata dai delegati socialisti della Seconda Internazionale riuniti a Parigi nel 1889 e ratificata in Italia nel 1891.

In Italia la festività fu soppressa durante il ventennio fascista - che preferì festeggiare una autarchica Festa del lavoro italiano il 21 aprile in coincidenza con il Natale di Roma - ma fu ripristinata subito dopo la fine del conflitto mondiale, nel 1945. Nel 1947 fu funestata a Portella della Ginestra Sicilia, quando la banda di Salvatore Giuliano sparò su un corteo di circa duemila lavoratori in festa, uccidendone undici e ferendone cinquanta.

Infine, quando si parla di solidarietà è evidente che bisogna conoscerne il significato, se così non fosse,  ricordo che la solidarietà è Libertà, Giustizia  e  Pace…non le bugie, le calunnie e le diffamazioni che reggono taluni equilibri.

 (Rocchetta Sant Antonio 15 maggio 2007)                                                          

Gaetano Castelli


Alla  c.a. del Sig. Sindaco di Rocchetta S. Antonio

 e p.c  Ai Cittadini di Rocchetta

Proposta per la valorizzazione e  produzione del Caciocallo podolico -  produzione e  vendita della  carne rossa di bovini podolici –  produzione e vendita dei latticini – utilizzo produttivo del bosco Comunale.

 di Gaetano Castelli

La proposta intende dare un contributo al miglioramento, alla valorizzazione della produzione del caciocavallo podolico, dei latticini freschi e la produzione di carni rosse di bovini Podolici il cui allevamento, realizzato tradizionalmente al pascolo, valorizza il Bosco Comunale di Rocchetta mucche podoliche al pascolo.jpgSant'Antonio e rappresenta un concreto esempio di zootecnia sostenibile in grado di salvaguardare le aree marginali nel Mezzogiorno d'Italia.

Valutare le caratteristiche qualitative della carne di bovini podolici in rapporto alla zona e al sistema di allevamento, al tipo di pascolo, all'età di macellazione, all'epoca stagionale ed alle operazioni pre-macellazione. Saranno prelevati campioni di carne, previa indagine sulla provenienza, al fine di rilevare eventuali macrodifferenziazioni di tipo fisico, chimico ed organolettico.

Nell'ambito della realizzazione  verrà effettuata una  indagine, utilizzando le professionalità del settore,  relativamente alla scelta di azienda pilota da costituire nel Bosco Comunale di Rocchetta, utilizzando le  strutture esistenti da completare, per realizzare un sistema di allevamento estensivo al fine di determinare le caratteristiche qualitative del pascolo, in termini di composizione floristica.

Obiettivo della proposta è quello di dare un contributo al miglioramento, alla conservazione e alla commercializzazione dei prodotti caseari, la produzione e tracciabilità  della carne podolica al fine di incentivare l'allevamento della razza autoctona che, oltre a fornire prodotti di qualità (carne, latte e trasformati), svolgono un ruolo importante nella salvaguardia delle aree boscate.

Quindi si intende valutare:

-le caratteristiche della carne di bovini podolici in rapporto alla zona e al sistema di allevamento, al tipo di pascolo, all'età di macellazione, all'epoca stagionale, alle operazioni pre e post macellazione. L'influenza del livello nutritivo e delle fonti proteiche alternative agli  OGM e le performance produttive con  caratteristiche quanti-qualitative della carne;

- la possibilità di migliorare il contenuto in omega-3 presenti nelle carni rosse mediante integrazione alimentare con semi di oleaginose per  ridurre l'ossidazione dei lipidi delle stesse mediante la somministrazione di vitamina E o alimenti ricchi in sostanze antiossidanti.

-il miglioramento delle caratteristiche organolettiche della carne di podolica impiegando periodi di frollatura di lunghezza differente;

-l'individuazione di opportune tecniche atte a ottenere prodotti trasformati freschi  e/o stagionati.

-la costituzione di un consorzio misto Comune di Rocchetta Sant Antonio- Allevatori e Cooperativa di giovani di Rocchetta.

La politica agricola dell'Unione Europea è, di recente, caratterizzata da provolone o caciocavallo_podolico.jpguna intensa attività legislativa mirata alla valorizzazione delle aree interne e marginali.

In questi territori, l'espletamento delle attività agricole, tra le quali un ruolo importante riveste l'allevamento del bestiame apporta, notoriamente, numerosi vantaggi: la formazione di reddito da parte dei produttori, la presenza dell'uomo utile alla conservazione del suolo, la realizzazione di produzioni di nicchia la cui domanda si presenta in crescente espansione.

In relazione a quest'ultimo aspetto, una grossa spinta verso l'incentivazione della cosiddetta agricoltura sostenibile è stata fornita dalla crescente attenzione e sensibilizzazione dell'opinione pubblica verso problematiche di tipo naturalistico che riguardano l'inquinamento e l'ottenimento di prodotti alimentari di qualità e salubrità accertata. Circa i prodotti di origine animale, la salvaguardia delle aree marginali passa attraverso la realizzazione di una zootecnia che prediliga, nel pieno rispetto del benessere animale, i processi produttivi a ridotto impatto ambientale e l'utilizzazione di genotipi autoctoni. Le razze autoctone, date le caratteristiche di rusticità e adattabilità che le contraddistinguono, sono perfettamente rispondenti a tutti i requisiti necessari ad un allevamento ecosostenibile perchè, basandosi essenzialmente sullo sfruttamento del pascolo in area boscata.

Rocchetta Sant' Antonio 17 marzo 2007


Salviamo la Terra piantando un miliardo di alberi.

 L'idea è sostenuta dalle  Nazioni Unite.

di G. Castelli

A NAIROBI in Kenia:  hanno deciso di piantare un miliardo di alberi nel corso del 2007 per aiutare, il pianeta Terra, a evitare un collasso da anidride carbonica. Ad avanzare la proposta, a margine della conferenza internazionale sui cambiamenti climatici in corso a Nairobi, è il premio Nobel per la pace Wangari Maathai. L'ambientalista africana, premiata con il riconoscimento della Fondazione di Oslo per la sua battaglia per il rimboschimento dell'Africa, è convinta che per quanto ambizioso, si tratti di un progetto fattibile.

Infatti, chiunque  può scavare una buca, metterci dentro un albero e poi innaffiarlo, prendendosi cura che non muoia. Nel mondo siamo oltre sei miliardi di persone se anche solo una ogni sei persone piantasse un albero l'obiettivo di salvare il pianeta Terra sarebbe raggiunto.

La proposta di Wangari Maathai ha trovato consensi tra tutti i delegati riuniti aForesta Umbra.jpg Nairobi. Achim Steiner, direttore del programma delle Nazioni Unite per l'ambiente, ha ricordato come spesso le discussioni in corso in questi vertici internazionali appaiano dall'esterno di difficile comprensione e producano dei risultati solo molto lentamente. Ma mentre i governi portano avanti i negoziati, i cittadini possono agire e piantare alberi è un modo di agire che può dare solo benefici, come pochi altri sono in grado di fare.

Riuscire nell'impresa di piantare un miliardo di alberi, ha spiegato ancora Steiner, porterebbe a un assorbimento di circa 250 milioni di tonnellate di anidride carbonica responsabili dell'innalzamento delle temperature. Una quota piccola, ma non trascurabile, se si calcola che l'Europa stando al Protocollo di Kyoto dovrebbe ridurre entro il 2012 l'8% dei suoi 35 miliardi di tonnellate di anidride carbonica prodotti annualmente. Complessivamente si calcola che la deforestazione selvaggia in corso soprattutto in Asia, Africa, America Latina e Europa contribuisca per circa un quinto all'aumento dei gas serra.

Pertanto, chiedo alla Regione Puglia, all’Amministrazione Provinciale di Foggia e ai Comuni  di prevedere uno stanziamento del 0,1% del proprio Bilancio per acquistare gli alberi, aprire cantieri forestali per rinverdire la nostra Regione.

 Con vera stima

 Rocchetta Sant Antonio  9 marzo 2007


LA PACE
di Gaetano Castelli*

Da il filosofo Tacito: "Auferre  rapere falsis nominibus imperium, atque ubi solitudinem faciunt, pacem  appellant ": Depredano, rubano e questo lo chiamano col nome falso Impero; hanno fatto un deserto e lo hanno chiamato pace.

Da Martin Luther King : "La vera pace non è solo l’ assenza di tensione ma  è la presenza della legalità e della  giustizia".

Quindi non si può continuare a predicare bene e razzolare male, Poiché tutti siamo impegnati e cerchiamo la pace e l’armonia, un valore essenziale ed assoluto, che da qualche tempo manca nel nostro paese.

È vero che di tanto in tanto  sperimentiamo quasi tutti l’agitazione, l’irritazione, la disarmonia ecc.ecc., e soffriamo di queste miserie umane, per giunta non le limitiamo a noi stessi ma le distribuiamo anche agli altri a maggior ragione ci pervade l'infelicità, mentre i miserabili ne sono felici, per cui tutti quelli che  vengono in contatto con questi, che hanno generato il male per propri interessi,  sono infelici. Certamente questo non è un modo pratico per vivere, in realtà dovremmo vivere in pace con noi stessi e con gli altri,  dopotutto l'essere umano è un essere sociale e deve far parte della società per meglio rappresentarla.

Ma come possiamo vivere in pace ?  

Come possiamo rimanere in armonia e mantenere attorno a noi un clima dolce in modo che anche gli altri possano vivere in modo pacifico e armonioso ?

È chiaro che mi rivolgo  alla gente di buon senso, siano essi amministratori e/o cittadini comuni, per poter essere sollevati da queste miserie umane, dobbiamo conoscerne le ragioni di base e le cause che hanno generato il male.

Forse una seria lettura della”storia” degli ultimi vent’anni potrebbe darci delle risposte.

Se invece, dovessimo esaminiamo diversamente il problema ci apparirebbe immediatamente chiaro, che quando i miserabili hanno deciso di generare il male e disseminato una sfilza di negatività insieme a menzogne, nefandezze, infamie e calunnie,  per distrarci solo dai loro interessi, ci hanno fatto litigare mettendoci l’uno contro l’altro, soprattutto in materia di diritti sanciti dalle Leggi e  non dalla loro incauta amministrazione.

Infine,  se è scontato che le negatività e le impurità, di cui sopra, non possono coesistere con la pace e l’armonia di un popolo, allora bisogna allontanare il male e i loro interessi privati per tornare a vivere in armonia. Tra le scelte immediate, avendo dimostrato la loro malvagia ed i loro interessi,  perché non allontaniamo ( i tecnici ) dalla gestione amministrativa facendogli fare solo il loro mestiere, qualora dovessero averlo...?

Con vera stima

Rocchetta Sant Antonio 05 ottobre 2006                                           

*Gaetano Castelli menbro del direttivo provinciale di Foggia, del partito della rifondazione comunista


Parchi: utopia o realtà?

di Filomena Petruzzi

A distanza di più di un secolo da quando nel 1872 venne istituito il primo Parco nazionale nel mondo, quello di Yellowstone negli Stati Uniti dove, nonostante l’epoca non fosse pervasa dal pressante problema ambientale di oggi, si comprese che le risorse naturali andavano “dedicated and set apart as a public park or pleasuring ground for the benefit and enjoyment of the people (destinate e preservate quali parchi pubblici o luoghi di svago a beneficio e godimento delle popolazioni), in un remoto angolo d’Italia si discute ancora se il parco sia un’entità fisica o possa rimanere aereo e inconsistente.

Da questo partiamo per commentare il movimento antiparco che serpeggia tra i colli del subappennino dauno della provincia di Foggia. Il subappennino o preappennino è una lunga sequela di colline, talvolta monti, che si dipana ai confini occidentali della provincia di Foggia a formare un arco concavo ad est. Precede le più imponenti vette dell’Appennino. È una terra di confine come ce ne sono tante in Italia, luoghi dove le genti si mescolano da secoli, dove i dialetti prendono sfumature particolari, a volte campane, a volte molisane o abruzzesi.

In queste terre l’economia rurale è sempre stata dominata dalla terra, ché altro fino a pochi decenni fa non c’era, l’uso del bosco in primis, castagni per mangiare e legna da ardere, boschi che poi cominciarono ad essere punteggiati di campi coltivati. La coltivazione della terra divenne sempre più preponderante fino a rendere marginale l’economia del bosco, decretando l’abbandono di pratiche agricole antiche che mantenevano il bosco in condizioni di produrre senza essere distrutto. L’aumento della superficie coltivata si andò estendendo di pari passo con l’avvento dell’agricoltura meccanizzata che alleggerì il lavoro dell’uomo. Era iniziata l’era moderna dell’agricoltura che porterà ad aumentare le produzioni ma anche ad un impoverimento del suolo e ad una drastica riduzione delle aree boscate. Un’avanzata tecnologica non sostenuta dall’adesione, dalla salvaguardia dell’antico, atavico, valore naturalistico e simbolico del bosco.

Cosa rimanga oggi della vasta cultura del bosco e quindi di quell’innata cultura “del naturale” delle genti di questi luoghi, è difficile a dirsi. La distruzione della vegetazione spontanea è in alcune aree intensa, il suolo rimane esposto senza alcuna copertura vegetale per lunghi periodi dell’anno fino alla semina. Il suolo ha perso gran parte delle sostanze organiche che dovrebbero permetterne la fertilità. I fenomeni franosi non si contano. Il bosco, dove è presente, è abbandonato oppure diventa oggetto di nuove e più violente aggressioni, come l’apertura di strade, l’installazione di pali eolici, gli incendi estivi.

In questo quadro desolante la cultura del parco stenta ad affermarsi, è vista con diffidenza e comincia ad essere osteggiata. Il tutto senza neanche aver provato ad attuarla in quest’area. La marginalità dei luoghi e la declamata “povertà” degli abitanti sono gli argomenti principali per affossare quanto di positivo c’è nel concetto di parco.

Prendendo ad esempio il succitato pensiero del presidente americano Grant il parco dovrebbe essere considerato come un modo di sperimentare un nuovo approccio al territorio. Un approccio pianificato quindi che richiede un programma, un progetto complessivo risultato delle migliori idee in campo; un  progetto complessivo di sviluppo e di conservazione, di uso del territorio contrapposto all’abuso, di miglioramento ambientale contrapposto al degrado attuale. Per “realizzare” un parco, oltre ad istituirlo, occorre una visione politica che, in quanto tale, sia proiettata nel futuro e garantisca alle popolazioni locali non solo un buon tenore di vita (peraltro già raggiunto) ma quella qualità della vita che ci si aspetterebbe da piccoli paesi di collina/montagna.

Sostituire il concetto di parco, frutto di una evoluzione ultracentenaria, di sperimentazione in varie aree del mondo o, volendo rimanere in Italia, applicato in situazioni analoghe a quella del subappennino pugliese, lungo tutta la dorsale appenninica, senza modelli alternativi, è solo uno stratagemma utile per il permanere dello status quo fatto di degrado del territorio, di “sperimentazioni” di abusivismo diffuso, di mancanza di regole alle quali debbano attenersi in primis gli amministratori e un attimo dopo tutti gli abitanti.


 

HOME

 ALLA CULLA
E passarono 22 anni.

Tersite" pubblica, nel rispetto dovuto alla libertà di espressione, un sentimentale intervento di un giovane studente  innamorato della sua terra.

Una terra,un padre,una madre si fondono all’interno di un pensiero, di una vita. Cos’è una vita lo saprai,forse, solo quando essa finirà.

Guardo un amico giocare su un tappeto circondato da specchi e statuine di cristallo. Giochi di ombre e luci che si accavallano nel tepore umano. Vedo che con occhi pieni di gaudio apre il regalo del suo quinto compleanno,sorride e non pensa al suo passato né al futuro. Cos’è il futuro lo saprai,forse, solo quando esso diverrà presente.

Prendo una palla e le tiro un calcio, l’ambiente che mi circonda è assoluto e immutabile, sento lo schiaffo e ricordo un capriccio; I figli della mia terra crescono e sono fugaci come me. Dissolti in un anelito di semplice complessità.

E ora ci guardiamo e ci rispettiamo e nessun verbo può rendere l’intesa di uno sguardo o una frase o un bicchiere di vino con un Rocchettano,un fratello buono o cattivo che sia che ha respirato la mia stessa aria,calpestato lo stesso grano, bevuto la mia stessa acqua,sentito cambiare la mia voce e crescere la barba.

Sento il sapore delle mie donne ,inneggio all’amore scambiato e  godo della vera ipocrisia di far finta di niente oggi. Avverto gli odori, la complicità,i movimenti e tutti i suoni che portarono ad un attimo di assoluto riposo e vuoto mentale dove tutte le altre cose non contano o sono talmente importanti da non richiedere ratio.

Andiamo avanti inesorabili e impavidi, guardando dietro e non pensando al dopo. Arriverà il giorno della nostra fine. Ma ora noi siamo, e abbiamo già lasciato il segno perché successori delle nostre amate madri,fieri dei nostri padri e orgogliosi di vivere questo presente. Se solo le pietre della nostra terra potessero parlare…..

tuo, cordialmente Giuseppe Sciretta

 


manifestazione contro inceneritori

Prato gennaio 2006

RICHIESTA DI PARTECIPAZIONE E ADESIONE ALLA PIATTAFORMA PER MANIFESTAZIONE REGIONALE DEL 28 GENNAIO ‘06

Gentili amiche e amici 

 I Coordinamenti dei Comitati della Piana (Firenze – Prato - Pistoia) in continuità con le manifestazioni di Campi Bisenzio (1° ottobre ’05), di Prato (8 ottobre 2005), di  Sesto Fiorentino (3 dicembre ’05), di Agliana (17 dicembre ’05) promuovono:

per il giorno 28 gennaio 2006 ,  a Firenze,

una manifestazione della Piana Firenze- Prato – Pistoia

contro la politica regionale dei rifiuti, che apre tavoli regionali di confronto con le ex aziende municipalizzate, non per affrontare il problema dei rifiuti e la grave situazione di precarietà ambientale e sanitaria degli abitanti della piana, ma per decidere invece quanti inceneritori servono per garantire, in maniera trasversale, il mantenimento degli attuali equilibri politici ed economici nella regione toscana.

Chiediamo che la Regione Toscana e tutte le amministrazioni provinciali e comunali aprano una fase SERIA di confronto fra le varie opzioni per la gestione dei rifiuti, con garanzie di  PARI DIGNITA’ fra le diverse proposte, e individuazione e condivisione di percorsi atti a garantire  una partecipazione REALE e DEMOCRATICA alle scelte.

Chiediamo un confronto sul valore etico della nostra proposta che, a differenza di quella inceneritorista, si pone il problema della crescita incondizionata delle merci, dei consumi dello spreco delle risorse e da delle soluzioni sicuramente più consone al vivere civile e ad uno stile di vita più consapevole e responsabile.

Chiediamo un confronto sugli aspetti sanitari; riteniamo che la nostra proposta a differenza di quella inceneritorista, non metta a rischio la salute della popolazione. Riteniamo che la piana sia già fortemente inquinata e che, piuttosto che alla collocazione di ulteriore impianti nocivi, una corretta amministrazione dovrebbe pensare piuttosto alla chiusura di quelli esistenti (inceneritori di Montale, Baciacavallo, Selvapiana).

Chiediamo un confronto con le organizzazioni sindacali perché quanto si afferma circa la creazione di posti di lavoro attraverso la costruzione degli impianti, non ci risulta vera, è vero piuttosto il contrario, cioè che nuovi posti si ottengono attraverso l’introduzione delle raccolte differenziate con il sistema del porta a porta e con l’attivazione e gli investimenti sulle filiere industriali del recupero dei materiali.

Chiediamo un confronto con le associazioni dei consumatori, con i sindacati dei lavoratori, con le categorie economiche, con le amministrazioni, perché a noi non risulta che con gli inceneritori i costi del servizio diminuiranno, a noi risulta piuttosto che ci sarà una forte levitazione dei costi e che questi saranno a carico delle utenze (domestiche e non).

Chiediamo un confronto,  con le cooperative edilizie, con le amministrazioni, con i sindacati e con i cittadini perché viene taciuto che un’area residenziale vicina ad un inceneritore è automaticamente svalutata da un punto di vista economico e .

Le adesioni oltre che all’indirizzo mail di invio possono essere inviate a :  

socioambientalesgsm@libero.it; msirca@interfree.it; faber.b@libero.it

il sito è http\\www.noinceneritori.org    

Ricevuto il 18/01/2006 13:13


Rete di formazione ed Informazione delle Due Sicilie


Opinioni diffuse sul territorio, memoria storica utile per farla conoscere e
conseguentemente agire per liberare il nostro paese, iniziative politiche
sul territorio, iniziative culturali, forum e conferenze indette dai
duosiciliani, modulistica elettorale, calendari delle manifestazioni dei
duosiciliani .

Dopo 145 anni
Noi, duosiciliani faremo giustizia
di una colonizzazione militare, economica, culturale, morale, politica e
sociale, etc. etc. Ci faremo conoscere per quello che siamo e condurremo il Paese alla Verità & Libertà.

Caro duosiciliano,
non ricambiare i nostri auguri,
ricordati di adempiere concretamente
ai tuoi doveri verso la nostra Patria
e la Comunità meridionale
che attende un risveglio, una vera rinascita
e vuole le “due Sicilie” Indipendente, Libero,
e artefice del suo futuro.

Basta!
Con le sottomissioni Culturali, economiche, sociali e soprattutto
politiche volute da un Paese Patrigno e colpevole di tenerci continuamente
in questa drammatica situazione.
Dopo il 1°gennaio dell’anno 2006
Chiamaci ! al 32 80 56 25 81
Fatti sentire ! per essere utile anche tu, alla costruzione del nostro grande e onorato paese. per il movimento unitario duosiciliano, Pasquale Greco-Pompilio Rizzello-Giuseppe Quaranta e 195 firme (che sono i componenti del parlamento del sud)
recapiti postali: Taranto-via Japigia 34
Lizzano-Via sardegna 21
Avetrana-piazza vittorio veneto 13

Recapiti telefonici: 32 80 56 25 81 - 34 85 41 62 04
recapiti telematici: comitatomare@sudlibero.it
comitatolavoro@sudlibero.it
comitatogiustacittà@sudlibero.it
comitatoagricolo@sudlibero.it
comitatogiustiziagiusta@sudlibero.it
forumeridionale@sudlibero.it
mls@sudlibero.it
sito internet:
WWW.SUDLIBERO.IT

Ricevuto il: 24/12/2005 18:07


Segnalazione articolo

Saluti da www.dilloadalice.it

Questa e-mail ti è stata inviata da piccoli comuni che pensa questo articolo possa interessarti:

""Lo spreco in Enti inutili""
http://www.dilloadalice.it/articolo.aspx?articolo=80entispreco.xml

puliamo le istituzioni

Ricevuto il 08/02/2006 14:42


Segnalazione articolo

Questo articolo ti Ë stato inviato da qualcuno che lo ha letto da reggio-calabria.metropolisinfo.it
e ha dato questa e-mail come suo indirizzo di posta elettronica:
virgiliocaivano@virgilio.it

L'articolo:
** PICCOLI COMUNI: CAIVANO, IN ATTO FORTE RIBELLIONE ISTITUZIONALE **
Foggia, 5 gen. - (Adnkronos) - ''Un grido di dolore che dovrebbe scuotere la coscienza della politica italiana,

Il mittente ha fatto questi commenti sull'articolo:
a quanti vogliono bene ai piccoli comuni italiani

url: http://www.reggio-calabria.metropolisinfo.it/article/view/52840/1/32/

Ricevuto il23/01/2006 12:31

- la repubblica di tersite -