SITO PER CUORI RIBELLI                                    QUESTO SITO E' DEDICATO A TERSITE                                                                       FONDATORE VITO FENINNO                                                                                     Continua il successo di Tersite: grazie ai gentili odissei.
ARCHIVIO EDITORIALE
Home Pornotax Il Principe Sangue a Mezzogiorno No Tav Primarie Unione I segreti del Conclave Europa in fiamme La Devolution Elezioni Palestina Tersite Smile Mistero Buffo Rocchetta nel burrone I Caimani Il valvassore Berlusconi: fine dello show elezioni politiche 2006 il verdetto elettorale Bertinotti Presidente La via crucis di un paese Un compagno al Colle Referendum, voto no La Storia e la Memoria impiccato Saddam Riformismo? Il Partito Democratico Fabbrico, bilancio previsione 2008 Mastella lo sfasciacarrozze il voto del 13 aprile 2008 Politiche 2008, il voto come miracolo Travaglio e tersite, se li conosci li eviti Santoro e la liberta di informazione Caso Travaglio, tv di regime Berlusconi mago dei mutui e dell ici
IL RIFORMISMO!
 

 

LA CRISI DELLA POLITICA

IL COMPAGNO RIBELLE

 
EDITORIALE
di Tersite

 

 

Con la crisi di governo è emersa in tutta la sua gravità la crisi della politica. E la politica di sinistra. La caduta del governo Prodi, nelle intenzioni dei “tattici”, voleva essere propedeutica alla nascita del futuro partito riformista. La drammatizzazione della chiamata al voto sulla relazione “estera” del ministro D’Alema non voleva verificare la compattezza della maggioranza. Non c’era allo stato dei fatti nessuna emergenza politica tale da chiamare i senatori a blindare la politica estera del governo. Il voto sul rifinanziamento della missione in Afghanistan  sarà in agenda parlamentare solo nei prossimi mesi.

 la storia del pci, napolitano, d'alema, fassino.jpgLa chiamata al voto, voluta dal presidente DS e vice-premier, allora nascondeva altre ragioni di altra natura politica e non legate a specifici provvedimenti. Il dibattito tutto interno ai DS che si sta svolgendo con le convocazioni dei congressi periferici sulla mozione Fassino del Partito Democratico aveva bisogno di fare chiarezza tra "progressisti" e "massimalisti". Tra progressisti riformisti e massimalisti universalisti. I DS sanno benissimo che se il partito democratico tarda a nascere la politica italiana scivolerà lungo una deriva “democristiana”: il movimentismo di Casini allude a questa possibilità. 

  Lo smarcamento di Casini da Berlusconi ha la tendenza ad attrarre nell’area centrista la Margherita di Rutelli-Marini: consacrando l’addio al partito democratico a dominio diessino veltroniano. Portando il pallino in mano ai  “mandarini” democristiani. D’Alema, quindi, per difendere il progetto “democratico” e per tenerlo al riparo dalla carsica azione di logoramento “casiniano”, ha approfittato del passaggio delicato della legislatura per evidenziare la distanza tra la “sinistra democratica” post comunista e la sinistra comunista per rinsaldare il legame con la Margherita con l’intendo di addossare la crisi di governo a Rifondazione ricacciandola nel ruolo di testimonianza.

  ala sinistra unione, giordano, diliberto, pecoraroscanio.jpgLe segreterie politiche di PRC e PdCI e Verdi intuito il gioco hanno subito riaffermato la fiducia a Prodi respingendo così, questa volta – 1998 docet? -, l’accusa di tradimento del mandato elettorale e di responsabili della caduta del governo.

  Fiducia che ha stoppato, almeno per il momento, l'accelerazione "riformista" dalemiana. Prodi, contestualmente, per non perdere la premiership, aveva bisogno di trovare una sponda solida nei partiti della sinistra “antagonista”. La fiducia della sinistra radicale, giunta inaspettata, ha smascherato l’ingegnoso “deviazionismo dalemiano”: lasciando il cerino in mano agli uomini dell’Ulivo. Che non potendo più accusare l’ala radicale dell’Unione ha dovuto riaffermare nella figura di Prodi l'unica possibilità per continuare la legislatura.

Insomma, se la sinistra radicale avesse tolto la fiducia a Prodi niente avrebbe potuto fermare il progetto politico definito del “taglio delle ali”. Tanto caro a Casini. Ecco il perché, da parte dell’UDC, la richiesta di un governo di transizione o istituzionale guidato da Marini presidente del Senato. In un colpo solo Casini avrebbe fatto capitolare due teste: quella di Prodi e quella di Berlusconi.

 Quindi è stato Prodi a frenare. E’ stato il professore bolognese che, assicuratosi della lealtà dei “comunisti”, ha bloccato l’operazione.

 Questa volta Casini ha perso, anche grazie al soccorso bianco di Follini. casini, scruta nel futuro.jpgSoccorso che non voleva “lasciare il paese al buio”. Cioè: una volta sfumato il governo di “transizione”, Follini non ha voluto riconsegnare il paese a Berlusconi e alla destra rozza e populista.

  I DS hanno, ad oggi, tutta la necessità di accelerare la nascita del PD altrimenti i dorotei udicì potrebbero cogliere petali di margherite indebolendo il ruolo dominante dei DS nella futura alleanza tra i Democristiani di Casini e i democratici riformisti di Veltroni. I DS, dopo essendosi svenati incamminandosi verso il PD, si potrebbero trovare nuovamente in "mezzo al guado" ecco perché occorre loro fare in fretta: non più il 2009, ma se non entro l’anno, al massimo nei primi mesi del 2008. Il “centro” di gravità è permanente e ha il magnetismo sempre attivo e capace ancora di attirare.

 La balena bianca ha ripreso ad agitarsi. Moby Dick per riprendere il largo deve slamarsi dall’arpione bipolarista: ha bisogno di essere libera di nuotare. Ritorna a nuova vita se riesce ad approdare al Proporzionale, altrimenti spiaggerà. O ripescata dalla destra berlusconiana.

 I DS di conseguenza per non essere respinti nel recinto del “massimalismo” politico lavorano affinché Moby Dick non si riossigeni attraverso il proporzionale e mettono in campo il “maggioritario a doppio turno”. Per rinsaldare, con la Margherita, il patto costitutivo del futuro Partito Democratico. Perché solo così potranno candidare alle prossime politiche il sindaco di Roma, l’uomo american-kennedyano: Veltroni.    

 Questa operazione “transgenica”, artificiale, tutta estetica e poco culturale, però, schiaccerà la sinistra storica italiana in un ruolo recitativo e non di protagonista. Cioè avrà solo nel nome la ragione di definirsi di sinistra ma nella sostanza reciterà solo una parte velleitaria. Le politiche che dovrà deliberare saranno sempre più conservatrici e di deperimento dei diritti acquisiti. Prova ne è – già oggi - il rifinanziamento delle missioni militari, la riforma delle pensioni, il riconoscimento del “merito”.

  Per inciso: il più letto sociologo polacco Zygmunt Bauman nel suo illuminante libro “voglia di comunità” definisce la meritocrazia levatrice di società deboli. Come si sposa quindi la cultura destrorsa del merito  con la cultura di sinistra? Anche alla luce delle chiarificanti tesi di Bauman?  

  La sinistra non si può porre solo il sufficiente obiettivo di governare, e lasciare la soluzione delle contraddizioni della società nel “prossimamente”: perché quando si abbandona il solco storico ci si perde nella ampollosità dei solo irrisoluti pronunciamenti. Perché ritenere che si governa solo dal “centro” vuol dire che non rimane che ammettere che la sinistra ha perso per sempre. 

 Di fronte a questo “deviazionismo borghese” il voto al senato non ha fatto i conti con la coscienza delle persone. E il “no” espresso da due senatori è stato bollato come tradimento. Voto cospiratore. Voto Ribelle. I due senatori della “sinistra-comunista” votando secondo la volontà del “popolo” di Vicenza e del popolo della “piazza” sono stati accusati di Alto Tradimento. Di ribellione. Espulsi dai rispettivi partiti: PRC e PdCI. Processati “stalinianamente” e allontanati. Ancora una volta la sinistra riesce a frantumarsi. A farsi male, da sola.

Dichiarare “gratuitamente” la fiducia al governo significa ammettere che la sinistra per stare al governo deve assolvere solo il compito di votare “maggioritariamente”?

 Ma questa pratica l’entrista, che consiste di entrare nella stanza dei bottoni per tentare di condizionarne il comando, non è un po’ vetusta? E non è una tattica che storicamente non ha mai portato a nessun risultato? Menchemeno a condizionare governi? E non ha consegnato alla storia di questo Paese il risultato se non di una maggiore divisione e all’ampliarsi della galassia delle sinistre?

 Se così è, se la sinistra storica approda al “centro” e se quella antagonista si illude ancora di praticare il l’entrismo, allora la questione di una sinistra socialdemocratica, o di cambiamento, resterà in sonno per molte altre generazioni.

 Al momento non ci si può che ribellare.

 la repubblica di tersite - 04- MARZO -2007

- la repubblica di tersite -