ROCCHETTA: PAESE DELL’OSSO
Io appartengo al mio paese: qui sono nato,
qui sono cresciuto e qui ho imparato ad ascoltarlo ad amarlo e ad
esecrarlo. Ho ascoltato racconti, storie e voci che riempiono l’aria
della piazza ogni giorno, tengono compagnia i frequentatori che feriti
da non si sa cosa passeggiano fittamente per sciogliere il proprio
dolore per le cose che non vanno come dovrebbero andare.
Voci
che raccontano di vite fatte di fatiche terribili, del dolore di vivere
in strade vuote e dell’ennesima riprova che se anche il tempo passa
niente cambia: tutto rimane uguale: c’è sempre la “miseria” di
tanti e la ricchezza di pochi, di quelli che hanno sempre amministrato
questo paese e lo hanno sempre amministrato facendo favori a se stessi e
ai loro compari.
Questa
sana rabbia stranamente si esaurisce tutta all’interno delle discussioni
che animano le passeggiate, forse perché consci
che a questa situazione non si può porre rimedio visto che il “mondo
funziona così e ha sempre funzionato così”: dietro alle false promesse
di una società più giusta si sono sempre nascosti inconfessabili
interessi della famelica “casta” che porta via la “polpa”
e alle popolazioni lascia l’osso.
Il
vantaggio di vivere in una società avanzata, progressista e tecnologica
è stato puramente teorico per le popolazioni appenniniche. La politica e
l’ economica si sono accordate per difendere in primo luogo i loro
interessi fregandosene della frattura sociale e demografica che tale
accordo produceva in seno alle comunità sedi di insediamenti di
produzione di energie rinnovabili.
La lezione è chiara: in termini economici e
sociali la popolazione di Rocchetta Sant’Antonio non ha
tratto benefici dalle risorse economiche derivate dalla produzione
eolica. Del resto è da vent’anni che delle royalties, che entrano nelle
casse comunali, non sappiamo che fine fanno. Non esiste un fondo
speciale e non esistono delibere comunali che vincolano tali entrate.
Tutto è lasciato al caso e all’arbitrio degli amministratori.
E’ al
quanto singolare che il continuo andirivieni tra delegati di aziende
eoliche amministratori e privati cittadini chiuda il cerchio tenendo
fuori gli interessi collettivi di tutta la popolazione, rievocando “una
sconfitta che brucia ancora” come quella del metano in Capitanata
del 23 maggio 1969.
E’ da
diversi anni che il mio impegno civile e democratico è rivolto
essenzialmente alla QUESTIONE EOLICA e alla difesa degli interessi
comunitari. Ma nel frattempo, anni addietro, mi sono anche interessato
di suggerire all’amministrazione di trasformare la scuola materna
comunale in un nuovo assetto di natura PARITARIA e non
statale come invece erano orientati gli stessi amministratori. Procurai
anche un dossier corposo elaborato a Reggio Emilia con la consulenza del
responsabile territoriale dei servizi all’infanzia, inviato a mie spese
alla allora giunta guidata dal sindaco Magnotta, ma senza mai
ricevere adeguata risposta. Se le voci che ho raccolto sono attendibili,
sono felice che oggi la nuova maggioranza politica guidata da
Castelli ha dato mandato di trasformarla proprio in scuola
paritaria.
Questo
a riprova che il mio gratuito interessamento alle vicissitudini
sociali e culturali della storia del mio paese affondano in un lontano e
disincantato attaccamento alla mia terra.
E’ per
questo che niente è assurdo e nulla deve essere lasciato di intentato.
Anche se qui nulla avviene immediatamente ma tutto avviene lentamente.
Comodamente: anche se il ritardo e i continui rinvii hanno un prezzo
altissimo sulla qualità della vita, che si guasta giorno per giorno.
Un
ringraziamento, per la virtù civile, va al paese dalle “amene colline”
che prima di installare il parco eolico ha preventivamente deliberato di
destinare parte delle entrate eoliche ai bisogni della popolazione.
Candela è un paese a 10 km da noi che in questi anni ha lavorato
stabilizzando la sua popolazione, superando i 2.800 abitanti.
Nella delibera si legge: “le risorse
rinvenienti dall’eolico sono destinate alla eliminazione della retta per
la refezione scolastica, del ticket sul trasporto pubblico, alla
riduzione dell’ICI e dell’addizionale comunale IRPEF, nonché di
destinare 2.000 euro una tantum alla Parrocchia per ogni convenzione
sottoscritta”.
E c’è
da aggiungere che chi abita nell’ameno comune ha già una riduzione
della bolletta della luce e del gas del 10%. A fronte di royalties
eoliche che non supereranno i 400.000 euro l’anno.
Con le
dovute proporzioni, visto che le nostre entrate eoliche saranno
milionarie, i cittadini di Rocchetta non dovrebbero pagare
nessuna tassa locale e avere la luce il gas e l’acqua gratis, altrimenti
ci sarà un’accelerazione delle sperequazioni, tra territori omogenei.
Se non
venissero accettate queste rivendicazioni di giustizia sociale saremo
alla catastrofe sia sotto il punto di vista della cagione della
disparità e della disuguaglianza sociale sia della cagione della
infezione demografica che continua a falcidiare il numero dei residenti
scesi oggi per la prima volta sotto la fatidica soglia dei
2.000 abitanti.
“Rocchetta
democratica” era il titolo di un volantino apparso nottetempo a nome
dell’amministrazione che si glorificava di essere “un esempio per gli
altri comuni per la gestione delle 'rilevanti risorse' eoliche”. Così
vantava letteralmente il volantino. E continuava esaltando “il
potenziamento dei servizi comunali e quelli da progettare” grazie alle
entrate eoliche. E si chiedeva, infine, come “utilizzare in modo
ottimale la 'risorsa vento' e cosa significa utilizzo di questa
risorsa?”
Forse
qualcosa ci è sfuggito; forse i nostri occhi sono slegati dal cuore; ma
l’equazione eolico uguale sviluppo uguale giustizia sociale
non ci sembra a tutt’oggi compiuta.
La
tanto esortata “rivoluzione industriale rocchettana” celebrata
nel volantino non ci sembra sia stata neanche ingravidata per aspettarci
a breve un nascente e florido sviluppo. Più semplicemente ci appare che
l’intera vicenda eolica sia naufragata come tante altre storie
del nostro paese e che il potenziale di opportunità di progresso che
conteneva è costato caro alla nostra popolazione, in termini di
frustrazioni di disillusioni e più materialmente di appagamento dei
propri bisogni.
Ancora
una volta, nella nostra recente storia, le ripercussioni della questione
eolica hanno segnato un aggravamento della già drammatica
situazione demografica, sociale ed economica, della degradazione
territoriale e ambientale, e del deterioramento della qualità della vita
dei cittadini accompagnando “lentamente” e “comodamente” la storia di un
intero paese verso la sua sconfitta finale.
Sarebbe naturale, in assenza di risposte istituzionali, una reazione
spontanea di fronte ad una situazione divenuta insostenibile.
Di
fronte all’aggravarsi della situazione energetica ed alimentare
mondiale, la popolazione di Rocchetta che contribuisce, per la
sua parte, a produrre energia pulita, penso debba essere eticamente,
correttamente e direttamente compensata senza le arbitrarie e
parziali mediazioni istituzionali.
In
definitiva, e più precisamente, la questione rocchettana, va
inquadrata non tanto e non solo in un generico atto morale ma politico:
ben sapendo che il destino di una comunità è legato alla responsabilità
dei suoi amministratori.
Se il
nostro paese è classificato tra i comuni del “territorio dell’osso”
vuol dire che la nostra terra è stata caratterizzata da una economia di
rapina che ha spolpato le sue risorse naturali portandone via le
ricchezze e lasciando alle popolazioni solo l’osso per strangolarsi.
Tornando a “casa”,
penso a quello che ha scritto il bisaccese Franco Arminio visitando i
paesi della 'bandiera bianca' nel libro 'Vento forte tra Lacedonia e
Candela'….“A Conza c’è voluto un terremoto, il mondo tende a prendere
peso e noi siamo schiacciati da questo peso, conversiamo sotto il peso
delle nostre parole, scriviamo sotto il peso della nostra scrittura,
viviamo sotto il peso della nostra vita e non riusciamo a metterci
sopra, non riusciamo a salire come un passero sale su un ramo”.
E come Arminio, se mi sforzassi potrei sicuramente trovare anche note
positive.
Ma
anch’io come lui non sono un suonatore.
Con rispetto di me, e di tutti, auguro a tutti Buone Vacanze.
IL CITTADINO prof. VITO FENINNO
Rocchetta
Sant’Antonio Agosto 2008
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