Intervista al pm di Catanzaro
a cui la procura generale ha avocato l'inchiesta dopo l'iscrizione al
registro degli indagati del ministro Clemente Mastella
De Magistris:"Mi cacciano perché indago,
Così torniamo all'epoca fascista"
"Oggi il tema in gioco è se tutti i cittadini sono
uguali davanti alla legge; faccio le corna, ma dopo che mi hanno tolto le
inchieste resta solo l'eliminazione fisica"
di
ATTILIO BOLZONI
Ha appena saputo. E comincia a parlare: "Siamo
alla magistratura degli Anni Trenta, siamo
tornati a un ordinamento giudiziario gerarchizzato proprio dell'epoca
fascista".
Il sostituto procuratore Luigi De Magistris
sceglie con cura le parole, prova a stare calmo nonostante tutto quello che
gli sta rotolando addosso. Dice: "Prima mi tolgono l'inchiesta Poseidone,
poi il tentativo di allontanamento, poi ancora l'avocazione dell'inchiesta
Why Not, faccio le corna ma dopo rimane solo l'ipotesi della soppressione
fisica". Il magistrato è nella sua casa di Catanzaro. Risponde a tutte
le domande che può. Da qualche minuto ha avuto notizia dalle agenzie di
stampa che gli hanno "tolto" anche l'altra indagine, si sfoga: "Stento a
crederci, mi sembra una barzelletta".
Che costa sta accadendo dottor De Magistris?
"Il dato è quello dell'impossibilità materiale di svolgere il proprio ruolo.
Se è vero, se è vero perché io non ho ancora ricevuto alcuna notifica, ci
avviamo al crollo dello stato di diritto. E un altro punto nevralgico è
quello dell'articolo 3 della Costituzione che qui si sta mettendo in gioco:
i cittadini italiani sono tutti uguali davanti alla legge?"
Tutti i cittadini italiani sono uguali davanti alla legge?
"Se uno arresta chi fa la tratta di esseri umani o i trafficanti di droga
gli arrivano i telegrammi e gli applausi, gli dicono che è il magistrato più
bravo d'Italia. Ma poi viene cacciato quando indaga sulla pubblica
amministrazione. Cosa significa allora? A questo punto la partita non può
essere più - visto che il tema è così alto - trasferite o non trasferite De
Magistris. Io pongo un altro problema: un magistrato così può rimanere in
magistratura. E io, così lo so fare il magistrato, anche se mi mandano a
Bolzano o a Novara o a Cagliari. Questo è il tema che è in gioco nel Paese:
se un magistrato può continuare a indagare su tutti i cittadino o no".
Lei cosa sa di questa avocazione?
"Di ufficiale nulla. Ma se la ragione è quella sull'omessa astensione nel
conflitto con il ministro, questo è un fatto senza precedenti. In questo
caso la magistratura, intesa come potere diffuso sul territorio, perde
completamente la sua autonomia".
Sembra che il procuratore generale Dolcino Favi abbia motivato il suo
provvedimento per l'articolo 412, cioè l'avocazione delle indagini
preliminari per mancato esercizio dell'azione penale o per la non
archiviazione nei termini stabiliti dalle legge.
"Se è così, è ancora peggio. Le indagini preliminari sono in corso e quella
norma può intervenire solo quando scadono i termini delle indagini. Le mie
indagini erano in pieno svolgimento. Quindi, quella norma, è completamente
inapplicabile".
Si sentirebbe allora in grado di affermare che c'è stata una forzatura,
se fosse andata davvero così?
"Se fosse andata così, sarebbe un eufemismo dire che c'è stata una
forzatura. E poi, poi io in queste ore mi sono fatto una domanda: come è che
la notizia dell'iscrizione nel registro degli indagati di Mastella, una
notizia così riservata, è uscita su Libero? Io credo che faccia parte
di una vera strategia della tensione. Prima la fuga di notizie su Prodi, poi
la revoca delle indagini, poi l'articolo di Libero che è servito a
scatenare un processo mediatico per arrivare all'avocazione. Senza questa
fuga di notizie su Mastella, non sarebbe accaduto tutto questo. E poi il
procuratore generale non potrebbe sapere della notizia di Mastella, è
vietato dalla legge. Di quella iscrizione lo può sapere il procuratore della
repubblica, il procuratore aggiunto. Il procuratore generale non può
conoscere le indagini. E la velocità del suo provvedimento mi ha lasciato
esterrefatto".
De Magistris, cosa farà adesso?
"Scriverò a chi di dovere, questa avocazione è un ulteriore tassello di ciò
che mi sta accadendo da tre anni a questa parte".
Si rivolgerà al Csm? Denuncerà tutto a un'altra procura?
"Investirò più di un'autorità. Indagavo su un sistema di potere e mi hanno
spogliato di tutte le inchieste".
Ci spieghi meglio..
"Il segnale che hanno lanciato è molto chiaro: la magistratura non può più
indagare in alcune direzioni. Questo è evidente. Poi è anche la conferma di
come una parte del potere giudiziario sta dentro il sistema. Una parte della
magistratura è funzionale a certi sistemi oggetto di investigazioni, è
fondamentale capire questo. Ecco perché si pone in discussione l'agibilità
democratica all'interno della magistratura. Da un lato c'è un ritorno alla
magistratura degli Anni Trenta, con segni sintomatici di quel periodo del
prefascismo e del fascismo. E cioè la possibilità del ministro di trasferire
in via cautelare dei magistrati. Si ritorna al periodo in cui il potentino
del paese, il signorotto che chiede l'allontanamento del pretore che magari
dava fastidio e poi arrivavano gli ispettori e in una settimana quel pretore
lo cacciavano via. Si torna alla magistratura ipergerarchizzata,
l'avocazione senza alcuna giustificazione, la magistratura in una posizione
di avvilimento totale. Immaginate il messaggio che sta passando in questo
momento nei confronti di tutti i colleghi".
Si rimprovera qualcosa nel suo lavoro?
"Io ho un rispetto assoluto delle forme, io ritengo che un magistrato per
raggiungere risultati deve innanzitutto rispettare la procedura penale.
Detto questo, è ovvio e scontato che chi lavora in queste condizioni possa
fare errori. Io non mi rimprovero nulla. Ma sono consapevole di aver potuto
fare errori, di aver potuto sbagliare. E' umano, ovvio. Che poi abbia fatto
errori è tutto da vedere. Io ho subito in questi mesi un processo pubblico
senza potermi difendere".
L'iscrizione del ministro Mastella può aver accelerato l'avocazione
dell'altra sua inchiesta?
"Sta nei fatti mi pare. Poi parleranno le carte, ma mi pare assolutamente
verosimile".
C'è, come dire, una tempistica ritorsiva?
"Io questo non lo posso dire. Però mettendo insieme i fatti... Un'altra cosa
mi sembra incredibile: io stavo facendo un percorso di indagine molto
lineare e all'improvviso si inserisce una richiesta di trasferimento del
ministro che poi - sembrerebbe - è stata utilizzata per dire tu ti dovevi
astenere perché c'era la richiesta di trasferimento. Quindi arriviamo al
punto che si equipara una richiesta di trasferimento d'ufficio con un atto
istituzionale a una specie di denuncia presentata da un indagato. C'è
inimicizia, devi astenerti. Una cosa veramente incredibile. E' senza
precedenti. Che cosa dovevo fare di fronte a quella richiesta? Dovevo
fermarmi, dovevo chiudere le mie indagini? La logica era quella: io dovevo
fermare le mie indagini in quella direzione".
O girare le spalle, far finta di non vedere...
"Voglio dire un'altra cosa sul messaggio che stanno mandando. Se io dovessi
essere trasferito il magistrato che mi verrà a sostituire cosa farà, come si
comporterà? Sa già che, se dovesse seguire le mie orme, andrebbe incontro a
un provvedimento disciplinare. Cosa altro deve pensare? O mi fermo o mi
tolgono l'indagine. Ecco perché parlo di fine di autonomia e
dell'indipendenza della magistratura. E lo dico a ragion veduta. Così non si
può più andare avanti, così non ci sono più gli spazi per questo lavoro. E
come si fa?".
Lei è diventato, suo malgrado, anche punto di riferimento per un Sud che
vuole liberarsi da certi poteri poco trasparenti. Ha qualcosa da dire a quei
ragazzi che manifestano per non farla cacciare? Cosa vorrebbe dire a quei
giovani calabresi e a tutti gli altri che credono nell'autonomia della
magistratura?
"Io innanzitutto credo che questa mobilitazione sia sui diritti e sulla
giustizia e non su un giustizialismo o provocata dalla voglia di un
tintinnio di manette, di monetine tirate. Questa è una differenza importante
con il 1992. Bisogna capire quale è la posta in gioco, questa non è più una
questione solo di Luigi De Magistris. Sono convinto che c'è una
consapevolezza dei propri diritti, che oggi c'è una grande maturità
democratica. Ho ammirazione per quei ragazzi".
Come si sente davvero, cosa prova dentro nel momento che deve lasciare le
sue inchieste?
"In una regione che ha decine e decine di magistrati che
si trovano in una situazione di opacità assoluta, si va a colpire con tutti
i mezzi chi sta cercando di fare un po' di chiarezza sul fiume di
finanziamenti pubblici che sono arrivati... ".
(21 ottobre 2007)
fonte la repubblica.it del 21-ottobre-2007 - (la
repubblica di tersite del 21 ottobre 2007)
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