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Si sta per insediare il terzo governo
Berlusconi, cosa deve fare un'opposizione
democratica per difendere i diritti di cittadinanza
e arginare lo strapotere della maggioranza del
centrodestra? se lo domanda Marco Travaglio,
auspicando che l'opposizione parlamentare svolga un
ruolo di garanzia in merito a politiche come
giustizia, televisione, comunicazione e....
Che fare?
Marco Travaglio
Anzitutto trasformare in migliaia di mega-poster la foto del Politburo del
Pd che circondava
Walter Veltroni la sera della sconfitta: lì ci sono
tutti i responsabili della
disfatta che ha riconsegnato l’Italia a Berlusconi per la
terza volta in 15 anni. Perché quello del 13-14 aprile non è stato un buon
risultato in condizioni difficili, una mezza vittoria, un ottimo punto di
partenza, una prova di aver avuto ragione: è stato una disfatta. Dunque
sarà bene affiggere in tutte le sedi del Pd il
poster del Politburo dei
perdenti stretti intorno a Walterloo. A imperitura memoria.
Così il militante, appena vedrà avvicinarsi
D’Alema, Latorre e Fassino
ansiosi di “dare un contributo”, li metterà subito alla
porta al grido “Unipol, Unipol”. Loro capiranno, avendo contribuito, con le
loro telefonate intercettate con
Giovanni Consorte e Stefano
Ricucci, a far perdere al Pd decine di migliaia di voti di
gente perbene che detesta i conflitti d’interessi anche se non riguardano
Berlusconi, anzi soprattutto se riguardano la sinistra o presunta tale.
Appena entrerà Anna
Finocchiaro, quella che due anni fa si sentiva pronta a
sacrificarsi per il Quirinale e che, dopo aver trascinato i Ds all’esaltante
percentuale del 5 per
cento nella sua Catania, è stata premiata con la candidatura
a governatore di Sicilia
scalzando Rita Borsellino
e riuscendo a prendere 15 punti in meno di lei, verrà
accompagnata all’uscita, con l’auspicio che non si faccia mai più rivedere.
Se invece dovesse giungere il
giovane vecchio Enrico Letta,
sarà opportuno domandargli perché nel 2006 abbia chiesto all’Avvocatura
dello Stato di difendere la
legge Gasparri
dinanzi alla Corte europea di giustizia di Lussemburgo contro le
legittime pretese di
Francesco Di Stefano, che dal 1999 attende le frequenze per
accendere Europa7
dallo Stato che gli ha assegnato regolare concessione a
trasmettere. Nel caso in cui si presentasse
Paolo Gentiloni
e fosse sveglio, domandargli perché abbia accettato senza fiatare
l’insabbiamento della
sua legge sul tetto antitrust per la pubblicità televisiva e
di quella che avrebbe spoliticizzato almeno un po’ la Rai, e per giunta non
abbia mai provveduto ad assegnare le frequenze a Europa7. A casa anche
Livia Turco e
Pierluigi Bersani, tanto impopolari tra la gente quanto
adorati dai tenutari di salotti televisivi. Inutile precisare dove andranno
spediti Colaninno jr.,
Calearo, Marianna Madia, Daniela Cardinale, Mirello Crisafulli e gli altri
candidati inutili o indecenti del Pd. Casomai, infine, si
affacciasse all’uscio
Uòlter Veltroni e chiamasse ancora Berlusconi “il principale
leader dello schieramento avversario”, sarà bene interromperlo, prima che
finisca la frase, con un’esclamazione a piacere. E poi regalargli un
biglietto per gli Stati Uniti,
affinchè possa seguire la campagna elettorale americana e rendersi conto di
come Obama tratta Hillary, di come Hillary tratta Obama, e di come Hillary e
Obama trattano Mc Cain, e viceversa.
Il Pd avrà un senso e un futuro soltanto se sparirà per sempre dalla
circolazione chi da vent’anni predica, all’indomani delle elezioni perse,
che “bisogna saper
parlare al Nord”, ma non ci è mai riuscito in vita sua, e
intanto si è persi per strada anche il Sud e una bella fetta del Centro. Chi
ha collezionato soltanto fiaschi, ma il giorno dopo le elezioni va in tv a
spiegare agli altri come si vince.
Chi ha scaricato due volte
Romano Prodi, il quale aveva il grave torto di aver battuto,
due volte su due, Silvio Berlusconi. Chi pensa sia giusto che Prodi, avendo
battuto due volte Berlusconi, se ne resti a casa, e chi ha sempre perso con
Berlusconi rimanga al suo posto. A preparare la prossima sconfitta...
Il Nord
Gli abitanti del Nord non votano la Lega Nord perché questa abbia una buona
classe dirigente, che anzi è pessima, e nemmeno perché vogliano la
devolution, che nessuno sa cosa sia. Votano Lega Nord perché i leghisti sono
sempre presenti sul territorio, sono conosciuti dalla gente, parlano con le
persone, sono al loro fianco nei momenti di difficoltà. Mentre i leader del
Pd vivono a Roma, frequentano salotti, si parlano fra loro in un linguaggio
incomprensibile e quando servono non ci sono mai. M in campagna elettorale
fanno una capatina qua e là, di solito in auto blu o sul pullman verde, e si
autoinvitano pure a pranzo. Per “parlare al Nord” bisogna parlare con i
cittadini al Nord, non con la Lega a Roma. Formule cervellotiche e
politichesi come “il Pd federale” o “il Pd del Nord” lasciano il tempo che
trovano. Bisogna spiegare a chi ha paura della criminalità che la ricetta
leghista della chiusura delle frontiere, degli aumenti delle pene e della
caccia agli immigrati è una truffa, perché non funziona ed è impraticabile:
la criminalità si combatte con un sistema giudiziario e repressivo
efficiente, e non con quello attuale, sfasciato proprio da Berlusconi e
dalla Lega per salvare gli amici degli amici. Se poi non si fanno indulti,
ma nuove carceri, la gente del Nord potrebbe persino prendere sul serio
questi discorsi seri.
Governo ombra
La nuova squadra (o “governo ombra”) da affiancare ai leader
dell’alleanza Pd-Idv, cioè a Veltroni e Di Pietro, dovrà nascere da una
giornata di primarie aperte che azzeri l’attuale ceto dirigente, selezionato
in base agli inviti a “Porta a Porta” e alla cieca obbedienza ai capi
supremi. Sarà un’ottima occasione per lanciare alla ribalta nazionale quei
pochi amministratori che riescono ancora a “parlare con il Nord”, ma anche
con il Sud, senza prendere pesci in faccia: i sindaci Cofferati (Bologna),
Cacciari (Venezia), Zanonato (Padova), Emiliano (Bari), Crocetta (Gela), il
presidente della Provincia di Milano, Penati, il nuovo presidente della
Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.Primarie aperte anche alla cosiddetta
“sinistra radicale”, che non è solo popolata di vacui e vanesii parolai, ma
anche di politici concreti e apprezzati come Tana de Zulueta, Paolo Ferrero,
Elias Vacca, Orazio Licandro, Vladimir Luxuria, Tommaso Sodano, Nichi
Vendola. I ministri-ombra così scelti dovranno rappresentare l’opposizione
nei dibattiti televisivi, al posto della consueta compagnia di giro,
salottiera e romanocentrica, che ha fatto il suo tempo e non si può più
guardare.
Giustizia
Casomai il pullmann verde fosse ancora a disposizione, utilizzarlo per
caricarvi e avviare a una lunga, interminabile vacanza tutti i più recenti
“responsabili giustizia” del centrosinistra: i Luciano Violante, i Marco
Boato, i Guido Calvi, i Lanfranco Tenaglia, i Pierluigi Mantini, i Massimo
Brutti e gli altri artefici dell’indulto, degli attacchi alla Forleo e a De
Magistris, dei voti impunitari nelle giunte per le autorizzazioni a
procedere che hanno impedito al Pd di condurre una campagna elettorale
contro lo sfascio berlusconiano della Giustizia, al quale avevano tutti pro
quota contribuito. Insieme con loro andranno dismesse le battaglie
ideologiche e le seghe mentali tipo separazione delle carriere, distinzione
delle funzioni, “giusto processo”, responsabilità civile dei magistrati,
priorità nell’esercizio dell’azione penale da affidare al Parlamento e al
Csm (l’ultima trovata elettorale di Uòlter e D’Alema). Tutte riforme che non
abbreviano di un nanosecondo i tempi biblici dei processi e non interessano
a nessun cittadino. Basterebbe ingaggiare come consulenti un paio di
giuristi del calibro di Franco Cordero e Vittorio Grevi, o sfruttare
l’esperienza di Antonio Di Pietro e Gerardo D’Ambrosio, e dei neoeletti
Silvia Della Monica e Achille Serra, per mettere a punto un programma snello
e comprensibile che assicuri ai cittadini sentenze rapide e giuste:
abolizione della prescrizione dopo il rinvio a giudizio, abolizione del
processo d’appello (salvo in presenza di nuove prove), esecutività delle
pene dopo la prima condanna (fermo restando il diritto all’impugnazione per
motivi di legittimità), pene accessorie più severe e risarcimenti più
esigibili. Un ottimo lavoro è già stato fatto dalla commissione istituita
presso il ministero della Giustizia nell’ultima legislatura, con il
contributo dei giudici Davigo, Greco e Ielo, per il rapido recupero degli
enormi proventi dei reati e il loro riutilizzo per l’autofinanziamento della
Giustizia.
Intercettazioni
Ammettere onestamente il drammatico errore commesso nell’inseguire
Berlusconi anche su questo terreno. Lo strumento delle intercettazioni
telefoniche e ambientali non solo non va ridimensionato, ma va potenziato e
allargato, visti gli ottimi risultati conseguiti da magistrati e forze
dell’ordine (anche in termini di recupero del maltolto). Va da sé che
occorre subito ritirare l’assurda e “castale” pretesa di imbavagliare
l’informazione giudiziaria proibendo di pubblicare atti d’indagine e
intercettazioni non coperti dal segreto. Dal momento della “discovery” degli
atti,disposta dalla magistratura quando ritiene che il segreto sulle
indagini debba cessare, tutti gli atti non più segreti devono essere messi
immediatamente a disposizione non solo delle parti in causa, ma anche della
stampa, affinchè l’opinione pubblica sia informata tempestivamente ed
esaustivamente degli scandali che si vanno scoprendo e possa controllare
come, “nel nome del Popolo italiano”, viene amministrata la Giustizia.
Opposizione
Vista l’ampia maggioranza raccolta dal Pdl e Lega alla Camera e al
Senato, le possibilità di mettere in difficoltà la maggioranza si riducono
al lumicino. Ma non è detta l’ultima parola. Quella di Berlusconi è una
coalizione tutt’altro che coesa e non sa governare, come ha ampiamente
dimostrato sia nel 1994 sia nel 2001-2006. E non tarderà il momento in cui,
soprattutto in un paese destinato a una lunga recessione, monterà il
malcontento dei cittadini. Insomma, verrà il momento in cui un’opposizione
agguerrita potrà mettere in crisi il governo. Anzitutto va abolita la parola
“dialogo” dal vocabolario del Pd. Salvo nei i casi in cui la maggioranza
proponga misure davvero utili alle collettività (il che, come insegna
l’esperienza, accadrà rarissimamente), la minoranza dovrà votare contro,
senza tentazioni di “opposizione costruttiva”; e ricorrere ogni volta che
sarà necessario all’ostruzionismo e alla verifica puntuale del numero
legale. Nonostante la maggioranza amplissima di cui godeva nel 2001-2006 la
Casa delle Libertà, accadde decine di volte che le sue assenze in aula la
trasformassero in minoranza nella commissione Affari costituzionali, al
momento di votare la costituzionalità delle leggi. Purtroppo fu quasi sempre
salvata dal soccorso rosso del centrosinistra, che sopperiva alle assenze
del centrodestra con assenze ancor più ampie nelle proprie file. Questa
volta occorrerà collocare nella Affari costituzionali i parlamentari più
combattivi e presenzialisti, vincolandoli all’obbligo di presenza tramite
capigruppo molto determinati. Se una legge non passa al vaglio di
costituzionalità, è lettera morta. Sarebbe anche opportuna un’ampia
autocritica sulle scriteriate aperture al centrodestra per riformare
“insieme” la Costituzione. Va detto e ribadito che la Costituzione va bene
così com’è, salvo alcuni ritocchi per differenziare le funzioni delle due
Camere e soprattutto per dimezzare il numero dei parlamentari. Su
quest’ultimo punto il centrodestra, ora che è al potere, cercherà di
glissare, e proprio su questo punto andrà incessantemente incalzato. Così
come sulla tempestiva riforma dell’indecente legge elettorale “Porcellum”.
Commissioni di
garanzia
La presidenza delle giunte per le elezioni e le autorizzazioni a
procedere, della Vigilanza Rai e del Comitato di controllo sui servizi
segreti (Copaco) spetta di diritto all’opposizione. E’ di cruciale
importanza designare a quegl’incarichi parlamentari di collaudata
esperienza, competenza e inflessibilità. Il voto contrario sulle immunità e
le insindacabilità, solitamente regalate a buon mercato ai membri della
casta con voto bipartisan, è decisivo per far emergere agli occhi dei
cittadini le fregole autoimpunitarie di chi magari in “Padania” strilla
contro “Roma ladrona e intanto a Roma si fa assolvere dagli amici degli
amici. Lo stesso vale per i servizi di sicurezza, visto l’uso, anzi l’abuso,
che ne ha fatto nella penultima legislatura il governo Berlusconi con i vari
Pompa e Pollari. Idem come sopra per la Rai, che sarà terreno di caccia, di
epurazioni e occupazioni militari: destinare un personaggio come Furio
Colombo o come Beppe Giulietti alla guida della Vigilanza sarebbe un segnale
preciso per i nuovi manovratori, oltrechè una garanzia di vigilanza
autentica.
Televisione
La cosa più urgente da fare è quella di sposare almeno il terzo
referendum lanciato da Beppe Grillo al V-Day del 25 aprile: quello che si
propone l’abrogazione della legge Gasparri e di quel che resta delle
precedenti (Mammì e Maccanico, già bocciate dalla Consulta) che regalano a
Mediaset il monopolio incostituzionale sulle tv commerciali e sulla relativa
pubblicità. La seconda è un collegamento permanente con le istituzioni
europee, che nei prossimi mesi sottoporranno l’Italia a una supermulta di
3-400 mila euro al giorno, con effetto retroattivo dal giugno 2006, se la
Gasparri non sarà smantellata; e avvieranno un’altra procedura d’infrazione
se Di Stefanonon avrà ciò che gli spetta, cioè le frequenze per Europa7. E’
essenziale cogliere ogni occasione per far sapere ai cittadini italiani che
toccherà a loro sborsare una “tassa Berlusconi” per le leggi vergogna che il
Cavaliere ha varato o imposto a tutela della sua bottega. La terza è
affiancare esplicitamente e pubblicamente Di Stefano nella sua sacrosanta
battaglia. Quarto: non partecipare ad alcuna spartizione alla Rai: a giugno
scadrà il Cda e Berlusconi quasi certamente tenterà di confermare quello
esistente, presieduto dall’amico inciucista Claudio Petruccioli e
controllato per i cinque noni dal centrodestra. Pd e Idv dovrebbero subito
far sapere di non sentirsi rappresentati da Petruccioli e invitare a
dimettersi, senza alcuna disponibilità alla riconferma, gli attuali
consiglieri di amministrazione del centrosinistra: Berlusconi & C.
lottizzino pure, ma stavolta non in nome e per conto dell’opposizione.
Comunicazione
Le strategie di marketing escogitate dagli attuali cervelloni del Pd si
sono rivelate disastrose. Ci vuole ben altro per fronteggiare lo strapotere
mediatico del Cavaliere che, prim’ancora di andare al governo, è già
riuscito a portare i tg a occultare le sue porcate (beatificazione di
Vittorio Mangano, inchiesta su Dell’Utri per brogli in Calabria e
all’estero, minacce “scherzose” a una giornalista russa sgradita all’amico
Putin) e a enfatizzare errori e punti deboli dell’opposizione. Nei prossimi
mesi e anni l’”emergenza criminalità”, oggi collocata in apertura di tutti i
telegiornali, sparirà dai teleschermi insieme agli sbarchi dei clandestini,
agl’italiani impoveriti, al caro-vita, alla pressione fiscale. Toccherà agli
esponenti del centrosinistra, presenti di diritto nei tg e nei talk show,
sopperire al drammatico deficit di informazione sui prevedibili fallimenti
del governo. Chi andrà in tv dovrà essere molto informato e agguerrito,
armato di dati e di esempi concreti da raccontare ai cittadini. Sarebbe
vivamente consigliabile disertare le reti Mediaset, per mettere in rilievo
con tante sedie vuote lo scandaloso conflitto d’interessi di un premier che
possiede tre tv private oltre a controllare il “servizio pubblico”. Se
invece si decidesse di frequentare anche le reti del Biscione, almeno si
rammenti a ogni occasione che lo studio appartiene al capo del governo e che
il conduttore e gli intervistatori sono suoi dipendenti. A furia di
ripeterlo, chissà che la gente non cominci a porsi il problema.
Battaglie
Aprire l’opposizione alla società civile, ancxhe con iniziative di
piazza, evitando di rinchiudersi nei palazzi della politica e della
televisione. Il pullmann verde deve continuare a portare Veltroni e i suoi
ministri-ombra in giro per l’Italia per incontrare la gente, per ascoltarne
le esigenze e le proposte, per lanciare alcune idee chiare ed efficaci,
anche con raccolte di firme per leggi di iniziativa popolare e referendum:
come, appunto, quelle per l’abrogazione della Gasparri e per il dimezzamento
del numero dei parlamentari, ma anche per una nuova politica della sicurezza
e dell’ambiente. Parlare di energie alternative, di “rifiuti zero”, di uno
sviluppo alternativo alle solite grandi opere e ai soliti inceneritori
aiuterebbe ad agganciare gli elettori della sinistra “radicale”, gli
arrabbiati del non voto, i giovani dei Meetup di Beppe Grillo. Se poi i
gruppi parlamentari del Pd e dell’Idv, che giustamente han deciso di agire
separati, rinunciassero al 50% dei “rimborsi elettorali”, devolvendoli a
qualche progetto di solidarietà di Emergency o di Libera o della Caritas,
diventerebbero più credibili in una battaglia per la riduzione dei costi
della casta che metterebbe in serio imbarazzo il centrodestra al governo.
Una dichiarazione di rinuncia preventiva a ogni immunità e insindacabilità,
poi, renderebbe più credibile una battaglia parlamentare contro ogni voto
impunitario che la nuova maggioranza prevedibilmente adotterà a protezione
dei suoi cinquanta e passa inquisiti. Inoltre, last but not least, un
governo-ombra itinerante si allontanerebbe da Roma e si avvicinerebbe alla
gente, imparando a parlare in modo più comprensibile. E, soprattutto, si
immunizzerebbe dalle sirene del Vaticano: come dimostrano anche le ultime
elezioni, il peso elettorale del cardinal Ruini e delle altre porpore
svolazzanti è ormai pressochè nullo. Prima i leader del Pd se ne renderanno
conto, prima potranno fare politica a mani libere. Dando ragione alla Chiesa
quando ha ragione, e torto quando ha torto. Ma soprattutto dando a Cesare
quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio.
Pantheon
Se proprio il Pd deve tenere un Pantheon di padri nobili, molto meglio
issare sul piedistallo personalità italiane (Kennedy e Martin Luther King
lasciamoli agli americani), possibilmente conosciute e amate dai cittadini
per la loro pulizia e il loro buongoverno: De Gasperi, Einaudi, Pertini,
Berlinguer. Per carità, che nessuno si azzardi più a citare Bettino Craxi
(tanto caro ai Fassino, ai D’Alema e ai Veltroni). Lo 0,7 per cento raccolto
dai cosiddetti Socialisti, cioè dalla compagnia della buona morte Boselli-De
Michelis-Bobo fortunatamente estinta nel nuovo Parlamento, dovrebbe aver
insegnato qualcosa: Bettino Craxi, oltre a essere un noto corrotto, porta
pure sfiga.
(fonte
unità
del 5 maggio 2008)
(La repubblica di tersite, 9 maggio 2008) |
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