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Tutto nasce dall’operazione “rompiballe”, così è
stata chiamata l’inchiesta della Procura di Napoli:
seicento e oltre pagine di ordinanza in cui
compaiono intercettazioni, e una delle voci più
ascoltate è quella di Marta Di Gennaro, il nome di
maggior rilievo nell’elenco degli arrestati. È lei
che il 28 giugno 2007 telefona a Bertolaso dopo aver
una riunione sulla discarica di Terzigno, e gli
riferisce ciò che ha detto ai suoi interlocutori:
«Noi stiamo parlando di una discarica da truccare e
voi ci dovete aiutare»
Operazione Rompiballe
Marco Travaglio
Non potevano trovare un nome migliore gli inquirenti napoletani per
l’inchiesta su
politica&monnezza.
“Operazione Rompiballe” allude alle ecoballe, niente eco e molto balle. Ma
anche, involontariamente, all’ennesima porcata del governo per
mettere la magistratura al
guinzaglio del potere politico con la scusa dell’emergenza
rifiuti. Perché è di questo che stiamo parlando, come spiega Rodotà su
Repubblica e come
sostengono 75 pm campani: il decreto del
governo è
incostituzionale, perché
sospende “de jure” lo Stato di diritto in una regione dove già era sospeso
“de facto”.
Le trombette
berlusconiane sono già al lavoro per rivoltare la frittata e
far passare per ribelli proprio i magistrati che difendono la Costituzione,
non il governo che la calpesta. Spettacolare il
Corriere che,
sorpreso il giudice Nicola Quatrano, a spasso per Chiaiano, lo torchia per
bene per sapere che ci facesse lì, vedi mai che alzasse barricate e
lanciasse molotov. Come se un libero cittadino non potesse andare dove gli
pare. In effetti, secondo il decreto,
non si può più manifestare
liberamente, in Campania: si rischia di passare per
sabotatori delle discariche, dunque nemici pubblici.
Intanto il governo si fabbrica un bel
superprocuratore regionale per
i rifiuti, roba mai vista nemmeno sotto il fascismo, che
accentra le competenze delle procure territoriali. Nessun giudice potrà più
sequestrare discariche irregolari o pericolose, anche perché i rifiuti
tossici e nocivi vengono equiparati a quelli urbani ordinari, per decreto,
in barba a tutte le leggi nazionali ed europee, e soprattutto alla salute di
chi se li beve o se li respira. Insomma, vietato disturbare il manovratore:
che oggi è il supercommissario di governo - l’ineffabile
Bertolaso,
l’uomo per tutte le stagioni, quello che due anni fa da commissario non
combinò un bel nulla e ora, chissà perché, dovrebbe fare il miracolo - ma
domani potrebbe essere il presidente del Consiglio. Perché, se passa il
precedente di un “governo
che si sceglie i magistrati che devono controllare le sue iniziative”
(Rodotà), poi non ci si ferma più.
Lo Stato italiano ha sconfitto il terrorismo e combattuto la mafia con
ottimi risultati - per due o tre anni, non di più - senza strappi alla
Costituzione. Non si vede perché oggi non possa rimuovere la monnezza senza
violentare la Carta costituzionale. Se le nuove discariche
saranno a norma di legge, nessun giudice le bloccherà. Ma impedire
preventivamente ai giudici di bloccarle è come ammettere di
sapere in anticipo che saranno
irregolari, dunque inquinanti, dunque pericolose per la
salute pubblica. Dunque l’intervento della magistratura rimane l’unico scudo
per i cittadini.
Resta da capire perché mai, dal Pd,
non si sia levata una sola
voce critica contro il colpo di mano berlusconiano. Anzi,
dopo la parentesi dell’ostruzionismo su Rete4, si è tornati precipitosamente
a un “dialogo” che conviene solo al governo. Eppure non occorre un genio per
intuire che la guerra all’indipendenza e autonomia delle toghe con la
monnezza non c’entra niente. C’entra con
altre monnezze:
per esempio, con l’ansia di vendetta del Cainano contro i pm di Napoli per
l’inchiesta sull’acquisto di Saccà e di alcuni senatori. “Questi pm sono
ingovernabili”, ha denunciato, sgomento per l’esistenza di qualche toga che
ancora prende sul serio la Costituzione (“la magistratura è autonoma e
indipendente da ogni altro potere”): un pericoloso precedente che va subito
sanzionato.
Intanto si cerca un pretesto per varare l’agognata
legge contro le
intercettazioni, che proprio sulla monnezza han dimostrato
la loro efficacia, dunque vanno abrogate. Il
ministro ad personam Alfano
annuncia che la nuova porcata è pronta. Meno pronta è la reazione dell’Anm,
che seguita a “dialogare” col governo che si accinge a disarmarla. E ancor
meno pronta è quella del
Pd, che ha
addirittura avviato consultazioni del ministro-ombra della Giustizia, tal
Tenaglia,
con l’Alfano medesimo, non si sa bene a che pro. Intanto
Ermete Realacci
si associa agli alti lai berlusconiani pro Bertolaso e contro il
blitz dei giudici: “Intervento spettacolare e fuori contesto” che rischia di
“ostacolare la soluzione del problema rifiuti”. La prossima volta, prima di
arrestare qualcuno, i giudici chiederanno il permesso a lui (“Ci scusi,
Realacci, avremmo intenzione di arrestare Tizio e Caio. Le pare il contesto
giusto o gradisce un rinvio? Ha qualche data libera, in agenda?”).
Dio salvi i rompiballe.
fonte:l'Unità,
30 maggio 2008
(La repubblica di tersite, 2 giugno 2008) |
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