Artisti Varesotti a Roma nel  XV° e XVI° secolo

L’assenza del pontefice da Roma, dopo il trasferimento della corte papale ad Avignone nel 1307, provocò una crisi economica che costrinse la popolazione, stimata tra le 15.000 e le 20.000 unità, ad abbandonare la città. La popolazione cominciò a crescere all’inizio del 400 quando papa Martino V° ( papa dal 1417 al 1431 ) riportò la sede a Roma e il ritorno dei pontefici vide l’affermarsi dell’autorità della Chiesa in modo assai maggiore che in precedenza.
Da questo momento l’ obiettivo di tutti i Pontefici  fu quello di riorganizzare la dissestata città medievale secondo un modello ordinato e formalmente rispondente ai nuovi canoni funzionali ed estetici della città di Vitruvio. Durante questo periodo lavorarono a Roma maestri quali Leon Battista Alberti, Donato Bramante, Baccio Pontelli, Michelangelo Buonarroti, Baldassarre Peruzzi, scultori della raffinatezza di Jacopo Sansovino e Antonio da Sangallo il Giovane, pittori rappresentati dalla sensibilità di Raffaello.
I Pontefici, divenuti principi stabili e sovrani come gli altri d’Italia, fanno nuovamente di Roma una capitale mondiale. L’ ingrandimento dei  palazzi Vaticani, la costruzione del nuovo S. Pietro, le nuove o rinnovate chiese ,  la costruzione intensa di Palazzi, di dimore ecclesiastiche e nobiliari, la creazione di grandi arterie stradali dritte, fiancheggiate da nuove costruzioni  cambiano radicalmente la faccia di Roma.

A questa frenetica attività parteciparono in maniera significativa diversi artisti provenienti dalle nostre zone.

Nel 1400

Quali furono i nostri conterranei che si distinsero e contribuirono alla costruzione della “ nuova Gerusalemme”? Il primo nome tramandatoci è quello di
Beltramo di Martino da Varese , conosciuto anche come Beltrando e documentato tra il 1444  alla rocca di Viterbo ed il 1469 come architetto ed impresario.
Fu uno dei massimi imprenditori edilizi  a Roma sotto Nicolò V° ( 1447 - 1455 ) e fu architetto civile, idraulico e militare. Viene ricordato più per le testimonianze grafiche che per le opere ormai andate distrutte. Fu operoso in Castel Sant'Angelo, Campidoglio, in S. Maria della Febbre e nel 1452-4 è imprenditore per la parziale ricostruzione di San Pietro.
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Nel 1451 un Beltramo lombardo lavora alla rocca di Orvieto.

Suo nipote fu l’architetto Pietro di Giovanni da Varese, del quale si hanno notizie dal 1446 al 1455. Operò a Roma  alla torre di Nicolò V° in Campidoglio verso il 1452  ed è documentato un pagamento  per diversi lavori , sia per la torre citata sia per una porta di marmo che sta a capo delle scale nuove e sia per la torre di Nicolò V.
Fece costruire parte dei bastioni di Roma, di Orvieto e la tribuna di san Pietro. Ad Orvieto lavorò anche in Duomo nel 1450.
Nel 1453 esegue radicali lavori in san Teodoro.
Un Pietro da Varese, lo stesso od un omonimo, nel 1453/4  cava marmi a santa Maria nuova per il palazzo apostolico e nel 1455 somministra grandi partite di calce per i restauri di santa Maria maggiore.

Con Beltramo da Varese, che sembra il capostipite del gruppo lavorano nello stesso periodo il nipote Giovanni Piccinino da Varese, Pietro di Giovanni da Varese, Giorgio da Varese. Operarono  in Castel S. Angelo, nella torre del Soldano e in quella di Niccolò V in Roma e nelle rocche di Ostia, di S. Marinella, di Tivoli; nei castelli di Cassia, Arquata, Monteleone e anche nel Castel Nuovo a Napoli.

Ricordo che in questo periodo le professioni di architetto - imprenditore edile, maestro muratore , scultore , maestro di pietra - scalpellino spesso si sovrappongono e confondono ( nel 1434 Brunelleschi fu imprigionato perché non si sentiva obbligato a pagare l' immatricolazione alla Corporazione dei Maestri di pietra )

Antonio da Castiglione è citato tra il 1451 ed il 1474, chiamato anche Antonio da Como.
E’ ricordato con diversi ruoli : muratore, scalpellino, architetto, impresario, ingegnere militare, scultore a Roma e zone limitrofe. Edificò la rocca di Ostia  ed un documento ricorda un pagamento proprio per questa rocca . Nel 1453  lavora al campanile di Santa Aura sempre ad Ostia. Altri suoi lavori citati  a Ponte Mammolo ( 1461 ) sulla Tiburtina, a Ponte Molle, alle fortificazioni di Ponte Lucano ( 1462 ) e nel palazzo apostolico per una scala a chiocciola.
Nel 1474 restaura le mura  tra porta Settignano ed il Tevere.

Più modestamente
Francesco di Ambrogio da  Varese  nel 1453 cava travertini con i suoi soci a santa Adriana a Roma,  possiamo pensare che come scultore stesse scegliendola materia prima?.

Maestro Albino da Varese nel 1453 , architetto ed impresario insieme con Jacopo di Tomaso, entrambi maestri da muro , hanno l' impresa di una strada a Santo Celso in Roma. Nel 1461 é accertata l' attività di un Albino Lombardo, scultore. Presumibilmente suo  figlio è Pietro di Albino da Castiglione, attivo sotto Nicolò V° fino a Paolo II° (  1447 - 1471 ) .

Giovanni d’Antonio da Varese, è scalpellino e scultore noto tra  il 1460-73. Nel 1460/64 un Giovanni da Baveno ( ritenuto però Giovanni da Varese ) lavora come scalpellino a san Pietro in Roma. Nel 1472 vende un orto a Roma, nel 1473 un Giovanni da Varese risulta debitore verso Giovanni di Gasparo di Como, marmoraro.

Troviamo poi  l’ architetto  Stefano di Ghirardo ( Girardo), nativo di Varese  che lavorò per  Paolo II° ( 1464- 1471 ) e  sotto la direzione di Pietro Barbo.

Materno di Giovanni di Vedano Olona tra il  1464 e il 71 fu architetto e scultore.
Lavorò a Roma sotto papa Paolo II° ( 1464 - 1471 ), fu alle dipendenze di Pietro Barbo. Fece parte del consorzio di artisti e operai provenienti dalle nostre zone.

L’ architetto Battista da Castiglione, probabilmente della nobile famiglia, è nobile e < scutiferus et familiar > e il titolo di < Commissarius fabricae arcis terrae cassiae> oltre che cubiculario di Paolo II. Nel 1465 presiede alla fabbrica del Palazzo Apostolico sotto Paolo II° ( 1464 - 1471 ). Dirige anche la fabbrica di san Marco sempre a Roma.
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Samuele da Tradate,  era figlio del famoso scultore Jacopino da Tradate. Fu pittore, scultore, miniatore ed umanista. Nel chiostro di sant’Andrea a Mantova realizza un monumento a ricordo del padre con l’epigrafe < Jacopo da Tradate padre soavissimo che come Prassitele modellava i volti vivi nella pietra >. Fu amico intimo, allievo e collaboratore  del Mantegna. Fu attivo con Mantegna nella villa gonzaghesca di Cavriana , fra il 1463 e il 1464, e operò a Verona e Padova. A Roma lavorava probabilmente nella dimora  del cardinal Francesco Gonzaga, instancabile raccoglitore di antichità. Muore nella stessa casa il 7 ottobre 1466.

Sappiamo poco di Meo di Albino da  Castiglione Olona, citato tra il 1466 ed il 1471.
Era figlio di Pietro Albino da Castiglione, lavorò a Roma sotto papa Paolo II° ( 1464-1471). Forse è lo stesso che nel 1469 viene citato per lavori eseguiti a Siena con altri comaschi.

Nicolo’ di Gugliemo  da Varese, citato nel  1467 è probabilmente imprenditore e scultore ed è pagato con 60 aiuti e manovali, per lavori in san Marco a Roma.

Da ultimo abbiamo, nel ‘400, l’architetto Pietro da Maracionus (Morazzone ), operoso tra il 1490-2. Nel  1490 costruisce il carcere nella torre del Soldano a Roma. Due anni dopo è pagato per lavori a piazza Navona e a castel sant’Angelo.

Come abbiamo visto alcuni dei nostri conterranei hanno  operato nel ‘400 in monumenti importanti e il contributo continuerà con altri varesotti  nei secoli successivi  che, in alcuni casi raggiungeranno altissimi livelli artistici come ad esempio i Longhi, Ponzio, Maino, Buzzi, contornati da una schiera di artieri e lapicidi.

Nel 1500

Nel Cinquecento il Rinascimento trova terreno fertile nella Roma papalina e segna la rinascita definitiva di Roma. Nella creazione di nuovi valori edilizi e artistici vanno parzialmente travolti i valori precedenti, medievali o paleocristiani, pur rimanendone abbastanza per accrescere la varietà pittoresca della fisionomia di Roma.Anche in questo periodo il contributo degli artisti varesotti è significativo.
All’ inizio del ‘500 incontriamo un “ grande “ del periodo: è il pittore
Cesare da Sesto , nato a Sesto Calende nel 1477 e morto a Milano nel 1523.
E’ considerato  allievo di Leonardo e fu influenzato, visitando Roma, da Raffaello. Per quanto riguarda la sua attività a Roma i primi documenti che lo riguardano risalgono al 1508, con pagamenti per la decorazione (perduta) di un ambiente del Palazzo Vaticano  per conto di Giulio II° ( 1503-1513 ).
A questi anni risalgono probabilmente una lunetta con una Madonna con Bambino affrescata nel convento di Sant'Onofrio sul Gianicolo e alcune pitture recentemente rintracciate nella chiesa di Campagnano Romano. Lascia Roma verso il 1513 per trasferirsi prima in Sicilia, poi a Napoli ed infine a Milano.

Francesco di Cristoforo da Saltrio, nel 1510 opera come scultore in san Pietro. Potrebbe essere Francesco da Saltrio ( vedi ).

Battista di Filippo da Saltrio, è noto dal 1507 al 1536 come scultore e scalpellino.  
Nel 1507 è testimone, con altri, al testamento di M° Maso da Settignano. Un Battista di Filippo da Saltrio lavorò verso il 1510 in san Pietro a Roma. Lavorò verso il 1522 in santa Maria in Piazza a Busto Arsizio. . Citato in una indizione del 9 luglio 1536 della Congregazione dei Lapicida in Roma.

Paolo de Arsago  ( Seprio ), è orefice citato nel 1520 a Roma.
Acquista un terreno a nome dell’Università degli Orefici per edificarlo. In un altro documento è citato come d’Orsago.
Nel 1520  Benvenuto Cellini, allievo del maestro Giovanni de Giorgi detto il Fiorenzuola,  vuole  trasferirsi presso il maestro Paolo de Arsago, uno dei 42 fondatori del Università ma provoca il risentimento del primo, la disputa viene appianata dal maestro Antonio di Paolo de’ Fabbri da San Marino. Questo episodio è ricordato anche nell’Autobiografia del Cellini.

E’  solo ricordato Pietro Antonio da Saltrio come lapicida perchè citato in una indizione del 9 luglio 1536 della Congregazione dei Lapicida a Roma.

Longhi  Nicolò da Viggiù  ( 1514 - 1577 ) opera come scultore, restauratore e rifacitore di statue antiche. Lavorò per lungo periodo con Tommaso della Porta nel restaurare statue antiche, tutti questi lavori furono eseguiti in Roma per la fabbrica all’insegna del “ Boschetto Belvedere”. Suo il restauro della Colonna Traiana.
Fu attivo nel 1559 presso la chiesa di sant’Anastasio.

Capo della Congregazione dei Lapicida a Roma Marchesi Giovanni da Saltrio, è uno  scultore citato nel 1536. Intrattiene rapporti con Michelangelo Buonarrotti il quale gli affida alcuni lavori per la tomba del Papa Giulio II° ( 1503-1513 ).

Capostipite di una delle famiglie di architetti lombardi che dominarono a Roma alla fine del secolo è l’architetto Longhi  Martino il Vecchio, nato  Viggiù 1534 e  morto ante 1594. Ispirandosi al Vignola, collaborò con Della Porta e Domenico Fontana.
Partito come scalpellino alla volta di Roma divenne Architetto di primo piano nella capitale. Progettò diverse opere quali le migliorie al palazzo Borghese e rifacimenti e completamenti di numerosi edifici.
Fu padre di Onorio (Milano 1569-Roma 1619).  Sia Onorio che Martino sono, oltre che architetti civili e militari, dottori in legge, e insieme a Martino il Vecchio, professori dell'Accademia di San Luca. Risulta infatti che nel 1594, Martino il Vecchio e il figlio Onorio parteciparono a seminari sulle arti. Ciò dimostra i vari interessi culturali dei Longhi: dal campo più propriamente ingegneresco, che permetterà loro di affrontare delicati problemi statici (e qualificherà, poi, Martino il Giovane tanto da essere chiamato a partecipare alla commissione per il campanile berniniano di S. Pietro) al campo più attinente alle arti, fino alla filosofia e alla letteratura
Sue opere principali :
a Viggiù il progetto dell’atrio e del campanile di santo Stefano;
in Roma, e probabilmente la lista è incompleta, :
- progetto di palazzo Borghese, considerata la sua opera pi significativa

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- Torre del Campidoglio
- facciate di san Gerolamo degli Schiavoni e  santa Maria della Consolazione
- progetti per  santa Maria in Vallicella, Basilica di S. Maria in via Lata,S. Girolamo degli  
  Schiavoni o degli Illirici, santa Maria della Consolazione, sant’Anastasio dei Greci,  san
  Bartolomeo dell’Isola, Basilica di S. Prassede all'Esquilino. S. Maria dell'Orto, SS. Trinità
  dei Pellegrini
- cappelle Cesi in santa Maria Maggiore, Olgiati in santa Prassede, del SS. Sacramento in
  santa Maria in Trastevere
- Palazzetto Cenci, palazzi Altemps, Armellini Cesi, Palazzo Poli, Rucellai Caetani Ruspoli
- Villa Mondragone a Monteporzio Catone

Citato nel 1541 lo scultore Longhi Andrea da Viggiù in quanto si associa in Roma  allo scultore Guglielmo della Porta mettendo a disposizione la propria bottega per eseguire opere in marmo.

Praticamente sconosciuto ( ma non ai memorialisti e scrittori d’arte del tempo ) è  Vanosino Gian Antonio da Varese (1535 - 1593 ) pittore affreschista e cosmografo. Lavorò in Vaticano alla loggia superiore del Palazzo Apostolico di San Damaso, la cui decorazione si iniziò sotto gli auspici di Pio IV°(01559-1565 ) e fu portata a termine da Gregorio XIII° ( 1572 - 1585) qui   furono affrescate con mappe di vasti territori.
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Operò successivamente nel palazzo Farnese a Caprarola, nella sala del Mappamondo con Raffaellino da Reggio nel 1574 dipingendo “sette grandi carte geografiche che rappresentano il mondo nella sua interezza, i quattro continenti noti, l’Italia e la Palestina [oltre ai] ritratti di cinque esploratori, da Marco Polo a Magellano” ( così un cronista dell’epoca).
L’elemento maggiore è costituito dalle carte geografiche sulle pareti lunghe, dipinte e lumeggiate in oro, dei quattro continenti allora conosciuti.

Citato principalmente come restauratore di opere antiche lo scultore Bianchi Giovanni Battista  da  Saltrio, nato verso il 1520   e morto Roma il 14/12/1600.
Specificatamente ricordato per il restauro di un gruppo  di  Roberto di Borgo San Sepolcro nel  1575. Fece lavori di stima e restauro per papa Pio V° (1566-1572 ).

Ancora da chiarire la figura dello scultore  Butiis ( Buscis ) Paolo (Giovanni Antonio ) di Viggiù e morto a Roma. E’ citato negli anni 1559 - 1566
Fu scultore di successo alla corte papale a  Roma,  Attivo nel Duomo di Milano nel 1559 con la Statua del Redentore. Attribuitogli a Bosco Marengo (AL) nella Chiesa di Santa Croce il  Mausoleo di Pio V° ( 1566-1572 ) qui nato il 17 gennaio 1504.

Nulla si sa di Bartolomeo da  Saltrio. Scultore attivo a Roma nel 1563.

Di origine varesotta ma nato a Milano è Longhi Onorio (Milano 1569 - Roma 1619 ). Figlio di Martino, fu di natura poco socievole ed ebbe una vita irrequieta ed avventurosa.
Rinomato architetto, era anche ingegnere idraulico e dottore in legge. Pubblicò nel 1607 uno studio  sulle inondazioni del Tevere ed i suoi rimedi. Preparò un progetto per la facciata del Duomo di Milano.

Un Butii de Gian  Antonio da Viggiù è scultore del Papa dal 1570.

Lo scultore Longhi  Silla (Giacomo ) detto Silla da Viggiù (Viggiù 1568 - Roma 1630 ) era figlio di Tommaso da Viggiù e  nel 1578 si stabilì a Roma
Produsse statue in stile barocco come quello di Sisto V° ( 1585- 1590 ) e quella di Aronne nella basilica Lateranense. Altre statue nella cappella Borghese sono dedicate a Paolo V° ( 1605 - 1621 ) e Clemente VIII° ( 1592 - 1605 ). In santa Maria Maggiore suoi i bassorilievi della incoronazione di Pio V° ( 1566- 1572 ). Altre opere sono la statua del cardinale Alessandrino in santa Maria sopra Minerva ed i restauri delle sculture della colonna Antoniana. Autore (di uno dei 4  tritoni della fontana di piazza Navona.
Gli sono attribuiti diversi bassorilievi nel Duomo di Nonantola ( MO) nel 1568-72.
Eseguì  la tomba di Caterina Orsini nella chiesa di santa Caterina a Formiello di Napoli.
Fece i rilievi  di  san Petronio a Bologna

Intagliatore, scultore e ornatista fu Longhi Stefano da Viggiù  (1559 - Roma 11/4/ 1639 ),
eseguì molti lavori di intaglio: tabernacoli, piedestalli, griffi, stelle, armi che figurano nella chiesa di san Giovanni in  Laterano ( dal 1597 al 1609 ), ornamenti nella cappella della Madonna in santa Maria Maggiore e alla cappella del cardinale Cusano nell’oratorio di santa Maria in Vallicella.

Ricordato perchè a Roma partecipa ad una adunata di scultori e lapicidi nel 1591 è Bianchi Achille  nativo di Viggiù.

Citato negli anni 1588-1591 lo scultore -lapicida Rusconi(s)  Battista  di Saltrio, risulta console della Corporazione degli scultori e scalpellini a Roma nel giugno 1591. Autore nel 1588  della Fontana dei Catecumeni Madonna dei Monti ( conosciuta come fontana della  )  su disegno di Giacomo della Porta,  su commissione da papa Sisto V° ( 1585-1590).

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 Presso questa fontana si recava spesso, per trarre ispirazione per il suo poema sinfonico Le Fontane di Roma, il maestro Ottorino Respighi.

Dello scultore Buzzi ( Butio) Ippolito nato Viggiù nel 1562 e morto 24/10/1634 poco si sa se non che era figlio di Ercole. Le  sue opere in Roma sono:
- bassorilievo  la pace tra il re di Francia e il re di Spagna sulla tomba di Clemente VIII° (1592- 1605 ) in santa Maria Maggior
- bassorilievo Incoronazione del Papa sulla tomba di Paolo V° ( 1605- 1621 ) in santa Maria Maggiore
-  altre sue opere in S. Maria Maggiore e in S. Giacomo degli Incurabili a Roma
- lavori a villa Taverna a Frascati
- statua di san Bartolomeo per il duomo di Orvieto ora nel palazzo papale ( firmato < opus hypolyti butii civis romani an 1617>)

Importante personaggio nella Roma del tempo fu l’ architetto Ponzio Flaminio di Viggiù 1560 – Roma 1613.
Recatosi, ancora giovane,a Roma, operò nella corrente culturale architettonica conclusiva del manierismo mediata con accenni al barocco. La protezione della famiglia Borghese gli assicurò molti importanti incarichi.
Nominato da Paolo V° (  1605 -1621 ) "architetto di Sua Santità e di Palazzo"   per questo papa  ampliò il palazzo del Quirinale

Le  principali sue opere principali sono tutte a Roma:
- 1600 casa di Flaminio Ponzio
- 1605/1611 Cappella di Paolo V° in Santa Maria Maggiore


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- 1605/1607 Facciata su via Ripetta di Palazzo Borghese
- 1608  oratorio in  san Gregorio al Celio
- 1609 /613 Casino di Villa Borghese
- 1613 Palazzo Sciarra
- restauro, con l'aggiunta di una nuova cupola, della chiesa di Sant'Eligio degli Orefici
- 1610 la fontana Dell’Acqua Paola al Gianicolo
- 1612 Basilica di San Sebastiano fuori le mura,  ultimata da Giovanni Vasanzio suoi socio
   in altre opere.
Altre committenze ebbe per :
- Portale seicentesco della Biblioteca di Agapito
- S. Eligio degli Orefici
- Casa grande dei Barberini
- Convento delle monache cistercensi di S. Susanna
- Madonna dei Monti
- Palazzo della Panetteria
- PalazzoRospigliosi Pallavicini
- Palazzo Sciarra Colonna di Carbognano
- villa Torlonia a Frascati

Argenti Bartolomeo da Viggiù  è operoso tra il 1591 e il 1616.    
Operoso a Roma come artiere, risulta intervenuto ad una riunione della Confraternita degli scultori , da un verbale del 9/6/1591.
Dal 1516 lavorò al balcone del Palazzo agli Studi di Napoli lasciando insegne araldiche di Filippo II°. E’ coautore dell'altare maggiore della chiesa degli Incurabili a Napoli nel 1610. Sue sculture anche nel Duomo di Milano.

L’ incisore Buzzi (Buzio) Marco Antonio di Viggiù, viene citato in un pagamento in data 28/10/1594 per la realizzazione dell’instromento della fabbrica dell’Oratorio della scuola del Santissimo sopra l'atrio della chiesa di S. Stefano in Viggiù. Un omonimo o lo stesso viene citato attivo in Roma nel 1567 e presso l’ospedale di san Giacomo nel 1588 e per la morte avvenuta nel 1615 .

Uno scultore Galli Antonio da  Viggiù  è ricordato alla fine del ‘500. Soprannominato  Galletto  scultore. Lavorava alla casa degli eredi di Guglielmo Della Porta a Roma.  Era anche stimatore di corte

Galli (o) Jeronimo da Viggiù è ricordato tra il  1591 ed il  1594 come lapicida e scultore.
Partecipa ad una riunione di lapicidi a Roma nel 1591. Il 17/6/1594 collauda il campanile della chiesa di santo Stefano a Viggiù.

Dello scultore  Buzzi Stefano di Viggiù    si ricorda che lavorò a Roma negli anni 1598/1604.

Pure lo scultore Francesco da Saltrio fu operoso a Roma tra il 1586 ed il 1625.
Buzzi Giovanni Donato, scultore di Viggiù , è citato nel 1595. Lavorò al Vaticano, al Quirinale, a san Salvatore, fece ornamenti alla sepoltura di san Pio V.

Il grande pittore Morazzone (Pier Francesco Mazzucchelli ) nato Morazzone  ( 23/7/1573 - Piacenza 1626 ) Si formò  a Roma nell'ambito di Ventura Salimbeni e del  Cavalier d'Arpino, Morazzone dipinse nella Città Eterna diverse opere; perdute quelle in Laterano e nella Basilica di San Pietro, restano oggi due affreschi in San Silvestro in Capite.
Rientrato in patria nel 1598, svolse una intensa attività nelle province lombarde .

La lista potrebbe continuare con una lunga serie di nomi impegnanti dalla fine dal ‘400 a tutto il ‘ 500 come scalpellini, lapicidi, artieri ecc. in varie zone della città dal Pincio al Campidoglio con nomi che sottintendono ascendenze o discendenze dagli artisti sopra citati.

E’ deludente osservare che questi artisti, le cui opere caratterizzano ancora la città, in alcuni casi non siano mai stati approfonditi sia con libri sia con tesi.
Valga questo articolo come stimolo!




fernando cova

marzo 2009

pubblicato su < Calandari d’ra Famiglia Bosina par ur 2010 >