Spunti per un barcheggio artistico della sponda magra del Lago Maggiore

 

La presente comunicazione è parte di un più vasto lavoro di schedature biobibliografica, non critica, che sto conducendo da tempo sogli artisti nati nell'attuale provincia di Varese.

Scopo del presente lavoro è offrire ad altri una traccia per un approfondimento delle singole personalità artistiche; sarò grato a chi vorrà segnalarmi errori ed omissioni.

Alcuni nominativi non vengono segnalati in quanto, secondo la documentazione consultata, non hanno prodotto opere creative.

Vengono considerati artisti nati prima del 1870.

Partendo da nord la prima località che si incontra che abbia generato artisti dei quali ci sia rimasta memoria è l'imperiale Maccagno; infatti ci affidiamo al Giampaolo che ricorda:

. Pietro Maria Baroggi, vivente nella prima metà del settecento e fu l'autore dei pannelli di stucco policromo (scagliola) che ornano la parrocchiale di Maccagno e di altre (quali?) chiese dei dintorni;

. Francesco Bolognini di Veddo, pittore, decorò diverse case private e, col fratello Giovanni, la chiesa di S. Materno. Trasferitosi a Torino, chiamato dallo zio architetto Caronesi, ai primi dell'ottocento, raggiunse nella capitale una discreta fama;

.Michele Boscetti, architetto, operoso nel 1769, progettò l'ingrandimento e la ristrutturazione della parrocchiale di S. Materno di Maccagno, il progetto fu approvato dall'architetto Catenazzi di Lozzo;

.Ferdinando Caronesi, Veddo 11/10/1794, architetto. È uno degli artisti misconosciuti nati nel Varesotto: fu uno dei più alti rappresentanti dello stile neoclassico a Torino e Stati Sabaudi. Le sue maggiori opere sono:

.chiesa parrocchiale di Cavalere, sua prima opera,

.chiesa di S. Vittore a Cannobbio,

.nel 1835 vince il concorso, bandito dal comune di Torino, per la facciata della chiesa di San Carlo (la sua più famosa opera)

.disegna la colonna portante la statua della Vergine collocata in piazza Consolata a Torino

.progetta il palazzo d'Agennes a Torino&emdash;progetta un'ala del mercato coperto di Chambery

.disegna il palazzo del seminario all'isola di S. Giulio d'Orta

.a Maccagno disegnò la cappella dedicata a S. Nicola di Tolentino.

Morì a Torino a soli 48 anni. Il Giampaolo studiò e divulgò la sua opera in varie occasioni, in particolare in RSS, II, anno 1939, illustra i rapporti che ebbe col paesenatio, ove tornava spesso e dove viveva la moglie;

.Andrea dei Clerici, pittore, di Maccagno Superiore, operoso nel 1534; ha lasciato nel paese natio un affresco eseguito su commissione del sarto Beltramo da Fiora di Maccagno Inferiore, così riporta il Tettamanti.

Spostiamoci ora a Dumenza, che comprende il territorio censuario di Runo, ove è nato il pittore:

. Raffaele Casnedi 26/9/1822-29/12/1892. Fin da ragazzo risiede a Milano, qui i genitori gestivano l'albergo S. Marco in via del Pesce. Dal 1840 al 1850 rimane allievo dell'Accademia di Brera, vincendo vari premi annualmente dal 1841 al 1845 compreso. Nel 1852 vince il premio Myllus per l'affresco sul tema «Lo studio di Leonardo»; nello stesso anno consegue il pensionato romano ed ivi rimase per cinque anni. Nel 1855 espone a Milano, con successo, «il prigioniero di Chillon».

Nel 1856 diviene professore aggiunto alla scuola di disegno di figura.

Nel 1859 risulta consigliere dell'Accademia di Brera, l'anno successivo è professore di disegno.

Nel 1862 collabora col Bertini per dipingere «Le Atellane» sul sipario della Scala. Nel 1876 è autore dei figurini per la prima scaligera de «L'Aida» (Catalogo Mostra Maestri di Brera, Milano, 1975). Nel 1879 fu decorato con la croce della Corona d'Italia (Benezit). Non segùì il movimento dei macchiaioli, e fu grande pittore ma accademico benché vivesse con Palizzi, Signorini, Fontanesi e Cremona (Comanducci). Dipinse molti quadri storici, diversi interni e molti affreschi a soggetto religioso (Luciani). Le sue opere più significative sono:

nel Varesotto:

.Luino - affreschi dei quattro Evangelisti nei pennacchi della cupola della chiesa presbiteriale;

in Lombardia:

. in Milano alla Galleria d'arte moderna è conservato l'olio «Il prigioniero di Chillon»;suoi affreschi si trovano nelle chiese di

.S. Giovanni Battista ad Asso

.S. Pietro a Besana Brianza

.San Antonio in Valmadrera

.a villa Carlotta a Tremezzo

.nel municipio di Mortara.

Aveva affrescato il salone reale della stazione Centrale di Milano andato perduto con la demolizione. È citato nei maggiori repertori artistici; il colto farmacista di Luino Gian Battista Reggiori gli ha dedicato, nel 1911, una biografia stampata dallo stabilimento cromolitografico A. Nicola di Varese. Dopo aver dedicato al Casnedi lo spazio che si merita ci trasferiamo a

Luino, il maggior centro della sponda orientale. Nativi del luogo sono:

.Baldassarre da Creva (Creppa), pittore, operoso nel 1440. Il Tettamanti lo descrive abitante a Varese; lasciò affreschi firmati a Groglio (CH);

.Catenazzi (Catenacci) Gaspare di Lozzo, architetto, citato nel 1764. La Grassi lo cataloga come capomastro, esecutore di alcune opere di Lorenzo Cassani (1688-1765). Eseguì i lavori di riforma del tamburo del Duomo di Pavia, la cui fabbrica conserva 15 suoi disegni-progetti;

.Angelo Cantù da Colmegna, pittore, operoso nel 1909. Il Giampaolo-Astini lo cita decoratore di simboli e medaglioni nella parrocchiale di Monteviasco dedicata ai SS. Martino e Barnaba;

.Luini famiglia: di Bernardino è superfluo trattare in quanto esistono repertori biografie libri cataloghi aggiornati ed una vasta eco riscosse la mostra allestita in Luino nel 1975 con l'edizione di un ottimo catalogo. È utile ricordare che Frigerio-Pisoni ribadiscono l'origine luinese del nostro. Accennerò solo ai vari altri Luini che ho trovato citato nei vari repertori, facendo notare che non esiste, ad oggi, una completa analisi critica di questi Luini «minori».

.L. Ambrogio, il Benezit e il Malvezzi lo dicono fratello di Bernardino ma con poca classe, e citano come unica opera certa «La vita della Vergine» nel santuario di Saronno, che Sevesi non cita;

.L. Aurelio, 1530/1590, definito continuatore dell'attività del padre a Saronno. Operò in S. Maurizio a Milano. A Varese il Colombo gli attribuisce il «Battistero di Cristo» in S. Stefano.

.L. Evangelista, è citato prevalentemente come ornatista.

.L. Giovan Pietro, Benezit lo dice citato anche come Gnocchi Pietro. Operò con Aurelio in Milano; da ricordare in particolare gli affreschi nel Monastero Maggiore; con Aurelio sempreoperò nel 1567 a Saronno secondo Sevesi.

.Maffiolo da Luino, architetto, operoso nel 1399. Nel saggio Maestri Luganesi e comaschi a Siena nel XV secolo, in AA LL, incontriamo Maffiolo con l'appellativo di Maestro custode del cassero di Talamone (Grosseto): è pensabile addetto anche al suo ingrandimento e/o manutenzione.

.Maffiolo Gavardo, pittore, di Luino citato nel 1484; in FrigerioPisoni 81, gli è attribuito un Crocefisso affrescato nella chiesa di S. Maria fuori Cuveglio;

.Pietro da Luino, operoso presumibilmente tra il 1480/90, il Tettamanti afferma che collaborò ad eseguire alcuni arazzi per il cardinale Ascanio Sforza;

.Tommaso de Creppa (Creva), pittore, il Tettamanti lo dice abitante a Varese e autore di affreschi a Lodrino (CH) del 1433.Il Gilardoni, in RSSV XI, lo affianca a Baldassarre Creppa per gli affreschi di Lodrino e Groglio (CH). Al Musco di Luino è conservata una «Madonna del latte» attribuitagli; altre simili si trovano sulla strada Colmegna-Runo (intervista al dott. P. Astini su «La Prealpina>>).

Attraversiamo la Tresa e ci troviamo a Germignaga ove fiorirono, secondo il Giampaolo:

.Marc'Antonio Calderone, pittore, canonico di Bedero, citato nel 1713; sono di sua mano le sette pitture ad olio raffiguranti i «Dolori della Vergine>> nella cappella della B. Vergine Addolorata in S. Materno di Maccagno;

.Rocco Pisone, stuccatore, citato operoso nel 1713, dicono le cronache: «el stuco è stato fato in questa capella (dell'Addolorata in S. Materno di Maccagno) dal sig. Rocco fillus quondam Andrea Pisone di Cermignaga>>.

L'unica Amministrazione Comunale, tra quelle citate nel presente scritto, che ha conoscenza degli artisti propri e che ha risposto ad un questionario inviato per reperire notizie sugli stessi è quella di Montegrino Valtravaglia, ove si registrano tre artisti:

.Giacomo Baroni, pittore, operoso nel 1868. Il Giampaolo, nel Calandari dell'anno 1960, ci informa che questo artista di Bosco V. è l'autore della pala «la Vergine del Rosario» collocata nella chiesa di S. Gottardo alla Rasa di Varese;

.Guglielmo da Montegrino, pittore, documentato nel 1488, da pochi anni recuperato all'anagrafe, attivo nel luinese e influenzato da Galdino, secondo il Tettamanti; il Gilardoni citato lo ritiene operoso anche nel Locarnese. Le sue opere conosciute sono:

.affresco nella chiesa di S. Martino a Montegrino

.affresco a S. Biagio a Voldomino Superiore

.affresco nella parrocchia di Ligurno di Porto Valtravaglia.

È possibile che altre opere possano essere recuperate allo stile dell'artista;

.Giovanni Carnovali detto il Piccio, pittore, 1804-1873, è il terzo artista. E uno dei maggiori artisti dell'800. Rimando al catalogo edito da Electa in occasione della mostra di Bergamo nel 1974 o a qualsiasi storia dell'arte per conoscere la vita di questo famoso artista. Ricordiamo solo che si formò ed operò a Bergamo e per conoscere la sua produzione bisogna visitare l'Accademia Carrara o la Galleria d'Arte moderna di Milano ove sono conservate 15 sue tele. Molte sue opere sono in collezioni private a Bergamo, Milano e Cremona. È utile ricordare che nei disegni il Piccio, col suo sfumato lombardo-leonardesco, fu l'anticipatore del pleinair impressionista in una lievitazione di luce che apre la strada ai pittori scapigliati (De Grada).

Dopo tanta arte spostiamoci all'interno verso Mesenzana, patria di un altro celebre artista:

.Agostino Ramelli, ingegnere e architetto insigne, morto verso il 1590. Il Bianchi e il Guidi lo ricordano distinto architetto militare e costruttore di macchine da guerra. Servì col grado di capitano il marchese di Marignano, sotto Carlo V, in seguito passò al servizio della Francia: in un assedio fu gravemente ferito e fatto prigioniero. Al giorno d'oggi è ricordato per il bellissimo libro

"Le Diverse Et Artificiose Machine Del Capitano Agostino Ramelli Dal Ponte Della Tresia Ingegniero del Christianissimo Re di Francia et di pollonia. .Nelle quali si contengono uarij et industriosi Mouimenti, degni di grandissima Speculatione, per canarne beneficio infinito in ogni sorte di operatione; Composte in lingua Italiana et Francese. Parigi, in casa dell'Autore 1588. (L'opera è adorna di 195 tavole in rame foto      

 

Il libro è di eccezionale interesse per i costumi, il mobilio, le macchine idrauliche e da guerra, gli strumenti musicali e per la curiosa varietà di ogni tipo di meccanismi disegnati in pregevoli e finissime incisioni.

Dalla prefazione di detto libro apprendiamo che il Ramelli aveva preparato anche un manoscritto sulle fortificazioni con relativi disegni, ma dei finti amici glielo rnbarono; fu impedito dal rifare lo studio dalla morte avvenuta verso il 1590. È altresì interessante notare che nel frontespizio dell'opera il Ramelli si professa nativo di Ponte Tresa, ma nella pagina seguente si notano sopra il suo ritratto queste parole:

Augustinus De Ramellis De Mezonzana Aetatis Suae An. LVII.

Di questa opera esistono ristampe moderne sia integrali che parziali (Londra e Milano).

Spostiamoci ora di poco nel territorio di Duno, in questo riposante paesino è nato:

.Luigi Malcotti, pittore, morto durante la I guerra mondiale a Monte Sief il 23/10/1915. È autore degli affreschi nella chiesa di S. Giuliano martire in Duno, unitamente ad altri (Cambiano).

Cuveglio ha dato i natali a:

.Esterino Felli di Vergobbio, autore del reliqulario di Duno (Cambiano);

.Giosué Jemoli di Vergobbio, coevo del Malcotti di Duno, autore degli affreschi nella parrocchiale di Duno;

&emdash;un Pianezza di Vergobbio è citato da Pozzi operoso nel 1889 nella chiesa di S. Quirico in Brenta quale autore di 12 (sic) olli per la Via Crucis di stile molto ingenuo pagate in totale 160 lire di allora.

Casalzuigno vanta:

.Vittorino Felli operoso a Duno ai primi del 900 come affreschista, unitamente al Malcotti e allo Jemoli già citati e

.Giuseppe Cerini, scultore di Arcumeggia. Secondo la Bessone-Aurelj, nacque nel 1862; studiò all'Accademia Albertina di Torino e tra le sue opere ricorda:

.il monumento di Galliano a Ceva

.diverse opere nel camposanto di Boglione.

Riaffacciandoci sul lago a Laveno Mombello troviamo:

.Pietro Guarnerio, scultore, 1842-1881. La Galleria d'Arte Moderna di Milano (vedi Catalogo) conserva un piedestallo in gesso prodotto per un monumento a Dante e con questa opera conseguì il premio Canonica dell'Accademia di Brera nel 1864. La Bessone cita varie sue opere senza indicarne la collocazione. Zanzi lo dice nato a Lavena e ne traccia un simpatico ritratto bohémienne e ci conferma che espose a Filadelfia, USA, una statua di Washington. Studiandolo potremmo fare delle piacevoli scoperte.

Spostiamoci ora a Besozzo che diede il nome al famoso

Michelino (de' Molinari) da Besozzo, pittore e miniatore. Su di lui sono stati scritti fiumi di inchiostro; ci limitiamo pertanto a tracciarne un breve profilo poiché chi volesse approfondirne l'arte e le vicende può trovare moltissimo materiale. È documentato per la prima volta nel 1388 a Pavia, dove esegue un ciclo di affreschi nel chiostro di San Pietro in Ciel d'Oro. Del 1404 è la prima citazione negli Annali della Fabbrica del Duomo di Milano: summus in arte pictorica et disegnamenti. Nel 1410 è a Venezia dove incontra il viaggiatore milanese Giovanni Alcherio che lo definisce:

pictor excellentissimus inter omnes pictores mundi.

Di estrema importanza per la sua formazione fu il contatto con l'arte lagunare e con Gentile da Fabriano. A parte questo viaggio operò tra Milano e Pavia fino al 1445 ed era comunque vivo nel 1450. Il Longhi così sintetizza l'arte di Michelino: «la sua fama vantò voci quasi leggendarie e resistette fino a tutto il '500, dal Michiel al Lomazzo, e la sua arte ha permeato di sé mezzo secolo di pittura lombarda, generando una fitta schiera di seguaci e continuatori che, soprattutto nella miniatura (chiamata in Europa "ouvragie de Lombardia") e nell'affresco, divulgarono i modi del caposcuola ben dopo la metà del secolo; ed ebbe, infine, una determinante funzione orientativa non solo nei confronti di artisti come gli Zavattari, il Moretti, lo stesso Bonifacio Bembo e Belbello, ma anche nei confronti di quelli della generazione successiva, tra cui, nella più remota fase formativa, lo stesso Foppa».

In provincia sue opere si trovano alla rocca di Angera: sono affreschi staccati provenienti dal palazzo Borromeo di Milano.

In Lombardia sue opere si trovano a San Salvatore di Crevenna (Erba), a Pavia e Milano.Sue miniature si possono vedere a Parigi, Avignone, Vienna, Roma e Cesena.

Suo figlio

.Leonardo da Besozzo, nacque forse a Milano. È ricordato negli Annali del Duomo operoso col padre nel 1421 all'altare di Santa Giuditta. Successivamente si trasferì a Napoli, per alcuni nel 1433 per altri nel 1441, e dipinse un notevole ciclo di affreschi nella chiesa di San Giovanni a Carbonara che per il Venturi costituisce il massimo apporto della pittura settentrionale tardo-gotica nella pittura partenopea di quel periodo. Fu anche letterato e lasciò il codice «Iconografia Universale» gemma della raccolta Morbio. A Casatenovo (Co) il Bicchi gli attribuisce un notevole ciclo di affreschi nella chiesa di S. Margherita. Altre opere miniate si possono vedere a Milano e Bologna.

.Ambrogio Besozzo, pittore, operoso nel 1698 è citato dal Bizzozzero come artefice, con altri, degli ovati della pianeta della statua di argento di Sant'Ambrogio, ora nel Duomo.

.i fratelli Stocchetti, così dice il Bizzozzero, godono di bella fama di decoratori, operosi nel 1874, ma non cita nessuna opera. Il Brunella dedica ad un pittore Stocchetti un simpatico ritratto. Da questo apprendiamo che, figlio di contadini alle dipendenze della signora Pirinoli, fu inviato dalla stessa a Milano a compiere gli studi, avendo dimostrato buona attitudine al disegno. Nel 1848 abbandonò il lavoro nella chiesa del Beato Nicone in Besozzo per unirsi a Garibaldi a Luino. In detta chiesa affrescò il soffitto e la parete sinistra. Successivamente sembra che dimorasse a Milano.

Angera ci risulta abbia dato i natali a tre artisti:

.di Giovan Battista Besozzi , Zipoli ci ricorda che nella chiesa è conservato un bel pulpito scolpito in legno nel 1688; aggiunge che le cronache del tempo gli attribuirono un valore di ben 750 lire.

.Cristoforo Giussani, pittore, ricordato dal Brambilla, nel 1706 si distinse in Roma ottenendo un premio sotto il pontefice Clemente XI. In Verbanus 5, Bonazzi, cita un Giussani autore di affreschi nel 1726/7 al S. Monte di Arona e riporta una lettera di Padre Bianchi che riferisce lo stato di avanzamento degli stessi.

.Rinaldo Saporiti, di Angera, è citato dal Benezit quale pittore di paesaggi nel 19° secolo; espose a Parma, Torino e Milano.

Sesto Calende conta i seguenti artisti:

.Cesare da Sesto, pittore, 1477-1523; considerato tra i maggiori del suo tempo. Fu attivo a Milano, forse collaborò con Peruzzi a Roma (fino al 1514) ed in seguito viaggiò in meridione (1514-1520) soprattutto a Napoli e Messina condizionando la locale scuola pittorica. Inizialmente imitò Leonardo, ma a Roma risentì l'influsso di Raffaello; spesso i suoi paesaggi hanno una finitezza fiamminga. In Lombardia sue opere sono a Milano (Ambrosiana, Castello, Brera e Poldi Pezzoli), e Lodi.

.Giovanbattista (1469-1519) e Stefano (operoso dal 1491-1513) da Sesto furono scultori che, secondo la Bessone, lavorarono a diversi altorilievi e sculture alla certosa di Pavia e a Santa Maria dei Miracoli di Brescia. Giovanbattista lavorò anche al Duomo di Milano.

.Cesare Magni o del Magno, secondo Sevesi, lavorò come affreschista al Santuario di Saronno continuando l'opera del Luini. Cat. Brera senza citare il luogo di nascita, lo dice operante a Milano nella prima metà del 16° sec., come seguace di Cesare da Sesto, e conserva una sua tela.

.Giuseppe Besozzi, architetto, è citato dal Martinola, nel 19° secolo.

 

Per concludere questa breve rassegna dobbiamo ricordare gli artisti che dal Lago presero il nome:

.Giovanni Bella del Lago Maggiore operoso a Lugano nel 1720 secondo il Benezit e

.Domenico del Lago Maggiore operoso quale capomastro architetto nel palazzo di S. Marco a Roma nel 1466/71 secondo il Bertolotti.

Di seguito riporto una breve bibliografia dei testi citati, quando non indicati per esteso nel testo.

 

Fernando Cova 1984

BIBLIOGRAFIA

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Non si è ritenuto opportuno riportare altre opere della consolidata bibliografia locale che confermavano le notizie riportate dalle opere citate.