Una importante presenza dimenticata
Nicolò Sormani nel 1761 ci tramanda che don Gerolamo Martignoni,
unitamente ad alcune importanti famiglie di Varese, i Comolli, i
Frasconi, gli Orrigoni, i Porcara, voleva elevare a sant'Arialdo un
monumento sulla piazza, oggi Beccaria, all'inizio dello stradone che
conduce alla Madonna del Monte.
Il monumento doveva consistere in una colonna, regalata dal conte Carlo
Borromeo, sulla quale si doveva porre la statua di Arialdo. Non risulta
che il progetto sia stato realizzato.
L'abate canonico di San Vittore, Gerolamo Martignoni, è il
finanziatore della Cappella dell'Addolorata, detta anche "Martignona",
nella navata destra del santuario del Sacro Monte.
Chi è sant'Arialdo?
Nacque a Cucciago verso il 1010 da una nobile famiglia originaria di
Carimate. Frequentò le scuole della diocesi, sia la scuola della
pieve di San Vittore di Varese, sia quella esistente presso la
cattedrale ambrosiana. Terminati gli studi a Milano, viaggiò a
lungo, forse anche all'estero, per completare la sua formazione
culturale nelle arti liberali e nelle scienze sacre fino a diventare,
secondo l'espressione di Landolfo Seniore "artis liberae magister". Ritornato
a Milano in età già matura poco prima del 1050, venne
ordinato diacono dall'arcivescovo Guido da Velate (1045-1071).
Da molti è considerato l'iniziatore del movimento patarinico,
cioè di quella corrente riformatrice nella quale si era
manifestata viva ed operante l'esigenza di una rigida e severa vita
morale del clero, specialmente nella lotta contro la simonia ed il
concubinato.
Nel decennio che va dal 1057 al 1066 si svolge la vicenda che
porterà il diacono Arialdo al martirio. Affiancato dal chierico
Landolfo, comincia a predicare contro la vita corrotta del clero, prima
a Varese, poi a Milano; l'arcivescovo Guido lo ammonisce a non
diffondere queste dottrine, ma Arialdo si reca a Roma e riferisce a
papa Stefano la situazione della chiesa milanese. I legati pontifici
inviati a Milano confermano lo stato corrotto del clero ed esortano
Arialdo a continuare la sua opera moralizzatrice.
Una seconda legazione pontificia a Milano viene vista come un'ingerenza
nell'autonomia della chiesa milanese e Arialdo è considerato
come sovvertitore delle tradizioni liturgiche ambrosiane. La scomunica
di papa Alessandro II contro l'arcivescovo Guido è la causa
scatenante della persecuzione contro Arialdo che viene percosso quasi a
morte. Arialdo in fuga, tradito da un prete della parte avversa,
è arrestato, legato sul dorso di un mulo, condotto ad Angera,
dove venne rinchiuso nel castello di Oliva, nipote di Guido da Velate.
Fu ucciso su un'isola del Lago Maggiore che recenti studi hanno
identificato con l'Isolino Partegora, situato di fronte ad Angera, come
luogo del martirio.
Il suo cadavere, ritrovato casualmente il 3 maggio 1067, venne, dopo
molte resistenze, consegnato ad Erlembaldo da donna Oliva e riportato a
Milano il 17 maggio. Pare che Alessandro II annoverasse Arialdo, nel
1067, fra i santi martiri. La Congregazione dei Riti emise il 12 luglio
1904 decreto di conferma del culto di Sant'Arialdo e la ricognizione
del cadavere fu fatta nel 1940 dal cardinal Schuster.
Ma perchè dedicare a Varese un
monumento ad Arialdo?
A Varese prima aveva studiato e poi aveva iniziato le sue predicazioni
moralizzatrici, e spesso in momenti di pericolo trovava rifugio nella
nostra città.
Aveva una profonda preparazione teologica ed umanistica ed una volta,
dopo aver convocato in Varese una moltitudine di chierici, aveva
cercato di convincerli dei loro errori e delle loro colpe, ma senza
risultati, anzi era stato invitato a tenere la predicazione presso il
dotto clero milanese: se avesse convinto quello, i chierici varesini
avrebbero accettato le sue dottrine riformatrici e seguito i suoi
ammonimenti . "Tu fai qui da bravo
con noi, perché siamo ignoranti" (solevano dirgli i canonici
varesini confratelli), "va un po' a Milano se vuoi mostrarti valente
dottore". Andò a Milano, associando nella predicazione
contro l'immoralità del clero Landolfo Cotta, notaio della
Chiesa ambrosiana.
A Varese poco si parla, anche tra i cultori di storia locale, di questa
importante presenza; ad Angera, invece, si festeggia S. Arialdo il 27
giugno, con una processione di barche illuminate che partono dal porto
e si dirigono all'Isolino per una breve preghiera, tornando poi a riva
e concludendo il rito con la solenne benedizione.
Spesso è raffigurato con la veste di diacono e con la palma ed
è ricordato in alcune leggende locali.