Premessa

Quello che vediamo dagli studi condotti sulle popolazioni cosiddette primitive è che contraggono infezioni ed epidemie, ma quasi non conoscono carie, tumori, ipertensione e malattie degenerative. Dobbiamo chiederci allora come mai, nonostante la sanitarizzazione a tutto campo che accompagna l’individuo dalla culla alla bara, siamo diventati più deboli dei nostri antenati dal punto di vista genetico e immunitario. La risposta potrebbe trovarsi proprio nell’abuso di farmaci e di cibi raffinati, adulterati, privi dei loro naturali agenti protettivi. Avere ridotto l’allattamento è causa tra l’altro della diminuzione di anticorpi e questo aspetto, insieme a un modo sempre più artificiale di vivere, alle diete ricche di macronutrienti ma povere di micronutrienti, alla nevrosi generale, crea una miscela spesso esplosiva. L’uomo medio maturo, secondo il British Medical Journal, è grasso, senza denti e stitico. L’uomo medio scozzese è in malattia un giorno su dieci, soffrendo di bronchite, influenza, reumatismi, artrite, disturbi di cuore e digestivi, dolori lombari, nevrosi, ipertensione, mal di testa. Un americano su due prende farmaci regolarmente (molti anche senza necessità, come spesso avviene per l’aspirina). Allergie e intolleranze, colite e stitichezza sono sempre più frequenti e non vanno sottovalutate, perché aumentano il rischio di tumori al colon.

Il segreto degli antichi rimedi, oltre all’amore di chi li somministrava, era quello di ascoltare il linguaggio del corpo e di dare spazio alle sue capacità di autoguarigione. Non sempre basta, ma sulla base delle tradizioni che si sono rivelate valide nei secoli o nei millenni, convalidate dalla moderna ricerca sperimentale, è possibile prevenire e curare numerosi disturbi. Oltre alle pratiche erboristiche e dietetiche, possiamo oggi annoverare fra questi sistemi anche il trattamento idrico del colon.

Feuerbach diceva: "l’uomo è ciò che mangia". Non è sbagliato, ma è sicuramente incompleto. In realtà, l’uomo è ancora di più ciò che digerisce ed elimina. Capita di poter resistere anche per lunghi periodi senza mangiare, ma è problematico resistere a lungo senza defecare. D’altra parte, il cibo è una astrazione. Lo vediamo bello, invitante, ci fa venire l’acquolina in bocca, ma fino a questo momento non ci è ancora utile. Poi lo mastichiamo, viene digerito e si trasforma in una poltiglia informe e ributtante che, se la trovassimo così nel piatto, nessuno si sognerebbe di mangiare. Questo è ciò che ci nutre. Ed è nel chimo, nel chilo o nelle feci che si rispecchia la salute e anche l’umore dell’uomo. Oggetto delle analisi di laboratorio non sono i cibi, ma queste sostanze, alla faccia della poesia.

Tutti, geni o deficienti, piccoli o grandi uomini, dobbiamo fare regolarmente i conti con le esigenze del ventre, anche se questi aspetti non si ritrovano in genere nelle biografie dei grandi uomini. L’esperienza delle popolazioni dei paesi che noi definiamo del terzo mondo ci dimostra che si può vivere anche in condizioni di sottoalimentazione, mentre è più facile morire per un batterio o un virus che intacca l’intestino. Non è più possibile offendersi se qualcuno, guardando l’uomo dal di dentro (o, al limite dal di dietro), lo ha definito "un sacco di merda". L’urgenza di liberarsi di una parte del cibo faticosamente conquistato doveva forse sembrare ai nostri antenati qualcosa di illogico, per cui diventa uno dei grandi tabù, un nodo culturale ancora da sciogliere. Si sa fin dai tempi antichi che la funzione di digerire (ed espellere) è effettuata in modo diverso dai vari individui, e questo ha a che fare con il "carattere" individuale. Può anche darsi il caso di chi mangia bene e digerisce male.

ANATOMIA

Il colon non è un semplice contenitore di rifiuti, ma un piccolo ecosistema autosufficiente, un organo vivo che svolge funzioni delle più varie: accumula e concentra le scorie: ogni giorno vi entrano 1-2 litri di liquidi e ne escono 150 grammi di feci (dieta carnea e proteica con cereali raffinati e pochi vegetali) o 450 grammi (dieta vegetale con cereali integrali). La fisiologia moderna si sta accorgendo di aspetti anche già noti a livello popolare (il famoso farsela sotto) e scopre le immagini tratte dall’ecologia di microambiente in continua trasformazione, in relazione di interscambio con il macroambiente esterno. Tale ambiente può essere alterato da fattori di intossicazione di provenienza interna o esterna, così come dalla riduzione o scomparsa di vari fattori difensivi (vedi fermentazioni e putrefazioni che generano sostanze tossiche le quali, se non espulse, non rimangono solo nel colon ma ritornano in circolo). Questo passaggio di sostanze tossiche è a sua volta causa di problemi digestivi, perdita di elasticità delle pareti, stipsi, diarrea, ma anche di problemi di pelle e di cambiamenti di umore.

E’ a questo punto che molti intervengono alle spicce con i lassativi (nei soli Stati Uniti si spendono per questo 400 milioni di dollari all’anno), credendo di risolvere il problema ma in realtà aggravandolo e cronicizzandolo. Di fatto i lassativi funzionano in quanto irritanti dell’intestino e portano a vere e proprie malattie iatrogene.

Tutta la massa intestinale è ricoperta da quello che si chiama il grande omento, ovvero il grande grembiule, che è una sorta ricopertura ulteriore di tutti i visceri intestinali, ed è costituita da connettivo ricoperto da tralci di grasso (la cultura popolare riporta l'uso degli omenti delle bestie come un grosso disinfiammante - ovviamente ad uso esterno - per quelli che hanno problemi intestinali). Nel piccolo intestino la morfologia a pieghe si ripropone e qui al suo massimo livello, perché abbiamo non solo delle anse, ma anche (per aumentare ulteriormente la superficie) la presenza dei villi. Oltre ad aumenta-re la superficie di contatto con la parete intestinale, servono a favorire l'assorbimento, perché è proprio nel piccolo intestino che si ha la parte principale della fase digestiva e dell'assorbimento del cibo digerito. Quindi ci sono gli enzimi digestivi che vengono dal pancreas e che lavorano, che spezzettano, però ci sono anche piccole quantità di enzimi digestivi prodotti dalle cellule proprie dell'intestino. Quindi è importantissimo che il contenuto degli alimenti, che ormai sono diventati praticamente liquidi, venga comunque sempre più a contatto con la parete intestinale anche per sfruttare l'azione di queste piccole quantità di enzimi digestivi e, una volta completamente digeriti devono di nuovo venire a contatto con questa parete intestinale per essere assorbiti. In questo tratto del piccolo intestino iniziano a comparire in quantità sempre più massiccia piccole strutture linfatiche, quindi linfociti, ovvero parti del sistema immunitario. Le pliche circolari sono strutture di tipo linfatico, con altre formazioni di tipo linfatico. Le cellule epiteliali, quindi le cellule della mucosa del piccolo intestino, sono cellule di tipo caliciforme e sono cellule che producono ancora muco, perché il muco tutto sommato è prodotto un po' ovunque; a questo livello non è tanto sintetizzato per la protezione dall'acido, perché di acido qui non ce ne dovrebbe essere più, ma comunque per proteggere la mucosa anche da eventuali insulti di tipo chimico-fisico. Gli enzimi digestivi digeriscono il cibo, ma potrebbero anche digerire le nostre strutture e quindi bisogna in qualche maniera proteggersi, tanto è vero che il grosso disastro della pancreatite (processo acuto che ha luogo quando il pancreas, in seguito a un processo infiammatorio, libera gli enzimi digestivi nell'addome, dove non c'è la protezione assicurata dal muco all'interno dell'intestino) è che gli enzimi digestivi iniziano a digerire tutto quello che trovano. Ovviamente nell'intestino il muco e la struttura della mucosa tendono a difendersi. Ci sono poi cellule assorbenti, che sono in grado di assorbire il materiale digerito; cellule endocrine, che fanno parte e producono gli ormoni del sistema gastrointestinale diffuso e cellule di Payer, che sono ancora cellule di tipo linfatico. Arriviamo poi al grosso intestino, di cui si può notare la grossa differenza di calibro dall'inserzione dell'ileo in avanti. Il grosso intestino inizia a fondo cieco, con l'appendice vermiforme (che quando si infiamma provoca l'appendicite) e poi risale, formando il colon ascendente, che è situato a destra e poi diventa transverso, scendendo a sinistra come colon discendente. Questo ultimo forma una specie di S italica, il sigma, e quindi c'è l'ampolla rettale e il retto, che poi sfocia all'esterno con lo sfintere anale. La parete esterna del grosso intestino, oltre al connettivo presenta anche dei fasci muscolari aggiuntivi di muscolatura liscia che vanno a rinforzare le pareti del colon, chiamati tenie. Ciò probabilmente perché a questo livello si vanno ad attuare quei grossi movimenti di massa che precedono la defecazione, quindi l'attività motoria del grosso intestino è particolarmente vivace. Tutta la massa intestinale, oltre alla struttura connettivale interna, è poi avvolta da un'altra plica di tessuto connettivo che forma il peritoneo. Questo ultimo ha una forma un po' a ventaglio e nel bordo del ventaglio viene a essere racchiusa tutta la massa intestinale. E' quello che si infiamma, ad esempio, quando si ha la peritonite. E' un'ulteriore protezione. Tra l'altro la forma a ventaglio è un'ulteriore stratagemma per tenere in un piccolo spazio una grossa massa. Nell'intestino crasso la protagonista tout court è la famosissima flora batterica intestinale, che tra l'altro rende l'ambiente intestinale leggermente acido (noi abbiamo un ph di 6). Abbiamo poi delle cellule caliciformi mucipare (ancora produzione di muco, in tutto il canale gastroenterico) e delle cellule assorbenti, perché il grosso intestino ha il grande compito di assorbire tutta l'acqua che non è utile disperdere. Quindi a livello del grosso intestino i processi digestivi sono quasi tutti compiuti; forse in piccola parte la flora batterica intestinale digerisce ancora un poco degli ultimi residui, quindi vi è un piccolo assorbimento di questi, ma in realtà il grosso compito è quello di assorbire acqua e sali minerali. Qua il contenuto è liquido e attraverso il passaggio del grosso intestino diventa solido. Noi non possiamo permetterci di perdere tutta quell'acqua, sarebbe una perdita immane, tanto è vero che poi quando abbiamo una gastroenterite eliminiamo liquidi. Perché abbiamo una dissenteria liquida? Se il grosso intestino ha un percorso così lungo e complicato, non è stato fatto a caso: questa è la strada necessaria affinché tutto questo liquido venga a essere recuperato. Nel caso di un processo infiammatorio, questo fa un po' come gli antrachinoni (es. senna, cassia, rabarbaro...), che irritano e provocano un aumento della peristalsi. Ciò vuol dire che l'aumento della motilità riduce il tempo di contatto e quindi non si riesce ad assorbire tutta l'acqua necessaria, che così viene eliminata. Nel caso in cui abbiamo un processo infiammatorio, questo comporta una irritazione con aumento della mobilità intestinale e, quindi, l'intestino non ha il tempo di assorbire l'acqua.

Quando parliamo di assorbimento è sottinteso che si intende il passaggio del contenuto attraverso la cellula intestinale nel sangue. Altrimenti gli zuccheri e i grassi rimangono tutti li quando sono assorbiti e non passa nulla: loro banchettano e gli altri muoiono di fame? No!

E poi andiamo ancora ai noduli linfatici, anche perché il sistema immunitario, oltre a darci le informa-zioni su quello che dobbiamo tenere o eliminare, è anche utile in questo caso perché può eliminare ciò che potrebbe essere tossico per noi. Se qualche batterio o qualche virus ha passato ad esempio la barriera gastrica con l'acido cloridrico, trova qui poi il sistema immunitario che tende, se ci riesce, a eliminarlo. Queste sono le funzioni della flora batterica intestinale: ha azione di prevenzione nei confronti delle infezioni, perché comunque un tipo di batterio strano che fosse arrivato fin qui sarebbe, oltre che arginato dal sistema immunitario, anche aggredito dagli altri batteri, perché non si devono certo far sottrarre il territorio (quello che succede fra gli uomini succede anche fra i batteri, sembra essere una legge comune); è un ostacolo alla formazione di sostanze tossiche, ovvero sia la flora batterica intestinale può ridurre una certa quantità di tossine che si siano formate durante la digestione (perché inevitabilmente si formano, nel senso che i prodotti di scarto possono essere anche prodotti tossinici e quindi la flora batterica intestinale li utilizza e li inattiva). C'è questo grosso sostegno fra il sistema immunitario e la flora batterica intestinale, grossa azione unitaria, ma non solo a livello intestinale, bensì a livello generalizzato. La flora batterica intestinale produce vitamine, la K, la B, l'acido folico; trasforma in pigmenti gli acidi biliari e in parte aiuta nell'assorbimento di alcuni nutrienti; più che l'assorbimento dei nutrienti c'è che la flora batterica digerisce alcuni frammenti di cibo ancora non digerito e quindi si ha l'assorbimento. Nel momento in cui c'è un intestino con una disbiosi in atto, data l’importanza della flora batterica nella sintesi di alcune vitamine e nella digestione di alcune molecole, se questa non funziona probabilmente si può ipotizzare una sindrome di malassor-bimento parziale.

Conoscere come si muove l'intestino può rendere ragione del fatto che spesso si differenzia, ad esempio, la stitichezza in stipsi atonica e stipsi ipertonica. Noi mastichiamo, e la masticazione è un atto volontario, dopodiché portiamo con la lingua il cibo masticato verso l'istmo delle fauci e da questo punto in poi, tutto quello che succede viene in qualche modo a sfuggire al controllo della nostra volontà, ma è un atto del tutto riflesso. Ebbene, già nel momento della masticazio-ne parte uno stimolo a livello del sistema nervoso centrale, per cui tutto il canale gastroenterico inizia a muoversi e le ghiandole iniziano a secernere il proprio secreto. Questo ad opera del sistema nervoso vegetativo, che dà l'input perché tutto inizi a muoversi e, se il movimento corre per tutto il gastroenterico (infatti i bambini una volta che hanno succhiato il latte tendono a scaricarsi, ad evacuare), ecco che arriva anche all'ultima parte dell'intestino e, quindi, se questa si muove fa evacuare. Quindi agli stitici si dice di masticare bene, di alzarsi mezz'ora prima alla mattina, fare una buona colazione, prendere un bel libro e sedersi sulla tazza del cesso aspettando gli eventi. Questo è il consiglio più saggio che si può dare a uno stitico. La prima volta non succederà niente e forse neanche alla terza, ma per lo meno costui si abitua a pensare che anche il suo intestino ha bisogno di certi tempi. Il concetto è: cerchiamo di sfruttare quelli che sono i nostri meccanismi biologici, quindi sicuramente il mattino dopo la colazione è un buon momento, perché la deposizione inizia a far muovere tutto l'intestino (alcuni giustificano con questo anche la sigaretta mattutina...). I movimenti che noi abbiamo nello stomaco inizialmente sono detti di tipo peristaltico, e sono caratterizzati dalla presenza di anelli di contrazione lungo la muscolatura, che portano in avanti il contenuto; poi ci sono anche anelli antiperistaltici che, soprattutto nello stomaco, lo portano indietro, per cui nello stomaco abbiamo continuamente questo andare e venire del cibo, fin tanto che, raggiunta una certa consistenza, la porta di comunicazione fra stomaco e intestino, l'antro pilorico, si apre e viene schizzettato il contenuto gastrico nel duodeno. Nel duodeno e piccolo intestino abbiamo, oltre ai movimenti di peristalsi, anche dei movimenti cosiddetti "pendolari" che portano avanti e indietro il cibo, per cui è come se il piccolo intestino contraendosi muovesse il cibo facendolo stare fermo, ma come se fosse su un'altalena, proprio perché in questa maniera il contenuto intestinale viene più a contatto con le pareti dell'intestino. Nel grosso intestino invece, oltre a questi movimenti (peristaltico e pendolarismo) ci sono anche quelli che sono chiamati i grossi movimenti di massa. Praticamente si ha una grossa contrazione, una grossa spinta verso l'avanti. Il movimento di massa, che noi abbiamo durante tutta la giornata, deposita il materiale fecale nell'ampolla rettale e comunque la defecazione avrà luogo solo quando l'ampolla rettale sarà talmente riempita e dilatata da provocare lo stimolo nervoso per lo svuotamento. Quindi perché si dice alla mattina dopo mangiato? Perché si presuppone che alla mattina l'ampolla rettale sia sufficientemente piena.

Gli enzimi digestivi contenuti nel succo pancreatico si chiamano tripsina, lipasi e amilasi. Anche qua abbiamo dei fattori di controllo: se nello stomaco era la gastrina, qua abbiamo la secretina per quanto riguarda i succhi pancreatici e il sistema nervoso vegetativo che si occupa sia della motilità che degli impulsi che servono agli ormoni per la secrezione. Il parasimpatico a livello del gastroenterico ha un'a-zione di tipo eccitatorio, mentre l'ortosimpatico ha un'azione modulante, per cui ad esempio quando beviamo gli amari, i gusti amari hanno un'azione di eccitazione del parasimpatico, e infatti si dice che favoriscono la digestione. Nell'intestino tenue arriva la bile, che è stimolata sia dagli ormoni che dal parasimpatico. La bile ha una funzione di tipo emulsionante, ovvero consente ai grassi di "sciogliersi" nei succhi enterici che sono di tipo acquoso, e quindi forma quelle che sono chiamate le "gli-cellule". La bile sequestra i grassi e quindi li fa sprofondare nel succo acquoso.

L'assorbimento è un processo che si compie tramite una serie di livelli. Si può avere quella che viene chiamata la digestione passiva, per cui se ad esempio abbiamo un certo contenuto di sostanza all'inter-no dell'intestino, qui e nell'ambito della cellula intestinale ce n'è poco, ecco che per gradiente di concentrazione c'è un passaggio passivo e dalla cellula intestinale c'è poi un passaggio passivo verso i vasi sanguigni circostanti o i vasi linfatici. Per alcune sostanze che non si può pensare di non assorbire, si ha quella che viene chiamata una diffusione attiva (trasporto attivo); quindi ci sono delle molecole carrier, che prendono queste sostanze e le trasportano alla cellula e dalla cellula al sangue.

Il pavimento del colon ha una grande capacità di assorbimento. In genere recupera l’85% del litro di acqua che gli arriva giornalmente. Ciò avviene per gradiente osmotico, grazie al trasporto attivo del sodio dal lume nella parete, mentre al contrario potassio e bicarbonato vengono versati nel lume. Gli acidi biliari desossicolico e chenodesossicolico promuovono il trasporto di acqua e di elettroliti attraverso le pareti del colon. In tal modo vengono assorbite anche quelle minime quantità di vitamine, sali minerali e proteine necessarie al nostro organismo per il suo corretto funzionamento.

Le feci

Qualsiasi sia il vitto, al limite anche a digiuno, il colon è pronto a eliminare quasi 20 grammi di materiale costituito da residui dei succhi digestivi e da sostanze del sangue (principalmente ferro e calcio, ma anche fosforo e magnesio, cristalli di acidi grassi, ecc…). Nell’adulto normale le feci sono costituite da sostanze organiche e inorganiche prodotte dal corpo, scorie alimentari, acqua in proporzione variabile (per una buona consistenza non deve superare l’80% del contenuto) e miliardi di microrganismi (flora batterica), fibre e resti di cibi non digeriti (che stazionano nell’intestino anche per mesi o per anni). La presenza di molti materiali indigeribili, come nelle diete vegetariane, oppure un alto contenuto di saponi insolubili, come nelle diete a forte presenza di latte vaccino, rende difficile la coesione, lasciando le feci friabili, mentre al contrario i grassi e il muco aumentano la viscosità.

Nell’adulto sano il colore delle feci è bruno, per la presenza di stercobilina (prodotto di degradazione della bilirubina), mentre nel lattante è giallo oro per la presenza di biliverdina non ridotta ma, se rimane all’aria, diventa verde per l’ossidazione della bilirubina in biliverdina. Alcune variazioni di colore sono dovute al cibo: ad esempio alla carne si deve una colorazione bruno scura, per via dei processi fermentativi che esaltano la produzione di stercobilina, mentre il latte fa apparire feci più chiare a causa dei saponi alcalino-terrosi, e nella dieta a base di vegetali a foglia prevale un colore verde scuro dovuto alla clorofilla. Gli alimenti ricchi di pigmento conferiscono colorazioni varie: ad esempio nerastro per cioccolato, more o mirtilli, carbone, ferro o bismuto, rossastro per il licopene del pomodoro, biancastro per il caolino e giallastro per rabarbaro o carote. L’odore è dato da ossiacidi aromatici (indolo, scatolo, cresolo), da acidi grassi (butirrico, acetico, valerianico, propionico) e da gas (metano, mercaptqani, idrogeno solforato, ammoniaca). Varia secondo l’alimentazione, diventando nauseante e fetido se prevalgono i processi putrefattivi, oppure acre e penetrante se prevalgono i processi fermentativi.

La flora

Negli erbivori i batteri del rumine decompongono la cellulosa e ne possono trarre anche aminoacidi essenziali. Nell’uomo la funzione non è così imponente, ma la flora batterica rappresenta spesso anche il 25% del contenuto intestinale, variando di continuo quantitativamente e qualitativamente, anche e soprattutto in relazione all’alimentazione. Alla nascita il colon è sterile; i primi microrganismi arrivano con il cibo (non a caso il primo lactobacillo è il bifidus, che supera meglio la barriera dello stomaco). L’intestino del lattante alimentato al seno contiene streptococchi dell’acido lattico, lactobacilli come il bifidus, microrganismi aerobici e anaerobici gram-positivi. Il bimbo allattato artificialmente ha invece una flora più diversificata e con meno lactobacilli. Il normale ph dello stomaco costituisce una forte barriera difensiva contro l’invasione di agenti patogeni, che distrugge o riduce al minimo. Tale barriera non è selettiva, per cui affronta nello stesso modo anche i microrganismi potenzialmente utili. Ecco il motivo per cui gli yogurt commerciali, tanto pubblicizzati come aiutanti dell’intestino per i loro fermenti lattici, sono in realtà una grossa presa in giro. Nel tratto superiore dell’intestino troviamo una prevalenza di lactobacilli e di enterococchi, mentre nell’ileo e nel cieco prevale una flora di tipo fecale, che conta più di cento specie. Nel colon di un adulto la flora dovrebbe essere costituita per il 96% o più da batteri e streptococchi anaerobi (bacterioides fragilis, lactobacillus bifidus, clostridium perfringens), mentre la parte restante è costituita da coliformi gram-negativi, lactobacilli, proteus, pseudomonas, candide e altri. Se l’alimentazione non è ben equilibrata, gli ultimi tendono a crescere maggiormente e a prendere il sopravvento. Grazie alla flora simbionte abbiamo reazioni chimiche che portano alla formazione di sostanze importanti come la vitamina K e alcune del complesso B biotina e acido folico). Inoltre i sali biliari che non vengono riassorbiti, una volta raggiunto il colon vengono trasformati in acidi biliari e sotto questa forma vengono espulsi. Una delle funzioni più interessanti della flora batterica è l’inibizione della crescita di agenti patogeni come ad esempio la salmonella o il vibrione del colera, probabilmente grazie ai loro prodotti metabolici, , come l’acido butirrico, il propionico e l’acetico. Ciò spiega perché si possono trovare gli agenti patogeni citati nella vescica e non nelle feci. In effetti pochi sospetterebbero di trovarsi davanti a un laboratorio che svolge una grande quantità di trasformazioni chimiche; tutti conoscono per esperienza i processi fermentativi e putrefattivi legato ai residui dei cibi: dalla decomposizione della lecitina derivano colina e neurina (amina tossica), vari aminoacidi vengono decarbossilati dando origine a sostanze diverse:

- dalla lisina la cadaverina

- dall’arginina l’agmantina

- dalla tiroxina la tiratina

- dall’ornitina la putrescina

- dall’istidina l’istamina

- dal triptofano l’indolo e il metilindolo, o scatolo (responsabili dell’odore delle feci)

- dalla cisterna etilmercaptano, metilmercaptano e anidride solforosa

PATOLOGIA

Spesso il colon irritabile viene definito come colite, ma in realtà nel colon irritabile l'infiammazione è un processo susseguente: prima c'è il malfunzionamento; se questo persiste a lungo inevitabilmente posso avere un processo infiammatorio diffuso. Qua invece nelle enterocoliti acute abbiamo un proces-so infiammatorio franco dovuto a microrganismi (esempio tipico il colera, le salmonellosi, alcune enterocoliti di tipo virale), per cui i germi arrivano, si insediano nell'intestino, innescano un processo infiammatorio e una reazione immunitaria e quindi clinicamente avremo un aumento della motilità intestinale con diarrea. Il pericolo di questa situazione è che la diarrea sia molto profusa. Il colera ad esempio è pericoloso perché dopo 30 o 40 scariche di acqua si va incontro a forte disidratazione, e questa diventa anche causa di morte se non è curata. Comunque anche di fronte a fatti meno gravi l'im-portante quando iniziano scariche profuse durante la giornata è sempre dare liquidi con sali minerali.

Il morbo di Crohn e la colite ulcerosa sono due patologie dell'intestino, di tipo cronico infiammatorio, quindi sono patologie che (per la medicina universitaria) non guariscono; possono essere contenute, ma tendono a non risolversi, salvo rari casi. Sono caratterizzate da una genesi autoimmune, che viene data come accertata, per cui il sistema immunitario si "ribella" e scatena processi infiammatori a livello delle mucose intestinali. C'è sicuramente una predisposizione genetica, il che non significa che sono ereditarie, ma che se mio nonno ha avuto il morbo di Crohn io, come nipote, potrei più facilmente sviluppare lo stesso morbo. Sicuramente come fattori scatenanti, forse anche come fattori di base, si riconoscono anche da parte della medicina accademica fattori psicosomatici. Un elemento fondamenta-le è come al solito il conflitto sulla propria dipendenza. La sintomatologia è molto simile nelle due forme ed è caratterizzata da dolore di tipo crampiforme con diarrea o stipsi fino al blocco intestinale e quando vi è diarrea si ha perdita anche di muco e di sangue. Come tutte le patologie autoimmuni l'andamento è a crisi - normalmente la patologia autoimmune è caratterizzata proprio dal fatto di non avere una sintomatologia costante nel tempo, ma di avere un momento di crisi a cui segue un momento di pausa. La differenza fra il morbo di Crohn e la colite ulcerosa consiste nel fatto che nel primo le lesioni colpiscono l'ultima parte dell'intestino tenue (ileo e cieco) e il processo infiammatorio comporta delle ulcere sanguinanti (da cui la conseguenza del sangue nelle feci); il muco nelle feci è la manifesta-zione di un processo infiammatorio piuttosto imponente. Queste lesioni ulcerative possono essere anche perforanti e coinvolgere addirittura anche le strutture adiacenti, con tragitti fistolosi. Questo può avvenire, ad esempio, anche a livello della vescica, per cui si riscontra-no a volte manifestazioni che vengono ritenute gravi, pur permettendo in ogni caso una condizione di vita abbastanza tranquilla, come lo sgocciolamento di materiale fecale nelle urine, e quindi complicanze come infezioni ripetute. Nella colite ulcerosa invece, abbiamo ovviamente una lesione a livello del colon, si hanno delle ero-sioni sanguinanti e la mucosa, tra una eruzione e l'altra, si solleva formando una piega, che dà origine a una sorta di polipo, o meglio pseudopolipo (pseudo perché la morfologia è simile, pur non essendo un polipo vero e proprio). Inoltre è accompagnata da altre manifestazione cliniche in altre sedi: quindi si ha soprattutto artrite (di tipo autoimmune), che può colpire anche la colonna vertebrale con dolori localizzati, eritema nodoso (quindi malattie cutanee) e uveiti (quindi anche processi infiammatori a carico dell'occhio: infatti l'uvea è uno dei tre foglietti dell'occhio). In genere per queste cose si può fare molto poco: all'inizio si può ottenere qualche risultato con la fitoterapia, mentre in fasi avanzate la medicina accademica si deve arrendere e la fitoterapia viene usata in modo complementare, insieme al cortisone.

La stipsi dipende da una disbiosi, da cattiva alimentazione, da pigrizia nell'andare a scaricarsi e da vari altri fattori. I diverticoli sono delle estrusioni della mucosa intestinale verso la superficie, quindi attraverso la parete del grosso intestino. Questo potrebbe dipendere dal fatto che se una persona è stitica da anni, dopo un po' c'è un aumento della pressione endoinguinale, all'interno del canale enterico, e quindi questo aumento della pressione spinge verso il fuori la mucosa intestinale. Ora, per quanto riguarda i diverticoli in sé, non succede praticamente niente, mentre il problema nasce in quanto sono spesso il deposito di materiale fecale che fermenta, innescando nel lungo periodo un processo infiammatorio. Se questo dura a lungo può anche bucare il diverticolo, e quindi abbiamo la diverticoli-te, che non è un processo semplice, perché il materiale fecale esce in addome e provoca una peritonite. Questo può provocare anche situazioni da pronto soccorso: naturalmente in questo caso il medico darà degli antibiotici (se il diverticolo è solo infiammato ma non ancora bucato). Il diverticolo si crea su un terreno già compromesso, con un intestino che si presenta normalmente prolassato. Probabilmente il punto di partenza è una stipsi di tipo ipotonico (quindi un intestino che fa fatica a contrarsi, perché al contrario nelle stipsi ipertoniche avremo un intestino che non riesce a eliminare perché troppo contratto) e, quindi, ecco che si evidenzia l'ipotonia con il prolassamento.

Stitichezza

L’evacuazione intestinale poco frequente e dura è un problema molto diffuso e che va combattuto, poiché finisce per intossicare il corpo e può essere all’origine di altri problemi gravi. La stitichezza è generalmente accompagnata da emicrania, inappetenza, lingua sporca, acne, vertigini e palpitazioni. La normalità è evacuare da una a tre volte al giorno, ed è bene abituarsi fin da piccoli a farlo a ore fisse come, ad esempio, prima o dopo colazione o altri pasti. Per combatterla, è bene prima di tutto cambiare alimentazione, aumentando i vegetali non feculenti e ricchi di scorie (spinaci, bietole, insalate, lenticchie, fagiolini, carote, carciofi, barbabietole, zucchine, ecc…) e frutti ricchi di cellulosa (prugne, fichi, arance, pompelmi, cachi, uva, cetrioli, ecc…) e aumentando inoltre il consumo di acqua a digiuno e tra i pasti (come minimo 3 bicchieri al giorno), così come facendo attenzione a masticare bene e a insalivare gli alimenti. Bisogna eliminare gli alimenti che hanno poca fibra (carni, pesci, formaggio, pane bianco, ecc…) e cambiare le abitudini di vita, aumentando l’esercizio fisico e facendo ginnastica addominale. Poiché quanto sopra indicato è fondamentale e indispensabile, ma lento, può essere necessario darsi da fare con qualcuno dei rimedi tradizionali, consistenti nell’assumere ogni giorno a digiuno:

- alcune prugne secche o fichi che saranno stati in ammollo durante la notte e che verranno mangiati con la loro acqua

- una o alcune arance, con pane integrale e olio d’oliva

- tre o quattro pomodori maturi, ben conditi con olio d’oliva

- una cucchiaiata di olio d’oliva, con il succo di mezzo limone

- dieci prugne secche a riposo durante la notte, insieme a un cucchiaio di crusca di frumento

- un cucchiaio di semi di lino macinati, con un bicchiere d’acqua

Al tempo stesso esiste una moltitudine di infusi con foglie di senna, malva, salvia, rosmarino, sambuco, psillio, ecc… Infine sono raccomandabili il massaggio e l’automassaggio addominale dall’appendice fino al lato sinistro (nel senso delle lancette dell’orologio) e i cataplasmi di argilla calda sopra la zona del fegato e sul ventre, a tardo pomeriggio o prima di andare a dormire. Nella stitichezza cronica è indicato il lavaggio del colon, o idro-colon terapia.

Attenzione ai lassativi!

Il primo rimedio che bisogna prendere per combattere la stitichezza sarà quindi educare la funzione intestinale dandole retta quando avvisa. Ma se la stitichezza si installa, prima di ricorrere a soluzioni estemporanee, ciò che bisogna fare è verificarne al causa e vedere se i rimedi igienici sono sufficienti per recuperare la funzione intestinale corretta. Se nonostante questo non si risolve completamente la situazione, è possibile che si necessiti di un lassativo. Ci sono alcuni che riescono a stimolare il riflesso gastrocolico assumendo bevande calde. Ad altri il riflesso viene scatenato da una supposta di glicerina. I lassativi propriamente detti sono di vario tipo. Ci sono i "volumetrici" come la crusca e l’agar-agar. Gli osmotici agiscono mantenendo un volume di liquido sufficiente per facilitare l’evacuazione, come i semi di lino o lo psillio. Altri sono considerati più irritanti dell’intestino, come la senna. Sono preferibili i due di prima, ma solo occasionalmente. L’uso continuato di lassativi dà luogo a dipendenza dagli stessi e contribuisce a lesionare ulteriormente il meccanismo sensitivo.

INTESTINO

Gli alimenti che mangiamo passano dalla bocca allo stomaco tramite la faringe e l’esofago. Nello stomaco sono preparati e trasformati perché possano essere assorbiti nella loro parte nutritiva ed eliminati per quanto attiene a residui inutili o pericolosi. Il 50% degli aminoacidi che entra nel sangue proviene dagli alimenti, il 25% è contenuto nei succhi intestinali e il restante 25% deriva dalle cellule che si staccano dalle pareti de sistema digestivo. Dallo stomaco gli alimenti passano al duodeno tramite il piloro, un denso muscolo circolare che si apre, permettendo che le sostanze acide contenute nello stomaco si mescolino con i succhi intestinali alcalini, i quali costituiscono importanti fattori della digestione. La lunghezza dell’intestino è approssimativamente 8 volte la taglia dell’individuo, essendo notevolmente maggiore negli individui vegetariani, a causa del fatto che in loro la digestione intestinale richiede più tempo. Le pareti dell’intestino sono costituite da:

- una tunica esterna fibrosa che segue tutto il tragitto dell’intestino

- una tunica intermedia muscolare riccamente innervata e vascolarizzata

- una tunica interna mucosa

Quest’ultima presenta pliche trasversali circolari separate le une dalle altre di circa un centimetro. Tanto queste pieghe come il resto della superficie intestinale, sono provviste di alcuni piccoli cilindri di lunghezza fra il mezzo millimetro e il millimetro, paragonabili ai tentacoli Il cibo impiega circa 4 ore e ½ per transitare dalla bocca all’inizio del colon, mentre il tragitto di questo ultimo tratto può richiedere anche 24 ore o più, con un controllo ormonale che coinvolge circa una decina di sostanze.

L’intestino è di fatto il "cervello" inferiore; esso è legato alla mente "somatica" e quindi alle emozioni; è simile nella sua forma e colore esteriore al cervello superiore (è solo più grosso) e l’apparato nervoso enterico è il più grande ed esteso del corpo intero; infatti il cervello inferiore reagisce immediatamente, e prima di quello superiore, ad ogni tipo di sensazione, emozione, stress, ecc…; inoltre, come quello superiore è abituato a ricevere informazioni contenute nei cibi e nelle bevande, le digerisce, divide i prodotti utili da quelli da scartare ed assimila da quelli utili le sostanze (le informazioni) indispensabili alla vita, né più ne meno di quanto effettua il cervello superiore, in quanto essi sono in costante colloquio. Semanticamente possiamo con certezza affermare che l’intestino è "ciò che sta nella testa", cioè l’in-test(a)-ino, ovvero il piccolo cervello, chiamato anche cervello di sotto. L’intestino è parte dell’apparato digerente, a forma di tubo, è situato nella cavità addominale compresa tra il piloro e l’ano. Ha funzioni prettamente digestive ed è diviso in due parti: tenue e crasso; il tenue si divide in duodeno e digiuno/ileo, la sua lunghezza è di circa 7 mt., il suo diametro è di 3 cm., ed ha una superficie interna della mucosa di circa 300 mq.; è la più estesa delle superfici del corpo umano: quella cutanea è di circa 2 mq., quella polmonare è circa 80 mq. La superficie interna della mucosa intestinale è costituita dalla presenza di pieghe (valvole conniventi) e rilievi (villi) oltre che di ghiandole, formazioni linfoidi e terminazioni nervose. Nel tenue la parete/superficie è tutta ricoperta da piccole protuberanze chiamate villi ed essi stessi hanno sulle loro pareti altre piccole protuberanze chiamate microvilli, e ciò serve ad aumentare la superficie totale del sistema. Tutta la superficie è come verniciata da uno strato di IgA (immunoglobuline) a sua volta ricoperto da microflora formata da circa 400 famiglie batteriche residenti. L’ecosistema intestinale è l’insieme di tre elementi interattivi:

1) flora batterica, che deve essere costituita dalle famiglie di batteri residenti

2) temperatura e pH dell’intestino

3) epitelio della mucosa

Risultato: ottimo funzionamento del sistema immunitario e quindi perfetta salute. Il buon funzionamento di questi componenti sostiene l’integrità e la funzione della mucosa intestinale ricca di tessuto linfatico, il che valorizza lo stato di perfetta salute che è sempre determinato da un ottimo livello di nutrizione generale (tessuti e cellule) e quindi di difesa immunitaria efficace. Quando una di queste funzioni viene ad essere alterata sopra tutto per i fenomeni di fermentazione continua ma e sopra tutto di putrefazione, dovuti a consumi di prodotti e derivati animali, ricca di zuccheri raffinati e povera di fibre o granaglie troppo abbondanti ed infine l’utilizzo di farmaci e vaccini, è l’inizio di una forte e grave "disbiosi" (alterazione della flora batterica) e quindi della degenerazione dei processi nutrizionali e funzionali di tutti i sistemi ed organi. Solo i cibi vegetali crudi (frutta e verdura), legumi, alghe, alcuni cereali, mantengono a un buon livello funzionale l’intestino, il sistema immunitario e quindi l’organismo intero. Il sistema immunitario ha di conseguenza la sua "base principale" (70-80% delle sue funzioni) nell’intestino. L’ecosistema intestinale perturbato diviene così la base di tutte le malattie; pertanto grande attenzione deve essere prestata affinché detto sistema non presenti alterazioni, in modo che la nutrizione corporea e cellulare non venga ad alterarsi con perdita dei nutrienti essenziali che, se assenti, permettono l’intossicazione lenta ma progressiva dell’intero organismo, lasciando il posto a radicali liberi, macro tossine, parassiti, aumento di certi minerali e vitamine e la perdita simultanea di altri, con eccesso di determinati elementi e favorendo inoltre la produzione di spore, muffe, funghi, parassiti e la mutazione, produzione, clonazione di microbi r virus specializzati per certe funzioni anche di guarigione, che saranno in genere e in seguito mal interpretati dai medici allopati, perché ritrovati residenti in terreni detti patologici, mentre essi (microbi e virus simbiotici) stanno iniziando la loro azione guaritrice; se però non troveranno il terreno adatto (spirituale e fisiologico) alla loro opera restauratrice, essi diverranno inevitabilmente i coautori della malattia che porta inevitabilmente a morte prematura. La morte inizia nel colon; dato che i liquidi sono riassorbiti nel colon, il corpo assorbe attraverso di esso gli elementi nutrizionali prelevati dal cibo, ma assorbe anche le tossine dai prodotti di scarto non eliminati velocemente e i parassiti generati nell’intestino; gli innumerevoli disturbi della pelle sono quindi necessari e ci avvisano che il colon è congestionato, in quanto le tossine e i parassiti nel sangue cercano altre vie di uscita quando il loro canale naturale di scarico è parzialmente bloccato. L’apporto alimentare e nutrizionale deve essere il più possibile naturale, biologico o meglio ancora biodinamico, per fornire all’organismo gli elementi indispensabili: aminoacidi essenziali, minerali e vitamine colloidali, acidi grassi, ecc…; proporzionalmente il pasto giornaliero deve introdurre almeno il 50% di glucidi complessi, il 10% di proteine, il 20% di grassi, il 10% di minerali, vitamine e acqua

La pulizia dell’intestino (clistere) fa parte di un’importante e antica tradizione per mantenersi in salute. La parola "idro colon terapia" è una parola coniata dai medici che la praticano, ma essa è un temine incompleto in quanto non descrive bene l’azione totale della terapia stessa. L’acqua inserita nel colon attraverso l’ano, lava e favorisce il deflusso verso l’ano delle feci e di ciò che ristagna o è aderente alle pareti o nelle anse di quella parte dell’intestino, depositi che sempre infiammano la zona locale e soprattutto richiamano il sangue, che viene tolto dalle altre parti dell’organismo, con conseguente aumento di temperatura viscerale, dell’infiammazione totale e quindi indebolendo la capacità digestiva, per le mutate condizioni termiche che alterano immediatamente i batteri simbionti della flora e di conseguenza gli enzimi digestivi. Abbiamo già riferimenti storici su questa tecnica, fin dagli Egizi, Assiri, Esseni, Ebrei, Giudeo cristiani, ecc Il lavaggio intestinale o enteroclisma permette, l’eliminazione delle sostanze tossiche (catarro e feci) che si incollano sulle pareti della mucosa generando sempre malassorbimento e impedendo anche la ricostruzione della parete viscerale e del tessuto cellulare stesso. In questo modo favoriscono anche il riordino della flora batterica, aiutando i funghi e i microbi simbiotici che, moltiplicandosi o diminuendo fortemente per mancanza di bio antagonismo, causano la modifica della flora e del terreno con i processi di malnutrizione cellulare che ne derivano e che sono la concausa primaria (dopo l’errore "etico") e all’origine di tutte le malattie. Ricordiamo che nell’organismo sono presenti circa 400 specie di microrganismi (batteri e funghi); il loro normale sviluppo è utile in quanto aiuta l’ottimizzazione delle risposte del sistema immunitario e favorisce il processo digestivo, quello di produzione dei fattori vitali, migliora l’assimilabilità delle vitamine, la produzione di energia, ecc… e aiuta a controllare le infezioni che possono insorgere. I giusti rapporti fra la flora batterica, con enzimi, vitamine, minerali, fattori vitali, tuttavia possono essere molto facilmente compromessi dando luogo alla prevalenza di un gruppo di funghi e/o microbi sull’altro, impedendo o rallentando quindi le loro specializzazioni oppure potrebbero derivare (microbi non simbiotici) dall’introduzione di cibi alterati, farmaci o vaccini, ma ciò che è ben grave è che l’alterazione dei giusti rapporti della flora porta alla modifica del pH digestivo e quindi alla formazione anomala di tossine o parassiti, portando quindi intossicazioni (patogenicità) lievi, medie o gravi, immediate o nel futuro; quando ciò si verifica (aumento di temperatura oltre i 37°) ci troviamo di fronte a un più veloce deterioramento della funzione digestiva con tutte le conseguenze del caso, con l’automatica infiammazione della mucosa viscerale, cioè otterremo sicuramente alterazioni termico/nutrizionali, intossicando l’organismo, cioè i liquidi del corpo, il nostro terreno. Il lavaggio intestinale profondo e prolungato contribuisce a irrobustire la parete della mucosa, producendo un sangue vitale, ma soprattutto a rinforzare le funzioni del sistema nervoso e immunitario.

Immunità

Negli ultimi decenni si è scoperto il tessuto linfoide associato alle mucose (MALT), che accomuna gli organi linfatici caratterizzati dalla produzione locale di anticorpi secretori, così detti perché non entrano nella circolazione sanguigna o linfatica, ma vengono liberati all’esterno (in questo caso a contatto con il contenuto intestinale). I centri produttori sono follicoli linfatici solitari o aggregati, noti come placche del Peyer, dal nome dello studioso svizzero del seicento che le descrisse. La mucosa che li riveste è sprovvista di villi o liscia.

I linfociti B e le plasmacellule (versione operativa dei primi) si trovano a livello della lamina propria e producono per il 90% IgA, mentre sono poco rappresentate le IgM e meno ancora le IgG. I linfociti intestinali T si trovano sia a livello della lamina propria che a livello epiteliale. I primi sono in prevalenza CD4+ (helper/inducer), mentre i secondi (5/10% delle celluleepiteliali) sono in prevalenza CD8+ (citotossici), e<possono svolgere attività citolitiche sia dirette che mediate da anticorpi. Le IgA vengono prodotte in forma di dimeri o polimeri contenenti la catana J. Questo è un requisito fondamentale per il trasporto endoluminale, perché si lega alla secrezione delle cellule epiteliali. Le IgA possono svolgere le loro funzioni sia nella mucosa intestinale che all’interno della bile. Le IgA si possono rivolgere contro antigeni alimentari (es. proteine del latte) e non (batteri, virus), o dello stesso organismo: ad esempio dopo l’antipolio Sabin aumenta parecchio la produzione di anticorpi intestinali contro il virus della polio. Le risposte immunitarie intestinali sono mediate, oltre che dai linfociti T, anche da mastociti, eosinofili e cellule simil-NK. La deficitaria presenza di tali elementi dà libero spazio a shigelle, salmonella e guardie.

NOTE E CURIOSITA’ STORICHE

La prima testimonianza sulla pratica dell’irrigazione del colon si trova nel papiro di Ebers, e dimostra che i medici egiziani la ritenevano utile. Tale linea viene proseguita da Ippocrate, che consiglia decotti a base di foglie di cavolo con miele e olio d’oliva, e Galeno, per arrivare ad Ambrosie Parè (VI sec.) per una descrizione completa e a Regnier De Graaf con il trattato "De Clysteribus". Il passaggio tecnico decisivo si deve negli ultimi 60 anni agli statunitensi, che ne hanno comprovato con decine di migliaia di lavaggi l’utilità e l’assoluta innocuità.

Secondo gli egiziani l’inventore del clistere era stato il faraone Thot, il cui nome si scriveva come il geroglifico dell’ibis, il che ha dato luogo ad equivoci e leggende. Per i medici greci era enema (da "versare dentro") o anche clyster (lavativo). L’Antologia Palatina usa il verbo klyzein, equivalente al nostro moderno enteroclisma, mentre nel "Calepino", Padova 1752, il termine clysterium ha il doppio significato che gli attribuiamo oggi, di medicamento liquido da iniettare nell’intestino ma anche di strumento, sotto forma di siringa metallica a stantuffo. In Francia e in Olanda si usava una siringa di zinco, mentre in Germania si preferiva una vescica di vitello o maiale con una cannula all’estremità.

Fra i musulmani questa pratica ha avuto fortune alterne: consigliata dal profeta Maometto, finisce poi per essere considerata cosa immorale. In Africa lo troviamo invece elevato ad arte, dal clistere con il macerato di peperoncino nei villaggi interni della Costa D’Avorio, agli Omaguas che lo utilizzano prima dei pasti, alle donne Bondios del Congo, che soffiano acqua tiepida nel culetto dei bambini tramite una cannuccia di bambù.

Fino ai primi del 1900 per le donne spagnole e portoghesi aizzate dai parroci, il clistere era considerato un vergognoso strumento del demonio, quale equivalente sessuale, mentre la stessa considerazione lo faceva diventare per le donne francesi un curioso diversivo.

L’inventore italiano del moderno clistere è il Catenaria, professore dell’università di Pavia nella seconda metà del 1400, che inventa una siringa di stagno; ma il vero Leonardo del clistere è l’olandese De Graaf (1600) che inventa il clistere di sicurezza, eliminando la necessità di una seconda persona per iniettarlo.

IDROCOLON

Clismi, clisteri, canne e siringhe di ogni forma e materiale, hanno costellato la storia dei nostri tentativi di ripulire quella parte di noi vissuta anche psicologicamente come "sporca"; l’acqua riconquistava il ventre, con un congiunto di mito, natura, psicologia del profondo e scienza, il cui potere era spesso enfatizzato da infusi di erbe. L’efficacia terapeutica e la sicurezza in termini di effetti collaterali della idroterapia del colon è comprovata da almeno 5000 anni di pratica.

L’idrocolon è lo sviluppo tecnologicamente aggiornato dei clisteri, di cui è più efficace e meno traumatico. Lavando l’intestino dal retto fino al cieco si interrompono i meccanismi di intossicazione e si favorisce il ripristino di una flora eubiotica. E’ utile in maniere diverse: i lavaggi ripetuti permettono di ammorbidire e mobilizzare anche quelle feci che, per gli anni di ristagno nel colon, hanno assunto la consistenza e l’aspetto di un pneumatico.

L’idrocolonterapia non si esaurisce con il lavaggio del colon, che dovrebbe essere invece l’epilogo di un percorso per il riequilibrio generale, che comprende fra i suoi mezzi una pratica alimentare corretta, l’utilizzo delle erbe e di altri mezzi naturali. Lo sviluppo ideale del lavoro comprende alcune fasi, che si possono schematizzare nel modo seguente:

- esame generale della persona e raccolta dei dati significativi

- preparazione al lavaggio (ad esempio modifica di consistenza delle feci) per facilitare lo svuotamento del colon

- il lavaggio, quale momento centrale del lavoro di riequilibrio

- la fase successiva al trattamento, per ottimizzarne gli effetti e continuare il lavoro di riequilibrio, con la somministrazione di prodotti vegetali.

Disturbi che ricevono beneficio dall’idrocolon

Normalmente la prima sensazione che si nota dopo un idrocolon è il senso di leggerezza e di distensione addominale, grazie al fatto che vengono eliminati muco, gas, tossine e scorie non digerite. L’acqua disincrosta la mucosa e massaggia l’addome, lasciando un senso di benessere.

Il primo stato che si presta al trattamento è la disbiosi (aumento della flora inidonea alle nostre esigenze), che porta a disturbi come colite, diverticolite, stitichezza, diarrea, gonfiore addominale; i funghi anaerobici come la candida si moltiplicano, producendo fermentazioni, putrefazioni e sostanze tossiche che poi vengono riassorbite tramite i capillari e producono un vero e proprio inquinamento chimico del nostro organismo. Ulteriore indicazione è il disagio psicologico e lo stress, insieme a molte sindromi e disturbi in apparenza non collegabili direttamente con l’intestino, come mal di testa, nervosismo, alito cattivo, riniti, acne, dermatiti, eczemi, invecchiamento della pelle, stanchezza cronica, allergie, reumatismi, artriti, ma ancora più importante è l’effetto sul sistema immunitario, dato che le stazioni ghiandolari note come placche di Peyer rappresentano circa l’80% del potenziale immunitario cellulare. Ricerche eseguite tramite autopsie hanno rivelato anche in soggetti apparentemente sani e inconsapevoli danni strutturali all’intestino per incrostazioni anche del peso di qualche chilogrammo; questi residui producono sostanze tossiche, così come la flora batterica alterata che scarica ammoniaca, fenoli, indoli, cadaverina, putrescina e altro. In alcuni paesi europei l’idrocolon fa parte dei programmi di rieducazione intestinale per i paraplegici. Disintossica e rinvigorisce, dimostrandosi adatto agli anziani, alle donne fino al quarto mese di gravidanza e dopo il parto, ma è anche utile a scopo preventivo o come occasione per ripensare le proprie abitudini di vita.

Come si fa, come funziona

Per il trattamento si utilizza una macchina che alternativamente inserisce acqua nel colon, a temperature variabili secondo l'effetto preventivato dall'operatore, e poi permette lo svuotamento del materiale di scarto, con un lieve effetto aspirante. Naturalmente la specola introdotta nel retto per effettuare il lavaggio è connessa con un tubicino che porta l'acqua pulita dalla macchina nel colon, e con un tubo di diametro maggiore, che permette di far affluire il materiale fecale al circuito di scarico della macchina stessa, che lo convoglierà verso la fognatura.

Il trattamento non è doloroso e dura normalmente fra i 20 e i 45 minuti.