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Spiazzi – idee per un pomeriggio

Articolo pubblicato sul periodico locale "la nostra gente" a cura dell'autore.

Quella che di seguito vi propongo non è la solita visita ad uno dei tanti santuari che ornano la nostra bella Italia; occorre anche avere una certa passione per la montagna, anche se in questo caso sarà sufficiente un normale paio di scarpe da ginnastica per effettuare l’escursione. Sono quindi bandite le scarpe col tacco, le ciabatte e le espadrillas; portatevi inoltre una giacca, in quanto lassù fa un discreto freddo.

Ma lassù dove ? Oggi vi porto sul Monte Baldo, al Santuario della Madonna della Corona.

Ci si arriva tranquillamente fino a cinquecento metri con l’auto, quindi non iniziate a lamentarvi. Ma proprio questi ultimi ciquecento metri, percorsi "pedibus calcantibus", danno un significato unico alla visita. Per i più pigri c’è un servizio di bus navetta ogni venti minuti, ma…è triste, insomma, che volete che vi dica, a piedi è tutta un’altra cosa !

È una gita che richiede solo un’ora di viaggio, nel rispetto dei limiti di velocità: imboccate l’autostrada a Rolo, con direzione Brennero; passate Verona ed uscite al casello di Affi.

Pagate e prendete a destra, passando davanti ad ipermercati e mercatoni di ogni genere. Con un cavalcavia superate l’autostrada e quindi, alla rotonda, girate a sinistra. La strada è questa, e voi la dovrete percorrere fino alla fine. Sono circa quindici chilometri, che ad un certo punto iniziano a salire tra larghi tornanti ed ampi rettilinei. Se non volete perdervi tenete per Spiazzi e Ferrara di Monte Baldo, ma vi assicuro che sbagliarsi è impossibile.

Arrivati a Spiazzi, avete due possibilità: lasciare l’auto in paese, in uno degli ampi parcheggi per poi iniziare la discesa a piedi, oppure spingervi oltre l’abitato dove, dopo circa mezzo chilometro, trovate un altro megaparcheggio con la fermata del bus navetta e l’imbocco della strada asfaltata che discende al santuario (vietata alle auto private). Decidete voi dove fermarvi, in ogni caso troverete abbondanza di souvenir, caffelatti e cochecole per ristorarvi in qualsiasi stagione.

Avrete notato che finora ho parlato di "scendere" al Santuario; si, perché da dove vi trovate ora non vedete nulla, se non una scarpata di fornte a voi…sarà mica giù per di li ?

Si, certo, il Santuario è a mezza costa duecento metri sotto di voi, costruito dentro un’insenatura scavata in una rupe che scende a precipizio da dove vi trovate ora !

Fino agli anni venti lo si poteva raggiungere solo per mezzo di un montacarichi, spenzolando nel vuoto per alcune centinaia di metri (oh, qual terrore!!!); poi, durante la costruzione della Gardesana, il parroco di allora colse l’occasione per far costruire la strada asfaltata che discende fra ripidi tornanti e gallerie scavate nella nuda roccia, fino al Santuario.

La discesa a piedi dal centro di Spiazzi è meno ripida, in quanto sfrutta avvallamenti naturali; in alcuni tratti opportuni gradini vengono in aiuto al viandante affaticato. Il sentiero incrocia spesso la strada sfaltata, e se volete potete abbandonarlo percorrendo a piedi la strada stessa. La discesa è scandita ad intervalli regolari da statue bronzee, in grandezza naturale, che ripercorrono le stazioni della via crucis interpretandole con i personaggi del Vangelo.

È impossibile vedere il Santuario, tanto la rupe è ripida, finchè ad una svolta ci appare davanti in tutta la sua straordinaria bellezza, confuso tra la vegetazione. Ancora due tornanti, una galleria buia, e finalmente ci troviamo ai piedi del grande scalone.

Qui comincia la salita ai gradini, che dopo la discesa appena compiuta appare alquanto faticosa; raggiungete subito la sommità della scala per visitare la chiesa.

Entrate dalla porta sulla sinistra, camminate lentamente per abituare gli occhi alla semioscurità, ed ecco, l’interno vi si presenta in tutto il suo spendore.

Tutto il lato sinistro ed il fondo della chiesa sono stati scavati nella nuda roccia, che fa da parete; potete toccarla, accarezzarla, sentirne il gelo penetrante.

Cercate per un attimo di dimenticare che sopra di voi stanno milioni di tonnellate di roccia, ed avanzate verso l’altare. Sul fondo l’immagine della Madonna è fissata alla roccia, attorniata da Angeli festanti che sfruttano anch’essi la roccia come supporto. Il tutto in una composizione veramente eccezionale ed originale, per il tipo di parete a cui è fissata.

Il lato destro della chiesa è invece in muratura, ed è il lato che si protende sul precipizio.

Dal sagrato si vede infatti bene come la chiesa sia stata costruita in una nicchia della roccia, allargata durante i restauri degli anni settanta di questo secolo. Dal sagrato di può pure ammirare la valle sottostante, che è la valle dell’Adige, solcata dal fiume, dall’autostrada e dalla ferrovia. Ma è talmente distante che, nei giorni di foschia, si può dimenticarsene.

Il campanile sembra un po’ tozzo e mal proporzionato; in realtà, trovandoci su un dirupo, le sue fondamenta sono al piano di sotto.

Discendiamo quindi a metà dello scalone d’accesso, ed entriamo di fianco alle fondamenta del campanile. Ci troviamo nella cappella delle confessioni, dal cui lato sinistro di accede alla "Scala Santa", riproduzione di quella che sta a Roma. Esiste per fortuna di fianco alla Scala Santa anche una serie di gradini normali, che alla sommità da accesso a locali dove sono conservati i vari "ex voto" che varie persone, sentendosi miracolate, hanno offerto al Santuario. Una breve sosta è d’obbligo, se non altro per meditare sulla vacuità delle nostre preoccupazioni quotidiane al confronto delle vere tragedie che possono capitarci.

Torniamo quindi verso lo scalone d’accesso alla chiesa, e scendiamo ancora; al piano di sotto si entra nei locali del convento, dai quali, nella bella stagione, si ha accesso al piccolo ma decoroso giardinetto, a sbalzo sulla rupe sottostante.

Qui una cappellina ricorda la leggenda dell’immagine sacra della madonna, venerata sull’altare maggiore del santuario. Il fatto che crediate o meno non cambia di una sola virgola la bellezza e la straordinarietà di questi posti, che la caparbietà di un gruppo di uomini ha strappato alla verticalità della rupe per trasformarli in un piccolo angolo di mondo.

Di sera, transitando sull’autostrada del Brennero, è possibile scorgere per pochi attimi il Santuario dal basso, illuminato nel buio della montagna nera; poi la velocità della nostra corsa fa scomparire tutto, in un turbinio di pensieri…….

Bene, è giunto il momento di tornare. E ora comincia il difficile; si, perché il ritorno è logicamente tutto in salita. Armatevi quindi di buona volontà, bastano comunque venti minuti di camminata per ritornare al piano dove avete lasciato il vostro fedele cavallo meccanico.

Io vi suggerisco di visitare il Santuario nei pomeriggi sereni di primavera; godrete così, alla discesa, di viste incomparabili sulla pianura e sulle montagne circostanti; ed al momento di affrontare la salita, quando ormai la luce del sole inizia a scemare, potrete osservare la luna così vicina che sembra quasi di toccarla. Una brezza agita continuamente il bosco circostante, per cui anche se affrontate la visita in piena estate potete sempre contare su un costante refrigerio. Ed i colori, e i profumi della natura, bagneranno i vostri occhi.

Alla prossima, quindi. E fatemi sapere se questa vi è piaciuta.

Come ? Ma scrivendo a sbudinik@tin.it

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