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VENEZIA:

LE CASE DI SANTA BARBARA DEI BOMBARDIERI A SANTA TERNITA

 

 

 

 

 

 

 

Iscrizione commemorativa,

infissa sulle case dei Bombardieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dalla seconda metà del '300 si ha documentazione dell’impiego di artiglierie da parte delle truppe venete; già nel XV-XVI sec. se ne ricorda il significativo utilizzo durante la guerra di Chioggia (1378-81): così nella Piazza Universale di tutte le professioni del Mondo di Tomaso Garzoni (1589) che, nella sua trattazione dei mestieri, riferisce inoltre come si ritenessero provenire dalla Germania i primi maestri dell’arte dei Bombardieri. Nella seconda metà del XIV sec. è documentata la produzione di bombarde ed armi da fuoco nell’ambito del complesso dell’Arsenale, per il quale sono noti gli ingaggi di proti “delle bombarde” dopo il 1450 e Sanudo, nel 1504, annota le spese relative ai maestri bombardieri. Tra 1524 e 1540 ca. si costruiscono le nuove fonderie presso campo della Tana; sale d’armi e depositi d’artiglieria si trovavano tra la darsena dell’Arsenale Nuovo e le Corderie, verso il monastero di San Daniele, nell’area detta “Campagna”. Altro sito significativo era l’Isolotto della Celestia, dove nel 1539-40 si realizzarono i nuovi depositi di polvere pirica e dove ebbe luogo la disastrosa esplosione del 1569; successivamente vi si tennero le prove di fuoco per le canne di archibugi e fucili.

Probabilmente motivata anche dagli insuccessi militari dell'anno precedente, risale al 31 ottobre 1500 la concessione del Consiglio dei X ai bombardieri per la costituzione della Scuola, intitolata a Santa Barbara di Nicomedia, presso una chiesa non definita ma presto i confratelli si insediano a San Marcuola (dicembre 1501). Tale parrocchia comprendeva all’epoca il Geto Novo o Ghetto Nuovo, in origine ampliamento della fonderia pubblica del rame, Ghetto Vecchio, nella quale la produzione di cannoni in bronzo è accertata a cavallo tra XIV e XV sec. e dove operarono certamente anche tecnici tedeschi. Sebbene l’attività di tali fucine risultasse già da tempo conclusa (ante 1434), ancora a Cannaregio, in località indefinita, si fondevano pezzi in bronzo nel 1496, come testimonia Marin Sanudo. Non lontano, presso Sant’Alvise sul margine della città, era ubicato il Bersaglio per le esercitazioni dei bombardieri, solo in seguito documentato (ante maggio 1531); qui e a San Nicolò del Lido, in prossimità della Casa del Consiglio dei X, si tenevano inoltre gare di tiro con premi e i vincitori, almeno nel XVIII sec., appendevano all'esterno delle proprie case i bersagli colpiti come trofei. L'esistenza di altre aree per esercitazioni è documentata all'Arsenale, alla Giudecca, presso la chiesa di Sant'Eufemia, a Murano in vicinanza dell'Ospizio Briati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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L'area delle case dei bombardieri,

nella pianta del De' Barbari, 1500.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 13 ottobre 1505 il parroco di Santa Maria Formosa concede in affitto alla Scuola dei Bombardieri una “ domuncula ” di piano terra situata al di sotto della canonica, ai piedi dell’attuale ponte delle Bande. L’edificio viene rifabbricato nel 1598 – 1599, aggiungendovi una sala al primo piano e nel 1612 ca. si consacra l’altare a piano terra. Nel 1505 il Capitolo di Santa Maria Formosa accorda alla confraternita anche l’uso dell’altare del Santissimo, successivamente, 2 dicembre 1509, scambiato con quello della Madonna, situato nel transetto presso la porta laterale sud, dove s’innalza un altare ligneo dorato con polittico, la cui pala centrale raffigura Santa Barbara per mano di Jacopo Palma il Vecchio. Nel 1548, a seguito dell’incendio della retrostante sagrestia, viene creata una poco profonda cappella per meglio ospitare l’altare, che sarà rifatto in marmo di Carrara nel 1719 ad opera di Giovanni Trognon e Giuseppe Torretti. Nel 1684 si decide di accorpare, a quella veneziana, l’antica Scuola di Santa Barbara attiva presso San Giovanni Evangelista di Torcello, dove si conservava il corpo della santa.

Nel 1555-57 la Scuola aveva comperato all’incanto un terreno vuoto e una casa con bottega, già possedimenti della famiglia Orio, probabilmente almeno dal XIII sec., il tutto compreso nell'originaria parrocchia di Santa Ternita. Su tali appezzamenti, situati poco più a nord dell’orto della Commenda di Malta e immediatamente ad est di Corte Nova (già Morosini), tra le salizade di Santa Giustina (già Contarini o del Lasagner) e di San Francesco, furono quindi fabbricate le le sole ed ancora esistenti case dei bombardieri, agli attuali numeri civici dal 2936 al 2941 e 3162. Infatti a tali ingressi corrispondono le uniche porte contrassegnate dall'antica numerazione in cifre romane progressive da I a VIII, con due "VI" appartenenti alla medesima unità o "casa". In corrispondenza di tali edifici si trovano inoltre 4 bassorilievi, evidentemente cinquecenteschi, con raffigurazioni della santa, una iscrizione commemorativa datata 1556 entro cornice classica (civici 2940-2941), e un’altra data incisa, 1575 (civici 2936-2937).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La corporazione comprendeva sia chi materialmente lavorava le armi e le polveri, sia chi doveva utilizzarle sul campo. Gli iscritti provenivano per lo più dai livelli medio-bassi della classe popolare cittadina, per i quali l’appartenenza alla Scuola rappresentava un’occasione per accrescere il proprio livello sociale e culturale, acquisendo inoltre privilegi fiscali, ma vi erano anche elementi che giungevano dall’Italia e da altri stati europei. Per l’ammissione e le promozioni si svolgevano prove pratiche e teoriche, comprendenti nozioni di matematica, geometria, rilevamento ed ingegneria militare, infatti il bombardiere poteva assumere il ruolo di preposto non solo alle artiglierie, ma anche alle fortificazioni, almeno fino al XVII secolo. Prestavano servizio anche in mare e nelle colonie, imbarcati sui vascelli veneti.

Oltre ai cannoni di vario tipo, erano addestrati all’uso dei moschettoni a cavalletto, delle armi da fuoco più leggere, di bombe e della spada; utilizzavano inoltre due armi-attrezzo: il pugnale (detto stilo, centovinti) utilizzato anche per misurare il calibro delle bocche da fuoco e forare lo scartozzo con la polvere pirica; il buttafuoco, una picca munita di due serpi portamiccia. L’organico militare era costituito da alcune centinaia di uomini stabilizzati nel 1571 in 300 ordinari, incrementabili in caso di conflitti, non sufficienti comunque a coprire le esigenze belliche della Repubblica. Ad essi si affiancavano gli analoghi corpi costituiti nelle città di terraferma e Dalmazia, oltre a milizie locali operanti in Levante e stranieri ingaggiati in base alle necessità operative.

Con altri corpi, alabardieri e schiavoni, dovevano fornire la guardia d’onore in occasione di eventi pubblici, ma anche servizi di sorveglianza in palazzi privati, fino ad assumere in taluni casi il ruolo deprecabile di “bravo”, come succedeva per i componenti di altre milizie cittadine. Nel corso della prima metà del ‘700, per la confraternita si accentuò il carattere di milizia urbana; dal 1757 e poi in maniera definitiva nel 1770, venne costituito un regolare Reggimento Veneto all’Artigliaria . L’ultimo Sovrintendente all’artiglieria, Domenico Gasparoni, risollevò le sorti della compagnia dei bombardieri, tra l’altro restituendo l’antica solennità alla festa della santa patrona e riallestendo le sale d’armi all’Arsenale (1769) e la sala capitolare della Scuola (1791-92). Tra il 1784 e il 1792 le spedizioni navali della Guerra di Tunisi, al comando dell’ammiraglio Angelo Emo, costituiscono le ultime gloriose imprese sia della marina veneta che dei bombardieri.

Il corpo militare fu soppresso nel 1797, la Scuola di devozione nel 1806.

 

Dario Zanverdiani

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Raffigurazione del bombardiere, dal

testo di Alessandro Capobianco, 1598.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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I LUOGHI DEI BOMBARDIERI VENEZIANI

XV-XVIII secolo

 

 

 

 

 

 

 

Allegoria dello Stato da mare e di terra,

dal testo di Orlando Rossetti, 1620.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nella planimetria sono indicati edifici e luoghi storici (religiosi, pubblici e privati) compresi nell'insula dei Bombardieri (contrassegnata al centro dalla stella) e nel suo contesto fisico o funzionale in relazione all'attività dei militi, con riferimenti bibliografici ai seguenti testi:

Corrado Balistreri, Dario Zanverdiani, Jacopo de Barbari - Il racconto di una città, Cetid, Mestre-Venezia 2000;

Egle Renata Trincanato, Venezia Minore, riedizione a cura di Corrado Balistreri, Emiliano Balistreri, Dario Zanverdiani, Cierre edizioni, Sommacampagna (Verona) 2008;

Corrado Balistreri, Dario Zanverdiani, Venezia nel tempo - Atlante storico dello sviluppo urbano 726 - 1797, Aracne editrice, Roma 2013.

Dario Zanverdiani, Genio Urbis I, Youcanprint, s.l. 2016.

Dario Zanverdiani, Genio Urbis III, I segreti di Riva del Vin - II (e del Bucintoro dai "tralci di vite"), Youcanprint, s.l. 2016.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Referenze:

Sono stati consultati testi di: Carlo Beltrame, Ennio Concina, Andrea Da Mosto, Silvia Graminia, Antonio Manno, Marco Molin, Marco Morin, Giuseppe Pavanello, Annalisa Perissa, Angelo Scrinzi, Giuseppe Tassini, F. Valma, Gastone Vio, Vincenzo Zanetti, Alvise Zorzi.