F.U.A.N
(Fiamma Universitaria Alternativa Nazionale)

 

STORIA 

Il FUAN (Fronte Universitario di Azione Nazionale) fondato nel 1950 per iniziativa di universitari dei raggruppamenti giovanili del M.S.I., riuscì a coagulare intorno ai gruppi di ateneo consensi crescenti ponendosi su posizioni di dura contestazione dei bizantinismi degli altri gruppi ( INTESA CATTOLICA, U.G.I., A.G.I.) incapaci di rappresentare un serio punto di riferimento per la gioventù universitaria, estranea ai giochi politici di vertice che facevano dell'U N.U.R.I. (organismo rappresentativo nazionale universitario) l'ala marciante dei fautori dell'incontro tra cattolici e socialisti. Attraverso una lunga serie di successi nelle elezioni universitarie, il FUAN, tra la fine degli anni cinquanta e fino al 1967, raggiunse vittorie significative in molti atenei; fanno storia le maggioranze ottenute a Roma, Perugia, Catania, Messina, Napoli, Modena, Parma, Camerino, ma soprattutto l'efficace denuncia del fallimento dell'UNURI, nel cui consiglio nazionale i rappresentanti del FUAN - da Lo Porto a Cerullo, da Della Bona a Masi a Laffranco - contestavano le equivoche gestioni di centrosinistra assolutamente lontane dai problemi studenteschi.
Alla base dell' alternativa che il FUAN offre agli universitari italiani c'e una concezione organica delle funzioni dell'università, che deve poter essere la coscienza critica della società, esercitando questa funzione primaria in liberta di coscienza ed in autonomia di strutture: di qui la denuncia dell'inserimento dei partiti e dei sindacati negli organi accademici per una più larga e responsabile partecipazione studentesca alle decisioni degli stessi. Attraverso i propri segretari nazionali di facoltà il FUAN ha affrontato i problemi della riqualificazione degli studi presentando importanti documenti con proposte di riforma delle facoltà di Medicina e Chirurgia, Giurisprudenza, Ingegneria, Scienze Politiche, nonché tesi originali per risolvere il fenomeno della disoccupazione intellettuale mediante la valorizzazione di nuovi sbocchi professionali. Sul piano organizzativo il FUAN si articola in gruppi di Ateneo - alla fine del 1974 ne funzionavano 41 - e circoli provinciali per i capoluoghi dove non esiste una istituzione universitaria.

Oggi il FUAN esiste sotto altre denominazioni, fatte proprie dal Movimento Sociale Fiamma Tricolore dell’On. Luca Romagnoli e di Alleanza Nazionale dell’On. Gianfranco Fini: il primo ha adottato la dicitura Fiamma Universitaria Alternativa Nazionale, il secondo Fronte Universitario Alleanza Nazionale. Quest’ultimo poi, attraverso vicende non ben note, si è tramutato in Azione Universitaria, quasi a voler recidere ulteriormente il legame con il proprio passato, sebbene sia da notare come l’appellativo “FUAN” sia ancora stato utilizzato in seno alla propaganda elettorale del marzo 2004 in molte città d’Italia.

Per ciò che riguarda il FUAN della “Fiamma” è chiaro che, essendo agli esordi in molte realtà italiane, sopporti la mancanza di una struttura più presente nel territorio, ma sta crescendo grazie ad una nuova dirigenza più aperta ad un dibattito comune con le altre forze giovanili. 

I consensi della Fiamma Universitaria Alternativa Nazionale fanno leva sui giovani alla ricerca di un punto di riferimento per una nuova esperienza politica,  ma anche su coloro che, avendo già militato tra le file di Azione Giovani, cercano una risposta alle proprie battaglie più sincera e, soprattutto, più coerente. Questa è una osservazione che non stupisce nessuno, soprattutto considerando il “riposizionamento” che Fini ha voluto dare ad AN in seguito al congresso di Fiuggi, creando una ulteriore divergenza tra la base (che tuttora utilizza le croci celtiche durante le manifestazioni) ed il partito  (che riconosce nell’antifascismo un passaggio essenziale).

LA NOSTRA UNIVERSITA’

Tra le iniziative del Governo inerenti alla legge finanziaria, emerge una clamorosa proposta di cui nessuno parla, né gli esponenti stessi del Governo, né l’opposizione. Neanche gli organi di stampa, forse distratti da altre urgenze, hanno dato il giusto peso a quella che si rivelerà come un’altra “patata bollente” per la maggioranza di Centrodestra. E’ apparso solo un piccolo articolo sul Corriere della Sera del 1 Marzo 2002 – “la riforma … ha introdotto il principio della trasformazione di strutture dell’amministrazione pubblica in società per azioni o fondazioni. Un processo che sarà avviato nei prossimi giorni, a partire dalla graduale trasformazione – dove possibile e dove voluta – delle Università in fondazioni”. Queste sono le dichiarazioni del ministro Moratti e di Tremonti  (ai tempi anch’esso ministro). In poche parole, viene espressa l’intenzione di procedere al più presto alla privatizzazione delle Università attraverso la trasformazione delle stesse in fondazioni di Diritto Privato. L’art. 28 della legge finanziaria costituisce lo strumento per operare tale trasformazione, giustificata dalle difficoltà di bilancio delle Università italiane, oltre che ovviamente dalla dilagante ottica iperliberista. Questo è sicuramente il più grave attacco che le Istituzioni Universitarie abbiano mai subito negli ultimi decenni. Vengono colpiti i principi basilari dell’Università Italiana, il diritto allo studio in primis, ma anche la libertà d’insegnamento e di ricerca e l’autonomia delle istituzioni di alta cultura. L’obiettivo di tale provvedimento e fin troppo semplice: si vuole dequalificare l’Università pubblica a vantaggio di pochi centri privati attraverso un’energica riduzione del personale e dei servizi, e quindi anche dell’offerta formativa e delle competenze. Coerentemente ai dettami della logica del mercato, si vuole subordinare la creatività culturale, umanistica e scientifica a logiche di contabilità aziendale, trasferendo contemporaneamente alle famiglie in maniera diretta il prezzo della formazione superiore universitaria. Appare quindi non più procrastinabile il dovere di sviluppare una decisa azione di opposizione a tale progetto. La nostra Fiamma Tricolore, con la sua storia e le sue radici, non può tacere su questo tema essenziale per il futuro dei giovani che intendano intraprendere una carriera universitaria. Il Governo di Centrosinistra (con il fantomatico 3+2) si è reso responsabile della distruzione del sistema universitario italiano, oggi il Governo di Centrodestra sta operando scelte nella medesima direzione. Siamo noi gli unici ad avere le carte in regola per parlare, non possiamo lasciare l’opposizione a simili progetti nelle mani della sinistra e delle sue strumentalizzazioni.