MOVIMENTO SOCIALE FIAMMA TRICOLORE

CONTINUITA' e COERENZA

MOVIMENTO SOCIALE ITALIANO

Da sempre il partito schierato all'estrema destra nell'arco del Parlamento, l'MSI ha i seguenti organi: Presidenza; Segreteria Nazionale; Esecutivo Nazionale; Direzione Nazionale e Comitato Centrale. Il partito venne costituito a Napoli nel 1947, per raccogliere le forze fasciste disperse dopo la Liberazione e provvisoriamente confluite nel partito dell'Uomo Qualunque, creato da Guglielmo Giannini per contrastare l'egemonia dei partiti del C.L.N. Nelle elezioni del 1948, ottenne il 2% dei voti, e nel 1953 il 5,8%, con un largo consenso presso l'elettorato meridionale. Nel 1954, sotto la guida di Arturo Michelini, il MSI iniziò a spostarsi su posizioni più moderate (accettazione del sistema parlamentare, appoggio all'europeismo e all'Alleanza Atlantica), e nel 1960 cercò di inserirsi nella maggioranza parlamentare, appoggiando il governo monocolore presieduto da Fernando Tambroni. Dopo la caduta di tale ministero in seguito ad agitazioni popolari, il MSI venne progressivamente emarginato dalla scena politica. L'avvento del centro-sinistra nel 1962 provocò il rafforzamento, all'interno del partito, della corrente intransigente capeggiata da Giorgio Almirante. Alla fine degli anni Sessanta, il partito sembrava destinato ad un lento e inesorabile declino, ma nel clima turbolento del 1968 e con il nuovo segretario, Giorgio Almirante, succeduto a Michelini, riaffiorarono le possibilità di ripresa. Cercando di farsi portavoce di un movimento alternativo al sistema, capace di attrarre la protesta contro la violenza ed il disordine del '68, l'MSI riuscì ad assorbire ciò che rimaneva del Partito di Unità Monarchica (PDIUM). Con le elezioni del 1972, presentandosi sotto l'etichetta di «MSI Destra Nazionale», ottenne l'8,7% dei voti, facendo appello alla cosiddetta «maggioranza silenziosa». Tra il 1975 ed il 1979, si verificò un progressivo ridimensionamento dei consensi elettorali. Nel 1977, avveniva la rottura dell'unità interna, con l'uscita dal partito dell'ala moderata, che dava vita al gruppo di Democrazia Nazionale, dissoltosi successivamente. Nel 1978, il segretario Almirante, in vista delle elezioni europee, promuoveva l'Euro-destra, collegandosi con il movimento spagnolo Forza Nuova e con la destra francese. Dopo il successo ottenuto nelle politiche dell'83 (6,8%), l'MSI subiva un nuovo calo nel 1987, ottenendo il 5,9% dei voti. Verso la fine dello stesso anno, Almirante affiancava a sé alla segreteria del partito Gianfranco Fini, a lungo segretario della federazione giovanile. Alla morte del capo carismatico, nel 1988, Fini si trovava a guidare da solo il MSI improvvisamente orfano del suo carismatico capo (nello stesso anno scompariva tra l'altro anche il presidente Pino Romualdi). Nel 1989 Fini doveva cedere la segreteria a Pino Rauti leader dell'ala definita "di sinistra" del partito. Rauti, eletto con il compito di rilanciare il MSI dopo l'emmorragia di voti seguita alla scomparsa di Almirante, non riusciva tuttavia a realizzare il suo originale programma mirato all'unione delle opposizioni. Dopo il disastroso esito delle elezioni regionali siciliane del giugno 1991, Rauti era costretto a dimettersi, lasciando spazio al ritorno di Gianfranco Fini alla segreteria nazionale. Questi riusciva ad ottenere un risultato sostanzialmente positivo alle elezioni politiche del 1992 grazie ad un'accesa campagna contro la corruzione e il malfunzionamento della cosa pubblica. Forte di questo nuovo consenso, Fini iniziava un paziente lavoro di alleanze che sfociava, nei primi mesi del 1994 nella costituzione di una coalizione di centro-destra con la neonata Forza Italia. All'interno del partito inoltre, Fini lavorava per realizzare un processo di trasformazione del Movimento Sociale in una nuova formazione politica, d'impostazione più moderata, il cui scopo dichiarato era quello di arginare il potere delle forze di sinistra. Nel gennaio del 1994 pertanto si teneva la prima Assemblea Costituente di Alleanza Nazionale, la nuova formazione che nel 1995 prendeva ufficialmente il posto del Movimento Sociale all'interno dello scenario politico italiano. Presentatosi alle elezioni politiche del 1994, insieme a Forza Italia, Centro Cristiano Democratico e Lega Nord, il Movimento Sociale-Alleanza Nazionale ottenne il 13,5% dei voti ed entrò a far parte del governo per la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana. Alla fine di gennaio 1995 il XVII Congresso del Movimento Sociale (svoltosi a Fiuggi) sanciva ufficialmente la nascita di Alleanza Nazionale. La svolta epocale che si verificò al congresso di Fiuggi e che comportò la fine del MSI fu accompagnata da tensioni e contrapposizioni ideali interne alla base militante. Le tensioni e le difficoltà ci furono, ed in misura non indifferente. Nelle votazioni finali del congresso, la richiesta di sopprimere dalle Tesi la famigerata frase sulla libertà "conculcata" dal fascismo fu respinta solo perché Fini pose su di essa una vera e propria questione di fiducia, e anche così l’emendamento votato per alzata di mano e quindi con i contestatori obbligati a farsi vedere e riconoscere - raccolse quasi duecento voti. Se si potesse analizzare bene quello che accadde, si vedrebbe che la svolta non sarebbe passata senza quell’atto di forza. Tutto il gruppo dirigente missino tuttavia la sostenne, tanto è vero che gli interventi contrari,si contarono letteralmente sulle dita di una mano. Forse i germi di AN erano già presenti nel MSI, che dai primi anni ’70, ricordiamocelo, era anche Destra Nazionale. Un così totale rivolgimento non può avvenire senza cause profonde, e dunque una incubazione certamente ci fu, anche se fino all’ultimo non fu percepibile. Farla risalire all’esperimento della Destra Nazionale, che si concretò nel 1972 con l’ingresso di numerosi esponenti liberali e monarchici, è forse un errore, in quanto andò in crisi dopo soli quattro anni, nel 1976, con una scissione che allontanò dal Movimento non solo tutti i nuovi venuti, ma quasi metà dei vecchi quadri organizzativi e parlamentari. Se comunque c’erano dei germi, proprio in quella occasione vennero asportati. Tanto è vero che, come reazione alla scissione, il MSI si rinchiuse nella formula della cosiddetta "alternativa globale al sistema" che andò all’eccesso opposto, e tagliò i già fragilissimi fili tra il MSI e il mondo esterno. Le cause furono molteplici. La prima è la stanchezza provocata da cinquant’anni di "esilio in Patria", e l’esigenza di rilassarsi per godere un po’ di bella vita. Ci fu poi, la suggestione degli orizzonti che si schiusero quando l’esilio - con i risultati elettorali del ‘93 e del ‘94, e con la prima andata al governo - accennò a finire. Paradossalmente, la situazione che si aprì con la crescita dei consensi e con la partecipazione a una coalizione vittoriosa, non spinse a intensificare gli sforzi per sbaragliare il fronte avverso e impadronirsi del potere, ma ad abbandonarli per precipitarsi a raccattare i frutti che erano già caduti per terra. Esplose insomma la cupidigia umana, tanto a lungo compressa in una forzata astinenza. Può sembrare una spiegazione semplicistica, ma sembra invece preconcetta e infondata l’altra, che tende a vedere nel MSI una specie di anteprima, già predestinata fin dalla nascita a generare AN. Dopo Fiuggi, tuttavia, abbiamo assistito solo alla liquidazione del patrimonio storico e ideale del MSI, mentre AN non ha mai acquisita una nuova e ben definita identità. Ecco dunque che Fiuggi è di fatto una svolta traumatica (di qui la "sindrome") e non un naturale e quasi fisiologico passaggio da una fase all’altra, come sostengono i protagonisti della svolta, e come finiscono per credere - dal punto di vista opposto e certo involontariamente - anche quei loro contestatori che parlano di una "tara originaria". Che lo strappo sia stato brusco si vede proprio dall’aspetto incerto e vago di AN, che ancora non fa capire che cosa sia o voglia essere. L’ "identità" non si inventa, né si estrae come un coniglio dal cappello a cilindro del prestigiatore. Si può anche abbandonarla come un vestito scomodo, ma trovarne una nuova è un altro discorso. Le conseguenze di Fiuggi non provocarono solo un mutamento interno al MSI, ma investirono, paralizzandola, l’evoluzione che si stava affacciando in Italia. In effetti, la fine della continuità ideale e storica con il fascismo ha fatto venir meno in seno alla società italiana il senso dello Stato, dell’unità e della sovranità nazionale. Il compito di ripristinare in Italia quei valori nazionali che erano stati cancellati con la caduta del Fascismo sarebbe spettato proprio al MSI, se anche il MSI stesso non fosse stato cancellato con la svolta di Fiuggi. Il fascismo è il riferimento da cui partire per una riscossa nazionale. E sicuramente sarà possibile riprendere quella strada anche dopo Fiuggi. Proprio Fiuggi dimostra che non ve ne sono altre. Quando si abbandona il fascismo si ricade nella liberal-democrazia o nel marxismo. Tutto il XX secolo è stato dominato dal contrasto fra queste tre idee-forza, e una quarta non si è mai affacciata. Per questo AN non ha trovato una nuova identità, e si è ridotta fin dalla nascita a un tardo tentativo di riproporre il liberalismo, sotto forme neanche tanto aggiornate. La ricostruzione storica suddivide la vicenda del fascismo in quattro fasi, la rivoluzione del ‘22, il regime, la RSI, e nel dopoguerra il Movimento Sociale. Oggi,benché il marxismo sia defunto e il liberalismo condannato a una crisi irreversibile, il fascismo non è riuscito e generare una sua quinta fase. Nel prossimo futuro probabilmente ci potrà essere una rinascita dell’Idea fascista. Ciò potrà avvenire sia automaticamente sia per forza propria. La crisi del liberalismo e del marxismo, ma anche l’insofferenza largamente diffusa contro la globalizzazione, e per quanto riguarda l’Italia la consunzione della cosiddetta Prima Repubblica, convergono nel riportare al centro dell’attenzione la soluzione fascista. Le condizioni che richiamano il fascismo alla ribalta ci sono tutte, ma sono scarsi e per di più discordi gli uomini che dovrebbero incarnano e sostenerlo. Contro le teorie deterministiche dell’800, il fascismo ha sempre sostenuto che non è la storia che fa l’uomo ma è l’uomo che fa la storia. Spetta ora ai fascisti stessi di dimostrarlo. Successivamente al congresso di Fiuggi,i militanti che rimasero fedeli all'Idea e non accettarono l'ennesimo tradimento, confluirono in un altro movimento, ereditando la "Storica e Gloriosa Fiamma" della continuità missina che ancora oggi arde nei cuori di migliaia di Italiani,giovani e meno giovani, rappresentando la vera identità Nazional-popolare : il MOVIMENTO SOCIALE FIAMMA TRICOLORE.