Che fine farà il sistema pensionistico Pubblico ?

FACCIAMO CHIAREZZA !!!!!!

    E’ meglio puntare sul Tfr o sui fondi pensione?
I lavoratori hanno interesse a spostare il Tfr sui Fondi Pensione? In questo momento la risposta è negativa, sia per ragioni sociali che per ragioni finanziarie motivate successivamente.

   Innanzitutto, vediamo come funziona il Tfr. Attraverso il Tfr, ogni anno, i lavoratori prestano circa il 7% del loro reddito da lavoro all’impresa per la quale lavorano. Essendo un prestito vero a proprio, questo sarà sottoposto ad un tasso di interesse ben determinato: 1,5% fisso più il 75% del tasso di inflazione dell’anno precedente. Al momento della liquidazione il datore di lavoro restituisce al lavoratore il capitale e gli interessi maturati.

   Il Tfr, per il datore di lavoro, quindi, è a tutti gli effetti un debito vero e proprio. Essendo un debito, il tasso di interesse applicato ad esso è molto favorevole, essendo molto al di sotto dei tassi di interesse passivi praticati dagli istituti di credito. Inoltre, più è elevato il rapporto di lavoro, maggiore è il finanziamento per l’impresa.  L’effetto è particolarmente importante per le imprese di piccola dimensione, che sono quelle più penalizzate sul mercato del credito. Pertanto, se le imprese perdono di colpo il Tfr, avranno anche meno interesse ad aumentare la durata del rapporto di lavoro.

  Alla luce di tutto ciò, quindi, il lavoratore, per decidere se destinare il proprio Tfr ai fondi pensione, deve tenere conto di due fattori:
1. Fattore puramente finanziario: a parità di rischio è meglio investire nei fondi che garantiscono un maggior rendimento. L’inps garantisce il pagamento del Tfr nel caso di fallimento dell’impresa, mentre il rischio di perdere anche il Tfr nei fondi pensione esiste.
2. Il secondo fattore è legato al rischio di perdere il lavoro. I lavoratori che temono di perdere il proprio lavoro saranno più inclini a lasciare il Tfr in azienda.

Il Dopo-Riforma

Con l’approvazione definitiva di fine luglio 2004 del Parlamento, il governo Berlusconi ha varato, dopo quelle precedenti del centrosinistra, l’ennesima controriforma delle pensioni. Un provvedimento ingiusto, sbagliato ed inefficace che non è in grado di risolvere alcuno dei problemi in campo. Non garantisce una pensione che assicuri una vecchiaia serena e dignitosa, alcuna protezione dall’erosione del potere di acquisto, men che meno da risposte ai giovani  sul loro futuro.

 Altresì, con la clausola vessatoria del silenzio-assenso, viene anche aggredito il TFR per traghettarlo alla speculazione finanziaria attraverso il suo conferimento ai Fondi Pensione. Questo aspetto, come altri, per diventare operativo è affidato all’emanazione dei decreti attuativi da parte del Governo, cosa che si appresterà a fare. Su questo punto, nell’immediato, si sta concentrando la preoccupazione dei lavoratori che chiedono di essere forniti di uno strumento di difesa dallo scippo del proprio TFR.

- c’è una profonda differenza tra lavoratori privati e pubblici. intanto questi ultimi, tranne i neo assunti dopo il 31.12.2000, non hanno il TFR ma la liquidazione, buona uscita, ecc. che viene calcolata in modo diverso ed ha natura giuridica diversa dal privato, poi, tranne che nella Scuola, non sono stati istituiti ancora i Fondi Pensione , rispetto ai quali è previsto un ulteriore confronto con le OO. SS. rappresentative.

E questo vale anche per gli assunti post 31.12.2000.

È estremamente utile, invece, avviare momenti di mobilitazione e dotarsi di strumenti che consentano di manifestare fin da subito al Governo e a Cgil, Cisl, Uil, che bramano dalla voglia di sedersi nei Consigli di Amministrazione dei Fondi per spartirsi la gigantesca torta (14 Mld di euro l’anno), la nostra più netta contrarietà e determinazione nel vanificare i loro progetti. L’afflusso del TFR nei Fondi è la pre-condizione per smantellare definitivamente il sistema pensionistico pubblico, non acconsentire allo scippo è la pre-condizione per riaprire la partita.

Una battaglia forte e corale può consentire di mandare a monte tale progetto e di rimettere in discussione quest’ultima e le precedenti riforme.

Una prima Considerazione

La nuova legge sulle pensioni indebolisce il sistema pensionistico pubblico, il suo carattere universale e solidale che era già stato pesantemente picconato dalla legge Dini del ’95.  Nel caso dei lavoratori con contribuzione a sistema misto la riduzione oscilla a seconda degli anni calcolati nei due sistemi ma certamente si avvicina al 20% rispetto al sistema retributivo, la riduzione supera il 30% nel caso dei lavoratori totalmente a sistema retributivo. Si andrà quindi in pensione più vecchi e con una pensione più povera; per i giovani e i neoassunti sarà una vera catastrofe:

usufruiranno di un miserevole assegno pensionistico (il 40% circa dello stipendio) e per i precari a vita la pensione può diventare un vero miraggio.

La truffa dei fondi pensione

Altro aspetto negativo della contro-riforma delle pensioni è l’operazione ( voluta fortemente anche dai sindacati “concertativi ) del silenzio-assenso sul trasferimento del Tfr ai fondi pensione. Anche in Italia negli anni ‘90 sono stati istituiti i fondi con l’obiettivo dichiarato di integrare la futura pensione dei lavoratori che, nel frattempo, veniva sempre più ridotta con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

I fondi pensione sono delle raccolte di denaro da investire sul mercato finanziario e che, quindi, guadagnano e perdono secondo l’andamento in borsa dei titoli comprati coi soldi dei lavoratori.

“ La scommessa della previdenza integrativa è che sui mercati finanziari si possano ottenere rendimenti significativamente superiori al tasso di crescita del Pil.

Su orizzonti di decine di anni. Al netto dei rischi. Al netto delle spese amministrative e di gestione.

Per tutta la vita dei pensionati. Sarebbe certamente auspicabile. Ma è anche possibile? La ragione e l’esperienza storica suggeriscono molta cautela e scetticismo ...Al netto dei dividendi, risulta che fra il 1921 e il 1996 nel 50% dei paesi esaminati il rendimento reale degli investimenti azionari è stato inferiore allo 0,8% annuo. In Italia il tasso di rendimento è stato prossimo allo zero e in 17 dei 39 paesi considerati è stato addirittura negativo” .

Si distinguono due tipi di fondi pensione: i fondi chiusi (gestiti dai sindacati “concertativi” e dai datori di lavoro) ei fondi aperti (gestiti da enti privati: banche, assicurazioni,finanziarie). In entrambi i casi il rendimento dei fondi è legato ai mercati finanziari. Nei paesi dove i fondi sono diffusi (America, Inghilterra, Germania, ecc.) si registrano spesso fallimento dei fondi con la perdita totale o parziale anche del capitale versato. È il caso del colosso statunitense Enron, che nel giro di un anno ha fatto crollare del 98% i valore delle azioni che i lavoratori avevano investito nei fondi - pensione. È il caso del Southern Alaska Carpenter Pension Fund (Fondo pensione dei carpentieri dell’Alaska Meridionale) che ha denunciato Tanzi e le finanziarie collegate, per essere risarcito del miliardo di dollari perso comprando obbligazioni Parmalat  tra il 1999 e il 2003.

Considerazioni finali

È ormai evidente che (da almeno 13 anni) si cerca di sostituire la previdenza pubblica con i più flessibili fondi pensione; si tende a trasformare il lavoratore in un soggetto schizofrenico,quasi costretto a sperare nei tagli all’occupazione che comporterebbero l’aumento dei titoli dell’impresa (cui egli avrà affidato il suo Tfr)., la nuova legge non prevede nessun aumento delle pensioni  (nemmeno di quelle minime) né un qualsiasi meccanismo di rivalutazione che impedisca la perdita del potere d’acquisto. In questo caso è bene ricordare che i dati Eurispes parlano chiaro: nel triennio 2001-2004 la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni dei dipendenti pubblici è stata del 18,4%. I tagli alle pensioni fatti in danno in primo luogo di donne e giovani precari, non trovano nessuna reale giustificazione. L’indigenza e di imporre la privatizzazione della previdenza con  l’apertura a favore della speculazione finanziaria di un mercato di enormi potenzialità.

 Nei prossimi mesi verranno a spiegarci (banche, finanziarie,assicurazioni, sindacati concertativi) che aderire al fondo pensione sarà necessario se si vuole avere in futuro una pensione decente visto che le riforme varate in questi anni l’hanno ridotta al 40% dell’ultimo salario. Ma se la maggioranza dei lavoratori si rifiuterà di aderire ai fondi si potrà sperare in una inversione di tendenza:entrerà in crisi il sistema previdenziale integrativo e privato e si dovrà rivalutare la previdenza pubblica. È necessario dunque estendere la campagna di informazione contro il trasferimento del TFR fra i fondi pensione. Inoltre, bisogna mobilitarsi per il ripristino del sistema retributivo per tutti e per un sistema pensionistico pubblico, universale e solidale che garantisca a tutti un’anzianità dignitosa.

Banca Intesa intende chiedere la liquidazione coatta,ovvero il fallimento, del fondo pensioni dei dipendenti della Banca Commerciale Italiana (Comit,ora di proprietà di BancaIntesa) con la conseguente cessazione immediata di tutte le prestazioni, compreso il pagamento delle rate di pensione,e la liquidazione fallimentare di tutti i beni patrimoniali del fondo. Nel 2003 il disavanzo del fondo è stato di 28,5 milioni di euro. Per erogare le pensioni il fondo ha dovuto negli ultimi anni vendere svariati immobili. Le famiglie di oltre diecimila lavoratori della Comit rischiano di assistere alla trasformazione in carta straccia della propria pensione a meno che non intervenga il governo, scaricando sulla collettività le perdite del fondo Comit, come è già avvenuto nel passato.

La vicenda ha avuto scarsa eco sui liberi media italiani forse per evitare il panico che si potrebbe scatenare tra i lavoratori chiamati a scegliere tra il mantenimento del Tfr e il passaggio ai fondi pensione. Il Movimento Sociale Fiamma Tricolore si batterà per il mantenimento dello Stato Sociale e di tutte le forme ad esso collegate.

Componente della Segreteria

Alessandro Delicato

 

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