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Mostre. L’Arte per la Vita - Si è conclusa la collettiva d’Arte Contemporanea“Città di Noto" di Vincenzo Rosana

 L’arte per la vita. L’ho voluta definire così la collettiva d’arte contemporanea “Città di Noto” (un vero avvenimento culturale) promossa dall’Associazione culturale “Centro Arte Europa” - solido organismo di promozione culturale ed artistica che opera nel territorio con grande dinamismo - e inaugurata lo scorso 18 dicembre nei settecenteschi e incantevoli ambienti di palazzo Trigona di Cannicarao (Sala Gagliardi), l’edificio situato lungo l’aristocratica via Cavour. Una rassegna - alla cerimonia d’apertura erano presenti fra gli altri l’assessore regionale al Turismo Fabio Granata, l’assessore al Turismo del comune della città barocca Roberto Figura, il presidente del sodalizio netino Corrado Casto e il direttore sanitario della Misericordia Salvatore Travali - che ha animato e arricchito l’inverno netino (fino al 7 gennaio) ed ha avuto tanti meriti. In primo luogo è riuscita a mettere insieme un nutrito gruppo di artisti, trentotto.
Un dato importante, sotto un duplice aspetto: sociale e culturale. Riunire sotto lo stesso “tetto” trentotto artisti - quasi una mini antologica - con i loro diversi itinerari formati- vi, non è cosa da poco. Così come non è cosa da poco l’obiettivo legato alla iniziativa: devolvere i fondi di un apposito concorso, con opere concesse dagli stessi artisti, alla Misericordia di Noto che potrà così attrezzare di apparecchiature elettromedicali un’ambulanza, anch’essa donata.
Cosicché l’iniziativa se da un lato ha inteso promuovere esposizioni d’atte che si legano al tessuto antropologico e culturale del territorio (quella di quest’anno è la seconda rassegna con pittori, scultori, fotografi e scalpellini), dall’altro si è aperta al sociale per lo scopo nobile della rassegna.
E a ricordare questa finalità in quell’angòlo di mondo nato da un miracolo dell’uomo, c’erano trentotto artisti che seppur affermati rimangono tutti da scoprire. Trentotto artisti con il loro fantastico immaginario, la pittura di ricerca e di denuncia, quella non gridata, ma romantica, ed anche di schietta matrice figurativa.
Con il lirismo, la poesia, le forme, la forza espressiva e i colori della realtà. Giochi prospettici usati con dosata padronanza. E’ l’emozione del colore, la forza del segno. Sulle tele, anche, nature morte, paesaggi ora assorti e trasognanti, ora colti con velocità, fiori, personaggi di antiche civiltà, volti di donne “rubate” alle pose. e bizzarre figure in taluni casi suggerite dal mondo dell’astrattismo.
Ma anche vecchie case corrose dal tempo, volti emaciati di giovani, esiti di sperimentazioni, spesso estrose legate da impasti e dosatura dei toni, sebbene sempre originali - anche dell’arte fotografica - che accennano ad una vera padronanza espressiva e compositiva. Come espressiva e compositiva è l’arte che nella culla del barocco ha il suo originario posto: quella degli scalpellini.
Basta alzare lo sguardo lungo la via Nicolaci, la suggestiva strada in leggera salita che allinea il più fastoso palazzo nobiliare della città appartenuto ai principi di Villadorata, per cogliere dai mensoloni dei balconi l’espressiva profondità dei volti di sirene, chimere, grotteschi mascheroni, centauri. ippogrifi e sfingi.
Ed è proprio nelle sculture che si può leggere il recupero del formale.

 

"Finestra sul barocco"
olio su tela cm. 50 x 70

"Riflessioni su Catania Primo 900"
olio su tela cm. 50 x 70