Fratelli rimanete fedeli alla terra

Il sacrilegio è contro la terra, dunque la terra ha preso il posto di Dio. Dio costituiva il centro di gravitazione, il riferimento per le certezze e per i valori, ed è proprio questo il senso che deve avere la terra. Si tratta di stabilire che cosa rappresenta la "terra". Nietzsche lo spiega subito sotto: la "terra" è il corpo, la naturalità, gli istinti. Nella storia della filosofia, e in particolare nella tradizione platonica, il corpo è stato identificato con il male, con il peccato. L'anima doveva purificarsi, allontanandosene e liberandosi dalle passioni. Nietzsche inverte la prospettiva. La naturalità è la sorgente dei valori vitali, e vivifica anche l'anima. La repressione degli istinti impoverisce l'anima, ne comprime l'energia e la vitalità.

Bisogna leggere questo passo quasi in ottica psicoanalitica, che Nietzsche per molti versi anticipa. La repressione - la morale - rende l'anima limitata, ne soffoca gli impulsi, mutila l'uomo. Il superuomo di Nietzsche è colui che rifiuta l'autorepressione, che accetta la libera manifestazione delle pulsioni, di ciò che è a-razionale ("la demenza"). Riappropriandosi della propria naturalità, egli supera la morale, costruita storicamente in base alla razionalità contro le forze vitali, istintive, inconsce. Per lo stesso motivo, il superuomo è immenso come il mare, è l'essere delle grandi cose, del grande peccato e del grande disprezzo. La morale, infatti, lascia spazio soltanto ad alcune componenti dell'uomo, reprimendo il resto. L'uomo della morale è, scrive Nietzsche in molti passi, "piccolo", perché ridotto alla sola ragione, alle convenzioni sociali, potremmo dire alla sola coscienza (in senso psicoanalitico). Il superuomo, al contrario, accetta il corpo, le passioni, gli istinti, ciò che la morale giudica "male" ma che è comunque la parte maggiore dell'essere umano. Ne risulta un essere che non è né "buono" né "cattivo" - è a-morale - ma in ogni caso non si limita (non si "accontenta"), realizza per intero la propria natura. L'uomo della morale è un uomo parziale, è ciò che la morale consente che sia, distinguendo il bene dal male e precludendogli tutto ciò che è identificato con il secondo termine. Il superuomo è l'uomo totale, che recupera anche il "male" come parte della propria natura, anzi, la parte più vasta, più profonda (l'inconscio).