Negli anni giovanili Nietzsche, alla fine del periodo di Pforta, è deciso a fare della
filologia la sua professione. Kurt Paul Janz sostiene che a Pforta egli
costruisce le basi eccezionalmente solide dell'amore e della conoscenza della
classicità; impara a concentrare il suo spirito sul più scrupoloso lavoro
scientifico, e comincia a leggere filologicamente gli autori latini e greci.
(Curt Paul Janz: Friedrich
Nietzsche Biographie, Muenchen 1978; trad. it. Vita di Nietzsche,
Laterza, Roma-Bari 1980. Dei tre volumi che compongono l'opera, si veda, in
particolare, il primo (Il profeta della tragedia).
Fin dall'inizio, la filologia non è per Nietzsche fine a se
stessa. Le motivazioni che
sono alla base di tale scelta vanno cercate nel desiderio di
ricostruire la fisionomia della classicità, di farne rivivere le istanze
etico-culturali in funzione del presente per rinnovarlo. La
conoscenza del passato è dunque finalizzata a un progetto culturale più ampio.
Un appunto della primavera del 1868, può essere indicato come il motto della
sua attività di filologo:
"Non per il semplice fatto che sia accaduta si
ha il diritto di fare ricerche su una cosa, ma perchè questo passato era
migliore del presente e quindi funge da modello"
(F. Nietzsche: Appunti filosofici
1867-1869, Adelphi, Milano 1993, p. 13)
In questo contesto è importante uno scritto
degli ultimi anni di Pforta, un commento al primo coro dell' Edipo re di
Sofocle, dove Nietzsche già studia la tragedia, e individua nella musica
l'origine del dramma greco.
Il collegamento con la Nascita della tragedia
è evidente; ma qui si fa sentire per la prima volta anche l'influsso di
Richard Wagner. Nietzsche, che già conoscerebbe gli scritti del Maestro, e in
particolare Opera e dramma,
"crede di vedere realizzato proprio
nella tragedia classica quell'ideale di opera d'arte integrale a cui tende
Wagner"
(Hans M. Wolff, Friedrich
Nietzsche. Der Weg zum Nichts, Bern 1956. Trad. it.: Friedrich Nietzsche.
Una via verso il nulla, Il Mulino, Bologna 1975, p. 22).
L'idea di concepire l'opera di Wagner come rinascita della
tragedia greca risalerebbe dunque a quest'epoca.
Nel 1864 si iscrive all'università di Bonn per studiare
filologia e teologia. L'università di Bonn godeva di grande prestigio nel campo della filologia,
che annoverava maestri rinomati come Friedrich Wilhelm Ritschl e Otto Jahn.
A
Bonn trascorre due semestri, poco produttivi per lo studio, senza frequentare
regolarmente alcun corso.
A Lipsia, dove risiede fino alla primavera del '69 - con l'interruzione del servizio militare, dall'autunno del 1867 all'autunno dell'anno seguente - Nietzsche trova l'ambiente adatto per concentrarsi negli studi. Qui avvengono le decisive esperienze: l'incontro con la filosofia di Schopenhauer e di Lange, la conoscenza personale di Wagner; qui matura, anche in virtù di queste esperienze, la sua identità filosofica.
Nei primi anni di Lipsia, Nietzsche, sotto la guida di
Ritschl, riprende gli studi filologici con fervore. Vi tiene con successo alcune
conferenze: la prima del gennaio 1866, sull' Ultima redazione della silloge teognidea
che sarà poi rielaborata e pubblicata
nel 1867 sul Rheinisches Museum fuer Philologie - la rivista diretta da
Ritschl - con il titolo: Per la storia della silloge teognidea.
La seconda conferenza, tenuta nel giugno del 1866, verte
sulla bizantina Suda, lessico tardo-bizantino del secolo X d. C., su cui
Nietzsche si è imbattuto nel suo lavoro su Teognide.
La terza conferenza è del gennaio del 1867,
che verte sui Pìnakes, i cataloghi tramandati delle opere di Aristotele.
Gli studi omerici costituiscono la base della quarta
conferenza del luglio 1867, che ha per titolo: Sull'agone degli aedi nell'
Eubea. Il mitico 'agone' di Omero e Esiodo viene risolto da Nietzsche nella
tesi, in contrasto con la concezione dominante, che la gara, lo spirito
agonistico, siano un tratto caratteristico dei Greci, un elemento fondamentale
della civiltà ellenica.
Le questioni della tradizione omerica lo terranno impegnato anche in seguito, fino alla celebre prolusione del 1869, su Omero e la filologia classica. Anche nel filosofo maturo i sentimenti e i comportamenti 'agonali', giocano un ruolo di primo piano, e vengono contrapposti allo spirito di 'debolezza' del cristianesimo e della morale.
Una quinta conferenza, infine, sulle satire di Varrone e il cinico Menippo, viene tenuta il 6 novembre 1868.
Dall'epistolario emerge
un Nietzsche sprofondato nel lavoro, che sta vivendo la sua più felice e produttiva stagione di filologo. In una lettera
del settembre 1866, indirizzata a Paul Deussen, parlando della filologia,
afferma, ad esempio:
"Questo è uno studio che costa qualche goccia di
sudore, ma che compensa effettivamente ogni fatica. Questa sensazione, forte e
corroborante, di avere un compito per la vita, si fa strada assai presto
nell'anima del vero filologo"
(F. Nietzsche: Epistolario, lettera del 2 giugno 1868 a
Paul Deussen, p. 590)
Ma proprio in quegli anni la lettura di Schopenhauer, di Friedrich Strauss, Hegel, Kant e soprattutto di Friedrich Albert Lange, allontaneranno Nietzsche dalla filologia per tuffarlo nella filosofia. E' proprio in questo periodo che si fa più evidente l 'insofferenza di Nietzsche per i limiti che la filologia rigorosa impone e, in modo particolare, per l'ambiente accademico.
Sono indicative di questo atteggiamento le lettere a Paul Deussen dell'estate-autunno 1868. In giugno, durante la malattia, scrive:
"Nella maggior parte dei filologi, si annida da qualche
parte una certa stortura morale; ciò trova la sua spiegazione in parte
addirittura sul piano fisico, in quanto essi vengono costretti a fare una vita
contro natura, a rimpinzare il loro spirito con alimenti assurdi, a trascurare
il loro sviluppo interiore a scapito della memoria e del giudizio. Persino la
capacità, così bella, di entusiasmarsi è rarissima tra i filologi attuali:
suoi squallidi surrogati sono la presunzione e la vanità"
(F. Nietzsche: Epistolario,
cit., lettera dell'1-3 febbraio 1868 a Erwin Rohde, p. 554).
La situazione è singolare: l'estraniazione Di Nietzsche dalla filologia sembra crescere proprio in proporzione ai suoi successi come filologo. Egli infatti, finito nell'ottobre 1868 il servizio militare, sta accrescendo il suo prestigio e consolidando la sua posizione di filologo: è collaboratore sia dei Jahrbuecher fuer Philologie, sia del Litterarisches Centralbatt, oltre che, naturalmente, del Rheinesches Museum. I suoi lavori gli procurano una certa fama, e attirano su di lui l'attenzione dell'Università di Basilea; nel gennaio del 1869, Nietzsche, ventiquattrenne non ancora laureato, è chiamato alla cattedra di lingue e letteratura greca in questa università.
Nietzsche cerca di superare il conflitto tra professione e vocazione in quanto ritiene che la professione accademica gli consenta l'indipendenza e la tranquillità necessarie per dedicarsi ai suoi interessi più veri.