Franz Overbeck

 

overbeck.jpg (25251 byte) Il teologo Franz Overbech  (1837-1905) e Nietzsche abitarono per cinque anni, a Basilea fra il 1870 e il 1875, sotto lo stesso tetto, chiamati dall'Università locale a insegnare rispettivamente teologia e filologia greca. 
Nacque un'amicizia libera e profonda, mai interrotta, se non dal precipitare della salute psichica di Nietzsche nel gennaio 1889, con l'accorrere di Overbeck a Torino per soccorrere l'amico. Come ogni vera amicizia quella fra Overbeck e Nietzsche si basò sulla reciproca comprensione delle distintissime personalità, senza quindi facili ed entusiastiche commistioni. Eppure uno spirito comune li legava, tanto da far loro pubblicare nel 1873, ad esempio, in un unico volume due scritti elaborati in quel crogiolo intellettuale basilese: la prima delle Considerazioni inattuali di Nietzsche, David Strauss, l'uomo di fede e lo scrittore e Sulla cristianità della nostra odierna teologia di Overbeck. 

A cura di Carlo Angelino, l'editrice Il melangolo di Genova propone la prima edizione italiana di uno scritto di Overbeck, i Ricordi di Nietzsche, usciti nel 1906, a ridosso della scomparsa dei due amici. 
Questa è una preziosa testimonianza, fatta dl migliore amico di Nietzsche, quello che più ne comprese la delicata, tenace, estrema personalità, che ne assecondò la dirompente forza spirituale propria a un animo duro:

 "Nietzsche non era un grand'uomo nel vero senso della parola, eppure era un uomo autentico, che viveva fino in fondo, sino all'eroismo, ciò che pensava e rappresentava".

La loro grande amicizia era dovuta al fatto che Nietzsche era un filosofo senza verità e Overbeck era un teologo senza fede. 

- Per Overbeck la teologia in quanto tale è senza fede, perché il messaggio originario della fede cristiana sta nell'ascesi dal mondo in attesa della nuova venuta del Cristo e del suo regno eterno, fede e ascesi e attesa che escludono una loro traducibilità mondana, ecclesiale, culturale, quindi tanto più teologica. Fede cristiana e civiltà occidentale si contrappongono inconciliabilmente.

-Per Nietzsche sussiste anche questa opposizione, spesso mascherata, da lui colta nella differenza tra la vita e la fede di Gesù Cristo e la teologia di Paolo o la filosofia di Socrate e Platone. Tuttavia Nietzsche rifiuta lo scetticismo overbeckiano, volto alla comprensione del nostro essere per la morte, e cerca una verità in cui poter dir di sì alla vita, anche nei suoi dolori più laceranti. Giustamente Overbeck sottolinea come l'affermazione di Nietzsche "Dio è morto!" non significhi che Dio non esista né sia mai esistito, bensì piuttosto proprio che "è esistito!" - e che sono stati gli uomini a ucciderlo.

Dopo il crollo di Nietzsche a Torino, Overbeck considerava suo compito conservare l'immagine del filosofo per sé e per i posteri: si preoccupò che la tragedia di torino non suscitasse scalpore, pagò tutti i conti, del medico (30 lire), del farmacista (9.90 lire), del padrone di casa Fino (100 lire), predispose che gli effetti personali venissero rispediti, saldò i conti della casa di cura Friedmatt di Basilea (25 franchi) e il conto dell'albergo che ospitò la madre, e ancora si preoccupo di ricoverare il paziente a Jena ecc. Insomma come uomo e amico, Overbeck fece tutto quanto era nelle sue forze.

Impegno non da poco era raccogliere i manoscritti del filosofo, soprattutto in quanto Overbeck non era al corrente dei lavori dell'amico degli ultimi mesi. Dovette in ciò farsi aiutare da Koseliz.