In una lettera ad Arnold
Zweig dell'11 maggio 1934, alla fine della sua vita Freud
confessa: "Durante la mia giovinezza egli rappresentava per me una nobiltà fuori dalla mia portata. (...) Anche più tardi il mio atteggiamento nei suoi confronti è rimasto pressappoco il medesimo". Freud prese da Nietzsche del materiale linguistico, come ad esempio l'espressione "Es" per designare l'inconscio: |
"Adeguandoci all'uso linguistico di Nietzsche e
seguendo un suggerimento di Georg Croddeck chiameremo d'ora in poi l'inconscio 'Es'. Questo pronome impersonale sembra particolarmente adatto a
esprimere il carattere precipuo di questa provincia psichica, la sua estraneità
all'Io. Super-io, Io ed Es sono dunque i tre regni, territori, province, in cui
noi scomponiamo l'apparato psichico della persona e delle cui reciproche
relazioni ci occuperemo in quanto segue"
(Freud, Introduzione
alla psicoanalisi, in Opere, vol. 11, p. 184).
Da un lato Freud è anche profondamente schopenhaueriano. Nella
separazione di inconscio e coscienza si vede il pensiero di Il mondo come volontà e
rappresentazione.
Ma, più vicino a Nietzsche che a Schopenhauer,
Freud sta dalla
parte della rappresentazione, perché in essa vede non la liberazione
delle pulsioni, ma la salvaguardia dalle pulsioni.
Freud accoglie l'ipotesi di Schopenhauer, secondo cui noi siamo cieca pulsione,
in cui la natura dirige ciò che facciamo e ciò che ci
accade, ma, mentre Schopenhauer
propone la rinuncia per non assecondare il gioco della volontà, Freud, come Nietzsche,
accetta invece il gioco e depone ogni morale.
Tra i due, Freud tenta una ipotesi ancora più ardita: non la rinuncia ad assecondare il gioco (Schopenhauer) e neppure l'accettazione
del gioco (Nietzsche), ma la scoperta delle regole del gioco che
obbliga la natura a cedere il "suo segreto".
Il pessimismo di Schopenhauer, da cui Freud era partito per
smascherare la trama delle motivazioni che l'individuo conscio dà del proprio
pensare ed agire, si risolve nell'ottimismo della ragione che, scoperto il
segreto della natura, non è più rappresentazione illusoria, ma struttura
d'ordine che trasforma la natura in cultura.
Con Freud nasce una morale del tutto nuova, regolata non più
dall'ascesi, ma dal lavoro, dall'opera di civiltà. Il suo dover-essere non ha in
vista un altro mondo, ma la colonizzazione di questo mondo, il suo ordinamento.
La ragione umana, che era rappresentazione finché la natura conservava
il suo segreto, ora diventa la verità del , "mondo" che è
stato strappato alla "natura". Espansione del cosmo e riduzione del
caos. Freud non ha scoperto L'inconscio, che se mai ha scoperto Schopenhauer;
Freud ha scoperto le regole per aver ragione dell'inconscio; la sua
"psicologia" è una celebrazione della potenza della ragione. Per
Schopenhauer, l'ultima illusione.
(U:Galimberti: Filosofia, storia del pensiero
occidentale- pp. 1212-1216, Curcio)
La significatività del sogno e il primato delle
passioni sulla ragione nel governare le nostre scelte e la nostra vita è un
pensiero comune ad entrambi i pensatori.
A questo proposito, in un passo dello Zarathustra
si legge:
"Il tuo Sé si burla del tuo Io e delle sue orgogliose pretese (…). Il Sé dice all'Io: Soffri adesso! Allora l'Io soffre. (…) Il Sé dice all'Io: Rallegrati adesso! Allora l'Io si rallegra."
Questo riconoscimento del primato dell'Es è
indispensabile per Nietzsche e per Freud poter controllare le proprie pulsioni.
Ciò che accomuna Nietzsche e Freud è anche la loro "inattualità"
perché la loro percezione delle cose è così precoce da non poter essere
condivisa dai loro contemporanei e, ancora oggi, da molti dei nostri, i quali,
di fronte all'instabilità che deriva dalle loro idee, se ne ritraggono per
rifugiarsi nell'ideologia, nelle fedi e nelle "certezze" della
metafisica.