La genealogia

Nel suo significato più ampio, il progetto di Nietzsche consiste nella introduzione dei concetti di senso e di valore in filosofia. Da un lato i valori sembrano o si fanno passare per principi, dall'altro, se si va più a fondo, sono i valori stessi a presupporre valutazioni da cui proviene il loro stesso valore.
Il problema critico sta nel valore dei valori, nella valutazione della quale deriva il loro valore; è il problema della loro creazione.
Le valutazioni non sono valori, ma modi di essere da parte di chi giudica e valuta, fungono così da principi a quei valori in base a cui si giudica. Questo spiega perché le convinzioni, i sentimenti, i pensieri che abbiamo, siano sempre frutto del nostro modo di essere o del nostro stile di vita. Esempio:  nel dire "vi sono cose che non si potrebbero mai dire se non si pensasse bassamente"... troviamo l'essenziale: il nobile e il vile, il buono e il cattivo non sono valori, ma rappresentano l'elemento differenziale da cui deriva il valore dei valori stessi.
La genealogia di Nietzsche è una filosofia critica che presenta due movimenti: ricondurre ogni cosa a dei valori, ma anche ricondurre i valori alla loro  origine.
Questo implica una duplice lotta da parte di Nietzsche, sia contro coloro i quali sottraggono i valori alla critica, quelli che chiama "gli operai della filosofia", tipo Kant e Schopenhauer, sia contro chi ritiene i valori derivati da presunti fatto oggettivi.
Nietzsche formula il nuovo concetto di genealogia, ossia valore dell'origine e al tempo stesso origine dei valori. E' quella che Nietzsche chiama "fare filosofia a colpi di martello", che è quanto di più positivo ci sia in quanto non vi è mai critica dei valori senza anche esserci un elemento positivo di creazione.
Analogamente, non troveremo mai il senso di una cosa se non sappiamo quale sia la forza che la governa. Occorre tuttavia essere consapevoli che il senso di un medesimo oggetto si modifica a seconda della forza che se ne appropria.
Per comprendere a fondo i significati di senso e di valore che la società utilizza, occorre contrapporre la visione tragica del mondi di Nietzsche a tre altre visioni, ossia a quei tre modi di essere che hanno portato alla morte della tragedia: quella dialettica di Socrate, quella del cristianesimo e quella della dialettica moderna e di Wagner.
Anche se nell'età matura Nietzsche dirà che la Nascita della tragedia "ha un ripugnante odore hegeliano", è da questa difficile opera che occorre partire. In questa opera viene esaminata la contraddizione tra vita e sofferenza: la vita ha bisogno di essere riscattata dalla sofferenza secondo la logica cristiana della redenzione.
Questa contrapposizione si riflette nell'antagonismo tra Dionisio e Apollo, Apollo crea la bella apparenza che fa scomparire il dolore, Dionisio trasforma il dolore in piacere. Dionisio e Apollo non sono in contraddizione, ma rappresentano due modi diversi di risolvere una questione. La tragedia è conciliazione, alleanza dominata da Dionisio che nella tragedia esprime la profondità del tragico. Le sofferenze vengono riassorbite nel piacere dell'essere originario.
Questo schema fa presupporre il sopraggiungere di elementi nuovi, infatti la vera contrapposizione non è quella tra Dionisio e Apollo, ma quella tra Dionisio e Socrate... Socrate, il primo rappresentante della decadenza, colui che  concepisce che la vita debba essere giudicata, giustificata e riscattata. E' Socrate l'unico vero avversario dell'uomo tragico. L'idea di Socrate è fatta propria e rafforzata dal cristianesimo, in un passaggio che porta dal dualismo Dionisio-Apollo, a Dionisio-Socrate e infine a Dionisio-Crocifisso.
Sarà proprio il cristianesimo a non essere né apollineo né dionisiaco in quanto esso nega tutti i valori estetici... esso è nichilismo.
Dionisio giustifica e afferma la sofferenza, per Cristo la sofferenza mette la vita sotto accusa. Per il cristianesimo il fatto che vi sia sofferenza significa che la vita non è giusta ed è per questo che espia con la sofferenza. Ciò implica che essa deve essere riscattata dalla sua ingiustizia e salvata dalla sofferenza. Questi due aspetti costituiscono per Nietzsche la "cattiva coscienza" o interiorizzazione del dolore. Essi delineano il nichilismo cristiano, il modo in cui cioè il cristianesimo nega la vita: da una parte questa perversa macchina che produce colpevolezza, l'orribile equazione dolore-castigo, dall'altra la macchina che moltiplica il dolore e che ne gestisce la redenzione. Immonda officina... il cristianesimo ama la vita come il rapace ama l'agnello: tenera, mutilata, morente. (Genealogia della morale "Sulla fabbricazione degli ideali" I, par. 14)
Tutto questo spiega il significato che si dà ai valori e al senso nella società dominata dal cristianesimo, in una società che non si è mai posta il problema della loro genealogia.
Anche il senso primo, il senso dell'esistenza, è stato interpretato sempre dal punto di vista della cattiva coscienza secondo quella ispirazione cristiana dalla quale nessuna filosofia prima di Nietzsche è riuscita a svincolarsi. La sofferenza è stata usata come mezzo per dimostrare l'ingiustizia dell'esistenza in modo da poter trovare una giustificazione divina: l'esistenza è stata ridotta dal cristianesimo a fenomeno morale e religioso.
Dunque è nel risentimento e nella cattiva coscienza che va collocata ogni categoria del pensiero semitico e cristiano, il nostro modo di pensare e di interpretare l'esistenza.