La morte di dio

La "morte di Dio" è la scomparsa dei valori della morale religiosa tradizionale. 
Non si tratta di un’invettiva ateistica contro le tradizioni religiose, ma di una constatazione: il mondo borghese-capitalistico moderno è un mondo senza Dio. Non resta che prenderne atto e agire di conseguenza, superando il "vecchio uomo".

Questo passo va interpretato in un’ottica psicoanalitica: la morale – che è repressione degli istinti – soffoca l’anima e mutila l’uomo delle sue energie vitali. Superando la morale l’oltre-uomo si riappropria della propria naturalità. In tal senso, vinti i limiti delle convenzioni, egli diventa immenso come il mare, cioè né buono né cattivo ma completamente realizzato nella propria essenza.
L’uomo della morale è un uomo parziale, è ciò che la morale gli consente di essere, attraverso imposizioni sociali che mirano alla negazione della sua individualità. L’oltreuomo è l’uomo totale, che accetta anche il "male" come parte di sé.

Il tema della "morte di Dio" fu annunziato per la prima volta da Nietzsche nell'opera La gaia scienza:

«Non avete mai sentito parlare di quell'uomo pazzo che, in pieno mattino, accesa una lanterna, si recò al mercato e incominciò a gridare senza posa: "Cerco Dio! Cerco Dio!" Trovandosi sulla piazza molti uomini non credenti in Dio, egli suscitò in loro grande ilarità. Uno disse: "L'hai forse perduto?", e altri: "S'è smarrito come un fanciullo? Si è nascosto in qualche luogo? Ha forse paura di noi? Si è imbarcato? Ha emigrato?". Così gridavano, ridendo fra di loro...

            L'uomo pazzo corse in mezzo a loro e fulminandoli con lo sguardo gridò: "Che ne è di Dio? Io ve lo dirò.  Noi l'abbiamo ucciso  - io e voi!  Noi siamo i suoi assassini! Ma come potemmo farlo? Come potemmo bere il mare? Chi ci diede la spugna per cancellare l'intero orizzonte? Che facemmo sciogliendo la terra dal suo sole? Dove va essa, ora? Dove andiamo noi, lontani da ogni sole? Non continuiamo a precipitare: e indietro e dai lati e in avanti? C'è ancora un alto e un basso? Non andiamo forse errando in un infinito nulla? Non ci culla forse lo spazio vuoto? Non fa sempre più freddo? Non è sempre notte, e sempre più notte? Non occorrono lanterne in pieno giorno? Non sentiamo nulla del rumore dei becchini che stanno seppellendo Dio? Non sentiamo l'odore della putrefazione di Dio? Eppure gli Dei stanno decomponendosi! Dio è morto! Dio resta morto! E noi l'abbiamo ucciso! Come troveremo pace, noi più assassini di ogni assassino? Ciò che vi era di più sacro e di più potente, il padrone del mondo, ha perso tutto il suo sangue sotto i nostri coltelli. Chi ci monderà di questo sangue? Con quale acqua potremo rendercene puri? Quale festa sacrificale, quale rito purificatore dovremo istituire? La grandezza di questa cosa non è forse troppo grande per noi? Non dovremmo divenire Dei noi stessi per esserne all'altezza? Mai ci fu fatto più grande, e chiunque nascerà dopo di noi apparterrà per ciò stesso a una storia più alta di ogni altra trascorsa". A questo punto l'uomo pazzo tacque e fissò nuovamente i suoi ascoltatori; anch'essi tacevano e lo guardavano stupiti. Quindi gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi spegnendosi. "Vengo troppo presto, disse, non è ancora il mio tempo. Questo evento mostruoso è tuttora in corso e non è ancor giunto alle orecchie degli uomini. Per esser visti e riconosciuti lampo e tuono hanno bisogno di tempo, la luce delle stelle ha bisogno di tempo, i fatti hanno bisogno di tempo anche dopo esser stati compiuti. Questo fatto è per loro ancor più lontano della più lontana delle stelle e  tuttavia sono loro stessi ad averlo compiuto! " Si racconta anche che l'uomo pazzo, in quel medesimo giorno, entrò in molte chiese per recitarvi il suo Requiem aeternam Deo. Condotto fuori e interrogato non fece che rispondere: "Che sono ormai più le chiese se non le tombe e i sepolcri di Dio?" (Aforisma 125 - L'uomo pazzo).

E’ un annuncio drammatico perché la morte di Dio implica il crollo di tutte le illusioni con cui gli uomini riuscivano a vivere, crollo che implica un forte senso di vertigine e smarrimento. L’uomo folle infatti conclude di essere venuto "troppo presto": l’uomo non è ancora pronto ad affrontare questo evento.

Si comprende già da questo passo ciò che Nietzsche dirà tramite le parole di Zarathustra, cioè che la dimensione traumatica è solo un momento di passaggio in relazione ad un contesto più ampio che prevede l’avvento di un uomo nuovo (oltreuomo).

Coincidendo con il venir meno delle certezze metafisiche, la morte di Dio coincide con la fine del platonismo, la metafisica occidentale per eccellenza e permette di maturare la possibilità di un nuovo modo di esistere dell’uomo, in nuove condizioni sorte da una persuasione filosofica ed una presa di coscienza di un processo storico-epocale errato.