Erwin Rhode

 

1845 -1896. Psyche, il cult dei Greci antichi dell'anima e della loro credenza nel immortality, pubblicato fra il 1890 e el 1894, è il principale lavoro di Erwin Rohde. Studioso della Grecia classica, l'autore esplora i periodi pre-omerici e continua fino al periodo ellenistico. Nei misteri eleusini, nel culto di Dioniso e nel mito di Orfeo, trova motivo di polemica contro il razionalismo platonico.

Troviamo qui punti di contatto e di divergenza con il pensiero giovanile di Nietzsche: mentre per Nietzsche il culto di Dioniso rappresenta un aspetto dello spirito greco, per Rhode trattavasi di spirito estraneo immesso nel sangue greco.
 
Psyche è stato pubblicato nello stesso periodo in cui  Freud stava elaborando le sue teorie sulla psicanalisi. Ha sostenuto che i processi psichici sono razionali e spiegabili, ed ha sostenuto che l'uomo mette in atto processi psichici inconsci per  fare fronte all'ansia e ai misteri dell'esistenza e della sessualità.

 

L'amicizia di Nietzsche con Erwin Rohde risale al 1866

In una lettetra a Overbeck del gennaio 1889, Rohde così descrive il suo rapporto con Nietzsche:

"Per giorni non ho osato aprire la Sua lettera, perchè temevo la conferma di una orribile supposizione, che alla fine mi ha colpito come una scossa elettrica (...) Per lungo tempo non sono riuscito a riavermi. No, in fondo non avevo mai creduto che ci fosse questo pericolo; solo l'ultimo biglietto che Nietzsche mi scrisse da Torino - il 7 gennaio - mi aveva dato un avvertimento; conteneva tali assurdità che non potrei più pensare ad un gioco di spirito e provai la sensazione più sinistra. Per il resto, questo va detto, le sue ultime produzioni (anche se non conosco il suo libello contro Wagner) non davano affatto l'impressione che questo robusto intelletto potesse d'improvviso crollare; eravamo quasi abituati a constatare in lui un eccesso di tensione verso l'una o l'altra direzione. Quanto rimpiango ora di non avergli scritto più spesso negli ultimi tempi! Mi aveva fatto fuggire con un'espressione quanto mai singolare, e in effetti io non sapevo cosa dirgli di gradevole sui suoi ultimi scritti, che mi ispiravano una profonda avversione (a parte l'aspetto formale di cui è sempre stato un maestro). Così ho preferito tacere, credendo che in sostanza questa fosse la forma per lui più sopportabile di dissenso. Ero persuaso di non poter essere né dire più nulla per lui: eppure come gli avrebbe fatto bene, forse, un'espressione di simpatia puramente personale! Alla sciagura presente non posso pensare. Se Lei crede che io possa esser utile in alcunché di materiale o spirituale, me lo faccia sapere. E' una cosa che distrugge un frammento della propria vita, del terreno su cui stiamo, avere accanto uno con un simile destino - è tremendo; e tutti i desideri repressi e i sogni e i pensieri che alla fine hanno sommerso il misero come un'ondata, noi non possiamo nemmeno immaginarceli. Io continuo ad essere costernato di fronte a questa disgrazia. Se il suo pensiero e la sua scrittura avessero registrato qualche offuscamento come ad esempio così chiaramente in Hölderlin nelle sue ultime produzioni: ma la contrario - la sua ultima opera (Genealogia) era meglio ordinata, logicamente più compatta di quelle precedenti".
(C.P. JANZ, Vita di Nietzsche, tr., III vol., Roma, Laterza 1982, pp. 71-72)

Rhode non riuscì mai a superare completamente il dispiacere derivato dalla malattia dell'amico. Già soffriva di disturbi cardiaci, certamente aggravati dalla sciagura occorsa all'amico.