Ma Rousseau dove voleva lui
in verità tornare? Rousseau, questo primo uomo moderno, idealista e canaille in
una sola persona; che ebbe bisogno della dignità morale per sopportare il suo
stesso aspetto; malato di una sfrenata vanità e di un illimitato disprezzo di
sè.
Anche questa creatura malriuscita, che ha preso posto sulla soglia della nuova
età, voleva il ritorno alla natura: dove, chiediamo ancora una volta, voleva
tornare Rousseau? Odio Rousseau anche nella Rivoluzione: essa é l'espressione
nella storia universale di quella doppia natura d'idealista e di canaille. La
farsa sanguinosa in cui questa rivoluzione si sviluppò, la sua 'immoralità',
m'importa poco: quel che odio é la rousseauiana moralità- le cosiddette verità
della rivoluzione con le quali essa continua sempre a esercitare i suoi effetti
e a conciliarsi tutto ciò che é piatto e mediocre. La dottrina
dell'uguaglianza! (Crepuscolo degli idoli, af. 48)
Il corruttore é Rousseau: toglie le catene alla donna,
che da allora in poi viene rappresentata in modo sempre più interessante- come
sofferente. (La volontà di potenza, af. 94)
Rousseau: la regola fondata sul sentimento, la natura
come fonte della giustizia; l'uomo si perfeziona nella misura in cui si avvicina
alla natura. [...] Ma Rousseau rimase plebeo, anche come homme de lettres, cosa
inaudita: disprezzava spontaneamente tutto ciò che lui stesso non era. Ciò che
vi é di morboso in Rousseau fu sommamente ammirato e imitato. [...] La difesa
della provvidenza da parte di Rousseau: aveva bisogno di Dio per poter scagliare
la propria maledizione sulla società e sulla civiltà; ogni cosa doveva essere
buona in sè, poichè Dio l'ha creata: solo l'uomo ha corrotto l'uomo. (La
volontà di potenza, af. 100)
Contro Rousseau. Se é vero che la nostra civiltà ha
in sè qualcosa di miserando, avete la scelta di giungere, con Rousseau,
all'ulteriore conclusione che "della nostra cattiva moralità ha colpa
questa miserabile civiltà", oppure, contro Rousseau, ritornare alla
conclusione che "della nostra miserabile civiltà ha colpa la nostra buona
moralità". I nostri fiacchi, svirilizzati, sociali concetti di bene e
male, e l'enorme strapotere di questi sull'anima e sul corpo hanno finito per
infiacchire tutte le anime e i corpi e per infrangere gli uomini indipendenti,
autonomi, spregiudicati, le colonne di una robusta civiltà: dove ancor oggi si
incontra la cattiva moralità, si vedono le ultime rovine di queste colonne.
"Così s'opponga paradosso a paradosso! Impossibile che la verità possa
essere da tutte e due le parti; e in genere é da una di queste due parti? Lo si
accerti". (Aurora, af.163)