La volontà di potenza

Il superuomo ha il compito e il dovere di liberarsi dalle gabbie dei vecchi valori e fondare un nuova morale: è la volontà di potenza, ovvero la volontà di creare e rinnovare in continuazione i valori da seguire abbandonandosi ad una pulsione vitale infinita, secondo la logica dell'eterno ritorno.

L'uomo deve vivere per la terra. L'uomo si assoggetta ad una morale fuori di sé, una morale ultraterrena, non umana; l'oltreuomo, colui che è forte, sa che deve legare il suo destino alla terra perché nulla che non sia umano, nulla che non parta dall'uomo e sia fatto per l'uomo, è vero.

La volontà di potenza è vincere le resistenze della morale comune, il rifiuto conseguente di assoggettarsi agli idoli, un'affermazione di sé e della propria libertà

La conoscenza e la morale si configurano come attivita' condizionanti: di fronte all'onnipotenza della volonta' nella scienza e nel comportamento, così l'uomo si ritrae atterrito e la volonta' di potenza si autonega, dando origine al nichilismo

Far energere la volonta' di potenza significa portare all'evidenza il rimosso che si annida nel pensiero metafisico occidentale,  dietro  il martirio.  
La volonta' non e' unica e terribile, ma una molteplicita' di voleri, una potenza affermativa e liberatrice che l'umanita' si nega.  

Se la volonta' di potenza non si afferma, tuttavia, una dimensione dell'esistenza dispiega liberamente la volonta' di potenza: si tratta dell'arte. 
Questa, come creazione di maschere tese a potenziare la vita, redime il mondo dalla nichilistica affermazione della conoscenza e della morale.

"La volontà di potenza" é un insieme di scritti nietzscheani raccolti (1901) dalla sorella Elisabeth e dal discepolo e copista Peter Gast, raccolti in modo arbitrario e condizionato dalle simpatie razziste e autoritarie. 

"La volontà di potenza" può essere considerata come grande summa del pensiero nietzscheano: e vi troviamo tutte le sue teorie, dalla volontà di potenza, all'eterno ritorno, al nichilismo, al binomio apollineo-dionisiaco, all'oltreuomo. 
In realtà quest'opera si suddivide in 4 libri:

  Libro 1

  Il nichilismo europeo

  Libro 2

  Critica dei valori supremi finora riconosciuti

  Libro 3

  Principio di una nuova posizione di valori.

  Libro 4

  Disciplina e selezione


La forma predominante é quella, tipicamente nietzscheana, dell'aforisma. 
Il primo libro si apre con la constatazione che "il nichilismo é davanti alla porta [...] in una interpretazione determinata, in quella della morale cristiana sta il nichilismo" : é proprio il "tramonto del cristianesimo" che ha aperto la porta al nichilismo, ossia alla perdita di tutti i valori, perfino la nozione di bene e di male. Del resto non poteva perdurare oltre la morale cristiana, morale "che si volge contro il Dio cristiano (il senso della veracità, altamente sviluppato dal cristianesimo, prova nausea di fronte alla falsità e alla menzogna di tutte le interpretazioni cristiane del mondo e della storia)". 

Ecco che ora viene a sostituirsi all'esecrabile morale cristiana la morale secondo la quale tutto é privo di senso, "tutte le interpretazioni del mondo sono false".   Il nichilismo non é altro che un'espressione della decadenza che sta investendo il mondo. 

Anche contro il socialismo, che nell'Ottocento andava sempre più affermandosi, Nietzsche muove un'aspra polemica: 

"che altro é se non una balorda incomprensione di quell' ideale morale cristiano? ... ci saranno sempre troppi possidenti perché il socialismo possa significare altro che un attacco di malattia ; e questi possidenti sono come un uomo di una fede : si deve possedere qualche cosa per essere qualche cosa . Ma questo é il più vecchio e il più sano di tutti gli istinti : io aggiungerei : si deve voler avere di più di quanto si ha , per diventare di più ... Nella dottrina del socialismo si nasconde malvagiamente una volontà di negare la vita...". 

E non é questo che vuole Nietzsche: nello Zarathustra, egli invitava a restare fedeli alla Terra, non facendosi ingannare da promesse ultraterrene, e anche qui in fondo é lo stesso: occorre amare la vita e la terra, proprio come farà l'oltreuomo, (quando ve ne sarà uno). 

Il libro secondo de "La volontà di potenza" é dedicata alla critica dei valori supremi finora riconosciuti e si apre con una critica alla religione, come svalutazione dell'uomo, impotente di fronte ad un ipotetico Dio:

 "Tutta la bellezza e la magnificenza che abbiamo prestato alle cose reali e immaginate , io voglio rivendicarla come proprietà e opera dell' uomo : come la sua più bella apologia . L' uomo come poeta, pensatore , Dio , amore , forza ; ammiriamo la sua regale generosità , con cui ha fatto doni alle cose per impoverire se stesso e sentirsi miserabile ! Finora il suo maggiore disinteresse fu questo , che egli ammirò e adorò e seppe nascondere a se stesso che egli stesso aveva creato ciò che ammirava." 

La religione, secondo il filosofo tedesco, nasce per errore ed ignoranza dell'uomo: allo stesso modo in cui ancor oggi esso ritiene che la collera sia la causa del suo adirarsi o che lo spirito sia la causa del suo pensare, così in tempi lontanissimi, a un livello ancora più ingenuo, egli spiegò quei medesimi fenomeni con l'aiuto di entità divine. 
L'idea che ogni cosa sia causata da un Dio, non fa che sminuire l'uomo, che finisce per non essere la causa di nulla: la conseguenza é che l'uomo non ha osato attribuire a sè (come era giusto invece fare) ogni avvenimento; ne consegue che per Nietzsche la religione é 

"il parto mal riuscito di un dubbio sull'unità della persona [...] per cui tutto ciò che nell'uomo é grande e forte fu concepito dall'uomo come sovraumano, come estraneo; [...] la religione ha abbassato il concetto di uomo". 

L'invenzione della religione  é uno dei mezzi con cui 

"si può fare degli uomini ciò che si vuole: purché si possegga un eccesso di forze creatrici e si possa imporre la propria volontà per lunghi periodi di tempo"

La seconda critica ai valori supremi é indirizzata alla morale 

"per morale intendo un sistema di valutazioni che aderisce alle condizioni di vita di una creatura. [...] La costante della storia europea dopo Socrate é il tentativo di ricondurre i valori morali a dominare tutti gli altri valori; e in modo tale che debbano essere guide e giudici non solo della vita, ma anche della conoscenza, delle arti, delle aspirazioni politiche e sociali; [...] l'intera morale dell'Europa ha per base ciò che giova al gregge: [...] quanto più una qualità del gregge appare pericolosa, tanto più sistematicamente ottiene considerazione". 

Il problema che si pone Nietzsche é di farci capire che un bene e un male assoluti non ci sono, non sono quelli fissati dalla morale. Egli é  anche consapevole quanto sia difficile capirlo: il gregge (ossia le masse) non riusciranno facilmente ad afferrare il messaggio nietzscheano:

"La mia filosofia é orientata verso la gerarchia: non verso una morale individualistica. Il modo gregario di sentire deve regnare nel gregge, ma non fuori di esso. [...] Ma che senso può avere dire ad uno, secondo i dettami della morale, 'devi essere così'? Un uomo quale deve essere: questa frase ci suona tanto sciocca quanto quest'altra: un albero, quale deve essere"

Ma Nietzsche va contro la morale, la ribalta, in lui vi é una trasvalutazione di tutti i valori morali tradizionali. 
"La morale sostiene di sapere qualcosa, cioè che cosa sia buono o cattivo. Questo significa voler sapere a quale scopo l'uomo esista, conoscerne la meta, la destinazione." Ma Nietzsche muove una critica non solo ai preti e agli uomini "buoni", ma anche ai filosofi e alle loro superstizioni: il grande bersaglio di Nietzsche é Socrate, che ha introdotto il concetto di uomo virtuoso. 
Così vi é una radicale critica all' "io" di Cartesio e Kant: Nietzsche sembra abbracciare le posizioni di Hume, il quale intendeva l'io come "fascio di percezioni" : l'io non esiste, noi siamo solo il punto di incontro di percezioni, un punto di incontro in cui si estrinseca la volontà di potenza, di dominare sugli altri. 

E finalmente Nietzsche giunge ad una definizione di verità, o almeno, del criterio con cui raggiungerla: "Il criterio della verità si trova nell'aumento della sensazione di potenza".  
Si deve trasformare la credenza "é così e così" nella volontà "deve diventare così". E sull'interpretazione del mondo Nietzsche critica il meccanicismo di matrice cartesiana , rifiutando il concetto stesso di atomo. Ma c'é anche una aspra polemica nei confronti di Darwin, che si ritrova anche nel quarto e ultimo libro della Volontà di potenza, "Disciplina e selezione": "L'uomo come specie non é in progresso. 

" [...] l'uomo come specie non rappresenta un progresso in confronto con qualsiasi altro animale".

 Tutto il 4° libro é dedicato alla selezione e alla disciplina: al rapporto tra l'uomo forte e l'uomo debole, tra gli uomini superiori (ossia a coloro che si sono liberati della religione e della morale) e le masse (ossia coloro che non riescono a liberarsi dell'idea di dio).

 "I diritti che un uomo si prende sono proporzionali ai doveri che si impone, ai compiti rispetto a cui si sente all'altezza. La maggioranza degli uomini non ha diritto all'esistenza, ma costituisce una disgrazia per gli oltreuomini; [...] quando mancano oltreuomini, si rendono semidei o dei i grandi uomini del passato; [...] la tirannia é un affare da uomini grandi: questi fanno fessi gli uomini dappoco. [...] nel Teagete di Platone compare la frase: ognuno vorrebbe poter essere il signore di tutti gli uomini, e magari Dio. Questa mentalità deve tornare ad esistere.[...] La massima elevazione della consapevolezza della propria forza nell'uomo é ciò che crea l'oltreuomo.". 

Nel libro quarto, "disciplina e selezione", Nietzsche mette poi ancora una volta a confronto de due divinità, il Cristo dei Cristiani e il Dioniso dei Greci; lo scetticismo radicale che erode le fondamenta metafisiche e cristiane della cultura occidentale, a parere di Nietzsche, va portato fino in fondo, affinché l'umanità sappia contrapporre a dio, la natura e la gioia di vivere, contro il Dio della trascendenza e della glorificazione della sofferenza che abita quel "mondo dietro il mondo" che Platone da un lato e il cristianesimo dall'altro hanno inaugurato:

"I due tipi: Dioniso e il Crocifisso. Da stabilire: il tipico uomo religioso è una forma di dècadence (i grandi innovatori sono, tutti insieme e uno per uno, malati ed epilettici)? Così non lasciamo da parte un tipo dell'uomo religioso, il tipo pagano? Il culto pagano non è una forma di riconoscenza alla vita e di affermazione della vita? Il suo supremo rappresentante non dovrebbe essere un'apologia e una divinizzazione della vita? Un tipo di spirito ben riuscito e traboccante, estatico… Un tipo di spirito che accoglie in sé le contraddizioni e i problemi della vita, e li redime? Qui io pongo il Dioniso dei Greci: l'affermazione religiosa della vita, della vita intera, non negata né dimezzata; che l'atto sessuale susciti pensieri di profondità, di mistero, di rispetto, è tipico. Dioniso contro il Crocifisso: eccovi il contrasto. Non è una differenza nel martirio: piuttosto, il martirio ha un altro senso. In un caso, la vita stessa, la sua eterna fecondità e il suo ritornare determina il tormento, la distruzione, la volontà di annientamento… Nell'altro, la sofferenza, il Crocifisso come innocente, è un'obiezione contro questa vita, è la formula della sua condanna. E si capisce: il problema è quello del senso della sofferenza: o un senso cristiano o un senso tragico. Nel primo caso la sofferenza è la via che conduce ad un'esistenza beata; nel secondo, si ritiene che l'essere sia abbastanza beato da giustificare anche una sofferenza mostruosa. L'uomo tragico approva anche la sofferenza più aspra: è abbastanza forte, ricco, divinizzatore per farlo; il cristiano dice di no anche alla sorte più felice che ci sia sulla terra: ed è abbastanza debole, povero, diseredato per soffrire della vita in ogni sua forma… il Dio in croce è una maledizione scagliata sulla vita, un dito levato a comandare di liberarsene- Dioniso fatto a pezzi è una promessa di vita; la vita rinasce in eterno e ritornerà in patria, tornerà alla distruzione."

E nell'ultima parte il pensatore tedesco ci ripresenta l'eterno ritorno, centrale nella sua filosofia, il "cerchio dell'essere". E per sopportare il pensiero di un eterno ed infinito ritorno é necessario essere liberi dalla morale, fare una trasmutazione di tutti i valori. "Io voglio insegnare il pensiero che dà a molti il diritto di sopprimersi-il grande pensiero che seleziona e disciplina".

E celebre per la sua forza espressiva é la chiusura del libro:

"E sapete voi che cosa é per me il mondo? Devo mostrarvelo nel mio specchio? Questo mondo é un mostro di forza, senza principio, senza fine, una quantità di energia fissa e bronzea, che non diventa nè più piccola nè più grande, che non si consuma, ma solo si trasforma, che nella sua totalità é una grandezza invariabile [...] Questo mio mondo dionisiaco che si crea eternamente, che distrugge eternamente se stesso, questo mondo misterioso di voluttà ancipiti, questo mio al di là del bene e del male, senza scopo, a meno che non ci sia uno scopo nella felicità del ciclo senza volontà, a meno che un anello non dimostri buona volontà verso di sè, per questo mondo volete un nome?Una soluzione per tutti i suoi enigmi? E una luce anche per voi, i più nascosti, i più forti, i più impavidi, o uomini della mezzanotte? Questo mondo é la volontà di potenza e nient'altro! E anche voi siete questa volontà di potenza e nient'altro!"