Nel 1869, a 24 anni, Nietzsche fu chiamato ad una cattedra di filologia classica all’Università svizzera di Basilea. Fu qui che il filosofo conobbe Wagner, che si era ritirato con Cosima Bulow, nella villa di Triebschen sul lago dei Quattro Cantoni e divenne un fervente ammiratore del musicista.
Nel
1854 Wagner, come Nietzsche, si avvicina a Schopenhauer concependo il mito non solo come passato
pieno di storia, ma come il presente che spiega il passato imperniando il
dramma sull’azione negativa della
volontà; poi supera Schopenhauer
affermando la possibilità di un’ azione redentrice.
Rielaborando le antiche
leggende dell’ “Edda”, del “Niebelungenlied”, Wagner infonde nei
personaggi uno spirito universale sì che l’angoscia degli dei antichi, le
passioni dei nani e dei giganti, l’anima degli eroi si identificano con le
nostre angosce, con le nostre passioni, con i nostri stessi ideali
Due
le idee madri in Wagner: l’idea di una caduta originale e quella di una
redenzione. Il male entra nel mondo per una colpa, un fallo e fatalmente allarga
il proprio influsso venefico fino a dominare tutti gli esseri viventi e persino
gli stessi dei. La caduta da uno stato di innocenza e la coscienza della colpa
spingono i personaggi wagneriani al bisogno di un riscatto: siamo alla vigilia
dell’idea della redenzione. E poiché nessuno può essere nello stesso tempo
colpevole e redentore, ecco allora profilarsi l’eroe redentore: l’uomo puro
tra i puri potrà essere l’eroe degno della missione e riportare l’umanità
alla purezza, perdonando e obliando la “caduta”.
Niente
di più lontano da Nietzsche; il filosofo rifiuta decisamente l’equivalenza
pena = colpa. E’ vero che la sofferenza conferisce distinzione, virtù, valore
e nobiltà, ma l’ascesi di Nietzsche ha un’altra direzione; ciò che è
terribile è la mancanza di senso del dolore, è la sua gratuità che suscita
ribellione.
Morale,
religione, metafisica sono solo giustificazioni. Il dolore ha senso nel preciso
momento in cui io gliene do uno. Afferma Nietzsche: “davanti al tiranno (dolore)
io sono senza colpa”.
Già all’epoca della pubblicazione
dell'ultima delle "Considerazioni inattuali"
(1873), l’amicizia con Wagner si stava
affievolendo fino a portare il filosofo alle ben note considerazioni contenute
nelle pagine che riguardano i suoi rapporti con il musicista: “Il caso
Wagner”, “Nietzsche contra Wagner”, “Epistole”.
"Certo, Wagner si può ammirare: è un seduttore in grande stile, convince gli incerti senza condurli alla consapevolezza di ciò che viene fatto loro credere, occulta il più nero oscurantismo nei luminosi involucri dell'”ideale”. I giovani con Wagner diventano imbecilli, cioè “idealisti”; in questo senso Parsifal è un capolavoro. Dunque, l’adesione a Wagner deve far sì che la vita riesca in singoli individui, in singoli esemplari e non realizzi la felicità dei più, della maggior parte delle persone".
Profonde divergenze ideologiche e filosofiche allontanano quindi Nietzsche da Wagner, per quanto Nietzsche abbia indubbiamente sentito il fascino della musica wagneriana.
Dopo l’allontanamento da Wagner, Nietzsche farà l’elogio della Carmen di Bizet, dimostrando di amare un altro tipo di musica. Anche Wagner era stato grande ammiratore di Nietzsche fervente entusiasta allorché nel 1872 era uscita “La nascita della tragedia dallo spirito della musica”. Persino Cosima Wagner riceve con gratitudine gli omaggi e le dediche letterarie e musicali che le indirizzò il filosofo.
Intanto le
condizioni di salute di Nietzsche si aggravano sempre più e allorché esce nel
1878 “Umano, troppo umano”, Cosima e Richard Wagner si chiudono in un
silenzio ostile. Di lì a poco Wagner non esisterà più
per Nietzsche, se non nelle opere e nei brani che lo riguardano.
Solo nel 1889, in piena crisi psichica e ormai prossimo al manicomio, Nietzsche ricorderà il nome Wagner, scrivendo a Cosima un biglietto della follia “principessa Arianna, mia amata”, paragonando Cosima ad Arianna.
Certamente
in tutta la storia, non si è mai assistito ad uno scontro culturale tanto
imponente.
I due personaggi, quando si sono conosciuti, avevano grandi affinità: erano
entrambi germanici dell'Est, più precisamente sassoni; erano appassionati di
musica e di letteratura, entrambi discendenti diretti del Romanticismo (che
Wagner rielaborò in un decadente ed affascinante prodotto europeo e Nietzsche
finì per rifiutarlo criticamente); ambedue erano stregati dalla filosofia di
Schopenhauer (cui alla fine reagirono entrambi, anche se in modo diverso); erano
interessati al ruolo del cristianesimo (Wagner finì con dare alle sue opere un
tono cristiano mescolato a note buddhistiche, Nietzsche sul piano culturale
demolì invece il cristianesimo).
Ancora, i due furono grandi rivoluzionari: dopo di loro né la musica, né la
letteraura né la filosofia furono più quelle di prima.
Da un punto di vista politico entrambi furono favorevoli alla guerra
franco-prussiana del 1870-71, anche se in seguito le loro posizioni sul nuovo
Reich si sarebbero molto allontanate.
Entrambi all'inizio concordavano nel valutare il popolo tedesco come un popolo
geniale e rigeneratore dell'Europa: Wagner, dopo la creazione del Reich
proseguì su quella strada fino a raggiungere punte di vero razzismo; Nietzsche
finì invece a criticare ferocemente la sua gente.
Sempre più antisemita Wagner, sempre più filosemita Nietzsche (estremo
sconcertante il volersi servire del capitalismo ebraico per distruggere il
cristianesimo).
Entrambi furono fortemente attratti dall'Italia, ed è significativo che Wagner
muoia a Venezia nel 1883 e che Nietzsche "muoia" come essere pensante
a Torino nel 1889, vegetando poi demente in Germania fino alla morte.