Wagner

 

wagner.jpg (18265 byte) Nato a Lipsia nel 1813 e morto a Venezia nel 1883, Wagner fu il massimo esponente del melodramma romantico.
Non fu soltanto compositore, ma anche poeta e critico di grande levatura intellettuale: le sue opere liriche furono concepite come un insieme di musica, parola e immagini, legate alla messa in scena teatrale.
Per questo motivo scelse di scrivere egli stesso i libretti della sue opere, ispirandosi soprattutto alla mitologia e alla storia del suo Paese.
Divenuto famoso e protetto dal re di Baviera Luigi II, fece costruire nella città di Bayreuth un teatro che rispondesse esattamente alle esigenze dell’estetica della sua opera.
La moglie di Wagner fu Cosima Liszt, figlia di Franz Liszt che, per sposare il grande operista, divorziò da Hans von Bülow.

Nel 1869, a 24 anni, Nietzsche fu chiamato ad una cattedra di filologia classica all’Università svizzera di Basilea. Fu qui che il filosofo conobbe Wagner, che si era ritirato con Cosima Bulow,  nella villa di Triebschen sul lago dei Quattro Cantoni e divenne un fervente ammiratore del musicista. 

Nel 1854 Wagner, come Nietzsche, si avvicina a Schopenhauer concependo il mito non solo come passato pieno di storia, ma come il presente che spiega il passato imperniando il dramma  sull’azione negativa della volontà; poi supera  Schopenhauer affermando la possibilità di un’ azione redentrice. 
Rielaborando le antiche leggende dell’ “Edda”, del “Niebelungenlied”, Wagner infonde nei personaggi uno spirito universale sì che l’angoscia degli dei antichi, le passioni dei nani e dei giganti, l’anima degli eroi si identificano con le nostre angosce, con le nostre passioni, con i nostri stessi ideali.

Due le idee madri in Wagner: l’idea di una caduta originale e quella di una redenzione. Il male entra nel mondo per una colpa, un fallo e fatalmente allarga il proprio influsso venefico fino a dominare tutti gli esseri viventi e persino gli stessi dei. La caduta da uno stato di innocenza e la coscienza della colpa spingono i personaggi wagneriani al bisogno di un riscatto: siamo alla vigilia dell’idea della redenzione. E poiché nessuno può essere nello stesso tempo colpevole e redentore, ecco allora profilarsi l’eroe redentore: l’uomo puro tra i puri potrà essere l’eroe degno della missione e riportare l’umanità alla purezza, perdonando e obliando la “caduta”.

Niente di più lontano da Nietzsche; il filosofo rifiuta decisamente l’equivalenza pena = colpa. E’ vero che la sofferenza conferisce distinzione, virtù, valore e nobiltà, ma l’ascesi di Nietzsche ha un’altra direzione; ciò che è terribile è la mancanza di senso del dolore, è la sua gratuità che suscita ribellione. La sofferenza non deriva da colpa, c’è e basta; è la lotta titanica con il dolore che ci porta a rinascere alla vita.
Morale, religione, metafisica sono solo giustificazioni. Il dolore ha senso nel preciso momento in cui io gliene do uno. Afferma Nietzsche: “davanti al tiranno (dolore) io sono senza colpa”.  

Già all’epoca della pubblicazione dell'ultima delle "Considerazioni inattuali" (1873), l’amicizia con Wagner si stava affievolendo fino a portare il filosofo alle ben note considerazioni contenute nelle pagine che riguardano i suoi rapporti con il musicista: “Il caso Wagner”, “Nietzsche contra Wagner”, “Epistole”.

"Certo, Wagner si può ammirare: è un seduttore in grande stile, convince gli incerti senza condurli alla consapevolezza di ciò che viene fatto loro credere, occulta il più nero oscurantismo nei luminosi involucri dell'”ideale”. I giovani con Wagner diventano imbecilli, cioè “idealisti”; in questo senso Parsifal è un capolavoro. Dunque, l’adesione a Wagner deve far sì che la vita riesca in singoli individui, in singoli esemplari e non realizzi la felicità dei più, della maggior parte delle persone". 

Profonde divergenze ideologiche e filosofiche allontanano quindi Nietzsche da Wagner, per quanto Nietzsche abbia indubbiamente sentito il fascino della musica wagneriana. 

Dopo l’allontanamento da Wagner, Nietzsche farà l’elogio della Carmen di Bizet, dimostrando di amare un altro tipo di musica. Anche Wagner era stato grande ammiratore di Nietzsche fervente entusiasta allorché nel 1872 era uscita “La nascita della tragedia dallo spirito della musica”. Persino Cosima Wagner riceve con gratitudine gli omaggi e le dediche letterarie e musicali che le indirizzò il filosofo.  

Intanto le condizioni di salute di Nietzsche si aggravano sempre più e allorché esce nel 1878 “Umano, troppo umano”, Cosima e Richard Wagner si chiudono in un silenzio ostile. Di lì a poco Wagner non esisterà più  per Nietzsche, se non nelle opere e nei brani che lo riguardano.

Solo nel 1889, in piena crisi psichica e ormai prossimo al manicomio, Nietzsche ricorderà il nome Wagner, scrivendo a Cosima un biglietto della folliaprincipessa Arianna, mia amata”, paragonando Cosima ad Arianna.

Certamente in tutta la storia, non si è mai assistito ad uno scontro culturale tanto imponente.
I due personaggi, quando si sono conosciuti, avevano grandi affinità: erano entrambi germanici dell'Est, più precisamente sassoni; erano appassionati di musica e di letteratura, entrambi discendenti diretti del Romanticismo (che Wagner rielaborò in un decadente ed affascinante prodotto europeo e Nietzsche finì per rifiutarlo criticamente); ambedue erano stregati dalla filosofia di Schopenhauer (cui alla fine reagirono entrambi, anche se in modo diverso); erano interessati al ruolo del cristianesimo (Wagner finì con dare alle sue opere un tono cristiano mescolato a note buddhistiche, Nietzsche sul piano culturale demolì invece il cristianesimo).
Ancora, i due furono grandi rivoluzionari: dopo di loro né la musica, né la letteraura né la filosofia furono più quelle di prima.
Da un punto di vista politico entrambi furono favorevoli alla guerra franco-prussiana del 1870-71, anche se in seguito le loro posizioni sul nuovo Reich si sarebbero molto allontanate.
Entrambi all'inizio concordavano nel valutare il popolo tedesco come un popolo geniale e rigeneratore dell'Europa: Wagner, dopo la creazione del Reich proseguì su quella strada fino a raggiungere punte di vero razzismo; Nietzsche finì invece a criticare ferocemente la sua gente.
Sempre più antisemita Wagner, sempre più filosemita Nietzsche (estremo sconcertante il volersi servire del capitalismo ebraico per distruggere il cristianesimo).
Entrambi furono fortemente attratti dall'Italia, ed è significativo che Wagner muoia a Venezia nel 1883 e che Nietzsche "muoia" come essere pensante a Torino nel 1889, vegetando poi demente in Germania fino alla morte.