In una zona ricca di reperti della civiltà etrusca che
vengono giornalmente alla luce, di fronte al borgo medievale con la sua
Pieve romanica del XII secolo, sorge la Villa Medicea di Artimino.
Il circostante territorio fa parte di quella che fu la
Bandita Medicea che dai colli di Signa giungeva fino in Val di Nievole,
presso Monte Vettolini. Fu Cosimo I ad acquistare entro il 1546 terreni
nella zona di Artimino, facendo, in seguito, recingere il territorio da
un circuito di mura lungo 32 miglia e costituendo, così, il « Barco Reale
».
Dopo la morte di Cosimo I (1574) e di Francesco I (1587),
la tenuta passò al Granduca Ferdinando che volle aggiungere alle grandi
ville medicee che ornavano le colline toscane da Firenze fino a Pisa,
il gioiello di Artimino.
La Villa di Artimino fu iniziata il 16 dicembre 1596
e finita nel 1600.
La costruzione fu commissionata al Buontalenti e ricorda,
nella grande mole di volumi e con le sue forti torri-bastioni angolari,
un campo di particolare specializzazione proprio del grande architetto
fiorentino.
Il gusto sintetico dei volumi nettamente definiti si
estende anche all'interno della villa con i suoi saloni a volta e la successione
delle stanze con soffitto a volta o a trave. Pochi gli spunti decorativi
fissi, quali gli affreschi della loggia, della Cappella, gli sfondi degli
appartamenti reali, del « bagno », e la serie di 14 lunette raffiguranti
le maggiori ville medicee (lunette, oggi, al Museo Storico Topografico
Fiorentino) opera di Giusto d'Utens ( † 1609 ).
La decorazione della Loggia è opera del Passignano (Domenico
Cresti - 1588 c. - 1638) che dipingeva nell'agosto-settembre del 1599,
nonché gli sfondi nel Salone delle Ville e negli appartamenti adiacenti
a ponente. Anche la Cappella, tranne l'affresco dell'altare attribuito
al Nasini, sembra essere del Passignano. Il così detto « ricetto del poggiolo
», è, sembra, opera del Poccetti (1548-1612), grande decoratore a grotteschi.
Da notare ancora la « sensibilità di certi dettagli
in pietra: i grandi camini che reggono lo stemma mediceo, gli scanni angolari
che affiancano le finestre, gli ovali concavi sopra le porte principali
che una volta dovevano accogliere busti. Ricorre in questi particolari
il segno delle "bizzarrie" buontalentiane (scrive Suzanne
Brown): arabeschi tesi in pietra, maschere ecc., ma subordinati
tutti a un forte schema geometrico. Come i comignoli che ravvivavano la
solennità della costruzione sottostante, gli spunti decorativi nell'interno
servono a dare sfogo alla fantasia », mentre dalla Villa corre la
visione della vasta pianura che si estende da Firenze a Pistoia e, dall'altra
parte della collina, scopre il corso dell'Arno verso Montelupo e Pisa
a valle dei campi, coltivati a vite ed ulivi, della «Ferdinanda».