Il Labrador Mafalda si lancia senza esitazione dall’elicottero

 
 che fa guadagnare attimi preziosi in un salvataggio reale. Si era sino ad ora aspettato ad abilitare le Unità Cinofile al tuffo, poiché prima era necessario abilitarle alle operazioni di verricellaggio, affinché operare con l’elicottero fosse un biglietto di andata e ritorno.
È stato necessario mettere a punto una speciale imbragatura per il cane, che potesse essere omologata per l’uso con il verricello, che permettesse al cane e al conduttore di venire calati insieme, e soprattutto dopo essere stati calati, di poter operare im-mediatamente in acqua. Questo la classica sacca per i cani utilizzata dalle Unità Cinofile da valanga e altro, non lo permetteva assolutamente, limitando notevolmente i movimenti dei cani. Era infatti necessario togliere il cane dalla sacca per poterlo fare operare nel salvataggio, e successivamente rimettercelo alla fine del salvataggio, per poterlo verricellare nuovamente sull’elicottero. Con la sacca ciò era impossibile.
Grazie alla collaborazione dell’Alp Design è stato possibile disegnare una nuova imbragartura per il cane che permettesse le operazioni col verricello dell’elicottero, e al tempo stesso permettesse di far operare il cane liberamente. L’imbragatura che è stata prodotta è talmente comoda che il cane può indossarla sempre, per essere sempre pronto alle operazioni di elisoccorso. Tale imbragatura inoltre soddisfa anche l’esigenza di assicurare durante le operazioni di trasferimento dell’elicottero i cani a bordo dello stesso, in modo che non possano in nessun modo intralciare i piloti.
Fatto ciò, essendo riusciti a calare cane e uomo in acqua in assetto operativo, essendo riusciti a reimbarcarli a bordo degli elicotteri al termine delle operazioni, gli istruttori della Scuola si sono potuti dedicare allo studio tecnico di fattibilità delle operazioni di elisoccoso in acqua che prevedeva invece l’intervento del cane e del conduttore tuffandosi dall’elicottero in hovering. Con tale tecnica chiaramente si accorciavano i tempi di intervento e dal momento in cui veniva avvistato in acqua il naufrago solo pochi secondi servivano al cane e al conduttore per tuffarsi in acqua dall’altezza di alcuni metri per soccorrere la persona in pericolo di vita. Successivamente, terminato il salvataggio, il pericolante e i soccorritori potevano essere imbarcati sull’elicottero grazie al verricello.
Tale tecnica, se in un primo momento può sembrare abbastanza semplice, ad una più approfondita analisi crea un notevole numero di difficoltà tecniche e di sicurezza che gli istruttori della Scuola, in collaborazione ai piloti e agli specialisti dell’elisoccorso, hanno dovuto risolvere. Il primo problema che si è posto, suggerito dal Comandante del S.A.R. dell’Aeronautica Militare, comandante degli HH3F, elicotteri specializzati in operazioni si soccorso in mare, è stato quello dell’altezza dell’elicottero dall’acqua.
Su suo suggerimento si è verificato veramente che su uno specchio d’acqua, senza punti di riferimento, è veramente difficile valutare l’esatta altezza dell’elicottero. Tale dato è infatti facilmente sottostimabile. Quindi la valutazione dell’altezza di due tre metri può essere facilmente erronea e ci si potrebbe trovare a tuffarsi da sei sette metri, sono sicuramente troppo, poiché verrebbero corsi dei rischi inutili, soprattutto dal cane.
 

La prima verricellata ormai storica (92) al lago Trevizza dell’Unità Cinofila Pilenga-Mas 
(addetto alla sicurezza Stefano Zambelli, pilota Za)