I Dati storici sulla

TERZA DINASTIA
di Francesco Raffaele

 
Il personaggio Hesyra è uno dei pochi dignitari noti della III dinastia.
A Saqqara la sua tomba (2405) fu scavata da Quibell nel 1911. Ma già nel secolo precedente vi era penetrato
A. Mariette che ne asportò 5 pannelli lignei (un sesto venne prelevato da Quibell).
Per ora ci occuperemo del periodo storico in cui questo personaggio visse, il secolo che va dalla fine della II°
dinastia alla fine della III°-inizio IV°.
I dignitari conosciuti grazie a statue (Bedjimes,Sepa) o mastabe e loro rilievi (Khabawsokar,Akhetaa) sembra-
no per lo più collocabili non prima della metà della III dinastia se non addirittura ad HUNI o Snofru (Sepa).
Di Imhotep ed Hesyra è probabilmente coevo quel Nedjemankh di cui restano due statue (conservate a Leida e Parigi ) ed al quale alcuni sigilli attribuiscono la proprietà di un' altra mastaba a Bet Khallaf (K5).
Per ciò che concerne i faraoni della III din. ed il loro effettivo ordine di successione esistono svariate incertezze.
Sotto questo profilo la I dinastia è assai meglio nota delle due successive.
Con l'epoca delle grandi piramidi invece entriamo sicuramente in un periodo nuovo, in cui il proliferare di ogget-
ti, monumenti,complessi funerari regali e non, ha restituito una mole di dati nettamente superiore permettendo-
ci, ad esempio, di tentare una ricostruzione genealogica della famiglia reale della IV dinastia.
Queste sono le principali liste di nomi reali (le prime tre della XIX dinastia, la quarta tolemaica):
 
CANONE DI TORINO -------------------- ABIDO -------------------- SAQQARA -------- MANETONE (Africanus)---
 Neb-ka (19 anni)         Neb-ka                          Necherophes(28)
 Djoser-it (19)           Djoser-za        Djoser         Tosorthros(29) 
 Djoser-ty (6)            Tety             Djoser Tety    Tyreis (7)
 ...Djefa (6)             Sedjes                          Mesochris (17)
                          Nfr-ka-Ra        Neb-ka-Ra      Souphis (16)
 Hu-[ni]  (24)                             Huni           ?  Aches (42)

Nomi di Horo su monumenti :
 SANAKHT    (NEBKA)
 NETERYHET  (DJOSER)
 SKHEMHET   (DJOSER TETY)
 KHABA      (SEDJES)
   ?        (NEFERKARA-NEBKARA)
 QA HEDJET      ?
   ?        (HUNI - HU)
Il totale di anni di regno per i 6 o 7 re della III din. dovrebbe aggirarsi tra i 70-80 anni.
Manetone,attraverso i suoi due citatori Africanus ed Eusebio, dà un totale di anni esagerato (214) .
Il Papiro Regio di Torino, del quale restano tutti gli anni di regno dei sovrani della III dinastia, dà 74 anni.
(v. P. O'Mara in G.M. 147 per un confronto tra dati del Canone di Torino e di Manetone).
Per il Papiro di Torino oltre a Gardiner (The Royal Canon of Turin - 1959) v. J. Malek in J.E.A. 68 p. 93-106.
Per quanto riguarda gli 'Annali' (Pietra di Palermo, 5 frammenti del Cairo, 1 di Londra) non vi sono nomi di re
della III dinastia conservati nelle righe destinate a contenere i titoli ed il nome della regina madre; comunque
secondo le più recenti ricostruzioni (Kaiser Z.A.S. 86, Helck M.D.A.I.K. 30 e Thinitenzeit, Barta Z.A.S. 108)
la riga 5 doveva cominciare con l' ultimo re della II° dinastia (Khasekhemui) e contenere poi i sovrani della III, cosicchè il regno di Huni terminava proprio nell' ultima casella di anno all' estremità sinistra della riga 5 :
quindi sui frammenti a noi noti vanno riconosciuti gli ultimi 6 anni di regno di Nebka ed i primi 5 di Djoser sulla
riga 5 del frammento di Palermo, gli ultimi anni del regno di Djoser, tutti i 6/7 di Sekhemhet ed i primi 2 del suo
successore sulla riga 5(illeggibile) del frammento principale del Cairo (1) e 4 anni (tra i primi di regno)di Huni o
forse di Nebka sul frammento di Londra (quest' ultimo è cioè, lato recto, a destra di P o a sinistra di C1 ?).
Pare sicuro che l'origine della III dinastia (che segna il trasferimento definitivo della capitale da Tinis a Menfi)
sia da attribuire al sovrano KHASEKHEMUI / Nebuihotepimef ,restauratore dell'ordine dopo un periodo che,
in virtù delle testimonianze archeologiche, sembra sia stato quanto mai oscuro .
Va precisato che, malgrado la presenza nella necropoli di Abido delle tombe reali di fine II dinastia, il centro
nevralgico dello stato 'thinita' era probabilmente stato fissato a Menfi già dall' età di Aha, come vuole la tra-
dizione tramandata posteriormente in riferimento al mitico Menes.
L' area thinita doveva avere perciò un' importanza prevalentemente mitico-religiosa (sede delle sepolture dei
re arcaici nelle necropoli B ed U nonchè rilevante centro cultuale del dio Khentyimentyw) più che politica(sede
di palazzo reale, amministrazione, insediamento urbano) anche nello stesso periodo protodinastico.
Uno spostamento della necropoli regia si era verificato all'inizio della II din. poichè è noto che gli appartamenti sotterranei delle mastabe di HOTEPSEKHEMUI e NINETER(1° e 3° della dinastia) si trovano sotto la rampa cerimoniale e la piramide del complesso di UNAS , poco lontano dal muro sud di Djoser a Saqqara.
Altre tombe coeve sono più a nord come la grande mastaba 2302 di Ruaben , contemporaneo di NEBRA.
Anche il culto funerario di re come SENEDJ e PERIBSEN è affidato, durante la IV dinastia,ad un sacerdote di
Saqqara, Shery ,che è capo dei preti Uab nella necropoli di Peribsen e nel palazzo di Senedj (A.S.A.E.44,294).
Le poche tracce di WNEG (vasi in pietra) o di chi altri (liste ramessidi) le possiamo quì tralasciare.
Tra i sovrani della II din. l'ultimo (KHASEKHEMUI) è quello meno 'presente' a Saqqara se si eccettuano le iscrizioni sui vasi recuperati dai sotterranei del complesso di DJOSER : questi però derivano da una intensa
attività di recupero fatta effettuare da Djoser stesso non necessariamente solo a Saqqara.
Ma Khasekhemui (già Khasekhem) ,è anche l'unico,assieme a Peribsen, ad essere ben noto ad Abidos (tomba
e ' forte') ed a Hieraconpolis (altro 'forte',architravi con scene di fondazione e, dal tempio di Horus, vasi in pie-
tra con iscrizioni, frammenti di stele e blocchi inscritti oltre a due belle statue) ; ed in questi luoghi meridionali
i suddetti sovrani di inizio II din. sono a loro volta quasi totalmente assenti.
Sembra che alla vigilia del definitivo spostamento a Menfi anche della necropoli regia ,all' alba della III din. ,
sia stata sentita per qualche ragione sconosciuta la necessità di riportare verso il sud il baricentro dello stato.
I primi tre re della II dinastia, non hanno lasciato ad Abido che flebili tracce su vasi di pietra ritrovati nella se-
poltura di Peribsen a Umm el Qab (Petrie R.T. II pl. VIII/ 8-13), mentre gli ultimi due (lo stesso Peribsen e
Khasekhemui), poveri o del tutto privi di funzionari coevi sepolti a Saqqara, tornarono a farsi seppellire nella necropoli thinita che era stata abbandonata alla fine della I dinastia.
Ancora incerta la posizione del terzultimo re ( Sekhemib - Perenmaat ) in cui una vecchia ipotesi vedeva lo
stesso Peribsen, prima dell' "eresia" sethiana che lo avrebbe portato a cambiare titolatura e nome
(v. in favore dell' identità l'impronta di sigillo in Petrie 'Scrabs & cylinders...' tav. VIII- Peribsen/Sekhemib).
Questo periodo è spesso stato descritto come teatro di violenti scontri tra i sostenitori di due fazioni opposte
(Sud e Nord ovvero seguaci di Horus e di Seth) sulla base di ipotesi formulate da eminenti studiosi che si ap-
poggiavano a dati spesso provenienti da una lettura forse troppo storicistica di allusioni presenti in miti e
racconti cronologicamente molto posteriori; gli incendi delle tombe di Umm el Qab supportavano felicemente
queste teorie essendone una prova 'archeologica' (tralaltro con eco anche letteraria);
esiste un' effettiva carenza di notizie per questo periodo; e siamo portati a considerare come 'bui' o di crisi i
regni o le dinastie di cui restano poche tracce.
Alla luce di queste considerazioni il regno di Khasekhemui , con le sue varie manifestazioni artistiche e le
testimonianze di contatti commerciali con Biblo (v. Montet, Kemi 1), sembra rivivere di un nuovo e ritrovato
splendore dopo una decadenza dovuta chissà a quali eventi catastrofici, bellici o comunque eclatanti.
Ma tutto potrebbe essere stato meno drastico e apocalittico di quanto sembra e non è anzi da escludere che
alcuni sovrani abbiano regnato a nord contemporaneamente ad altri a sud e che ciò che si è creduto avvenis-
se in seguito a guerre e rivolte sia stato invece un lento e silente processo disgregativo (seppure all' interno di
una generale tendenza all' espansione ed allo sviluppo).
Gli avvenimenti verificatasi durante la seconda dinastia potrebbero anche essere interpretati come l'effetto o
il risultato di quella situazione di decentramento del potere amministrativo, (già in atto all'inizio della I dinastia
e forse da vedere come presupposto o pilastro della stessa unificazione e non come sua degenerazione) che re-
se i dignitari (sepolti a Saqqara secondo la maggior parte degli studiosi) così vicini nella ricchezza delle loro
tombe ai rispettivi re; questi ultimi furono sepolti ad Abido dove avevano sepolture più piccole(che però erano associate ai grandi templi (?) funerari le 'Tombs of Courtiers' ,ampi recinti situati a nord di Umm el Qab) .
Un' ulteriore interpretazione, recentemente molto accreditata, di questo fenomeno è quella che identifica nei
dignitari sepolti a Saqqara i fratelli del re o comunque suoi parenti; tali ipotetici vincoli di parentela non sono
stati dedotti da epiteti ma dall' ipotesi (Kaplony) che esistessero legami del genere quando i nomi dei dignitari
erano scritti al fianco del serekh regale sulle tavolette.
Inoltre, come insegna la storia dell' Antico Regno, il fatto che il re tentasse di cementare attorno a sè una fede-
le schiera di dignitari tramite i vincoli di parentela (suoi fratelli o sposi di sue consanguinee),non ci può impedire
di pensare che competizioni e contrasti di interessi si verificassero ugualmente (come dimostrano le contromisu-
re che vennero attuate nella VI dinastia per arginare le pretese dei principi).
Se i fatti stavano così è dunque ipotizzabile che tra i re sepolti ad Abydos e i rispettivi funzionari menfiti della I dinastia esistesse un rapporto di subordinazione molto meno radicato nella realtà di quanto potesse apparire e
che forse questo era l'unico modo allora possibile per tenere sotto controllo il Delta o altre regioni provinciali;
perciò i funzionari del re, dislocati in centri più o meno lontani dalla residenza reale, imparentati o no alla fami-
glia reale e forse imparentati anche con le famiglie più potenti dei centri in cui erano insediati, dovevano godere
di una certa autonomia , a opinione dello scrivente, in un periodo in cui un forte accentramento regio era ancora
a venire.
In ogni caso la prova spesso assai trascurata dell'effettiva appartenenza delle tombe di Saqqara della I dinastia
a personaggi privati o comunque non a sovrani,ci è data(al di là dei recenti scavi tedeschi ad Abido) dagli stessi
ritrovamenti effettuati in alcune tombe della necropoli menfita (v. ad es. Emery in A.S.A.E. 39) : cofanetti con
gli strumenti da lavoro che di certo si addicevano molto di più ad un professionista che ad un re.
Con le prime due dinastie perciò, il flusso di beni ricavati grazie al prelievo fiscale statale non aveva ancora la
portata che avrebbe avuto nelle successive dinastie: causa di ciò era l' inefficienza di un organismo non ancora
capace di gestire gli introiti da un vasto territorio senza poter fare a meno dell' ausilio di autorità locali ; queste
inevitabilmente tenevano per sè ampie percentuali (necessarie per la costruzione dei complessi funerari di Tura Saqqara, Tarkhan, Abu Roash) decurtando quindi l'ammontare totale dei tributi spettanti al sovrano.
Non è neanche da escludere che un centro amministrativo di grande peso esistesse anche ad Abido dove forse
i re thiniti ancora risiedevano nella II dinastia, ma data l'impossibilità di verifica sul campo queste affermazioni
restano ipotetiche.
Vale la pena ricordare a questo proposito che la possibilità di una scissione tra Alto e Basso Egitto durante la
II° dinastia viene contemplata anche a proposito della ricostruzione degli 'Annali' (v. Barta in Z.A.S. 108 p.12):
senza dilungarci quì troppo diciamo che si è incerti se in questa fonte di tradizione memfita e di carattere così
strettamente rispettoso delle successioni di singoli anni di regno fossero inclusi sia Khasekhemui che i contem-
poranei 'Gegenkonige' di Memfi (Neferkara, Neferkasokar e la lacuna Hudjefa documentati in altre liste).
KHASEKHEMUI è colui che riassestò lo stato dopo questa rivoluzione politico-sociale il cui effetto più vistoso
appare nella propaganda della titolatura regia come aderenza al culto di Seth/Ash che sostituisce Horo sul Srkh
di PERIBSEN e come riappacificazione di Horo e Seth da parte di KHASEKHEMUI (Nebui-hotep-im.f).
Questo noto lato religioso della questione ha portato gli egittologi (da Sethe e Petrie ad Emery) a proporre la
teoria della guerra religiosa confondendo perciò un mero effetto o aspetto con la causa: ma, come è noto, non
c'è guerra santa che non nasconda dietro il movente religioso interessi e fini di più schietta matrice politica o economica; ed è proprio di questo stampo che potrebbe essere stata la 'crisi' della II dinastia.
Pur volendo ammorbidire i toni della questione è innegabile che la presenza di KHASEKHEM, praticamente
limitata alla sola Hieraconpolis, e quella di KHASEKHEMUI (siano o no la stessa persona) molto più diffusa,
stanno ad indicare che a quest'ultimo re si deve comunque riconoscere qualche azione riunificatoria sul paese.
Ad Elefantina sono stati trovari sigilli di Peribsen : se ciò potesse bastare per stabilire che su questa frontiera
si esercitava un certo controllo da parte dello stato faraonico di metà II din. , allora qualche teoria troppo radi- calmente decadentista su questa fase andrebbe rivista; ma, a giudicare dai risultati delle campagne di scavo tedesche, sembra che,rispetto all'occupazione protodinastica e I dinastia(Tempio di Satis e Fortezza) ed a quel-
la della III dinastia (complesso amministrativo, piramide , impronte di sigillo ) la fase datata alla II dinastia
sia effettivamente indicatrice di un periodo di lieve iato nella presenza faraonica (Seidlmayer in Spencer 1996).
Ulteriori ritrovamenti da altri siti potrebbero accrescere la nostra conoscenza di regni e dinasti oggi ancora po-
co noti permettendoci così di trarre conclusioni più sicure su certi fatti dei quali adesso possiamo solo proporre ipotesi su basi un pò effimere.
KHASEKHEMUI sposò la regina Nimaathap sepolta molto probabilmente a Bet Khallaf (K2) ma nota anche a
nord per impronte di sigillo da Helwan (v. T.A.H. Wilkinson in M.D.A.I.K. 52) e Saqqara. (NO, entrambi errori)
Durante il suo regno le realizzazioni tecniche e artistiche ritornarono agli alti livelli dei primi dinasti: segno,per
alcuni , di una ritrovata tranquillità o forse di una vera e propria (ennesima) riunificazione delle due terre .
Su alcuni sigilli (trovati da Petrie ad Abido nella tomba di KHASEKHEMUI e da Garstang a Bet Khallaf) la
regina Nimaathap ha il titolo di Madre dei figli del re; e poichè la necropoli di Bet Khallaf è usata ancora
sotto i primi due re della III dinastia, si è ipotizzato che la coppia reale abbia generato Sanakht (=Nebka ?)
e Netheryhet (Djoser) che sono appunto i primi (?) due re della III dinastia.
(Per la sequenza dei re della II din. v. Helck in 'Thinitenzeit' p.100-109, 194-203 e id. in Z.A.S. 106 p. 120-32).

 

La III dinastia brilla della luce riflessa da un grande re: Djoser ; sua è la prima età della storia egizia in cui si
raggiungono livelli di assoluto splendore testimoniato da opere davvero monumentali non solo in campo archi-
tettonico; è questa anche l'età dei primi personaggi privati di cui ci siano giunte testimonianze più cospicue
grazie sia alla loro saggezza ed abilità che alla magnificienza della loro ultima dimora.
Di nuovo il periodo centrale della dinastia è segnato da grosse lacune nelle nostre conoscenze, lacune che for-
se esistevano già in età ramesside, al tempo della compilazione delle liste di Abido,Saqqara,del Papiro dei Re.
Alcuni nomi ci sono noti in documenti unici : NEFERKARA e NEBKARA sono rispettivamente il 5° dei 5
nomi della lista di Abido ed il 3° dei 4 di quella di Saqqara .
Nella lista di Saqqara (Tomba di Tjuroy) il primo sovrano è Djoser al quale il Canone di Torino e la lista del
tempio di Seti ad Abido fanno invece precedere NEBKA (che nel papiro di Torino è però spostato ad ultimo
re della precedente dinastia per sottolineare l'importanza di DJOSER, iniziatore di una nuova epoca).
SEDJES è solo ad Abido (4°) e nella stessa posizione il Canone Reale porta i sei anni di ... DJEFA: questo,
più che integrabile come SEDJEFA per assonanza con SEDJES è invece "hudjefa" che compare anche tra
NEFERKASEKER e BEBY(KHASEKHEMUI) alla fine della II dinastia sullo stesso documento;
Goedicke (J.E.A. 42 p.50) propose di intendere l'espressione come indicazione di "lacuna" del documento
originale dal quale il papiro era stato copiato, e non come nome di un re. Barta, nella sua sistemazione della
cronologia dell'Antico Regno in base all'analisi della Pietra di Palermo (Z.A.S. 108, 1981) ritiene HUDJEFA
equivalente a NEFERKARA/SEDJES che è l' Horus KHABA.
Recentemente si è ritornati ad attribuire alla III din. una bella stele acquistata alla fine degli anni '60 dal
Louvre che mostra l' Horus QA HEDJET stante e abbracciato dal dio Horus; il pezzo, già attribuito a QA'A
(ultimo re della I din.) sembra più vicino stilisticamente ai rilievi dello Wadi Maghara dell'inizio III dinastia
rispetto ai quali indubbiamente mostra una ancor maggiore sicurezza e precisione dei tratti.
Barta (op.cit.) lo identifica con HUNI del quale peraltro è ignoto il nome d' Horus (v. anche Kahl et al 1995).
E' possibile perciò che il periodo precedente Huni abbia visto succedersi vari sovrani dalla durata di regno ef-
fimera, di pochi anni o mesi. Questo spiegherebbe le discordie tra le liste per il periodo dopo Sekhemhet ed
inoltre lascia spazio per possibili aggiunte di nuovi nomi regali.
L'inizio della dinastia dà meno problemi poichè è più o meno da tutti accettata l'identità NEBKA/SANAKHT
che precederebbe (non seguirebbe come in Drioton e Vandier p.169) NETERYHET/DJOSER ;
Recentemente comunque sembra ritornare in voga la collocazione di SANAKHT dopo SEKHEMHET(Kahl).
L'altro sovrano famoso per il complesso a Saqqara, SEKHEMHET, (TETY, DJOSERTETY e DJOSERTY
nelle liste reali)precede(più che seguire)KHABA al quale è attribuita la piramide a strati di Zawyet el Aryan.
Resta da dire qualcosa sul motivo del cambio dinastico: Manetone parla di '9 re di Menfi'; pure se alla fine
della II dinastia Khasekhemui sembra aver riportato a Hieraconpoli la capitale, la maggior parte dei sovrani
della II è più nota a Saqqara che altrove e quindi ciò indicherebbe uno spostamento del centro di comando a
Menfi già molto prima dell'inizio della III dinastia.D'altra parte le nostre conoscenze potrebbero essere state falsate dalla casualità con cui i reperti di questo periodo sono sopravvissuti o sono andati perduti ed è noto
che le aree urbane dei vecchi siti (This) sono ormai sotto i moderni insediamenti cittadini e perciò insondabili.
(Per ulteriori riflessioni riguardo il cambiamento dinastico v. Huni).
 
Pur mancando dei ricchi corpora di iscrizioni su sigilli, tavolette e vasi in pietra (questi ultimi provenienti pro-
prio dal complesso di Djoser) che caratterizzano le due precedenti dinastie, la terza dinastia le supera per ciò
che concerne il numero di esempi di statuaria, di rilievi e pitture ( provenienti dalle mastabe dei privati ) , delle grandi tombe private (mastabe situate prevalentemente ad ovest del gruppo della I dinastia a Saqqara) e dei
primi grandi complessi funerari regali.
La statuaria della terza dinastia è divisibile in due tronconi principali; fino al regno di Huni o poco prima i pezzi
(regali e privati) mostrano una evidente continuità con il materiale della II dinastia ; solo i due esemplari del re
Khasekhem(ui) da Hieraconpolis spiazzano un pò tutta la sequenza essendo veramente molto ben definite nei
dettagli tanto da essere da taluni considerate d'epoca saitica; a proposito di una statuetta di Ninether(3° re del-
la II din.)della collezione di G. Michailides, W.K. Simpson(J.E.A. 42 p. 48)dice che essa "resembles the Djoser serdab statue more closely than it does the Khasekhem pair in the treatment of the volumes of the body ".
In generale le statue del secondo gruppo hanno caratteristiche che le fanno collocare in un periodo di transizio-
ne, durante i regni di Huni,Snofru e Khufu, in cui spariscono o si attenuano notevolmente le cosiddette posizio-
ni arcaiche e le loro varianti, le fattezze si fanno meno tozze, e i materiali subiscono un' inversione nel loro uso
preferendosi il calcare per la statuaria privata e le pietre più dure per quelle reali.
E' a questo secondo gruppo che appartengono le statue di Sepa e Neset, Methen, Rahotep e Nofret,Akhetaa.
Vi è inoltre la grande testa di re con corona bianca (granito, Brooklyn) appartenente ad Huni o Khufu e proba-
bilmente il cosiddetto "scriba di Chicago" in granito, l'esemplare più antico riprodotto in questa posa.
Al primo gruppo appartengono i pezzi di Nedjemankh, Ankhwas/Bedjmes, Redit, la "dama di Bruxelles", il re con coltello di Brooklyn, Ankh, la statua del serdab di Djoser ed altri frammenti in calcare bianco dello stesso
re; ancora più antichi sono 'Hotepdief' , la "dama di Napoli", la statuetta in calcare da Abusir conservata a Berlino, e gli esemplari dei re della II dinastia (Khasekhem ,Ninether) oltre a vari altri pezzi anonimi .
Le Tombe private - Le principali necropoli private della terza dinastia sono in Basso Egitto, attorno a Menfi.
La necropoli di Meidum cominciò a svilupparsi proprio attorno alla piramide di Huni (v.).
A Saqqara,dopo la lunga fila di tombe della I dinastia sul margine est della scarpata, la necropoli della II e III
din. prese a diffondersi verso ovest : in uno spazio relativamente ristretto si addensarono più di 2000 tombe
di cui alcune decine superiori a 20 m. di lunghezza (N-S).
Le opere principali su questi monumenti -Mariette 'Les Mastabas de l' Ancien...',Quibell 'Archaic Mastabas'
nonchè Reisner 'Development ...' - risalgono al 1898,1923,1936.
Tra le tombe più interessanti c'è proprio quella di Hesyra che sarà brevemente descritta più avanti.
In generale la sovrastruttura è in mattoni con facciata liscia che talvolta copre una precedente facciata a nic-
chie (presenti su tutti e quattro i lati - es. Giza T - o solo su quello orientale - QS 2405 -).
L'ingresso è sul lato est, verso la sua estremità meridionale; si accede ad una nicchia a croce e quindi verso
sud c'è il serdab mentre verso nord parte un lungo corridoio compreso tra le due facciate parallele orientali.
Per quanto concerne l'infrastruttura è ancora più arduo cercare di semplificare le cose; ci interessano le tom-
be dei gruppi IV-A(1) e IV-B(1) di Reisner (op.cit.) (v.Vandier 'Manuel' 1952 p.660-672)le cui camere sotter-
ranee sono raggiungibili tramite una rampa a scale,un pozzo vericale o entrambi, sempre scavati nella roccia.
Nel tipo IV-B(1), che consta di più camere, possono esserci anche due o tre livelli (piani sotterranei) diversi.
Dei complessi funerari regali brevi cenni saranno dati nella trattazione dei singoli sovrani cui sono attribuiti ;
vale la pena però ricordare che a Saqqara esistono altri due recinti murari oltre ai due più noti.
Ad ovest del complesso di Djoser sono visibili (fotografia aerea) due lati di un piccolo recinto il cui muro nord
dovrebbe correre presso la tomba di Ptahhotep. E' stato attribuito alla III din. ma a nessun re in particolare.
Ben più monumentale è invece il rettangolo murario situato ad ovest del complesso di Sekhemhet, gia noto
sulla Carta della Necropoli Menfita realizzata da J. de Morgan : copre un'area che è una volta e mezzo quella
del complesso di Djoser, lo spessore medio delle mura di cinta (che non sembrano essere doppie come il de
Morgan credeva) è di ben 15 m. ed il decorso non è a rientranze e sporgenze ma rettilineo (Gisr el Mudir) .
Nessun resto di edifici coevi è stato trovato al suo interno, solo sepolture più tarde e qualche oggetto della
III dinastia. Dal 1990 gli archeologi scozzesi vi stanno compiendo sondaggi con l'ausilio della resistività
magnetica (v. J.E.A. 79/ 1993 e M.D.A.I.K. 47/ 1991).
Rimandiamo alla trattazione su HUNI i cenni relativi alle 7 piccole piramidi a gradini o "Sinki" trovate un pò ovunque in Egitto e che sembrano risalire appunto al periodo di quel sovrano.
Infine ci schieriamo dalla parte di Lauer (R.d.E. 14) nel respingere per la 'Piramide incompiuta' o 'Piramide
Nord' di Zawiet el Aryan una datazione anteriore alla metà della IV dinastia.
Questa grande fossa, gia attribuita a NEBKA per un nome in ieratico che ricorre su alcuni suoi blocchi e che
Barsanti trovò ad inizio secolo,(A.S.A.E. 7 e 12 ed inoltre B.Gunn in A.S.A.E. 26 p. 177-96) e da Reisner fatta
risalire addirittura alla II dinastia, è più probabilmente assegnabile ad un successore di Khefren (nella linea
dinastica di Djedefra oppure uno di quei nomi della lacuna sul Canone di Torino (col. 3 n. 14-16)) ovvero ad
uno dei 'prìncipi' di Khufw dell' iscrizione alle cave dello Wadi Hammamat (Baefra,Djedefhor).
Le dimensioni (del complesso e dei blocchi di pietra) , l'uso massiccio del granito e la somiglianza, ma in sca-
la maggiore, con il monumento di Djedefra ad Abu Roash avvalorano questa ipotesi; destano comunque una
certa meraviglia gli elementi che la avvicinano alla III din. (discenderia) per i quali andrebbe ipotizzato un
ritorno , durante la IV din., al tipo di scavo preparatorio in uso quasi un secolo prima. La lettura della scritta
in corsivo poc'anzi citata è stata accostata anche al nome dell' oscuro NEFERKARA o NEBKARA regnante
da collocare appunto verso la fine della III dinastia; ma in ogni caso pare più convincente ritenere l' enorme
scavo opera di un faraone, seppure effimero, pur sempre della seconda metà della IV dinastia , piuttosto che
di un sovrano parimenti effimero ma della III°.


 
SANAKHT / NEBKA
Un tempo questo re era ritenuto successore di DJOSER, dando maggior peso agli elementi , pur presenti,
comprovanti questo ordine; non era però ancora stata scoperta l' esistenza dell' Horus SEKHEMHET.
Dubbia è tuttora anche l'appartenenza dei nomi NEBKA-SANAKHT ad uno stesso re, benchè la maggior
parte degli egittologi la accetti sulla base di una prova piuttosto debole; Sethe lesse [NEB] KA su di una
impronta di sigillo da Bet Khallaf dove i due nomi sembravano essere appaiati (Cambridge A. Hist. vol. I
pt.2 pag.157 e Drioton-Vandier p.200) anche se solo .... KA era effettivamente leggibile del secondo nome
(Garstang M.& B.K. pl. XIX,7). La tomba K2 a Bet Khallaf un tempo attribuitagli, è stata antedatata alla
madre (?) Nimaathapi (Vandier - Manuel I , 870 ; Reisner - Develop. ; Lauer - Pyr. Degr.).
Secondo Petrie (A History I pp. 29-30 7.ed.) Sanakht era identificabile sia con Nebka che con Nebkara.
R.Weill (II et III dynasties) identificava Sanakht a NEFERKA; Barta (op.cit.) a Nebka-Nebkara.
Come già detto, di recente stà riprendendo piede l' ipotesi (Swelim, Kahl) che questo sovrano debba essere
collocato dopo DJOSER e SEKHEMHET.
Vi sono tracce che indicano che NEBKA avrebbe saltuariamente usato il cartiglio per il suo secondo nome;
durante il resto della dinastia però continua a prevalere il nome d' Horus(in serekh) fino al definitivo cambio
d'importanza con HUNI, Snofru e Khufu dei quali sono appunto più comuni i nomi da cartiglio (Nswt Bity).
Comunque la prima attestazione di un nome reale racchiuso da un cartiglio risale alla dinastia precedente
come mostra un sigillo inedito di PERIBSEN conservato alle Civiche Raccolte di Milano (RAN 997 02 01).
I reperti più antichi con il nome NEBKA in cartiglio provengono dalle iscrizioni della tomba di Akhetaa
(Saqqara Q 3345-3346) e da iscrizioni da Abusir (v. Kahl et al. 1995 p.202-5(Nebka), 140-51(Sanakht)).
Il nome d' Horus SANAKHT è tra quelli trovati in Sinai presso lo Wadi Maghara;
(dagli anni '50 si sono attribuiti a SEKHEMHET i serekh prima creduti di SEMERHET).
Anche se,come detto, il nome SANAKHT compare a Bet Khallaf non si è trovata quì alcuna traccia di una
mastaba che gli si possa attribuire con certezza : tanto che è stata avanzata l'ipotesi,anche questa puramente speculativa, che il primo stadio di edificazione della piramide a gradoni di DJOSER, la prima mastaba, fosse
opera sua. In alternativa è stata proposta come sua sepoltura la galleria/pozzo n° 3 sotto il lato est della stes-
sa piramide, dove,secondo Lauer (B.I.F.A.O. 79 p. 368-9) Sanakht sarebbe stato trasferito da Djoser stesso.
In un deposito di vasi a nord del tempio funerario di DJOSER sono stati trovati sigilli di SANAKHT.
Dalla Piramide a Gradoni provengono un paio di sigilli ma niente di più (Kaplony I.A.F. I p.170) .
Oltre alle impronte di sigilli da Bet Khallaf (Garstang, 'Mahasnah and Bet Khallaf' pl. XIX), riferimenti su
alcuni scarabei di Nebka sono in Petrie (A History of Egypt I, pp. 29,30 - 7 ed.): Sayce,Fraser,Petrie Hist.Sc.
Sugli scarabei il nome è racchiuso in cartiglio e le mani del segno 'ka' sono ovoidali.
Negli anni ottanta gli scavi tedeschi ad Elefantina hanno rinvenuto sigilli con il nome SANAKHT.
Si conoscono alcuni dignitari del re: Nedjemankh potrebbe aver cominciato in questo regno la sua carriera;
il nobile, giudice e visir Menka (Cambridege Ancient History vol. I pt. 2, 1971) potrebbe invece aver conclu-
so la sua carriera sotto SANAKHT ma è più probabilmente vissuto alla fine della II dinastia : egli è infatti
noto per iscrizioni su alcuni dei vasi trovati sotto la piramide a gradoni e questi, come si sà, risalgono tutti
alle precedenti due dinastie. (Il titolo di Visir -Thaty- compare, prima del suddetto Menka, solo sulla
nota Tavoletta di Narmer dove però è poco chiaro se voglia effettivamente indicare una carica) .
Iscrizioni su vasi senza nome reale da Saqqara portano i nomi di Htp Hpn, di Khnum-ii-n-i, forse personaggi
dell' epoca (v. R. Weill in R.d.E. 3 p. 125-6).
La citata tomba K2 di Bet Khallaf (con due rampe e due diversi ambienti interni) conteneva frammenti di
impronte di sigilli dove, oltre al nome di Sanakht ed alcuni titoli (Direttore dei granai), c'erano i nomi di due
dignitari : Inpuhotep e Sekhem Mery Maat (Petrie, A History I p.30 7.ed.).
Akhetaa, sacerdote della III dinastia, secondo iscrizioni trovate nella sua cappella funeraria a Saqqara, servì
nel tempio funerario di NEBKA (Helck in Z.A.S. 106p.129); Nebka potrebbe essere il Nswt bity dell' Horus
Sanakht fratello (?) e predecessore di DJOSER ma va dissociato sicuramente dal NEBKARA che forse
regnò mezzo secolo dopo. Vale la pena ripetere che inizialmente fu interpretata proprio come NEB-KA la
scittura corsiva trovata su blocchi della piramide incompiuta di Zawyet el Aryan (nome della piramide:Nebka
è una stella )(A.S.A.E. 7 p.257-86 ; R. d. E. 14 p.21-36 ); ma, come detto, non convince neppure l'attribuzione
al fantomatico NEBKARA \ NEFERKARA poichè pare che il complesso sia della metà della IV dinastia (v.
Lauer in R. d. E. 14 loc.cit. e Cerny in M.D.A.I.K. 16). Non è da tralasciare l'ipotesi di un riutilizzo da parte
di un ignoto re di blocchi marchiati per la sepoltura di Nebka; è però strano che in tal caso non si sia provve-
duto a raschiare via le iscrizioni (per una recente ricollocazione alla III din.: Dodson in D.E. 3, 1985 p.21-3).
Frammenti da una tomba di Abusir nominano un sacerdote del tempio di NEBKA (Leps. Denk. II,39) e, poco
lontano da lì, nel tempio funerario di Niuserra, è menzionata una tenuta di NEBKA (Borchardt 'Grab. N.' 79).
Nel Canone di Torino NEBKA (col. III,4) precede DJOSER ed ha un regno di 19 anni.
Il frammento degli annali all' Ashmolean contiene,sul recto, 4 anni del regno di Nebka (4-7)(Helck cit. p.166);
il recto della Pietra di Palermo (V , 1-7) riporta gli ultimi sette anni (v .Barta op. cit.) di regno:
vi si menzionano le tradizionali cerimonie dei 'Seguaci di Horus', dell' 'Apparizione del re del Sud e del re del
Nord' e, nel 15° anno, l'inaugurazione di una statua in rame del re KHASEKHEMUI (il padre di Nebka);
durante il 16° anno ci fu l' ottavo censimento di oro e terreni da pascolo(?).
Nel 13° anno la costruzione di un edificio Mn-Ntrt in pietra; più oscuro il 17° anno:"quarta volta del trasporto
del (al) muro di Dwa Djefa"(?) e la"costruzione di barche"(secondo Schafer) o "versamento (shd G. F30) di
sangue (dshrt)" (quindi l' inaugurazione ?) o ancora "ricevere la corona rossa". (v. Helck- Thinitenzeit p.166)
In lieve disaccordo con il papiro di Torino, la Pietra di Palermo dà un regno di soli 17 anni, 2 mesi e 23 giorni.
Comunque entrambi sembrano a molti studiosi periodi troppo lunghi per un regno così povero di resti archeo-
logici, specialmente alla luce dell' eguale durata (19 anni) tramandataci per il regno del più noto successore.
Manetone dà 28 anni al regno del primo re della III din. Necherothes (o Necherophes) nome stranamente as-
sai assonante con il nome d' Horus NETHERYHET da lui detto Tosorthros; ma Manetone non cita mai nomi
derivanti dal nome d' Horus e comunque la menzione di Imuthes (Imhotep) in relazione al secondo re toglie i
dubbi; stranamente anche questa fonte riporta NEBKA alla fine della dinastia precedente per far risaltare
il posto di DJOSER come fondatore (nel Canone di Torino è scritto in rosso poichè probabilmente Djoser era
all'inizio di una colonna nel testo originale da cui il papiro di Torino fu copiato). L'espediente opposto (postpor-
re NEBKA) sembra essere adottato(allo stesso scopo) nei famosi racconti del papiro Westcar: dopo che un
principe di Cheope di cui non resta il nome(probabilmente Djedefra o Kawab)ha narrato un episodio avvenuto
al tempo del sovrano DJOSER, Khefren racconta di un prodigio avvenuto al tempo del 'padre' (antenato) di
Cheope,NEBKA; un suo capo ritualista, Ubainer, punisce l'amante di sua moglie gettando in acqua una figuri-
na di cera che si trasforma in un coccodrillo e divora l'uomo; la moglie infedele è arsa e le sue ceneri vengono
sparse nel fiume (Pap. Berlino 3033).
Manetone menziona una ribellione libica avvenuta sotto NEBKA, ma per il resto non conosciamo eventi sto-
rici di questo periodo. E' certo comunque che i progressi dell' amministrazione di un vasto territorio sono già
in atto come dimostrano le tracce trovate ad Elefantina, avamposto sulla frontiera meridionale ed il prolifera-
re di titoli dei dignitari.
 
NETERYHET / DJOSER
Durante il suo regno di 19 anni vissero IMHOTEP,HESYRA,NEDJEMANKH.
Sono sicuramente questi capacissimi dignitari i principali artefici di un progresso tanto evidente in quest'epoca
e che si manifesta principalmente nella maggiore complessità architettonica e nel più profondo e vario valore
simbolico degli elementi costitutivi e decorativi del complesso funerario di Saqqara come delle mastabe.
La perizia ed abilità di queste persone apriva loro prestigiose carriere portandoli a raggiungere i vertici degli
apparati burocratici e dirigenziali indipendentemente dalla loro estrazione sociale; nella IV dinastia c'è invece
una più forte presenza, ai massimi livelli amministrativi, di personaggi imparentati con la famiglia reale.
Rinunciamo quì ad un' estesa trattazione del complesso di Djoser a Saqqara limitandoci a menzionare pochi
punti : in primis l' importanza degli scavi che dagli anni '20 hanno visto impegnati nomi come Firth, Quibell,
Lauer dopo le più sommarie esplorazioni di Segato, Perring ,Brugsch e Lepsius effettuate nel secolo scorso:
1) Notevole è il riconoscimento di tutta una serie di elementi architettonici dal forte valore simbolico-evocativo
ricostruiti entro le mura perimetrali; vanno visti come la prima (nonché ultima) trasposizione in pietra di edifici
o tempietti già esistenti ma fatti con materiali deperibili e perciò non preservatisi.
Il tutto quindi è un' enorme offerta al re defunto, a garantirgli la possibilità di ripetere infinitamente la festa di
Giubileo (Heb Sed) grazie al valore magico che le raffigurazioni possedevano per gli antichi egizi.
L' importanza risiede anche nel fatto che di lì a poco più di mezzo secolo i complessi funerari regali avrebbero ultimato una completa trasformazione in seguito alla quale nuove forme avrebbero sostituito quelle arcaiche e
di queste ultime solo pochissime sarebbero rimaste in voga nei periodi successivi; si tratta quindi di uno stile
arcaicizzante che riprende motivi forse già allora assai antichi e di cui rimane qualche traccia in alcune rappre-
sentazioni sulle tavolette thinite o in alcuni geroglifici dei Testi delle Piramidi.
Come vedremo poi, nessun altro complesso regale sembra essere stato completato in questa dinastia prima
di quello di HUNI a Meidum e comunque le tracce lasciate sono perdute o quasi .
La muratura perimetrale con decorso "a facciata di palazzo", già nota come recinzione dei 'forti'(Abido e Hie-
raconpoli) thiniti o come parete esterna delle coeve mastabe di Saqqara (I e III din.), sarà utilizzata in seguito
solo come decorazione dei sarcofagi.
Perciò, anche se ogni tempio funerario di ciascun faraone è di per sè unico, quello di Djoser lo è ancora di più
in virtù della mancanza di altri esempi completi ad esso simili (v. anche SEKHEMHET).
2) Quanto a iscrizioni nei sotterranei della piramide sono state trovate decine di migliaia di vasi in pietra frammentari la cui importanza, come detto, si limita e si esauruisce allo studio del periodo immediatamente
precedente (I e II din.); mancano esemplari con il nome di Nebka/Sanakht e Netheryhet/Djoser (inizio III d.).
A questo proposito va ricordato che tutta l'area delle gallerie sotto il lato occidentale del complesso resta solo superficialmente esplorata poichè pericolante o crollata; più di 400 metri di magazzini a pettine che , pur non
riservando alcuna sorpresa dal punto di vista architettonico , potrebbero contenere altri reperti e iscrizioni.
Pure l' area tra il muro nord e il tempio funerario deve ancora essere sgomberata.
3) Rilievi; i famosi pannelli delle nicchie nelle gallerie sotterranee (della piramide e della 'Tomba Sud' )
mostrano il re alle prese con celebrazioni rituali e circondato da simboli e geroglifici dal significato spesso
oscuro. Ma il loro tratto ha una nuova e più precisa geometria e precorre lo stile grafico dei testi delle tombe
di IV e V dinastia. Cominciano a comparire le linee che incorniciano le colonne o le righe delle iscrizioni e
comunque anche senza di esse lo scritto è assai più ordinato e inquadrato nei propri spazi.
Meno evidente il prograsso nella statuaria: sia quella privata che quella (rara)* regale mostra ancora di pre-
diligere alcuni dei canoni dell' epoca passata: l'arcaico sedile 'Khendw',i lineamenti del viso più accuratamen-
te definiti ed il resto del corpo solo rozzamente accennato; per contro non c'è più quella eccessiva tozzezza
delle fisionomie che caratterizza le statue(tte) della II dinastia (eccetto Khasekhem) con testa molto grossa
rispetto alle spalle.
* Oltre alla statua del serdab di Djoser ed a una testa in granito rosso più tarda (v. HUNI) mancano esempi
di statuaria regale per questa dinastia; ci sono però svariati frammenti recuperati dal complesso di Saqqara
come basamenti (Museo Cairo 6009)o arti di statue; sempre dallo stesso sito provengono alcuni frammenti
di zoccoli di monumenti costituiti da teste di prigionieri (6050), esemplari abbastanza rari.
 
Altri rilievi di DJOSER sono stati trovati ad Horbeit (la Shednu capitale dell' XI° nomo del Basso Egitto) e
specialmente nei resti del suo tempietto di Heliopoli (conservati nel Museo di Torino) da dove Schiapparelli
riportò all' inizio del secolo una quarantina di frammenti più o meno grandi in calcare bianco; vi compaiono
i nomi due donne (Intkaes e Hotephernebty) più una terza (che si è ipotizzato potesse essere la regina madre
Nimaathap, sposa di Khasekhemui). Esse sono ritratte ai piedi del re seduto, raffigurate in scala molto più
ridotta del re, ed hanno rispettivamente i titoli di 'Figlia del re' e (Maa Hor) moglie.
Su altri frammenti appaiono il dio Geb , Seth e belle iscrizioni geroglifiche le cui colonne sono separate da
linee e che riguardano alcune pratiche da svolgersi nella Festa del Giubileo. (W.S.Smith 1946 p. 133-9)
(Per i titoli delle regine nel periodo di Djoser: Helck 'Thinitenzeit' p.108, 119-21; Aly in M.D.A.I.K. 54 p.224-6).
L' iscrizione (n. 81) tolemaica trovata sull' isola di Sehel è preceduta da una rappresentazione del faraone
che ringrazia la triade divina di Elefantina ( per avergli dato una piena regolare dopo 7 anni di carestia )
donando il territorio del Dodecaschoinos agli antenati dei sacerdoti tolemaici di Khnum.
Il faraone è qui accompagnato da entrambi i nomi NETHERYHET e DJOSER e quindi il documento tolse
ogni dubbio sull'attribuzione dei due nomi allo stesso re; erano comunque già noti graffiti del Nuovo Regno
nel complesso di Saqqara che facevano menzione del nome DJOSER.
Si è detto che questo re fu l'ultimo della III din. sotto cui si utilizzò la necropoli di Bet Khallaf (mastabe K1, K3,K4,K5 quest' ultima probabilmente di Nedjemankh) (v. pubblicazioni di Garstang 1903 e 1904).
Anche dei rilievi a Wadi Maghara (miniere di rame e turchese) si è accennato più sopra (v. Gardiner-Peet).
Come detto a proposito di SANAKHT è molto strano che due sovrani , forse fratelli, cui il Canone di Torino
attribuisce lo stesso numero di anni di regno (19) siano tanto diversamente noti dal punto di vista archeolo-
gico; il prezioso papiro di Torino aggiunge anche un paio di frasi lacunose nella colonna (III, 5) in cui è nomi-
nato; il colore rosso per la scritta "nsw bity" indica che l'originale da cui il papiro venne copiato nel corso
del regno di Ramses II presentava questo nome all'inizio di una lista, pagina , colonna o capoverso.
La Pietra di Palermo (recto reg. V, 8-12) conserva i primi cinque anni del suo regno: (Schafer 1902)
1° anno- Apparizione del re dell' Alto Egitto, Apparizione del re del Basso Egitto; Unione delle due Terre;
Giro attorno al Muro.
2° anno- Apparizione del re dell' Alto Egitto, Apparizione del re del Basso Egitto; Passaggio (ibs) del re A.E.
tra i due edifici Snty;
3° anno- Cerimonia dei Seguaci di Horus ; Nascita di (una statua di) Min.
4° anno- Apparizione del re dell' Alto Egitto, Apparizione del re del Basso Egitto; Tendere le corde per il
palazzo Qbh Ntrw (il tempio funerario).
5° anno- Shemsw Hor ; Dj.....(Festa di Djet ?) (v. Helck - Thinitenzeit p. 167).
A proposito delle innovazioni di questo regno non possono essere tralasciate, anche se saranno trattate più
ampiamente in seguito, le opere d'arte trovate nelle nicchie del corridoio interno est della mastaba di Hesyra
pannelli lignei nei quali il viso del dignitario mostra caratteri poi copiati per millenni (ruga della gota presso
la bocca) e , nello stesso corridoio ma sulla parete opposta, dei dipinti assai rovinati (è visibile solo la parte
più bassa) che mostravano gli oggetti necessari al defunto (strumenti da lavoro, giochi ecc.) e forse le prime
testimonianze delle cosiddette 'scene di vita quotidiana' tanto comuni nelle successive dinastie.
 
SEKHEMHET / TETY
Sovrano ignoto o confuso con il suo quasi omonimo della I dinastia fino alla metà del secolo, quando iniziò
lo scavo effettuato da Z. Goneim nel suo complesso di Saqqara sito a sud ovest di quello del predecessore.
Il complesso era cinto da un muro di m.340x183 poi ampliato a 523x194; un rivestimento di blocchi in calca-
re bianco ben tagliati e uniti con malta, sabbia e argilla conteneva il riempimento interno in calcare locale;
il decorso, come per il muro del predecessore , era a rientranze e sporgenze ( 'facciata di palazzo'); tra i
graffiti e le iscrizioni ad inchiostro rosso che vi sono stati rinvenuti c'è anche il nome di Imhotep.
Per quanto concerne l'abbozzo di piramide era previsto dovesse raggiungere circa 70 m d'altezza, ed avere
sette gradoni; solo 7 metri si sono conservati e non molto di più dovette esser completato.
Il lato misura 120 m. La pietra era tagliata in blocchi di dimensioni medie quasi doppie rispetto a quelle di
Djoser e che mostrano una maggiore perizia nel taglio e nell' assemblamento.
Un blocco proveniva proprio dal complesso del (?) padre come mostra l'incisione Netheryhet che portava.
Alla fine della lunga discenderia nord-sud, sotto quella che doveva essere la piramide, i pochi corridoi che
si dipartono dal principale (20-30 m) hanno decorso assai più ordinato e simmetrico di quelli di Djoser;
equidistante tra il lato nord della piramide e l'inizio della discenderia è il lungo tratto di magazzini a petti-
ne che procede in direzione est-ovest per più di 150 metri prima di piegare verso sud ad entrambi i suoi
estremi continuando per altri 76 m. Più di 130 nicchie ricavate nella roccia dovevano servire da deposito
per le offerte; l'accesso a questo lunghissimo corridoio non avveniva direttamente dalla rampa discenden-
te: da questa si dipartiva (sotto la piramide) un pozzo profondo una ventina di metri ( in cui si trovarono
sepolture e papiri demotici dell'epoca di Amasis XXVI din.) dalla base del quale,attraverso un passaggio,
si raggiungeva un corridoio di 42m. che procedeva verso nord fino al tratto est-ovest di magazzini.
La 'Tomba sud' , una mastaba molto più vicina al lato sud della piramide rispetto a quella del complesso
di Djoser, era accessibile da una discenderia (da ovest ad est) che incontrava, sotto la mastaba, un pozzo
di 30 metri; fu raggiunta solo nel 1967 da Lauer dopo l'interruzione degli scavi per la morte di Goneim.
La sua camera funeraria conteneva un sarcofago ligneo con resti di ossa di un bambino, vasi in pietra e
frammenti di placchette di lapislazzulo, cornalina e lamine d' oro che dovevano rivestirne le pareti.
Altri oggetti furono rinvenuti sotto la piramide: centinaia di gioielli , vasi in pietra (con il nome d'Horus
del re ed internamente non cavi) si trovavano sul pavimento della rampa nei pressi del già citato pozzo.
Infine il famoso sarcofago d' alabastro della camera funeraria, il primo in pietra dura rinvenuto intero ,
aperto nel 1954 e trovato vuoto benchè fosse ancora sigillato; sopra vi era deposta una corona di fiori;
il monolite di 2,35 m. non ha coperchio ma si apre facendo scorrere a saracinesca una sezione a forma
di 'T' del suo lato più piccolo. (Goneim 'Horus Sekhemhet' 1957, 1956 e Lauer in R.d.E. 20 p.197-207).
La costruzione della parte superficiale del complesso era perciò solo all' inizio al momento dell'interruzio-
ne dei lavori(del tempio funerario a nord fu terminato solo il pavimento)mentre le parti sotterranee erano
quasi completate: sembra perciò attendibile la durata del regno, 6 anni, indicata sul Canone di Torino.
Escludendo il materiale del suo complesso funerario, il nome di SEKHEMHET è piuttosto raro, anche su
sigilli. Rilievi allo Wadi Maghara in Sinai lo ritraggono nell'atto di colpire i nemici con una mazza .
Un'impronta di sigillo con suo nome menziona la fortezza di Elefantina (M.D.A.I.K. 51 p.181); su questa
isola dopo il periodo protodinastico-I dinastia (fortezza sotto i giardini del museo e tempio di Satis) pare
vi sia stata di nuovo una certa presenza dello stato faraonico solo con la III dinastia inoltrata (v. HUNI).
Il nome Tety, attestato sulle liste ramessidi, non compare sui monumenti.
E' comunque possibile che vi fossero addirittura due re con questo nome (di nascita non d' Horus) anterio-
ri al più famoso fondatore della VI dinastia e posteriori ad Aha (I din.) :Djosertety (Sekhemhet) e Teti,
quest' ultimo forse il nome di un Horus ancora ignoto o di Khaba o Qa Hedjet; Teti è nominato su una tavo-
la di scriba della V din. da Giza e su un rilievo ramesside da Saqqara con altri re anche della IV e V dinastia
e potrebbe perciò anche essere riferito al re della VI dinastia associato ad altri predecessori.
Più seriamente è da considerare la seppur assai posteriore statua (periodo Persiano) di un prete di Djoser-
Netheryhet, Djoser Tety e Tety, dove la distinzione con Sekhemhet (Djosertety) e l' appartenenza alla III
dinastia paiono inequivocabili (v. su questa questione Smith in C.A.H. I pt.2 (1971) pag.150 e156).
 
KHABA (SEDJES ?)
Arkell ha pubblicato(J.E.A. 42 e 44) alcune coppe in diorite e dolomite con serekh di Khaba;alcune sono
di provenienza incerta, altre dalla tomba Z 500 nei pressi della Piramide "a strati" di Zawiyet el Aryan .
Questa piramide, 1,5 Km a sud della Piramide Incompiuta, fu attribuita da Reisner, dopo l' esplorazione
del 1910, a KHABA proprio sulla base delle suddette ciotole inscritte a suo nome con inchiostro rosso;
ma lo stesso archeologo propose in seguito (Tomb Development 1936, p. 134) una datazione ancora più
alta,ad un ignoto re della II dinastia,ritenendo però che i vasti sotterranei a pettine fossero operato pos-
teriore dei re del periodo saitico (le simili gallerie di Sekhemhet non erano ancora state scoperte).
Superficialmente visitata da Perring, Lepsius,Maspero e De Morgan nel secolo scorso,fu esplorata,per
la prima volta anche nei suoi sotterranei, da A. Barsanti nel 1900.
Della piramide,che avrebbe avuto 5 gradoni (Lauer B.I.F.A.O. 79, 375),rimanevano 16 metri dei 40 tota-
li dell'altezza,ma di certo i lavori per la sua costruzione terminarono prima che fosse raggiunto il vertice.
Il lato di base è 83 m., la camera funeraria, vuota, è profonda 26m. ;
per raggiungerla si deve scendere prima in un pozzo sito a nord della piramide e che coincide con la fine
di una rampa discendente a cielo aperto che parte poco a nord dell'angolo nord est della piramide in dire-
zione est-ovest; da quì , piegando a sinistra (verso sud) si prosegue per circa 80 m. , e dopo una rampa
breve ma pendente ed un altro corridoio, si entra nella camera, giusto sotto quello che doveva essere il
vertice della piramide. Se dalla base della prima rampa si volta a destra (nord) si passa invece in un cor-
ridoio che sbuca nella galleria trasversale (est-ovest) dei magazzini a pettine; questa misura 120 metri e
prosegue ai suoi due estremi ,dopo un angolo di 90°, dirigendosi a sud per altri 50 m.
Gran parte della costruzione (i blocchi a strati compatti del nucleo perpendicolari al lato pendente della
piramide, andamento dei 'magazzini', allineamento tra camera funeraria e vertice della piramide) venne
concepita ad imitazione di quella di SEKHEMHET; ma sono evidenti delle differenze nell' andamento
delle rampe e corridoi che portano alla camera funeraria e nelle nicchie della galleria dei magazzini che
sono solo 32 e solo sui lati di muro interni (verso la piramide). Il tutto è poi in scala inferiore rispetto al
monumento del predecessore (motivo per cui è stato proposto di porre Khaba prima di Sekhemhet).
Al contrario dell'altra piramide di Zawiyet el Aryan non c'è traccia di recinto in pietra anche se forse si
innalzò una muratura in mattoni per delimitare il complesso (Cimmino 1990 p.120-2 e 357).
Nell'area di Zawiyet el Aryan ci sono necropoli della 0,I,II,III,XVIII dinastia.
Nel resto dell' Egitto questo re è quasi sconosciuto:
pochi sigilli o loro impronte portano il nome di KHABA a Hieraconpolis (Quibell-Green 'Hieraconpolis'
pt. II p. 3, 55 e tav. 70,1) o altrove (Petrie 'Scrabs and cylinders..' tav. VIII dove sembra sia attestato
per la prima volta él nome della titolatura regale 'Hor Nubty'- IRT DJED.F - provenienza ignota;
Kaplony I.A.F. pag. 173 fig. 805); dal complesso di Sahura a Saqqara e dalla necropoli di Naga ed Deir
provengono altre due coppe iscritte con il suo nome d' Horus (Smith , C.A.H. vol.1 pt. 2 (1971) pag. 156).
Per il possibile nome di nascita Teti dell' Horus Khaba vedi Smith in C.A.H. sopra cit.
Anche in questo caso, come per Sekhemhet,la prematura morte del re dopo poco più di 5 anni di regno
giustifica il (ed è deducibile dal) repentino abbandono dei lavori per il suo monumento funerario.
 
NEFERKARA ? - NEBKARA ?
Si è già detto che la piramide nord incompiuta (Shurl Iskender o El Kenisah) a Zawiyet el Aryan va probabil-
mente riportata alla IV dinastia, non alla II (Nebka) o alla III (Nebkara) come sembrava evincersi dalle sue
iscrizioni dipinte in corsivo rinvenute su alcuni blocchi; i 180 metri di lato e la discenderia lunga 110 e larga
8,5 m, oltre alla dimensione media dei blocchi ed altre raffinatezze tecniche spinsero Lauer a rigettarne le
datazioni più alte che erano state proposte.
A parte alcuni sigilli (in Petrie 'Scrabs & Cylinders ..' tav. VIII) e le menzioni su liste posteriori, non mi risul-
ta niente di questo re che, un pò come il Neferkaseker della precedente dinastia, sarebbe da considerare un
altro nome di un Horus già noto (Khaba, Qa Hedjet ?).
 
QA HEDJET
Una stele di ignota provenienza acquistata dal Louvre alla fine degli anni '60 ha il nome d' Hor di questo, per
altro ignoto, sovrano. Lo stile preciso del rilievo è alla base della diffusa convinzione che non possa trattarsi,
come all'inizio si pensava, di un reperto di Qa'a, ultimo re della I dinastia: c'è infatti un'eleganza anche supe-
riore ai rilievi di inizio III din. a Wadi Maghara che giustifica la sua datazione alla metà-fine III dinastia.
Il re indossa un gonnellino, la coda posticcia (?) e la corona dell'Alto Egitto e porta nelle mani una canna ed
una mazza con testa piriforme; ha di fronte a sè Horus antropomorfo che gli tiene una mano sulla spalla ed
una sul braccio sinistro; sopra, di fronte al nome d'Horus nel serekh sormontato dal falco, un altro falco è
posto su di una breve frase (Horus nel palazzo Hwt sekhem). Il materiale usato è il calcare e la raffigurazio-
ne è alquanto erosa ma la sicurezza dei tratti (volto di Horus,fisionomia del re,geroglifici) è comunque palese
ed evidenzia un certo progresso rispetto al frammento di stele calcarea da Gebelein (Museo di Torino)datato
alla II - III dinastia.
Non essendoci attestazioni di un nome d' Horus per il predecessore di Qa Hedjet, Neferkara, si potrebbe ipo-
tizzare che questi due nomi appartenessero ad un unico sovrano; dalle pochissime tracce che hanno lasciato,
sembra infatti probabile che entrambi dovessero essere immediati predecessori di Huni.
Si ricordi che almeno un paio di grandi rettangoli murari, recentemente risondati nella necropoli di Saqqara
ad ovest del complesso di Djoser ed a sud ovest di quello di Sekhemhet,sono privi di elementi che ne possano
far risalire la costruzione a qualche preciso re della dinastia. Potrebbero comunque essere opera di questi po-
co noti regnanti del periodo tra Sekhemhet e Huni.
Non è da escludere che, come è successo per Qa Hedjet, questo periodo possa restituire ulteriori nomi regali;
la lunghezza della dinastia non dovrebbe comunque oscillare oltre gli 80 ± 10 anni.
Per il posizionamento di Qa Hedjet dopo Huni v. Kahl 'S.A.H.' p. 7-10 (dove si ipotizza che la dinastia finisse
con il misterioso BA che sembra più probabilmente collocabile alla fine della I din. dopo Qa'a).
(Per la stele del Louvre v. Vandier in C.R.A.I.B.L. 1968 p. 16-22 e Ziegler 'Catalogue des stèles, peintures et
reliefs égyptiens de l' Ancien Empire et de la Première Période Intermédiare - Musée du Louvre' 1990 p. 56).
Nel corpus di iscrizioni della III dinastia(Kahl et. al. 1995) Qa Hedjet viene considerato nome d' Hor di HUNI.
 
HU / HUNI / NISWTH
Il Papiro Prisse nomina HUNI come predecessore di Snofru [quest' ultimo dovrebbe essere il figlio che HUNI
ebbe da Meresankh I e che sposò Hetepheres I ,altra figlia di HUNI e madre di Khufu (Grimal 'Storia' 86)].
Nel cimitero dell' Antico Regno di Elefantina situato presso il lato nord della piramide (ormai distrutta) della
III dinastia,fu trovato un blocco di granito conico con una iscrizione attribuita al re HU o NSWTH (Seidlmayer
in Spencer 1996) variamente interpretata (Smith in C.A.H. vol. I cap.XIV, 1971) e forse riferita al nome di un palazzo :'Diadema del re Huni' (Barta in M.D.A.I.K. 29(1) p.1-4).
La stessa variante del nome di Huni, Swtenh o Nisuteh o Nswt H, è presente sul verso della pietra di Palermo
in riferimento ad un monumento fatto costruire da Neferirkara (V din.) per commemorarlo.
Se dunque Huni, che alcuni documenti a lui contemporanei nominano con il titolo in cartiglio, è da assimilare al suddetto Nswt H(u) di Elefantina, è probabile che la piramide dell' isola sia stata costruita da lui.
Stando a recenti teorie (M.D.A.I.K. 36 p. 43-59 ; M.D.A.I.K. 38 p. 83-93 e 94-95) sembra che tutte le piramidi (Sinki) alte 10-17 metri e scoperte a Zawyet el Mejtin, Abydos (Sinki), Naqada (Nubt), Khola (Hieraconpolis),
Edfu ed Elefantina siano da attribuire ad uno stesso re, proprio Huni; quella sita a Seila è più evoluta,tanto che
i tedeschi la daterebbero a Snofru, ma gli scavatori americani (e lo scrivente) propendono per la datazione al
regno di Huni (J.A.R.C.E. 25 p.215) (quando il re aveva già ultimato la sua piramide ad 8 gradoni a Meidum).
Un'altra piramidina a Ghonemiya non è stata ancora studiata approfonditamente.
Caratteristiche generali:
La piramide di Zawyet el Meytin, presso El Miniah, unica tra tutte le piramidi d'Egitto ad essere stata costrui-
ta sulla riva est del Nilo, doveva avere tre gradoni per circa 17 m d'altezza con lato di base(quadrata) di 22,5m.
E' l'unica (tra le 'sinki') sulla quale siano state rinvenute tracce del rivestimento in calcare fino;
Raymond Weill (C.R.A.I.B.L. 1912) descrisse gli strati di muratura interna leggermente inclinati verso il centro
e di altezza progressivamente decrescente.
Simile a questa era la piramide di Khola, presso Nekhen (Cimmino 'Storia delle Piramidi' 1990 p.122-5) che era
però orientata con i punti cardinali rispetto agli spigoli non ai lati. Era alta circa 10 m con lato di base di 18,6 m.
La piramide di Nubt (Petrie-Quibell 'Naqada and Ballas' 1896 p. 65 tav. 85) sempre a tre gradini, 22 m di lato
di base, presentava, al contrario delle altre, un pozzo centrale; ma lo stesso Petrie dichiarò di non essere in gra-
do di capire se il cratere fosse opera originale o di profanatori che scavarono alla ricerca di preziosi.
Per le piramidi di Abido ed Elefantina v. M.D.A.I.K. 36,37,38 e bibliografia in (Ortiz) G.M. 154, 77-91 n. 4 e 40.
Funzione:
Respingendo un uso funerario per la mancanza di appartamenti interni, nonchè le ipotesi di Lauer ( le 'sinki' marcavano le tappe fondamentali della riconquista del territorio egizio operata da Khasekhemui o i luoghi d'ori-
gine delle regine) e di Maragioglio e Rinaldi ('L' Architettura delle Piramidi Menfite' 1963 a pag. 70 : evidenzia-
re i luoghi chiave del mito di Horus e Seth ) Seidlmayer (in J. Spencer 'Aspects of Early Egypt' 1996 p.122 seg.)
ritiene possibile che la costruzione di queste piramidine rispondesse alle stesse esigenze ideologiche che erano
dietro la più tarda rappresentazione delle offerte portate ai vari domini funerari regali dei singoli nomoi.
Ma nelle raffigurazioni delle portatrici di offerta (da Snofru in poi) il sistema figurativo era un' estensione del
semplice elenco dei prodotti necessari al defunto (tavola di offerte) dopo la morte:
l'importanza e la capacità del morto venivano evidenziate ora (oltre che dai soliti titoli) anche dalla rappresen-
tazione della moltitudine di persone e luoghi coinvolti nella produzione di beni per il defunto.
Nella terza dinastia un sistema di radicata organizzazione amministrativa in tutta la valle era ancora in via di
costruzione e perciò era necessario che, a livello provinciale, fosse manifesta ed esplicita la presenza di un
culto reale(e le relative richieste di prodotti da destinargli che ciò comportava)per ogni singolo nomo; costruire
questi monumenti forse serviva a rafforzare il presupposto ideologico di questa richiesta statale offrendole un
più concreto e visibile manifesto dell' autorità e della presenza di colui cui andavano destinate le offerte (il re).
Questa teoria presuppone perciò che esistessero monumenti simili in ogni nomo, a simboleggiare la presenza lì
di domini funerari regali; sarebbero quindi andate distrutte molte altre sinki sparse lungo la valle del Nilo.
Inoltre è implicita l' accettazione della teoria (di Baer) della presenza di culti regali per il faraone vivente.
Seppur accettando le conclusioni di Seidelmayer va quì fatta una precisazione riguardo i suoi presupposti:
l'enfasi che viene da lui posta sul carattere 'fiscale' del drenaggio di beni attuato attraverso il culto funerario o
le cerimonie regali nazionali,sembra essere il primo stadio del processo di sviluppo dell'amministrazione e della relativa burocrazia; ciò sminuisce il fatto che, a quel tempo, l'amministrazione doveva avere già mezzo millennio
di attività alle sue spalle, come dimostrano i titoli di funzionari ed i nomi di organi e sedi amministrative presenti
nelle iscrizioni su vasi e tavolette a partire dalla fine del predinastico-inizio protodinastico (necropoli U di Abido-
Dinastia 0) fino all' epoca thinita (I e II dinastia).
Ciò che secondo me distingue questi periodi più antichi da quello in esame è più di natura quantitativa che quali-
tativa: grazie a mezzi accessori come quello ipotizzato da Seidlmayer, ma sicuramente anche all' istallazione di
sedi dell' amministrazione statale in tutti i nomoi, l' organizzazione locale e decentrata del periodo arcaico viene
a configurarsi in uno strumento del sistema statale centralizzato per il quale ora comincia a funzionare.
Concludendo,il progresso che si attua nella III dinastia non riguarda la creazione di una burocrazia, ma l'utilizzo
di essa su scala ancora più vasta ed in maniera ancora più strettamente dipendente dall'autorità centrale.
La Piramide di Meidum -
Un tempo si attribuiva ad HUNI la piramide 'Romboidale' o Sud di Dahshur ; la piramide di Meidum era inve-
ce ritenuta opera di Snofru per i graffiti del Nuovo Regno che la chiamavano appunto 'il bel tempio di Snofru'.
Oggi invece si è accertato che le piramidi di Dahshur appartengono entrambe al fondatore della IV Dinastia,
mentre quella di Meidum, malgrado ciò che di essa si pensasse all' epoca del Nuovo Regno, è da ritenere il
monumento funerario di HUNI; è però assai probabile che lo stesso Snofru cercò di trasformare questa pira-
mide a 8 gradoni in una piramide "liscia" causandone forse il crollo del rivestimento.
Sul periodo in cui avvenne il crollo non c'è ancora accordo tra gli studiosi; l'intervento di Snofru sembra sia avvenuto durante o dopo la costruzione della piramide Romboidale (v. Mendelsshon ' The Riddle...') e forse
proprio a causa del crollo che si decise di diminuire l' inclinazione della piramide in costruzione a Dahshur.
Lo storico arabo Al Maqrizi la descrisse (XV sec.) composta di 5 gradoni, mentre graffiti dei lavoratori che
la costruirono la raffigurano a 3,4 o 5 gradoni.
Dopo i resoconti di F. Norden (1737) e R.Pococke (1738) e le fuggevoli esplorazioni di Vyse e Perring (1835)
e Lepsius (1845), il monumento fu più seriamente preso in considerazione da Maspero (1882) e specialmente
da Petrie (1892 e 1910) e da G. Wainwright e Petrie (1912), quindi da V.Maragioglio e C.Rinaldi (1964).
La piramide, inizialmente a 7 gradoni per 60 m circa, era costituita di un nucleo centrale sul quale poggiava-
no,ai 4 lati, sei strati di blocchi inclinati (74° 5'46'') che,decrescendo di altezza man mano che si allontanavano
dal nucleo, formavano i gradoni. Huni modificò il monumento facendo aggiungere un nuovo strato all' esterno
presso la base, prolungando in altezza gli strati più interni ammassando altri blocchi sui loro gradoni e forse
aggiungendo sul nucleo centrale, la cui sommità costituiva il vertice della piramide, un ottavo gradone.
Dopo quest'ultima fase l'altezza era di 82 m circa(160 c.) ed il lato di base 122m (220 c.), con una pendenza
(non degli strati obliqui -di pendenza invariata- ma della congiungente gli spigoli dei gradoni) di 52°.
Sul secondo e quinto gradone e sul terreno circostante il monumento si trovarono tracce di rampe usate per
il trasporto di blocchi verso l'alto. Ogni gradone doveva essere coperto da spesse lastre di calcare.
La discenderia, per la prima volta ricavata nel corpo della piramide, è un corridoio ( largo 0,85 m,alto 1,55 m
lungo 58m e inclinato di 28° ) che, partendo dalla facciata nord del secondo gradone (a c. 20 m d'altezza cioè
poco sopra lo spiano del primo gradone), attraversa gli strati obliqui ed il nucleo per terminare con 7 scalini
e procedere per altri 9,45 m fino ad un pozzetto poco profondo; nascosto sopra questo pozzo c'è l'accesso ad
un cunicolo che sale per 6,65 m fino al pavimento della camera sepolcrale che è situato al livello del terreno;
la camera misura 2,65m di larghezza alla base, è alta 5,05 m e lunga 5,90m; la sua parte più alta non è scava-
ta nella roccia ma penetra alla base del nucleo della piramide ed ha la sezione (N-S) triangolare, essendo
coperta a falsa volta (7 blocchi aggettanti); non è precisamente coincidente con gli assi nord-sud ed est-ovest
della piramide ma è di pochissimo più ad est del primo e di pochi metri più a sud del secondo.
Quanto ad oggetti vi furono trovate solo corde e 3 pali di legno di cedro sopra il pozzo di accesso alla camera
mentre i frammenti di una bara lignea erano in una rientranza del corridoio orizzontale (Maspero).
L' apporto di Snofru consistè nel riempimento dei gradoni e nell'applicazione di blocchi che sostenessero il
rivestimento liscio esterno; la pendenza diminuì di pochi secondi di grado, la base aumentò a 144 m(280 cubiti)
e l'altezza a 91,7 m.(175c.) (v. G.M. 154, 1996 p. 77-91; D.E. 18,1990 p.54-69; Petrie 'Medum' 1892).
Il complesso era circondato da un muro liscio spesso 1,4 m ed alto 2 di cui rimaneva solo il fossato; le dimensio-
ni originali erano m. 210x210 (400x400 c.) poi portate a 220,5 x 236,25 (420 x 450c.) (v. P. Testa in D.E. 18 cit.).
La cappella sul lato est della piramide, a pianta quadrata e con due stele anepigrafi, sarebbe stata progettata da
Snofru (quindi nella terza ed ultima fase costruttiva), poichè i rapporti reciproci delle dimensioni in cubiti si rife-
riscono ai modelli base usati nella terza fase (v. D.E. 18 p. 63).
La via cerimoniale di 210 m che sparisce sotto le colture della valle ha muri spessi 3 cubiti ed alti 4, il suo pavi-
mento è largo 6 cubiti ed ha una pendenza di 3° 98' 22"; rispetto all' asse Est-Ovest della piramide è inclinata
di quasi 4° verso sud. (v. D.E. 18 p. 68)
La piccola piramide a sud di 26,5 m di lato(50 cubiti) aveva quattro gradoni, discenderia, corridoio e camera
ipogea; sia in Petrie (Meidum) che in Maragioglio e Rinaldi (op. cit. III p. 47) mancano informazioni dalle quali
poterne dedurre l' appartenenza ai primi due o al terzo stadio costruttivo, cioè ad Huni o Snofru.
Siamo perciò in presenza del prototipo del monumento funerario regale delle successive dinastie, con piramide,
piramide/i satellite, tempio funerario, rampa e tempio a valle (quest' ultimo a Meidum non ancora localizzato);
sono tutti indicatori dell' inizio di una tipologia architettonica completamente nuova che proseguirà a Dahshur,a
Giza, Saqqara ecc. ma non è affatto sicuro che questi apporti vadano attribuiti ad Huni; è forse più probabile
che almeno il tempio est e la rampa siano opera di Snofru, mentre niente si può dire per la Piramide satellite ed
il tempio a valle; l' arcaicizzante muro di cinta è invece certamente opera di Huni.
La Necropoli di Meidum è famosa anche per alcune mastabe di dignitari: Nefermaat (altro figlio di Huni e
primo visir di Snofru nonché padre di Hemiunu, architetto e visir di Khufu) fu sepolto con la moglie Itet nella
tomba (n.16) dalla quale vennero asportate le 'Oche di Meidum'; non meno famoso è il gruppo di Rahotep e
Nofret, dalla cui tomba (n. 6) provengono anche bei rilievi dispersi tra musei e collezioni private (J.E.A. 72).
E' dubbia l'attribuzione a questo re di una testa di sovrano con corona di re dell' Alto Egitto (granito rosso)
conservata al museo di Brooklyn. Si tratta sicuramente del primo esempio di statuaria di dimensioni superiori
a quelle naturali anche se dovesse essere attribuito a Khufu (escludendo i colossi di Min trovati a Koptos).
Un altro pezzo da Brooklyn, una statuetta in diorite di un dio o re che impugna un coltello, sarebbe da colloca-
re in questo regno, mentre gli esemplari di Sepa e Neset, Rahotep e Nofret, Akhetaa, Methen, sono databili
forse già all'inizio della IV dinastia,pur appartenendo a personaggi che nacquero probabilmente durante la III.
Un pò più arcaicizzanti sono le statuette di Redit (Torino) e specialmente Bedjmes,Nedjemankh, la dama di
Bruxelles, Ankh e lo scriba di Chicago che, come il dio con coltello, sono in pietre più dure e vanno datate alla
fase iniziale-mediana della III dinastia.
Il cambio dinastico non è ben spiegabile: abbiamo visto che Huni era padre di Snofru;
anche se la necropoli del re si spostò da Meidum a Dahshur ciò non toglie i dubbi circa il motivo del cambio di
dinastia; d'altra parte basta leggere il contributo di J. Malek (J.E.A. 68 p.93-106) per capire su quali fragilissi-
me e vuote basi potrebbe essere fondata la tradizionale divisione in dinastie di Manetone : ovvero una sempli-
ce interpretazione errata di liste o annali (come l'originale da cui fu copiato il Canone di Torino) attribuendo ai
sovrani che erano all'inizio di una colonna il ruolo di fondatore di quella sequenza "dinastica".
Un certo stacco esiste,tra HUNI ed i suoi predecessori, nella titolatura regale: il cartiglio, simbolo solare, già
usato da altri sovrani , sembra con questo re per la prima volta nella storia faraonica essere preferito ad altri
emblemi; peraltro il serekh (nome d' Horus) non compare mai nè con il nome Huni nè con la discussa variante
Nisuteh, quest' ultima ricorrente a sua volta in cartiglio oppure del tutto priva di elementi di contorno.
Sulle trasformazioni in atto nella sfera religiosa è evidentemente azzardato spingere troppo oltre le riflessioni
in mancanza di documenti scritti; molta attenzione va fatta anche nel tentare di dare un senso retroattivo alle
informazioni disperse tra i Testi delle Piramidi: ferma restando la certezza che essi riecheggino anche creden-
ze, usanze, riti e culti di una civiltà molto precedente, è proprio il loro carattere sfuggente e l' impossibilità di conoscerne fino in fondo il peso delle ultime redazioni (V-VIII din.) che blocca facili speculazioni ed impedisce
di collocare in modo diacronico i miti e le teologie in essi racchiusi.[Quasi inutile è aggiungere che, nonostante
queste precisazioni di metodo, il corpus in questione ha comunque un valore sconfinato per il retaggio ideolo-
gico che raccoglie da un più o meno arcaico passato e per l' influenza che ha avuto sulla tradizione religiosa e
funeraria posteriore (Testi dei Sarcofagi ed oltre)]. (v. Fattovich in A.I.U.O. 47 (1987) p. 1-14)
Con Huni l'Egitto tornò a risplendere dopo alcuni anni in cui forse re poco longevi ne fiaccarono la potenza; al contrario questo sovrano ebbe tutto il tempo di organizzare il paese avendo regnato più degli altri re della III dinastia secondo il Canone di Torino : 24 anni.
Quest' ultimo documento aggiunge che un edificio o una città chiamata Seshem.... ( Seshem tawy nel Delta ?)
fu costruita durante il suo regno; una lacuna non consente di spiegare meglio la rubrica.
La biografia di Methen, pur se datata al regno di Snofru, riguarda questo personaggio che di certo nacque nel
regno di qualche sovrano della III dinastia (v. Urkunden I, 1-7 per il testo, Breasted 'Ancient records'76-9 per
la traduzione e Goedicke M.D.A.I.K. 21; Lepsius 'Denkmaler' II 3-7 per la sua tomba di Saqqara).
E' di enorme utilità poichè, seppur nel suo linguaggio arcaico, fornisce una mole notevole di dati riguardanti
proprio l'amministrazione e le cariche attraverso i titoli che via via Methen si era guadagnato in vita.
Infine dobbiamo menzionare che di recente è stato ipotizzato (v. Swelim 'Some problems' e Kahl 'S.A.H.' p.7)
il posizionamento di Qa Hedjet (v. supra) e Ba alla fine della III dinastia; del primo si è già detto mentre il
secondo, noto solo da iscrizioni su frammenti di vasi dalla piramide di Djoser, era sinora stato posto dopo Qa'a
alla fine della I dinastia. A me sembra assai improbabile che Snofru non sia l' immediato successore di Huni.
Infine, come detto sopra, Kahl et. al. (1995) considerano Qa Hedjet il nome d' horus, finora ignoto, di HUNI.
 
Riflessioni
Possiamo affermare che la terza dinastia rappresenta un periodo in cui, dal punto di vista religioso, politico e
artistico si compiono le evoluzioni che portano, in meno di un secolo, dall' arcaismo del periodo thinita ( che è
sotto molti aspetti già vicino ad una certa maturità ed è a sua volta ricchissimo di innovazioni e progressi ) al
classicismo,splendore ed efficienza dello stato dell' Antico Regno vero e proprio.
Pur privi dell'abbondanza di documentazione che caratterizza la IV dinastia, si scorgono ripetuti segnali che
mostrano quanto questa età di passaggio sia stata importante e quanto innovatori alcuni suoi protagonisti.
- La religione sembra assume una connotazione più solare (piramidi, cartigli, Ra) che astrale (Horus,Hathor).
- Le prime piramidi ed i primi "complessi funerari" appartengono ai 50-60 anni che separano Djoser da Huni.
Il progresso non è indubbiamente solo architettonico, ma ha le sue radici in una svolta religiosa verso la
teologia eliopolitana solare ed ha le sue basi in un apparato governativo in grado di mobilitare la massa di for-
ze lavorative e di materie prime necessarie per intraprendere la costruzione di tali complessi funerari regali.
- Quest' ultimo traguardo è raggiunto tramite il dislocamento di 'succursali' dell' amministrazione centrale in
tutto lo stato, a garantire un efficiente drenaggio di risorse da ogni singola provincia.
Benchè già esistente da molti secoli, solo durante la III dinastia l' apparato amministrativo comincia a funzio-
nare in maniera inequivocabilmente accentrata e, lo ripetiamo, su tutto il territorio.
Snofru godrà dei grandi progressi fatti in questo campo durante i regni dei suoi predecessori, potendosi così
dedicare a molto più imponenti attività costruttive ed a più decise e fruttuose spedizioni belliche oltre i confini.
- I Numerosi titoli e cariche di dignitari sono un' ulteriore prova della nascita e dello sviluppo di una fitta rete
di sottosistemi anche periferici , spina dorsale della neonata burocrazia statale.
E' nel secolo che è oggetto di questa trattazione che si verifica l'importante passaggio dall' organizzazione
decentrata del protostato thinita a quella burocratica e centralizzante menfita.
- Nella tomba di Hesyra le prime raffigurazioni che, pur continuando la tradizione arcaica della rappresentazio-
ne del defunto davanti alle offerte ( stele private di Abido, Heluan ecc.) aggiungono per la prima volta il tema
del defunto che partecipa o osserva le attività correlate alla produzione dei beni destinatigli : un ampliamento
(come detto per Huni) del 'sistema figurativo' (Barocas 'Ideologia e lavoro...' 1978) delle tombe che comincia
proprio in questi regni ad aggiungere alle liste di beni e titoli, elementi che dal punto di vista rappresentativo
porteranno alle famose scene della 'vita quotidiana' ,e da quello descrittivo alle estese biografie.
Inoltre come si evince dall' interessante articolo della W. Wood (J.A.R.C.E. 15) comincia anche in questo pe-
riodo, con Djoser ed Hesyra, l'utilizzo nelle sepolture di un programma di espressione artistica fortemente
legato al "percorso" architettonico della tomba, attraverso un consonanza di intenti comunicativi. (v. oltre)
- La prima biografia ampia (Methen) risale a pochi anni dopo il regno di Huni: segno che i progressi nell' uso
della scrittura non riguardavano solo il suo lato estetico (iscrizioni sui pannelli di Djoser dalla Piramide , e sui
frammenti dello stesso re da Eliopoli) ma anche la forma lessicale ed i contenuti.
- La statuaria, privata e regale, benchè piuttosto povera di testimonianze giunteci, vede sempre più decresce-
re la distanza artistica e stilistica che la separa dal classicismo di metà IV dinastia.