OGGETTO: BLOCCO DI BRANCA DESTRA
Ill.mo Dott. Carlon Roberto,
mi chiamo .... e sono un ragazzo di 19 anni. Non ho mai avuto nessun problema al cuore ma
quando sono andato alla visita di leva quest'anno mi hanno riscontrato un blocco di branca
destra,subito mi sono allarmato ma il dottore militare mi ha detto che non era nulla di
particolare.Nel foglio riassuntivo che mi hanno dato alla vista mi hanno valutato il cuore
con un 3 (la valutazione peggiore e' 4),devo forse dubitare che cio' che mi hanno
riscontrato sia qualcosa di serio? Potrebbe inoltre fornirmi qualche informazione su
questa anomalia? Ringraziando anticipatamente le porgo i miei piu' distinti saluti.
Caro ....,
Ti devo tranquillizzare: il blocco di branca destra è spesso presente in soggetti con un
cuore del tutto normale. Ma che cos'è il blocco di branca destra?
E' un disturbo di conduzione. L'impulso che parte dall'atrio deve arrivare ai ventricoli
attraverso il nodo atrio-ventricolare e successivamente percorrere la branca destra e
quella sinistra per attivare entrambi i ventricoli. Se la branca destra non conduce bene
l'impulso quest'ultimo seguirà altre vie per attivare il ventricolo destro. Più spesso
si tratta di un blocco di branca destra incompleto: di solito si accompagna ad un cuore
normale. Qualche volta il blocco di branca destra può essere completo: la sua incidenza
in questo caso è di circa 1% della popolazione adulta, mentre aumenta nei soggetti più
anziani. La maggior parte dei soggetti giovani che presentano questo difetto di conduzione
non presentano segno di cardiopatia. Qualche volta il blocco di branca destra è
espressione di un difetto del setto interatriale, dove è presente in oltre il 90% dei
casi. Più raramente può accompagnarsi ad altre cardiopatie. Se il medico che Ti ha
visitato non ha riscontrato nient'altro puoi stare tranquillo: il tuo cuore è in buona
salute.
Ciao
Roberto Carlon
OGGETTO: CARDURA
Caro Dottore,
ho visitato la sua pagina Web che ho trovato estremamente interessante e di facile
comprensione per un non addetto ai lavori. Ho appena iniziato ( 2 giorni) una terapia con
il CARDURA e con mio grande piacere ho subito trovato infomazioni nel suo sito. Mi farebbe
piacere avere maggiori dettagli sul modo in cui questo farmaco agisce.
Caro ....,
mi fa piacere che tu abbia trovato notizie interessanti sul mio sito. Cercherò di
ampliarlo sempre di più. Per quanto riguarda il farmaco di cui mi hai richiesto ulteriori
informazioni, penso tu ti riferisca al CARDURA. Il principio attivo contenuto nel cardura
è la DOXAZOSINA, che appartiene alla classe degli alfa1-bloccanti. Si tratta di farmaci
che bloccano il recettore alfa1-postsinaptico, bloccando pertanto l'azione delle
catecolamine(le catecolamine sono degli ormoni rilasciate dalle terminazione nervose
oppure prodotti da certe ghiandole, le ghiandole surrenali) su tali recettori. L'azione
finale è una vasodilatazione, cioè una dilatazione dei vasi: sia delle arterie che delle
vene. Questa vasodilatazione comporta una riduzione delle resistenze sistemiche e quindi
una riduzione della pressione arteriosa. La doxazosina ha una lunga durata d'azione per
cui può essere assunta in singola somministrazione giornaliera: il tempo di dimezzamento
è di 22 ore circa, ci vogliono cioè 22 ore perchè il livello di farmaco nel sangue si
riduca della metà.
Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: TEST DA SFORZO POSITIVO
Gentilissimo
il mio sistema nervoso nonché cardiaco è in crisi. Spiego: ecg con alterazione
aspecifiche della ripolarizione in V4 e V5.Ecocardiogramma: perfetto. ECG da sforzo:
negativo per prova ma positivodurante il 3° minuto di recupero. Sottoslivellato in V4 e
V5. Consigliata Scintigrafia. Allora? Sono ischemica o sono solo donna?
Gent.ma Sig.ra ....,
non posso ovviamente darLe una risposta definitiva non potendo visionare il suo ECG ed il
suo test da sforzo. Avrei inoltre bisogno inoltre di altre informazioni: ha disturbi?,
quanti anni ha?, fuma?, qualcuno in famiglia soffre di malattie al cuore? soffre di alcune
malattie (diabete, ipertensione, ecc..)? qual'è il suo colesterolo?
Come vede fare una diagnosi richiede molti dati.
Le posso comunque dire che che alterazioni aspecifiche sull'ECG, in una donna, spesso non
hanno alcun significato patologico.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
Intanto grazie per la gentilezza. Sarà per il problema, in questo periodo i cardiologi mi
stanno particolarmente a ... cuore. Dunque, anamnesi: fumo dieci sigarette al giorno mia
madre (80 anni) ha un'angina compensata.Papà è morto a 66 anni per una frattura (embolo
grassoso). Mia nonna materna a 90. il mio colesterolo è 254 Non bevo niente, sono
ipercinetica. Normali malattie esantematiche. Non ho alcun sintomo anginoso specifico.
Emitiroidectomia 4 anni fa per adenoma, in terapia sostitutiva con eutirox 100. Ormoni
nella norma. ECG da sforzo protratto sino al 4° stadio senza asintomatico ma con
alterazioni specifiche da ischemia. Il cardiologo dice "potrebbe essere e potrebbe
non essere un'ischemia". Sto meditando di andare in un centro cardiologico come
Sassari ed eseguire gli ulteriori accertamenti del caso, anche se mi spaventa non poco un
ECO stress o un'eventuale coronarografia. Se volesse comunque rispondere, anche solo per
"conforto" Gliene sarei grata. Saluti ....
OGGETTO: ATTACCHI
DI PANICO
Gentile dottore,
trovo molto interessante il sito che ha aperto, e volevo farle una domanda: soffro di
attacchi di panico, e mi capita spesso come sintomo una sensazione di oppressione al
torace, di soffocamento, e a volte anche dolore toracico. Considerando che queste
sensazioni sono purtroppo all'ordine del giorno, come potro' mai capire quando un dolore
e' in realta un problema cardiaco? La ringrazio anticipatamente per la risposta.
Caro ....,
Tu affermi di essere affetto da attacchi di panico. Queste situazioni si accompagnano
freqentemente ai disturbi che tu hai elencato, soprattutto il senso di soffocamento.
spesso compaiono anche palpitazioni. Disturbi legati all'attacco stesso e non ad una
malattia cardiaca. D'altra parte forti emozioni possono scatenare, in soggetti con
malattia delle coronarie, vere e proprie crisi di angina. In questo caso il dolore si
presenta in sede retrosternale, può irradiarsi al braccio sinistro, piu' grave; raramente
al destro, talora al collo o al dorso (le caratteristiche della sintomatologia possono
essere diverse da un soggetto all'altro). Spesso si accompagna a sudorazione profusa. In
genere il dolore regredisce in pochi minuti. Può comparire durante uno sforzo fisico,
soprattutto se effettuato dopo aver mangiato. Come vedi le informazioni da ottenere per
cercare di capire l'origine della sintomatologia sono molte (circostanza di comparsa,
durata, disturbi associati,...) compresa l'età del paziente, il sesso, i fattori di
rischio presenti. Si affidi ad un buon medico che la potra' tranquillizzare o richiedere
alcuni accertamenti se permangono dei dubbi.
OGGETTO: DOLORE
AL PETTO
CARO DOTTORE
SONO UN GIOVANE DI 24 ANNI E DOVREI GENTILMENTE CHIEDERLE UNA INFORMAZIONE.DA UN PO' DI
TEMPO SOFFRO SPESSO DI UN DOLORE AL PETTO, NON VIOLENTISSIMO MA FASTIDIOSO,PREOCCUPATO
SONO ANDATO DAL MIO MEDICO IL QUALE DOPO AVERMI PRESO LA PRESSIONE E FATTOMI FARE ESAMI
DEL SANGUE MI HA DETTO CHE NON AVEVO NULLA.I DOLORI CONTINUANO E AVOLTE HO IL FIATONE MI
POTREBBE CONSIGLIARE UN MEDICO CARDIOLOGO DELLA MIA ZONA OPPURE MI DICA COSA DEVO FARE,E
SE SONO A RISCHIO INFARTO O ALTRO
LA RINGRAZIO
Egr. Sig.....,
non Le posso dare alcun nominativo, comunque nella sua zona ci saranno sicuramente molti
bravi cardiologi. Le probabilità che i suoi disturbi dipendano dal cuore sono comunque
molto basse vista la sua giovane età, soprattutto se non ha importanti fattori di rischio
coronarico. Stia tranquillo e si affidi ai consigli del suo medico.
Cordiali Saluti.
Roberto Carlon
OGGETTO: FIBRILLAZIONE
ATRIALE
Egregio Dott. Carlon,
su indicazione della rivista Internet News, ho visitato il sito internet da Lei approntato
e l'ho trovato molto interessante. Se fosse possibile vorrei alcuni chiarimenti (oppure
l'indicazione di dove trovarli) riguardo alle aritmie cardiache. Ho (quasi) 48 anni e sono
incorso negli anni scorsi (dal 1985 in poi) in alcuni episodi aritmici (fibrillazione
atriale). Le indagini effettuate a più riprese non hanno segnalato patologie cui
ricondurre tali episodi; tuttavia, con modalità ed in situazioni diverse tra loro,
l'inconveniente si è ripetuto (pur con minore frequenza). All'inizio, a cadenza
semestrale, si verificavano di notte e duravano alcune ore; ora si verificano per lo più
in momenti di forte spossatezza (dopo uno sforzo prolungato o per postumi influenzali),
oppure in seguito ad uno stato di forte tensione emotiva e durano qualche minuto. Non ho
fatto alcuna cura specifica: in passato ho assunto al bisogno dell'Idrochinidina. Ho anche
riscontrato che con l'attività fisica regolare (nuoto e bici) protratta nel tempo tali
spiacevoli episodi non si verificavano più. In questo periodo purtroppo non ho molto
tempo per svolgere con regolarità queste attività ed avverto spesso delle extra sistole,
foriere di una certa predisposizione alla recrudescenza dell'aritmia (secondo la mia
passata esperienza). Non è questa la sede per chiedere una diagnosi personalizzata, ma
vorrei chiederLe se, e in che misura, queste manifestazioni possono costituire un pericolo
per il cuore oppure se sono esse stesse un segnale di pericolo. Nel corso delle visite
effettuate presso l'Ospedale di Treviso con cadenza bi-triennale il cardiologo tende
sempre a tranquilizzarmi affermando che non ci si riscontrano patologie. Ringrazio fin
d'ora per l'attenzione che vorrà dedicarmi.
Egr. Sig. ....,
Le dico subito che il suo cardiologo ha ragione a tranquillizzarla! Avere episodi di
fibrillazione atriale non significa avere un cuore malato. Quando l'esame clinico del
paziente e gli esami strumentali hanno escluso la presenza di una malattia di cuore
sottostante si parla di "fibrillazione atriale idiopatica", cioè senza una
malattia evidenziabile. Inizialmente la forma idiopatica costituiva ben il 20-40% delle
fibrillazioni, percentuale che è scesa, con l'utilizzo più esteso dell'ecocardiografia
(esame che permette di "vedere" il cuore in movimento utilizzando gli
ultrasuoni) al 3-11% degli ultimi studi. Nel 1982 un certo Coumel studiando la modalità
di comparsa della fibrillazione atriale idiopatica, aveva riconosciuto 2 forme: quella
vagale e quella catecolaminergica. Due termini un po' complessi per indicare delle forme
che compaiono quando prevale l'attività Vagale (ad esempio durante le ore notturne) o
Simpatica (ad esempio per stimoli emotivi o durante sforzo fisico) del Sistema Nervoso
Autonomo. La fibrillazione atriale che si presenta sporadicamente e regredisce
spontaneamente abitualmente non viene trattata con farmaci. E' inutile assumere
cronicamente farmaci per prevenire la sua comparsa se gli episodi sono distanziati nel
tempo. Qualora invece l'aritmia tenda a presentarsi con una certa frequenza si rende
necessaria una profilassi antiaritmica. Nel mio sito potrà trovare alcune brevi
informazioni sulle aritmie, sulla fibrillazione atriale e sui farmaci antiaritmici. Le
aritmie sono un campo molto vasto e non Le so indicare siti che trattino l'argomento in
modo semplice, da "non addetto ai lavori". Penso comunque che queste
informazioni siano sufficienti: non si preoccupi e segua le indicazioni del suo
cardiologo! E non dimentichi di praticare regolarmente un'attività fisica! E' molto utile
per mantenersi in salute. Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: PROVA
DA SFORZO
Egregio dottore Carlon,
ho visitato il Suo sito che ho trovato molto interessante e facile da comprendere. Vorrei
porle una domanda per vedere se ho capito bene, perchè ho visitato altri siti e non sono
sicura di quello che ho recepito. In caso di precoldiagie in un soggetto di anni 45,
facendo la prova da sforzo con risultato positivo, curandosi, cambiando stile di vita ecc.
rifacendo la prova dopo un anno, può essere che la prova da sforzo possa essere del tutto
negativa? Nel ringraziarla anticipatamente della sua risposta Le invio i miei più
cordiali saluti.
Egr. Sig.ra ....,
una prova da sforzo positiva a distanza di un anno può diventare negativa per vari
motivi. Ne elenco alcuni:
1 - se la 1a prova vieneeffettuata senza trattamento farmacologico, mentre la 2a viene
eseguita assumendo dei farmaci coronaroattivi.
2 - se le alterazioni elettrocardiografiche o la sintomatologia anginosa sono comparse
verso la fine dello sforzo è possibile che nella 2a prova non sia stato effettuato uno
sforzo sufficiente (noi utilizziamo alcuni dati per confrontare 2 prove, ad esempio i Watt
o meglio il Doppio Prodotto alla soglia ischemica).
3 - la negativizzazione del test in assenza di farmaci o di interventi di
rivascolarizzazione (PTCA e Bypass) può essere anche "spontanea": i cambiamenti
dello stile di vita e la correzione di tutti i fattori di rischio eventualmente presenti
possono in alcuni casi ridurre la placca aterosclerotica. Infine possono formarsi dei
"circoli collaterali" che migliorano il flusso di sangue nella zona
precedentemente ischemica.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: CENTRI MEDICINA DELLO SPORT
Egregio signor Carlon,
sono una podista amatoriale di 45 anni. Nel corso della preparazione della maratona di
Roma mi sono sottoposta ad una visita cardiologica completa (eco-cardiogramma ed
elettrocardiogramma sotto sforzo). Dall'Eco mi è stata riscontrata una lieve
insufficienza a tre valvole cardiache (mitrale, aortica e tricuspide). Vorrei ricevere da
lei l'indirizzo di un centro di medicina sportiva per avere delle risposte su ciò che
posso e non posso fare. Abito in Toscana ma sono disponibile a
spostarmi anche in altre regioni. Ringraziandola sentitamente le faccio i complimenti per
l'interessante e molto utile sito da lei e da suo figlio curato.
Gent.ma Sig.ra ....,
in Toscana ci sono molti Centri Cardiologici e di Medicina dello Sport dove può
rivolgersi: Firenze, Pisa, Siena ed in altre città. Non penso sia necessario spostarsi in
altre regioni.
Cordiali Saluti.
Roberto Carlon
OGGETTO: BYPASS AORTO-CORONARICO
Buongiorno. Scusi il disturbo, vorrei avere alcune delucidazioni sul bypass coronarico.
Mio padre, 62 anni, e' stato ricoverato a Parma per un intervento di angioplastica alla
coronaria sinistra il quale non ha avuto l'effetto desiderato in quanto la coronaria
sinistra ( penso, mi scuso se non sono chiaro ) si e' rivelata ostruita e le altre
risultano in non buono stato. Insomma la prospettiva e' quella di un triplo bypass ( se ho
ben capito ). Volevo capire che tipo di intervento e'? Se ci sono possibilita di riuscita?
E se nel caso abbia successo ( spero! ) che tipo di vita puo' attendere mio padre. Per sua
informazione mio padre non ha fatto infarti, e ha gia subito un intervento di bypass
all'arteria femorale ( ad Aosta ) per altro perfettamente riuscito. Grazie per le
informazioni e mi scuso per il disturbo.
Egr. Sig. ....,
bypass aorto-coronarico significa ponte. E' un ponte che permette di trasportare il sangue
a quella parte di muscolo cardiaco che non ne riceve a sufficienza per la presenza di una
o più coronarie malate. Il chirurgo può utilizzare delle vene presenti nelle gambe (la
vena safena) oppure un'arteria (arteria mammaria). Nel primo caso un capo della vena viene
attaccato all' Aorta mentre l'altra estremità viene collegata alla arteria coronarica, al
di sotto dell'ostruzione. L'arteria mammaria invece, poiché trasporta già sangue di tipo
arterioso, viene isolata nella sua parte terminale e collegata direttamente alla
coronaria. Molto spesso, quando solo necessari più bypass, viene utilizzata sia l'arteria
mammaria (abitualmente sulla discendente anteriore) che la vena safena. Questo tipo di
intervento è oramai diventato routine, per cui i rischi operatori sono diventati molto
bassi. Il rischio dipende da molti fattori: età, condizioni generali, presenza di
pregressi infarti con funzione di pompa del cuore ridotta, ecc.. Dopo l'intervento la
qualità di vita è generalmente ottima, è sicuramente utile sottoporsi ad un ciclo di
terapia riabilitativa cardiologica che permetterà un più rapido recupero funzionale.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
La ringrazio infinitamente per
l'interessamento.
OGGETTO: IPERCOLESTEROLEMIA E CERIVASTATINA
Ho visitato il Suo sito e mi è stato di notevole utilità per le mie conoscenze sulla
cura della ipercolesterolemia. Avrei una curiosità sulla cerivastatina. In che cosa si
differenzia dalle altre statine? Forse dà meno effetti collaterali? Quali sono i pregi e
difetti dei nuovi farmaci in commercio a base di cerivastatina come il
"Lipobay". Grazie in anticipo .... studentessa in farmacia 4 anno.
Gent.ma ....,
La cerivastatina è una molecola particolarmente stabile e con un'alta lipofilia. La
farmacologia clinica della cerivastatina (definita anche microstatina per le basse dosi a
cui viene utilizzata) indica che dosi singole del farmaco da 20 sino a 400 microg
forniscono livelli ematici ben definibili e nell'ambito di quelli osservati con statine
" ad alte dosi " . Il tempo di dimezzamento (2,7 ore) è relativamente più
lungo rispetto quello delle altre statine (1,1-1,9), esclusa la atorvastatina, il cui
tempo di dimezzamento è ancora più lungo (13,8). Le principali osservazioni di
farmacocinetica sono di due tipi: - la cerivastatina ha un volume di distribuzione allo
steady-state di 0, 3 l/Kg, indicativo di solo modesta distribuzione ai tessuti non
parenchimali; - la clearence è molto inferiore a quella delle altre statine ed indica che
la cerivastatina è un farmaco a bassa clearence , questo spiega bene perché il farmaco
può essere efficace a dosi così basse. Diversamente dalle altre statine il rapporto fra
concentrazioni massime nel plasma ed attività inibitoria è di circa quattro, contro
valori molto ridotti (di solito inferiori a 1) per altri farmaci della serie, contro
dosaggi cento volte inferiori. Si può concludere che la cerivastatina presenta le
seguenti proprietà innovative rispetto alle altre statine: - concentrazioni inibitori
molto basse sulla HMG-CoA reduttasi in sistemi in vitro, - una doppia via di
trasformazione metabolica con una inattivazione metabolica pressoché completa. la
cerivastatina anche dimostrato una potente attività inibitoria sulla crescita arteriosa
in vitro, sulla migrazione e la replica cellulare, molto al di sotto di quella presentata
dalle altre statine maggiori, sia con cellule di ratto che umane. la cerivastatina riduce
la colesterolemia totale ed LDL in misura simile alle principali statine; e inoltre un
efficace inibitore della moltiplicazione cellulare in vitro. Dagli studi clinici di
confronto emerge una eccellente tollerabilità, con solo caso descritto di grave patologia
muscolare. Inoltre, grazie anche ai dosaggi ridotti, il farmaco Interferisce in misura
minima con il sistema del citocromo P450, consentendo l'impiego in associazione a numerosi
farmaci d'uso comuni ed a sostanze alimentari come il succo di pompelmo. Mancano comunque
studi clinici di dimensioni adeguate che dimostrino una riduzione della mortalità, sia in
prevenzione primaria che in prevenzione secondaria, a differenza delle altre statine (4 S,
LIPID, WOSCOPS, CARE).
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: IPERCOLESTEROLEMIA E PRAVASTATINA
Gentile dott. Carlon
Gradirei il suo parere su questi nuovi farmaci, appena autorizzati, per la prevensione
delle malattie coronariche. Puo leggere il testo sotto il corpo di questo mio messaggio.
Volevo sapere se cioè sono assolutamente nuovi, (da meritare quindi un articolo) e
qual'è quindi il suo parere da esperto Grazie per la collaborazione ....
Gentilissima Dott.ssa ....,
il farmaco in questione è la PRAVASTATINA. Essa fa parte di un gruppo di farmaci
denominati STATINE. Questi farmaci hanno rivestito notevole importanza fin dagli anni '80,
quando sono stati scoperti. Sono degli inibitori di un enzima epatico che sintetizza il
colesterolo. L'abbassamento del colesterolo provocato dalle stratine è legato
all'inibizione della formazione di mevalonato, intermedio chiave nella sintesi del
colesterolo. La cellula epatica risponde alla ridotta produzione di colesterolo aumentando
il numero di recettori sulla superficie cellulare: questi recettori catturano il
colesterolo "cattivo" (LDL-colesterolo), che viene quindi eliminato a dalla
circolazione.
Il primo studio che ha
inequivocabilmente dimostrato l'utilità delle statine nella prevenzione secondaria si
chiama 4S ed è stato pubblicato nel 1994. In questo studio è stato utilizzato la
sinvastatina che ha ottenuto una riduzione del 34 per cento degli aventi coronarici, del
30 per cento della mortalità totale e del 42 per cento della morte coronarica.
Successivamente e stato pubblicato
(1995) lo studio di prevenzione primaria (in soggetti con ipercolesterolemia ma non
affetti da malattia coronarica o vascolare) WOSCOPS, che ha utilizzato la provastatina,
ottenendo una riduzione della mortalità totale del 22 per cento, degli aventi coronarici
del 31 per cento, dell'infarto non fatale del 31 per cento, della mortalità coronarica
del 32 per cento.
Infine nel 1996 è uscito lo studio CARE
di prevenzione secondaria, in pazienti affetti da pregresso infarto miocardio con valori
di colesterolo solo lievemente elevati. Anche in questo caso è stata ottenuta una
riduzione del 24 per cento delle morti per cause coronariche e di infarto non fatale.
Nel 1998 è uscito allo studio LIPID,
anche questo di prevenzione secondaria, in soggetti cioè affetti da infarto miocardico
pregresso o angina instabile: anche in questo caso è stato utilizzata la pravastatina,
che ha dimostrato una riduzione della mortalità totale del 22%, della morte coronarica
del 24 per cento, di infarti miocardici non fatali e di eventi coronarici del 29 per
cento.
Tutti questi studi hanno
dimostrato inoltre una notevole riduzione degli eventi cerebrovascolari, della recidiva di
angina e della necessità di rivascolarizzazione miocardica (Bypass aortocoronarico o
angioplastica). Anche se con ritardo questi dati sono stati finalmente recepiti dalla CUF,
che da qualche tempo ha concesso la completa rimborsabilità, solo in alcuni categorie di
pazienti, della SIMVASTATINA e della PRAVASTATINA. Si tratta di farmaci che sono diventati
fondamentali nella prevenzione secondaria e molto utili anche nella prevenzione primaria.
Finalmente abbiamo un'arma importante per combattere l'ipercolesterolemia. Questi farmaci
hanno un altro vantaggio: solo tollerati molto bene e gli effetti collaterali sono molto
rari. I farmaci utilizzati in passato non avevano dimostrato una chiara efficacia e
presentavano maggiori effetti collaterali.
Cordiali saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: IMPOTENZA DA FARMACI ANTIIPERTENSIVI
Egregio Roberto Carlon,
sono entrato per caso nel sito, trovando molto interessante il tutto. Le chiedo se
tra gli effetti collaterali dei farmaci citati in oggetto, e gli antipertensivi
in genere, vi è anche maggiore difficoltà ad avere erezioni e quindi rapporti. A
me capita da quando li assumo. Graditissima una Sua risposta.
Egr. Sig. ....,
molti farmaci possono provocare l'effetto collaterale da Lei segnalato. Tenga
presente comunque che l'impotenza, spesso attribuita ai farmaci, è presente in realtà in
1/3 degli ipertesi che non assumono farmaci. In questi casi la causa è spesso dovuta alla
malattia dei vasi arteriosi che portano il sangue al pene. Altre cause possono essere
quelle psicogene: inconsciamente il riscontro di ipertensione in un soggetto può generare
uno stato d'ansia verso la malattia, la paura che il rapporto sessuale possa scatenare un
evento: crisi ipertensiva, infarto, ecc... Se l'impotenza compare o viene sensibilmente
peggiorata dalla terapia antipertensiva essa potrà essere sospesa e sostituita con
farmaci di classe diversa.
Distinti Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: EXTRASISTOLI
Ho 35 anni e da diversi anni avverto delle strane sensazioni, tuffo al cuore
etc. Premetto che da tantissimi anni mi sottopongo ad una visita medico
sportiva per l'abilitazione alla pratica agonistica che tra le altre cose prevede Ecg
sotto sforzo e visita cardologica. Non bastasse mi sono volontariamente sottoposto ad una
visita specialistica in cui sotto il controllo del cardiologo mi hanno portato all'85%
dello sforzo teorico con 12 minuti di sforzo complessivo. Ho anche effettuato l'eco
doppler. A tutti questi cardiologi ho sempre spiegato i miei disturbi ma in nessuno
di questi esami è mai risultata una aritmia ventricolare. Tutti mi hanno parlato di
extrasistole benigne ma nessuno mi ha consigliato di fare l'holter 24 ore perchè se non
si presenta l'aritmia non serve a niente. Io però continuo a essere
preoccupato e questo mi comporta una notevole ansia. Mi potrebbe rassicurare oppure
consigliare. Da quando avverto questi battiti prematuri avrò eseguito almeno 20-25
Ecg di cui almeno 10 sotto sforzo. La ringrazio.
Egr. Sig. ....
Dai dati che lei mi ha
fornito penso di poterla tranquillizzare nella maniera più assoluta. il suo stato
d'ansia non è giustificato.
Distinti saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: FIBRILLAZIONE ATRIALE E GRAVIDANZA
Sono rimasto colpito dal suo sito che ho trovato attraverso un motore di ricerca. L'ho
appositamente ricercato in quanto questa sera mia moglie è stata ricoverata all'ospedale
a causa di un attacco (e mi scusi se non uso termini adeguati) di fibrillazione atriale
parossistica (così ho letto sulla cartella clinica). Se da un lato ci siamo presi un
grande spavento per il fatto che l'episodio ha avuto una durata più lunga rispetto ai
precedenti (che solitamente colpiscono mia moglie 3-4 volte all'anno), finalmente abbiamo
avuto la possibilità di fare monitorare ai medici il fatto e quindi stabilire con
precisione una diagnosi del fenomeno (cosa che fino all'ultimo 'attacco' non era stato
possibile fare in quanto la fibrillazione cessava prima dell'arrivo in ospedale). Mia
moglie è gravida di 7 mesi e quindi anche una volta giunti in reparto (al policlinico di
Modena), i medici cardiologi oggi non l'hanno sottoposta a nessuna cura specifica, se non
ad una flebo di potassio e ad un farmaco giudicato di scarsa efficacia rispetto che le
avrebbero somministrato se non fosse stata gravida. Una volta che in maniera fisiologica o
sottoponendola, come i medici mi hanno prospettato, ad una scossa elettrica, che
ripristini la normalità del ritmo cardiaco, che cosa ci consiglia di fare? Ci può
rassicurare sul fatto che dopo tante ore di fibrillazione il cuore di mia moglie non abbia
rischiato qualche danno. Il feto di 7 mesi quali danni potrebbe ricevere dall'inizieno di
farmaci specifici? Vorrei chiederle tante cose ma sono consapevole di avere abusato anche
troppo del suo tempo e dlla sua disponibilità, ma sono preoccupato e visto che sono solo
a casa con il mio primo figlio di 3 anni (io ne ho 29 e mia moglie 27), avevo anche
bisogno di parlarne con qualcuno. Grazie, Buon lavoro.
Egr. Sign. ....,
non posso dare risposte
definitive alle sue domande poichè mi mancano molte informazioni. Le invio alcuni miei
appunti sui farmaci in gravidanza, dove può trovare alcune informazioni.
FARMACI PER IL CUORE IN GRAVIDANZA
In generale la maggior parte dei farmaci possono essere utilizzati durante la gravidanza,
senza particolari rischi.
Digitale: può essere utilizzata in quanto non è stato dimostrato avere effetti dannosi
sul feto. Controllare accuratamente i livelli di farmaco nel sangue per evitare effetti
tossici.
Diuretici: se la donna li assumeva in terapia cronica prima della gravidanza, la loro
assunzione può esssere continuata.
Antiaritmici: in genere non sono stati segnalati effetti collaterali, anche se per i
farmaci più recenti mancano dati definitivi.
Betabloccanti: possono provocare un ritardo di crescita intrauterina, ma se necessari
possono essere assunti. Sono sicuri nella seconda parte della gravidanza.
Metildopa (vedi "Farmaci per la cura dellipertensione"): può essere usato
in caso dipertensione in gravidanza.
Ace-inibitori: il loro uso è sconsigliato!
Calcio-antagonisti: passano la placenta, ma se necessario possono essere usati.
Consigli sulluso degli anticoagulanti in gravidanza sulla base delle conoscenze
provvisorie attuali:
- Limpiego dellanticoagulante orale è controindicato durante il primo
trimestre e dopo la 36a settimana, poiché può causare gravi danni al feto. Per tale
motivo: - un test di gravidanza va sempre eseguito prima di iniziare un trattamento
anticoagulante. - un ritardo mestruale deve essere immediatamente seguito da un test di
gravidanza, che andrà eventualmente ripetuto dopo 3 giorni. Se il test di gravidanza
risulta positivo la terapia anticoagulante orale deve essere sospesa e sostituita
dalleparina: un anticoagulante che viene somministrato con iniezioni sotto la pelle.
- Leparina utilizzata con iniezioni sottocutanee ha unazione di prevenzione
della trombosi, minore rispetto allanticoagulante orale, ma non provoca danni al
feto. - Leparina può essere utilizzata per tutta la gravidanza. In questo caso
cè un rischio di osteoporosi o di riduzione eccessiva delle piastrine nel sangue,
che dovranno essere controllate. - In alternativa dopo il primo trimestre e sino alla 36a
settimana la terapia anticoagulante orale può essere ripresa ad una dose minore,
mantenendo lINR tra 2 e 2,5. Dopo la 36a settimana deve essere utilizzata nuovamente
l'eparina.
E possibile allattare al seno mentre si sta assumendo un farmaco per il cuore? Quasi
sempre ciò è possibile. E stato stimato infatti che la quantità di farmaco che
arriva al neonato sia del 2%, quindi molto bassa. Leparina non passa nel latte
materno e lanticoagulante vi passa in quantità molto scarsa per cui generalmente
può essere assunto.
Distinti saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: MIXOMA
ATRIALE
Egr. Dott. Carlon,
dopo aver visto il suo sito internet relativo al cuore, mi permetto chiederle alcune
informazioni: Sono una donna di 48 anni, operata da un anno presso l'ospedale di Treviso
ad un Mixoma Atriale sinistro di circa 6x4 cm con apice attaccato al setto atriale.
i primi sintomi si sono verificati circa 20 anni fa, sintomi che non stò a
descriverle. Vorrei delle notizie relative a questo tumore e alle conseguenze
postoperatorie. Mi rivolgo a lei dato che in zona nessun cardiologo ha mai visto, se non
all'università ha visto questo tipo di tumore. La ringrazio in anticipo di aver letto la
mia lettera, rimarrò in attesa di sue notizie, scriva a ....
Gentile signora,
il mixoma è il più frequente tumore benigno del cuore. Nella maggior parte dei casi si
localizza nell'atrio sinistro (75%), più raramente nell'atrio destro (18%), nel
ventricolo destro (4%) e nel ventricolo sinistro (4%). I pazienti con mixoma hanno, più
spesso, un'età compresa tra i 30 e i 60 anni. Talora è stata riscontrata anche una
familiarità, più frequentemente nei maschi. Il mixoma cardiaco nel 90 per cento dei casi
provoca dei sintomi sistemici: perdita di peso, affaticamento, febbre, anemia. La
complicanza più temibile è l'embolizzazione. Questo fenomeno si verifica soprattutto nei
mixomi con superfici irregolari e può provocare l'ostruzione di un'arteria: circa la
metà di tutti gli eventi embolici causati dal mixoma dell'atrio sinistro si localizza nel
cervello. Si possono verificare altri sintomi che dipendono dalla sua sede. Per tale
motivo è fondamentale effettuare una tempestiva asportazione chirurgica del mixoma. Dopo
la rimozione dei mixoma si possono verificare delle aritmie mentre le recidive sono rare
e, di solito, si verificano entro un periodo di 48 mesi.
Distinti saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: COMPLIMENTI PER IL SITO MA A QUANDO
LE NOVITA'?
Sono un cardiopatico e ho molto apprezzato il suo bello e utile lavoro tecnico e semplice
allo stesso tempo; soprattutto utile per chi ne ha veramente bisogno. Però la sua 'opera'
si è fermata e da qualche mese ci navigo in torno senza vederne la conclusione. Capisco
perfettamente che spesso si vorrebbe fare qualcosa , anzi tanto, ma ........... il tempo
è tiranno. Spero di vedere completo il suo capolavoro e, nel frattempo, la saluto tanto e
la ringrazio per ciò che ha fatto. Complimenti anche a suo figlio Luca. per la parte
tecnica..
Egregio signor ....,
la ringrazio per i suoi
apprezzamenti,che sono uno stimolo a proseguire nel mio lavoro. Purtroppo gli impegni
lavorativi non mi hanno ancora permesso di portare a termine ciò che ho programmato. Fra
poco inizieranno le mie ferie e potrò dedicare il tempo libero a disposizione per
ampliare il mio sito. Non smetta di navigare: fra poco troverà altre notizie utili.
Cordiali Saluti
Roberto e Luca Carlon
OGGETTO: LA RCP (RIANIMAZIONE CARDIO-POLMONARE)
Gentile dott. Carlon
Gradirei il suo parere anche su questo studio: http://www.pslgroup.com/dg/F25D2.htm e
conoscere meglio la tecnica di Cpr (cardio pulmunar resuscitation). E'conosciuta anche in
Italia? Quando ne ha voglia e tempo naturalmente, non c'è alcuna fretta.
Grazie mille
Gentilissima dottoressa ....,
ho letto il riassunto del lavoro da lei citato. Questo studio conferma quanto già noto:
oltre il 90 per cento dei soggetti che vanno incontro ad arresto cardiaco non traumatico
fuori dell'ospedale sono in fibrillazione ventricolare, che decresce rapidamente nella sua
intensità fino a deteriorare in asistolia (cioè completa mancanza di attività
elettrica). A 4-8 minuti solo il 60 per cento ha ancora un cuore che fibrilla; a 12 minuti
la fibrillazione è rara. La rianimazione cardiopolmonare precoce (RCP), mantenendo più
lungo la fibrillazione ventricolare, permette di ottenere più facilmente e rapidamente
una attività meccanica quando si interviene con il defibrillatore.
Questi dati confermano l'importanza di diffondere il più possibile la tecnica di base
della rianimazione cardiopolmonare (BLS).Nel 1992 sono state pubblicate le linee guida per
la rianimazione da parte dell' European Resuscitation Council.
Le cito cosa raccomandava il consiglio europeo di rianimazione :
1. L'addestramento deve essere obbligatorio in tutte le scuole mediche che ed
odontoiatriche europee ed in tutte le scuole infermieristiche.
2. Gli ospedali all'interno dell'Europa dovrebbero provvedere a istituire dei corsi
affinché tutto il personale medico rimanga costantemente aggiornato e sufficientemente
abile nell'eseguire una CPR.
3. Gli ospedali dovrebbero provvedere ad assicurare che tutto lo staff coinvolto
nell'assistenza diretta al paziente riceva obbligatoriamente e ripetutamente
l'addestramento.
4. Simili opportunità dovrebbero essere operanti per coloro i quali stanno imparando la
pratica medica od odontoiatrica o per gli aspiranti ai ruoli assistenziali delle
comunità.
5. Il personale impiegato nei servizi di emergenza (personale delle ambulanze, vigili del
fuoco, polizia, soccorritori, addetti alla sicurezza, militari) dovrebbero ricevere un
addestramento ripetuto ho alla BLS.
6. Tutti gli autisti addetti e i mezzi pubblici dovrebbero essere esaminati anche su
nozioni relative alla BLS al momento della riqualificazione come conducenti di mezzi
pubblici.
7. In quei paesi in cui è richiesto un esame per il conseguimento del permesso di
guidare, un test relativo alla BLS dovrebbe far parte integrante del test stesso.
8 . Tutte le scuole europee dovrebbero prevedere un programma di addestramento graduato
alla BLS facente parte dello stesso curriculum scolastico.
Rimango a suo disposizione per ulteriori chiarimenti.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon.
OGGETTO: ARRESTO CARDIACO E LA DEFIBRILLAZIONE
PRECOCE
Gentile dott. Carlon le invio questo studio che si trova a questo link:
http://www.pslgroup.com/dg/F25CE.htm
Volevo sapere se è una tecnica nuova, cioè se normalmente negli ospedali italiani si
interviene in questo modo(eventualmente come si interviene) in caso di arresto cardiaco.
cordialmente
Gentile Dott.ssa ....,
la morte improvvisa di origine cardiaca costituisce una causa molto importante di
mortalità in Italia. Sovente l'arresto cardiaco compare fuori dall'ospedale, in questo
caso la mortalità e elevatissima. Entro pochi minuti dall'arresto cardiaco il cervello
subisce danni irreparabili. Per tale motivo sono stati proposti vari programmi che
consentano di attivare in tempi brevi la cosidetta Catena della Sopravvivenza. Questa
consiste nell'attivazione del numero telefonico unico per l'emergenza medica, l'inizio
della rianimazione cardiopolmonare di base da parte delle persone presenti, la
defibrillazione precoce e la rianimazione cardiopolmonare avanzata (vedi:
http://soddu2.dst.polimi.it/tesi/025/scenari6.htm).
In Italia con il d.p.r. del 27 marzo '92 è stato istituito il numero unico per
l'emergenza medica 118 e dei servizi di urgenza ed emergenza medica (SUEM).
Le cito una recente esperienza italiana (pubblicata sul Giornale Italiano di Cardiologia
nel 1998) di Mestre sull'arresto cardiaco extraospedaliero. In questo caso sono stati
addestrati gli infermieri professionali sull'uso
del defibrillatore esterno automatico. Dopo un breve corso teorico e pratico l'infermiere
professionale veniva autorizzato dal responsabile medico della centrale operativa all'uso
del defibrillatore automatico in ambiente extraospedaliero in assenza di personale medico.
Tale autorizzazione ha durata di tre mesi ed è rinnovabile ed è stata concessa in
riferimento all'articolo 10 del D.P.R.del 27 maggio '92, che prevede l'autorizzazione per
gli infermieri professionali " a svolgere le altre attività e manovre atte a
salvaguardare le funzioni vitali, previste dei protocolli decisi dal medico responsabile
del servizio ", pur essendo in contrasto con quello del 14 marzo '74, che definiva in
senso restrittivo le mansioni dell'infermiere professionale. Non sono a a conoscenza
s'esistano in Italia esperienze simili a quella canadese. Non so se la legislazione
italiana permetterebbe ai vigili del fuoco di utilizzare il defibrillatore.
Sicuramente vi sono numerose esperienze anche in Italia sulla rianimazione cardiopolmonare
di base (BLS), vedi: http://soddu2.dst.polimi.it/tesi/025/scenari5.htm oppure:
http://www.aston.it/deu/deu0007.htm) che non prevede l'utilizzo del defibrillatore.
A tale scopo vi sono molte iniziative locali (vedi:
http://www.ittc.it/croceb/formazio.htm,
http://www.dfc.unifi.it/AOC/95_12/art2.htm): vengono organizzati numerosi corsi non solo
per il personale paramedico ma anche per icomuni cittadini.
Per esempio, a Cittadella, nel nostro Centro di Riabilitazione organizziamo dei brevi
corsi di Rianimazione per i pazienti ed i loro familiari. Personalmente ritengo
l'esperienza di Ottawa, anche se limitata, molto interessante. Essa potrebbe essere
applicata anche in Italia.
Altre informazioni Le può trovare su: http://www.dfc.unifi.it/AOC/96_12/art20.htm
http://www.zen.it/misericordia/page5.html
http://www.univ.trieste.it/~arta/riace/riace.html
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: GRAZIE E COMPLIMENTI PER IL SITO
Egregio Dottore,
nel novembre scorso ho accusato dolori al petto in occasione di sforzi anche limitati.
Su consiglio del mio medico curante ho iniziato la trafila degli accertamenti cardiologici
e nel contempo ho iniziato a finalizzare la mia abituale navigazione su internet (per
motivi professionali) alla ricerca di qualche fonte che potesse "spiegarmi"
qualcosa dei miei sintomi. Ho così incontrato il suo sito che mi ha molto colpito e che
mi ha esattamente spiegato la natura dei sintomi che accusavo : angina instabile. I
successivi accertamenti hanno confermato la diagnosi talchè ho intrapreso il percorso
abituale in questi casi che è culminato con un intervento di by-pass coronarico (Ospedale
S.Raffaele di Milano), un breve periodo di riabilitazione cardiologica e l'attuale
convalescenza.
Le sono quindi grato per il sito che così bene riesce a sviluppare con suo figlio anche
perchè mia ha concretamente aiutato ad "assorbire" meglio lo shock della
diagnosi e della prognosi : angina instabile - stabilizzazione immediata in terapia
intensiva - coronografia - intervento chirurgico. Ho ancora oggi consultato il suo sito
poichè sono interessato a conoscere il più possibile su ciò che si intende per
Riabilitazione del Cardiopatico. Ho fatto qualche giorno di riabilitazione presso il
Centro di riabilitazione di Fasano di Gardone del Garda (dipendenza degli Spedali Riuniti
di Brescia) senza terminare il ciclo previsto delle due settimane. Ho comunque avvertito
la reale utilità di programmi del genere che purtroppo non sono disponibili nella mia
provincia di residenza (Pordenone), talchè sono interessato a organizzarmi in qualche
maniera con altri cardiopatici come me. Di nuovo grazie per il suo contributo
disinteressato al benessere dei pazienti e complimenti per la qualità del suo sito. La
saluto cordialmente e le auguro un felice anno nuovo.
OGGETTO: SFIGMOMANOMETRI
Gent. Dott. Roberto Carlon,
mi chiamo ...., recentemete le ho chiesto se potevo aver alcune informazione da Lei di
caratetre medico. Avuta la sua disponibilità ne approfitto per chiederle un
consiglio su uno strumento che Lei senz'altro potrà indicarmi con precizione. Preciso che
da alcuni anni soffro di ipertensione arteriosa, quindi quello che le voglio chiedere:
dovendo acquistare un misuratore di pressione è meglio quello a mercurio o
elettronico? La ringrazione della sua gentile disponibilità.
Egregio signor ....,
esistono diversi misuratore di pressione, detti sfigmomanometri:
1) a colonna di Mercurio: dopo aver imparato a misurare i valori pressori in modo
corretto, lo sfigmomanometro a colonna di mercurio è sicuramente il più preciso e
raramente necessita di essere ritarato.
2) ad aneroide: si tratta di uno sfigmomanometro manuale come il precedente, che al
posto della colonna di mercurio utilizza una specie di " orologio ". Questo
sfigmomanometro necessita di essere periodicamente tarato.
3) elettronico: più facile da utilizzare, anche da persone poco esperte. Non è
tuttavia sempre preciso come i precedenti.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: STUDENTESSA DELLA FACOLTA' DI FARMACIA
Sono una studentessa della facoltà di Farmacia a Padova e ho apprezzato moltissimo il suo
sito, è molto chiaro E completo. Grazie per il lavoro che ha svolto, spero che la sua
opera divulgativa su internet continui. Buon lavoro.
OGGETTO: QUESITI SULL'INFARTO MIOCARDICO
Gent.ma dott.ssa ....,
Le rispondo ai quesiti che mi ha posto:
1) DOLORE NELL'INFARTO MIOCARDICO: nella maggioranza dei casi l'infarto miocardico si
accompagna ad un forte dolore nel centro del petto, in sede retrosternale, che a seconda
dei casi può,ma non necessariamente,
estendersi a tutta la parete toracica anteriore, alla schiena, alle spalle, oppure
irradiarsi
alle braccia, più spesso a quello sinistro. In altri soggetti il dolore può irradiarsi
anche al collo e mandibole. Non in tutti i soggetti il dolore ha pertanto le stesse
caratteristiche e le stesse irradiazioni: un paziente può avere dolore solo al petto, un
altro al petto ed al collo, un altro ancora al petto al collo e braccio sinistro, ecc...
In ogni caso ciò che fa sospettare un infarto è la comparsa improvvisa di un dolore al
centro del petto o con le irradiazioni sopradescritte, abitualmente intenso (in alcuni
casi anche più lieve). Un altro segno caratteristico, oltre al dolore, è la comparsa di
abbondante sudorazione fredda nella parte superiore del corpo. talora mancanza di respiro
e nausea.
I sintomi durano più di 15 minuti. Viceversa se il dolore è breve, tipo fitta, oppure se
compare quando ci si piega, si ruota il tronco o si fa un respiro profondo, di solito non
è sintomo d'infarto.
2) SINTOMO PREMONITORI-SI PUO' PREVENIRE L'INFARTO?: Purtroppo nella metà dei casi non ci
sono dei sintomi premonitori.
L'occlusione della coronaria responsabile dell'infarto può comparire improvvisamente,
anche di notte. L'infarto può complicarsi con un arresto cardiaco: di solito causato da
una Fibrillazione Ventricolare. E' per questo che bisogna ricoverarsi il più presto
possibile quando compare un dolore che ci fa sospettare un infarto miocardico.
Se una persona muore improvvisamente senza segni premonitori la causa più frequente
statisticamente è la Fibrillazione Ventricolare causata da un infarto (esistono però
altre cause meno frequenti: la Fibrillazione Ventricolare che colpisce un'altra malattia
di cuore, l'aneurisma dissecante dell'aorta, ecc...).
L'unica cosa che può essere fatta per cercare di evitare l'infarto miocardico in una
persona che non ha mai avuto disturbi è la PREVENZIONE PRIMARIA: cioè avere uno stile di
vita più sano, ridurre la PRESSIONE ARTERIOSA se il soggetto è iperteso, curare
l'eventuale DIABETE, smettere di FUMARE, controllare il proprio COLESTEROLO, evitare la
SEDENTARIETA' e lo STRESS eccessivo, avere un'ALIMENTAZIONE POVERA DI GRASSI ANIMALI e
ricca di fibre, ecc...
Un'altra possibilità di evitare l'infarto l'ho già accennato nelle precedente e-mail: in
caso di aggravamento o nuova comparsa di un' angina pectoris (ANGINA INSTABILE), cioè
quei dolori al petto che possono precedere l'infarto, comunicare immediatamente tali
sintomi al medico curante, che successivamente, se confermerà il sospetto, invierà
prontamente il paziente dal cardiologo per una valutazione specialistica.
3) I TROMBOLITICI. Negli ultimi 12 anni sono stati pubblicati molti studi fondamentali che
hanno segnato le tappe importanti della cura dell'infarto miocardico. Nel 1986-1987 è
stato pubblicato lo studio GISSI 1 che ha dimostrato inequivocabilmente l'utilità dei
trombolitici (streptochinasi), cioè farmaci che "sciolgono" il trombo formatosi
sopra la placca aterosclerotica, causa dell'occlusione coronarica e quindi dell'infarto
stesso. Si può così ottenere in molti soggetti la riapertura dell'arteria (coronaria)
occlusa. Nel 1988 lo studio ISIS-2 ha dimostrato l'efficacia dell'Aspirina sia da sola che
associata al trombolitico. Nel 1990 lo studio GISSI 2 ha dimostrato l'efficacia di un
altro trobolitico (t-PA). Nel 1993 lo studio GUSTO 1 ha permesso di capire come usare al
meglio i trombolitici. Lo studio SAVE (1991-1992) e poi il nostro GISSI 3 (1994-1996) e lo
studio ISIS 4 (1995) hanno dimostrato l'utilità di altri farmaci (ACE-INIBITORI).
Altri importanti studi hanno confermato questi risultati, per cui l'attuale terapia
dell'infarto è ben standardizzata e validata.
4) Mi chiede quali sono le caratteristiche esterne che un'altra persona deve valutare per
sospettare un infarto. Bisogna interrogare il paziente perchè il dolore è il sintomo
principale, soprattutto se il paziente (già affetto da angina pectoris in precedenza) lo
riconosce come dolore anginoso, anche se più intenso del solito. Inoltre, il soggetto
appare spesso pallido, angosciato e sudorante, con cute fredda, in alcuni casi respira con
difficoltà.
5) In Italia si calcola che ci siano circa 130.000 infarti miocardici ogni anno. Molte
persone muoiono prima di giungere all'Ospedale. La mortalità media per i pazienti che
giungono all'Ospedale è scesa con le attuali terapie sotto al 10%. Per i pazienti che
ricevono le terapie consigliate la mortalità dopo 6 settimane è stata del 6,3% nello
studio GISSI 3.
6) Mi chiede quali tipologie d'infarto esistono?
Esistono infarti di varia gravità: tutto dipende dalla coronaria che si occlude. Quanto
più importante e grande è la coronaria tanto più grande è l'infarto. L'infarto può
colpire la parete anteriore del cuore quando si occlude una coronaria molto importante che
si chiama Discendente Anteriore. Se l'occlusione avviene nella coronaria destra l'infarto
colpirà la parete inferiore. Se l'occlusione avviene nella coronaria circonflessa
l'infarto colpirà la parete postero-laterale.
Non è possibile differenziare i vari tipi di infarto sulla base dei sintomi, anche se di
solito nell'infarto miocardico della parete inferiore il dolore si presenta frequentemente
nella parte bassa del petto e a livello dell'epigastrio, cioè la zona corrispondente allo
stomaco, sotto lo sterno.
Resto a sua disposizione.
Cordiali Saluti.
Roberto Carlon
OGGETTO:
QUANDO ASSUMERE L'ACE-INIBITORE
Da qualche mese sono
in terapia antiipertensiva con il farmaco COVERSYL. Ho letto su queste pagine che è
consigliato assumere il farmaco alla sera. Sul foglio illustrativo del medicinale invece
viene consigliata la somministrazione al mattino fuori dai pasti. Chiedo cortesemente a
chi devo dare ragione ??
GRAZIE!!
Gent. Sig. ....,
non c'è alcuna contraddizione tra quanto è scritto sul foglio illustrativo e quanto ho
affermato nel mio sito. Semplicemente non si è accorto che quello che lei ha letto si
riferiva al trattamento con ACE-inibitori nei pazienti con scompenso cardiaco e non
nell'ipertensione arteriosa. Nel primo caso infatti le condizioni del paziente sono di una
certa gravità, con valori di pressione abitualmente più bassi. Per tale motivo
l'aggiunta di un tale farmaco antiipertensivo potrebbe, in alcuni casi, portare ad
un'ipotensione sino allo svenimento. L'assunzione serale, in questi pazienti, permette di
tollerare meglio una eventuale ipotensione che compare poco dopo, quando il soggetto è a
letto, in posizione orizzontale.
Successivamente l'assunzione può essere spostata al mattino, se si tratta di un farmaco
in monosomministrazione.
Nel suo caso invece può tranquillamente assumere li farmaco al mattino come è scritto
nel foglietto illustrativo.
Spero di averle fugato ogni dubbio.
Distinti Saluti
Roberto Carlon
La ringrazio della precisazione e le chiedo scusa per la mia disattenzione
OGGETTO:
PALPITAZIONI
Caro Dottore,
Ho visitato con vivo interesse la sua web page che trovo molto ben fatta: ottima
informazione alla portata di tutti.
Mi presento: mi chiamo .... e sono un italiano residente all'stero (in groenlandia). Le
scrivo perche' credo di avere un problema al cuore che sembra pero' un "non
problema" per i medici di qui: giudichi Lei.......circa un anno fa ho cominciato ad
accusare forti aritmie, senso di sfinimento e di vertigine. Allarmato sono andato in
ospedale dove mi hanno fatto un esame del sangue ed un EC a riposo, esito:nessun
problema, secondo gli esami ero in perfetta forma. Con il passare del tempo le aritmie
sono aumentate di intensita' e di frequenza ed anche gli altri sintomi sopra descritti
fino a quando mi sono sentito molto male e mi hanno portato in opspedale durante la notte.
Mi hanno visitato, controllato che non ci fosse pericolo e rispedito a casa. Dopo circa 20
giorni un cardiologo mi ha visitato e mi ha sottoposto ad una RX toracica, una
analisi del sangue (non so di che tipo ma sicuramente non complessa perche per analisi
complesse tipo colesterolo o VES o trigliceridi spediscono il sangue in danimarca) ed un
EC sotto sforzo (da notare che le mie condizioni fisiche erano cosi' precarie che anche
solo due gradini mi facevano mancare il respiro ed innalzare bruscamente i battiti
cardiaci). Comunque il cardiologo mi ha assicurato che il mio cuore era in perfetto stato
e che forse ero un po stressato, mi ha consigliato di camminare molto e di smettere di
fumare. Cosi ho fatto, smesso di fumare, non bevo alcolici e dopo circa 4 mesi dall'ultima
visita cardiologica ho ancora gli stessi problemi: aritmie frequenti e talvolta dolorose,
calo brusco di rendimento fisico, spossatezza, improvvisa tachicardia dovuta ad emozioni
quasi normali, senso di affaticamento anche per pochi gradini ecc.... non so piu' che cosa
fare e il fatto che non riesco a trovare aiuto qualificato mi frustra ancor di piu! Mi
puo' dare qualche consiglio???? Le sarei molto grato.
La ringrazio fin d'ora per il tempo che vorra' dedicarmi
Distinti Saluti
Egr. Sig. ....,
posso solo darle alcuni consigli, poiché mi mancano molte altre informazioni e
soprattutto non la posso visitare (presumo che alla visita tutto fosse normale).
Comunque ritengo:
- se le palpitazioni da lei accusate non si sono mai presentate durante il test da sforzo
o durante gli elettrocardiogrammi che lei ha eseguito e soprattutto se si verificano
frequentemente è utile eseguire un ECG dinamico secondo Holter, cioè una registrazione
di 24 ore (talora anche più prolungata) dell'elettrocardiogramma, per cercare di
documentare le presunte aritmie. Presunte, perchè anche lo stato d'ansia può dare una
sensazione di cardiopalmo, senza che questo si accompagni ad una reale aritmia. Se durante
l'esame accuserà gli abituali disturbi ma la registrazione non mostrerà aritmie
avremo la conferma che si tratta di una sensazione soggettiva, probabilmente legata ad uno
stato d'ansia.
- se ha notato un calo di peso in questi mesi potrebbe esssere utile eseguire un controllo
della funzionalità tiroidea: i disturbi accusati potrebbbero essere la conseguenza di un
ipertiroidismo.
Non credo comunque si debba preoccupare più del dovuto, se la visita cardiologica, l'ECG,
la radiografia del torace ed il test da sforzo sono risultati normali, probabilmente il
suo cuore sta bene.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: DOLORE ALLE MANI ED AL PETTO
Dott. Carlon
ho appena scoperto il suo interessante sito e ho pensato di chiederle un parere su dei
disturbi che avverto da alcune settimane e che ho paura possano essere
ricollegati al cuore. Mi chiamo ... e sono una donna di 34 anni. Dicevo, si tratta di
dolori alle articolazioni delle mani, prevalentemente la sinistra, che a volte si diramano
verso il gomito. Li avverto principalmente la sera a letto, ma a volte anche di giorno,
mentre lavoro al computer (come in questo momento). Inizio a preoccuparmi perche' mi
sembra di ricordare che eventuali dolori alle braccia possono essere indicatori di
patologie cardiache. Inoltre, qualche giorno fa, mentre mi piegavo, ho
improvvisamente avvertito un dolore acuto in mezzo al petto, alla bocca dello stomaco, che
si estendeva verso l'esterno. Il tutto e' durato qualche minuto e poi fortunatamente non
si e' piu' ripresentato. Non ricordo bene, ma forse avevo da poco terminato di fare delle
flessioni sulle braccia per terra ( e di mangiare delle polpette di carne appena uscite
dall'olio - ma forse non ha nulla a che fare!) Devo precisare che sono una persona
abbastanza ansiosa e che in un passato non molto lontano ho sofferto di attacchi di panico
e tachicardia, sempre minimizzati dai medici. L'ultimo ECG (effettuato agli inizi di
quest'anno) non ha evidenziato nulla di patologico.
La ringrazio della risposta che spero vorra' darmi.
Distinti saluti
Gent.ma Sig.ra
...,
avrei bisogno di
altre informazioni ma posso comunque tranquillizzarla: la sintomatologia da Lei riferita
non è verosimilmente di origine coronarica. I dolori alle mani, soprattutto se di lunga
durata (come sembra di capire), probabilmente hanno un'altra causa. Anche il dolore al
petto non presenta le caratteristiche dell'angina pectoris. Infatti è comparso
improvvisamente mentre si piegava in avanti, dopo aver mangiato: potrebbe trattarsi di un
reflusso gastro-esofageo. Comunque si è trattato di un episodio isolato.Si tranquillizzi,
le probabilità di avere una malattia alle coronarie sono alquanto remote. Lei ha una
probabilità inferiore al 5% di sviluppare una malattia delle coronarie nei prossimi 10
anni: provi ad entrare nel mio sito, nella sezione dedicata ai medici. Nel primo articolo
sul trattamento dell'ipercolesterolemia troverà un collegamento alla Carta del Rischio Coronarico con le
istruzioni per calcolare il proprio rischio.
Distinti Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: I FARMACI PER LA CURA DELLA FIBRILLAZIONE ATRIALE
Ho 69 anni e da alcuni
anni soffro di aritmie. Inizialmente sono state curate con ritmonorm e prevex in seguito
il ritmonorm è stato sostituito da Sotalex e Lanoxin. Successivamente il Ritmonorm ed il
Sotalex da altro cardiologo esperto in aritmie ha sostenuto che i due suddetti non hanno
risolto il problema che anzi viene accentuato ed inoltre ha provocato un indebolimento del
cuore. Chiedo può essere così? Mi sono stati dati nuovi farmaci: Losazid - Lanoxin -
Amiodar. Questo prodotto mi si dice che ha effetti collaterali sulla tiroide però è
utile in quanto ha la capacità di migliorare le aritmie e di risolvere la fibrillazione
atriale. Siccome da analisi gli ormoni tiroidei sono al limite chiedo è appropriata tale
cura, gli effetti collaterali sono rimarchevoli, quali altri prodotti possono sostituire
l'Amiodar?
Distinti saluti
non posso darle una
risposta conclusiva in mancanza di molte altre informazioni. Da quello che capisco dalla
sua e-mail, lei è affetto da fibrillazione atriale parossistica e probabilmente ha
qualche altra patologia associata (ipertensione arteriosa) poichè alcuni farmaci da lei
elencati non sono antiaritmici ma degli anti-ipertensivi (Losazid e Prevex). La necessità
di un trattamento dipende dalla frequenza e durata degli episodi di fibrillazione atriale.
Anche le patologie associate sono importanti sulla scelta dell'antiaritmico. Se
il Ritmonorm ed il Sotalex sono risultati inefficaci o addirittura hanno peggiorato
la situazione come le è stato riferito (il peggioramento potrebbe essere la conseguenza
di un effetto pro-aritmico, cioè facilitante le aritmie) vi sono altre alternative
(chinidina, flecainide ed amiodarone). La scelta come le dicevo dev'essere valutata dopo
un'accurata valutazione.
Il cardiologo le ha
consigliato l'Amiodar: si tratta dell'amiodarone. Farmaco molto efficace ma dotato di
effetti collaterali che richiedono uno stretto controllo. Di seguito allego la scheda che
si trova nel mio sito http://space.tin.it/salute/fruca
"AMIODARONE: uno
degli antiaritmici più efficaci anche se dotato di effetti collaterali piuttosto
importanti. Molto utile nel prevenire la fibrillazione atriale ed in molte aritmie gravi e
pericolose per la vita. Particolarmente utile, come i betabloccanti, nel trattamento delle
aritmie dopo infarto miocardico.
Durante il suo
utilizzo sono necessari periodici controlli della funzionalità della tiroide (basta un
prelievo di sangue almeno 2 volte allanno), dei depositi di farmaco nella cornea
(loculista controllerà questi depositi sulla superficie dellocchio:
generalmente non provocano alcun disturbo) e nel polmone (una radiografia del torace). Un
altro effetto collaterale possibile è la fotosensibilizzazione: arrossamento della cute
dopo esposizione al sole cui fa seguito una pigmentazione intensa. Tutti questi effetti
collaterali generalmente regrediscono lentamente ma completamente con la sospensione del
farmaco."
Infine tenga presente
che un lieve aumento del T4F in assenza di variazioni del T3 e del TSH è una conseguenza
"normale" del trattamento con amiodarone e non un vero ipertiroidismo. Questo
lieve aumento isolato non necessita di una sospensione del trattamento, ma solo un
controllo nel tempo.
Caro dottore,
La ringrazio vivamente per la sua
esauriente risposta data anche in tempi così ravvicinati. Devo precisarLe che in effetti
si tratta di mia moglie (69 anni) che è una persona molto emotiva, quando i medici le
controllano la pressione questa va alle stelle, poi torna normale. Recentemente l'ho
portata da un primario aritmologo che dotato di macchine molto avanzate le ha fatto un
elettrocardiogramma ed un ecografia approfondita. Ha riportato quanto segue: Fibrillazione
atriale con blocco di primo grado con frequenti extrasistoli ventricolari. Poi sulla
ricetta ha scritto: "Atrio di sinistra e ventricolo sinistro dilatato. Ridotta
funzione ventricolare sinistra. Cardiopatia dilatata in fase di compenso ...." Gli ha
tolto il Sotalex e gli ha prescritto il Losazid, il Lanoxin e Ibustrin, poi per prevenire
una aritmia ventricolare gli ha prescritto l'Amodiar (2 compr. per una settimana, poi 1
compr. per 5 giorni alla settimana) dopo avere visto l'analisi della tiroide che dovrebbe
essere ripetuta ogni 3 mesi. Visto che me l'hanno rovinata in quanto da una semplice
aritmia gli hanno dato medicinali che hanno risolto parzialmente l'aritmia ma gli hanno
provocato un indebolimento del cuore ed un senso di stanchezza. Le chiedo, tenendo conto
della sua emotività,cosa succederebbe se si astenesse dal prendere l'Amiodar e
continuasse solo con Lanoxin-Losazid-Ibustrin dato che nei momenti di tranquillità e di
svago Lei non sente i problemi del cuore? A quali conseguenze andrebbe incontro? In attesa
di avere una risposta alle analisi si limita ai suddetti prodotti e non mi pare che stia
peggiorando. Grazie vivissime per il suo interessamento.
Egr. ...,
il caso di sua moglie è
abbastanza complesso e non può essere affrontato via e-mail. Deve avere fiducia in un
cardiologo che segua sua moglie. In ogni caso la terapia effettuata in precedenza non ha
provocato danni irreversibili, sua moglie non è stata "rovinata" da quella
terapia.
Cordiali Saluti.
Roberto Carlon
OGGETTO:
COMPLIMENTI DA INFIERMIERE PROFESSIONALE
Gentile Dott. Roberto Carlon,
ho visitato il suo sito, e sono
rimasto molto soddisfatto, volevo fare i miei complimenti perchè è una iniziativa molto
interessante. Io sono un infermiere professionale e trovo utile anche per chi lavora,
oltre che per il cittadino, la consultazione del vostro sito. Complimenti di nuovo, verrò
spesso a visitarvi.
CARDITE REUMATICA CON INSUFFICIENZA
MITRALICA
Gentile Dottore, A mio figlio di 8
anni
è stata riscontrata nel gennaio
1998 una miocardite di origine reumatica, con leggera insufficienza della valvola
mitralica, a seguito di una infezione da stafilococco. L'infezione è stata curata con
cortisone, e attualmente segue una profilassi a base di diaminocillina ogni 21 giorni. Le
mie domande, alle quali nessuno dei medici curanti (cardiologo-reumatologo-pediatra) ha
saputo finora rispondere, riguardano le conseguenze sulla vita futura di mio figlio. In
che modo questo episodio avrà influenza sulla sua salute? Mio figlio è destinato a
diventare cardiopatico? E' possibile operare prevenzione, e come? E infine: da
"profana", come posso documentarmi su questa malattia? può consigliarmi qualche
titolo, o rivista? La ringrazio per l'attenzione.
Gent.le Sig.ra
La febbre reumatica era una
malattia molto diffusa in passato ma attualmente piuttosto rara nei paesi sviluppati.
Tuttavia è ancora presente: - è causata dallo streptococco del ceppo A betaemolitico, -
più spesso colpisce i bambini dai 6 ai 12 anni, - vi è una predisposizione a nuovi
attacchi dopo una prima infezione, - la gravità dipende dalla patogenicità
(aggressività) del ceppo di streptococco e dalla risposta immunitaria dell'individuo.
Solitamente (2/3 dei casi) è preceduta da una faringo-tonsillite streptococcica (2
settimane prima), ma la febbre reumatica compare solo dopo una risposta immunitaria
antistreptococcica. In ogni caso solo circa il 3% dei soggetti colpiti da una
faringo-tonsillite streptococcica al primo episodio, svilupperà la malattia (contro il
20% del 2° e 50% del 3° episodio). Le alterazioni colpiscono vari organi. Probabilmente
nel 50% casi tale malattia può interessare il CUORE: la CARDITE REUMATICA. Può
interessare il muscolo (miocardio), la superficie interna del cuore (endocardio) o più
raramente la superficie esterna (pericardio). Una delle conseguenze più frequenti è la
compara di un soffio da insufficienza della valvola mitralica. Se il soffio scompare alla
fine della fase acuta la guarigione senza lesioni cardiache è del 70%, ma solo del 30% se
vi è stata una vera cardite. Le terapie a base di antibiotici e cortisonici sono molto
efficaci nel combattere tale malattia, infatti i dati che le ho fornito erano nettamente
peggiori in passato o nei paesi del terzo mondo. E' molto importante proseguire con la
profilassi antibiotica per prevenire le recidive che apporterebbero ulteriori e più
importanti danni alla valvola. Thompkins e collaboratori hanno dimostrato che nel 70% dei
pazienti che hanno manifestato un soffio, in fase acuta, da insufficienza mitralica, il
rispetto delle misure di profilassi consigliate comportava la scomparsa del soffio stesso
entro 5 anni. La profilassi va proseguita probabilmente (c'è una certa diversità di
opinioni) per 10 anni nei soggetti sotto i 20 anni e 5 anni per i soggetti sopra i 20
anni. Sembra che nell'adulto anche 3 anni siano sufficienti.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
Gentile Dottore,
la ringrazio per la cortese e sollecita risposta.
Cordiali saluti
INFARTO
A 37 ANNI
gentilissimo Dottore, mi chiamo
..... ho 37 anni e due anni fa in pieno benessere sono stato colpito da un ima inferiore,
senza accusare nessuna sintomatologia importante. Due mesi prima, volendo fare sport,
avevo fatto una prova da sforzo completamente negativa. I miei fattori di rischio erano la
familiarità padre deceduto a 59 anni ed il fumo di sigarette. 20 giorni dopo l'evento ho
fatto una prova da sforzo risultata completamente negativa, poi ho fatto la coronarografia
che ha evidenziato l'occlusione della coronaria destra al 3 prossimale, mente l'iva e la
cx risultavano esenti da alterazioni e la presenza di circolo collaterale.il mio
colesterolo attualmente sono in trattamento con simvastatina 10 mg è 132mg/dl, ldl 66 hdl
49 glicemia 0,80 trigliceridi 90, ho smesso completamente di fumare, faccio jogging
quotidianamente circa 12km in un'ora il tracciato non porta nessun segno di pregresso
infarto, l'esame holter e' completamente negativo, l'ultima prova da sforzo eseguita un
mese fa e' risultata negativa al 7 stadio, il mio cardiologo dice che neanche gli atleti
lo raggiungono. Scusi se sono stato un pò lungo ma le volevo chiedere se posso stare un
pò tranquillo e cercare di non pensarci più tanto? confidando in una sua risposta le
invio cordiali saluti.
Egr. Sig. ....,
sulla base delle informazioni
che mi ha fornito posso tranquillizzarla nel modo più assoluto. Il test da sforzo è
negativo ad alto carico e la coronarografia ha mostrato una malattia monovasale (un solo
vaso colpito, quello che ha causato l'infarto). Non ci sono state conseguenze importanti
dall'infarto. A questo punto quello che conta è la PREVENZIONE SECONDARIA: - il
colesterolo LDL (quello cattivo per intenderci) con l'aiuto dei farmaci che sta assumendo
deve rimanere sotto i 100-110 mg/dl - deve abolire completamente il fumo, - pratichi
regolarmente attività fisica di tipo aerobico, - mantenga nei limiti della norma i valori
pressori, - curi l'alimentazione: mantenga il peso forma, riduca i grassi saturi di
origine animali, utilizzi tranquillamente frutta e verdura, preferisca l'uso del pesce che
contiene sostanze che possono avere un certo effetto protettivo (in commercio vendono
capsule contenenti tali sostanze) - si sottoponga a periodici controlli cardiologici.
Infine: non deve considerare la vita futura una vita di sacrifici, di misure restrittive.
E' solo una vita PIU' SANA per aggiungere più anni ad una vita serena in salute!
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
PAURA DI
ANGINA
Gent.mo Dott. Carlon,
innanzitutto complimenti per la
realizzazione del sito, forse uno dei più completi tra quelli visitati finora
sull'argomento. E' la prima volta che mi trovo a girare su Internet per avere risposte
circa la mia condizione fisica, ma dopo l'episodio accadutomi ieri ho bisogno di risposte
e, le devo dire la verità, questo mi è sembrato il modo meno indolore per cercarle. Sono
una donna di 31 anni, fisicamente sono minuta (1, 60 m di altezza per 48 Kg di peso), non
ho mai avuto problemi cardiaci (perlomeno non ne ho mai avuto sentore); ieri pomeriggio
però, mentre ero in autobus ho sentito una fitta lancinante e bruciante all'altezza dello
sterno. Improvvisa e fortissima (tanto da fermarmi il respiro) ma altrettanto veloce da
sparire in meno di 10 secondi. Mi ha lasciato terrorizzata e angosciata; tornando a casa,
infatti, mi sono letta enciclopedie e trattati su malattie cardivascolari e loro sintomi.
Ora, però, sono più confusa di prima e chiedo aiuto, quindi, a un professionista
nell'attesa di fare i dovuti accertamenti. Se le è possibile vorrei sciogliere il
seguente dubbio: è possibile ricondurre questo episodio a una patologia grave oppure si
tratta di sintomi di altra natura? Per sua informazione le dico che sono una sportiva
saltuaria (bici, nuoto, palestra ultimamente anche spinning), che mi sottopongo
annualmente ad e analisi del sangue e delle urine e che dagli ultimi accertamenti (fatti
lo scorso mese) i risultati sono nella norma; inoltre non fumo, ho la pressione bassa ma
soprattutto che nell'ultimo periodo sto vivendo in uno stato ansioso che mi porta ad
essere piuttosto irritabile e nervosa. Non ultimo (forse può essere di aiuto nella
diagnosi) che poco prima dell'episodio ero passata dalla metropolitana (in cui il clima
era, ovviamente, tropicale) ai 5 gradi della temperatura esterna e quindi di nuovo nel bus
strapieno! Sarei grata se potessi avere al più presto una diagnosi su quanto successo,
soprattutto per correre ai ripari qualora si tratti di qualcosa di grave. La ringrazio
moltissimo per l'attenzione prestatami fin qui ma soprattutto per l'idea della consulenza
on-line, d'aiuto soprattutto peri dubbi atroci che assalgono i pazienti incompetenti come
me.
Buon lavoro e a presto.
Gent.ma Sig.ra ....,
la sintomatologia da Lei
riferita non ha le caratteristiche di un dolore di tipo anginoso: troppo improvviso e
troppo breve (meno di 10 sec). Si tranquillizzi.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
RINGRAZIAMENTI
Mi è stato diagnosticato dal
medico di fabbrica un non meglio definito blocco di branca, imputabile alla mia lunga
carriera di fumatore, con rischio, se pur a lungo termine, di necessità di pacemaker.
Navigando in cerca di argomenti in materia di cuore, mi sono imbattuto nel Suo sito.
Desidero complimentarmi per l'iniziativa e per la chiarezza espositiva e porgerLe un
sincero ringraziamento.
ALLERGIA
Caro dottore la lettera che le
scrivo le può risultare un po' insolita. Una mia amica soffre di minima alta, e a quanto
sembra e' allergica a tutti i farmaci e possibile, se si si può curare, esistono dei test
per diagnosticare i farmaci a cui può essere allergica. Grazie
Mi sembra difficile pensare che
la sua amica sia allergica a tutti i farmaci. Bisogna differenziare l'allergia vera e
propria dall'intolleranza o dagli effetti collaterali. Alcuni soggetti particolarmente
"sfortunati" tollerano male la terapia anti-ipertensiva ma con l'aiuto del
medico o del cardiologo di fiducia troverà sicuramente la terapia più appropriata.
Saluti
Roberto Carlon
STENOSI
AORTICA
Gentile Dott. CARLON
ad un mio zio, di 65 anni, a seguito di un edema polmonare, con conseguente ricovero in
UTIC, e stata diagnosticata una stenosi della valvola aortica.
L'indicazione degli specialisti e stata quella di una sostituzione della valvola stessa
tramite intervento chirurgico.
Vorrei cortesemente sapere se l'intervento chirurgico e l'unica soluzione possibile, quali
sono le tipologie dell'intervento, le ricadute sulla qualità di vita del paziente, e gli
eventuali rischi connessi all'intervento stesso.
Nel ringraziarla la saluto cordialmente.
Egr. Sig. ...,
la stenosi della valvola aortica ha una caratteristica particolare: rimane silente per
molti anni. Il cuore lavora di più, le sue pareti diventano più spesse riuscendo in tal
modo a contrastare l'ostruzione. Con il tempo il muscolo cardiaco non riesce più a
mantenere questo superlavoro e cominciano così i primi disturbi: dolori al petto,
mancanza di respiro oppure episodi caratterizzati dalla perdita di coscienza. Quando
compaiono uno di questi disturbi la stenosi valvolare è di tipo severo e richiede la
sostituzione della valvola tramite un intervento chirurgico. La sopravvivenza media dei
pazienti con Stenosi Aortica grave sintomatica sono: 5 anni dopo la comparsa di angina
pectoris, 3 anni dopo la comparsa di una perdita di coscienza ed inferiore ai 2 anni dopo
uno scompenso cardiaco.
Suo zio ha presentato un edema polmonare cioè uno scompenso cardiaco, pertanto se gli
esami hanno confermato trattarsi di una stenosi aortica importante, l'unico trattamento
efficace e risolutivo è quello chirurgico. La mortalità operatoria e del 5% o anche
meno, dipende dalle condizioni generali, dalla presenza di altre malattie associate o
dalla presenza di un grave scompenso di cuore.
Dopo sostituzione della valvola la sopravvivenza a 10 anni è del 60%, a 15 anni del 45%.
I pazienti di età uguale o superiore a 65 anni hanno una sopravvivenza maggiore.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: TEST DA SFORZO POSITIVO DOPO INFARTO
Ho
visitato il suo sito, lo trovo molto interessante.
Per questo le chiedo
cortesemente di poter visionare i documenti allegati, e attendo una sua diagnosi più
accurata in quanto specialista cardiologo.
La persona in oggetto é
mio padre, ha 60 anni ed é la prima volta e spero l'ultima.
Il cardiologo che ha in
cura mio padre dice che non c'è da preoccuparsi più di tanto, lei cosa ne pensa?.
La ringrazio
anticipatamente per la presa in esame della presente.
Egr. Sig. ...,
ho letto la documentazione che
mi ha inviato. Concordo perfettamente con la terapia praticata e sull'opportunità di
sottoporre suo padre ad indagine coronarografica. Quest'ultima indagine è necessaria in
considerazione della positività del test ergometrico. Semplificando, esiste ancora del
tessuto miocardico sano che non riceve un flusso adeguato sotto sforzo. Dopo la
coronarografia si deciderà il trattamento migliore: terapia medica, angioplastica
coronarica od intervento di rivascolarizzazione con bypass aorto-coronarico. Il test da
sforzo dovrebbe essere ripetuto anche in corso di trattamento farmacologico.
Distinti Saluti
Roberto Carlon
Egr. Dott. Carlon,
la ringrazio tantissimo per la sua disponibilità, e la sua cortesia.
Il giorno 22\12\1999 mio padre verrà sottoposto alla CORONAROGRAFIA, la terrò informata.
Colgo l'occasione per augurarle un buon Natale e felice Anno nuovo.
Cordiali saluti
OGGETTO: DISORDINI ALIMENTARI E
CUORE (BULIMIA)
Salve, sono una ragazza di 23 anni
e ho una domanda da porle. Da 9 anni soffro di bulimia, gli episodi di abbuffate e vomito
sono molto frequenti. Ho letto che questa "attività" può essere molto
pericolosa per il cuore (durante le crisi di fame i battiti cardiaci aumentano fino a 130
per poi precipitare improvvisamente dopo il vomito). Ho fatto recentemente una visita
cardiologica che non ha dato nessun risultato preoccupante. Mi preoccupa però sapere
quanto di vero c'è in ciò che ho letto (so che la maggior parte di decessi nei disordini
alimentari è dovuta ad infarto...). La prego di rispondermi, è un argomento che mi
interessa molto.
Cara ....,
La bulimia significa
letteralmente "fame da lupo". Si tratta di una sindrome caratterizzata
dall'ingestione di grosse quantità di cibo associata ad episodi di vomito indotto, con o
senza successiva assunzione di lassativi. Le possibili complicanze di questa sindrome
sono: - aspirazione del contenuto gastrico - lacerazioni esofagee e gastriche - riduzione
del potassio nel sangue con la comparsa di aritmie cardiache - pancreatiti. Non esiste un
trattamento specifico. Le consiglio un buon medico che l'assista assiduamente. Inoltre,
poiché in questa sindrome sono frequenti la depressione o talora comportamenti
antisociali le consiglio l'aiuto di uno psichiatra, che l'aiuterà ad affrontare la
malattia.
Cordiali Saluti Roberto Carlon
OGGETTO: TEST DA SFORZO POSITIVO DOPO
INFARTO MIOCARDICO
Ho visitato il suo sito, lo trovo
molto interessante. Per questo le chiedo cortesemente di poter visionare i documenti
allegati, e attendo una sua diagnosi più accurata in quanto specialista cardiologo. La
persona in oggetto é mio padre, ha 60 anni ed é la prima volta e spero l'ultima. Il
cardiologo che ha in cura mio padre dice che non c'è da preoccuparsi più di tanto, lei
cosa ne pensa?. La ringrazio anticipatamente per la presa in esame della presente.
Egr. Sig. ...,
ho letto la documentazione che
mi ha inviato. Concordo perfettamente con la terapia praticata e sull'opportunità di
sottoporre suo padre ad indagine coronarografica. Quest'ultima indagine è necessaria in
considerazione della positività del test ergometrico. Semplificando, esiste ancora del
tessuto miocardico sano che non riceve un flusso adeguato sotto sforzo. Dopo la
coronarografia si deciderà il trattamento migliore: terapia medica, angioplastica
coronarica od intervento di rivascolarizzazione con bypass aorto-coronarico. Il test da
sforzo dovrebbe essere ripetuto anche in corso di trattamento farmacologico.
Saluti Roberto Carlon
OGGETTO:
E-MAIL DA PARIGI
Egregio dottore scrivo da Parigi
dove vivo;nel 1988 ho subito un triplo bypass (infarto nel 1984 e un secondo nel 1986)
Desidero sapere se dopo tanti anni vi sia il rischio di un otturazione di questi bypass e
se devo fare un'altra coronarografia ed inoltre quali consigli ed accertamenti mi da
affinché questo (otturazione dei bypass) non accada.
Cordialmente
La durata di un bypass, che può
andare incontro alle stesse alterazioni aterosclerotiche delle coronarie native, dipende
dal tipo di bypass utilizzato e da molti altri fattori. L'80% dei bypass venosi è pervio
dopo 5 anni dall'intervento. A 10-12 anni solo il 40-60% sono pervi. La percentuale di
pervietà è migliore per i bypass arteriosi (con arteria mammaria interna). Lei deve
sottoporsi a periodici controlli cardiologici e test ergometrici: il proprio cardiologo le
dirà se sono necessari ulteriori accertamenti. Come prevenire la chiusura dei bypass? Non
fumi, mantenga il peso corporeo ottimale, mantenga la pressione arteriosa nei limiti di
norma, pratichi una regolare attività fisica aerobica (chieda consiglio al suo
cardiologo), mantenga il colesterolo LDL inferiore a 100 mg/dl (anche con farmaci se
necessario), segua un'alimentazione corretta (povera di grassi animali e ricca di fibre,
mangi molto pesce e verdure), ecc... Molte altre informazioni le trova nel mio sito: http://space.tin.it/salute/fruca
Distinti Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: PROLASSO MITRALICO E RISCHIO DI
MORTE IMPROVVISA
Ho 33 anni e sono affetta da un
lieve PVM con associata una lieve insufficienza valvolare, ogni 12 mesi circa effettuo un
ecocardiodoppler di controllo, e fino ad oggi non è stata riscontrata alcuna evoluzione
della patologia. A volte accuso aritmie e tachicardia parossistica che appare e scompare
improvvisamente lasciandomi un senso di spossatezza (potrebbe influire in qualche modo il
mio continuo stato di ansia con conseguenti attacchi di panico?)Ho letto che il prolasso
valvolare mitralico può provocare morte improvvisa...le lascio immaginare cosa mi ha
provocato tutto ciò ... sono caduta in una voragine di panico e depressione! Vorrei
informarmi sulla veridicità di tutto ciò e sulla probabilità che ciò accada. A suo
avviso dovrei iniziare una terapia antiaritmica?
Le probabilità che un PVM
conduca a Morte Improvvisa sono estremamente remote. In passato questo timore è stato
eccessivamente ingigantito. Comunque il suo caso dev'essere valutato un cardiologo che
dovrà valutare il tipo e gravità delle aritmie di cui soffre.
Distinti Saluti Roberto Carlon
OGGETTO:
GANGRENA
Salve.
Le pongo una domanda che indirettamente riguarda anche il sistema cardiovascolare.
Il paziente in questione e' un emodializzato da 10 anni senza possibilita'
di trapianto rene in quanto il proprio organismo genera una sostanza che
tende ad "uccidere" i reni stessi.
Al momento, a causa del reiterato utilizzo di farmaci, il soggetto si
trova con una scarsa circolazione periferiche in prossimità delle estremità.
I dott. in questione hanno definito il problema con il termine "cancrena ischemica".
L'ischemia in questione cosa comporta e da cosa deriva?
Che trattamento suggerisce?
Il paziente puo' utilizzare degli stimolatori locali di tipo elettrico?
La ringrazio vivamente per l'attenzione a me posta.
Certo di una Vostra risposta attendo fiducioso.
Egr. Sig. ...,
la situazione è piuttosto complessa e va affrontata in altra sede. Bisogna
affidarsi ai medici che lo hanno in cura, che sono in possesso di tutte le
informazioni necessarie per instaurare la cura più appropriata..Tuttavia le
posso dire che la GANGRENA di TIPO ISCHEMICO agli arti inferiori è un
processo di morte di un tessuto. Le conseguenze sono solitamente
l'amputazione, cioè l'asportazione dei tessuti oramai morti.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO: IPERTENSIONE ARTERIOSA
avendo letto di lei sul
web mi permetto di disturbarla per avere alcuni consigli circa la mia situazione.
Mi chiamo ...... ho 46
anni (anche mio padre era iperteso) 1.75m; 102 Kg 10 sigarette al dì poco acool 1/2 litro
vino al dì. La mia pressione arteriosa oscilla 145/95 ; 150 /105.In terapia da circa 20
anni per asma attualemnte con foradil spray e pulmaxan turbohaler 200 microgrammi.
Possono questi farmaci influire sull'innalzamento della pressione?
Il mio medico curante in
una prima terapia mi aveva prescritto il Norvasc ma questi dopo un mese ha cominicato ha
darmi notevoli gonfiori alle caviglie ,per cui è stato sostituito da Aprovel (una
compressa la sera,da circa 3 mesi) il quale non mi da alcuna conseguenza ma i valori
pressori rimangono invariati.Nelle ultime analisi fatte non risulta niente di particolare
tutto nei limiti (HDL,Elettroliti,trigliceridi ecc.) B2 bloccanti mi sono stati
sconsigliati vista la mia asma.
Una cosa che ho
notato è che misurandomi la pressione tre o quattro volte di seguito a distanza
di minuti tra loro specialmente la minima ha varie oscillazioni anche di 10 mmHg.
Spero che lei possa
darmi ulteriori indicazioni su cosa fare o magari se lo crede opportuno indicarmi un
centro dove possa fare ulteriori indagini al fine di migliorare la mia situazione
pressoria..(abito a Cecina LI)
Con l'occasione la
ringrazio e le porgo i miei migliori auguri per un fine Anno.
la sua ipertensione
arteriosa va curata adeguatamente.
1- deve dimagrire. Un
calo di peso può influire favorevolmente sulla sua pressione.
2- deve abolire il
fumo. Non per abbassare la pressione ma per eliminare un fattore di rischio che associato
all'obesità ed all'ipertensione aumenta la probabilità di danno alle sue arterie.
3- incrementi
l'attività fisica, soprattutto di tipo aerobico: abbassa la pressione arteriosa e le
permette di perdere peso più facilmente.
4- se questi
accorgimenti non sono sufficienti deve potenziare la terapia anti-ipertensiva: ad esempio
potrebbe assumere il Coaprovel in sostituzione dell' Aprovel. Ma ci sono altre soluzioni
che il suo medico le potrà consigliare.
Secondo le ultime
Linee Guida del 1999 (Organizzazione Mondiale della Sanità e Società Internazionale
dell'Ipertensione Arteriosa), sarebbe auspicabile ridurre la pressione a valori inferiori
a 130/85.
OGGETTO: SPORTIVO con alterazioni del battito
Buon giorno dottore
sono un ragazzo di 23 anni e
pratico attività sportiva 4 volte a settimana (discipline da combattimento). A volte mi
è capitato di sentire a riposo una alterazione della frequenza del battito cardiaco che
si è manifestata per alcuni secondi ed in seguito alla quale ho sentito la necessità di
respirare profondamente. Considerando che sono una persona piuttosto impegnata (sempre con
il tempo un pò contato) vorrei chiederle se ciò che ho esposto può essere dovuto a
problemi cardiaci oppure si tratta di semplice stress.
Ringraziandola le porgo distinti
saluti.
Caro ....,
il disturbo che riferisci
potrebbe essere la conseguenza di qualche extrasistole. Comunque vista la durata (pochi
secondi), la frequenza (a volte) e la mancanza di rapporti con l'attività fisica non ti
devi preoccupare. In ogni caso poichè pratichi regolarmente attività sportiva ti
consiglio di avvisare il tuo medico, che dopo averti visitato, potrebbe consigliarti una
visita cardiologica. Se l'attività è di tipo agonistico dovresti esserti già sottoposto
ai controlli previsti dalla legge (visite medico sportive annuali con ECG e test di
Master). Cordiali Saluti
Roberto Carlon
OGGETTO:
RINGRAZIAMENTO
Mi è stato diagnosticato dal
medico di fabbrica un non meglio definito blocco di branca, imputabile alla mia lunga
carriera di fumatore, con rischio, se pur a lungo termine, di necessità di pacemaker.
Navigando in cerca di argomenti in materia di cuore, mi sono imbattuto nel Suo sito.
Desidero complimentarmi per l'iniziativa e per la chiarezza espositiva e porgerLe un
sincero ringraziamento.
OGGETTO: DOMANDE MOLTO TECNICHE
Gentilissimo dottor Roberto Carlon,
Per cause di forza maggiore mi sto
interessando, da profano, alla medicina alla cardiologia in particolare. Al riguardo colgo
l'occasione per ringraziarLa e farLe i complimenti per l'interessantissimo sito internet
che sta curando. Mi permetto di formularLe tre domande per aiutarmi a capire alcuni
aspetti a me non chiari:
1. Rileggendo l'ultima mia
ecocardio rilevo: VTD: 150 ml; VTS 69 ml; FE: 54%. D'altra parte leggo anche: DTD
(diametro telediastolico): 58 mm; DTS: 48 mm; AF: 17,2% Al momento non ho avuto modo di
chiedere al medico che ha eseguito l'esame, ma a me sembra che ci sia discordanza fra i
due valori, o mi sbaglio? L'accorciamento frazionale (in modo monodimensionale) e la
frazione d'eiezione (bidimensionale) non misurano entrambe la funzione sistolica?; ovvero
ad una FE 54% non dovrebbe esserci una AF attesa di 28-30% (circa)? Oppure non c'è una
relazione stretta fra i due rilevamenti (forse per rimodellamento della camera
ventricolare)? Se invece c'è corrispondenza fra i due valori, allora il medico deve aver
sbagliato a inserire un valore nella scheda computerizzata (le stampe allegate dell'ECO
non riesco a leggerle), per esempio il DTS (poi AF viene calcolato automaticamente di
conseguenza). Che cosa ne pensa?
2. Quale è il rischio medio di
perdere la funzionalità renale in modo permanente a seguito di importante intervento di
cardiochirurgia (sostituzione valvolare) in CEC? Come cambia il rischio se si parte già
con una IRC lieve/moderata (creatinina plasmatica circa 2 mg/dl) da glomerulonefrite?
3. Con i valori all'ECO di cui
sopra, una IM moderato/severa una IA moderata e inoltre FA cronica e mega atriosx,
coronarie libere, IRC lieve; per la sua esperienza quale funzione sistolica ( in termini
di FE) devo attendermi dopo un intervento di sostituzione valvolare (mitro-aortica), anche
eseguito mantendo intatta la struttura di appoggio della valvola (muscoli e corde)?
Attualmente NON assumo nè digitale nè vasodilatatori, solo diuretico e anticoagulante.
Il cardiochirurgo mi ha assicurato che i miei rischi sono ancora in fascia bassa e posso
attendermi un buon recupero (ho 68 anni), io sono meno ottimista.
La ringrazio vivamente per la
disponibiltà, rimango in attesa di un Suo riscontro. Cordiali saluti.
Egr. Sig. ...,
Complimenti per le domande!
1- l'AF è ottenuto dall'esame ecocardiografico M-mode, per cui i valori
ottenibili sono accurati se il fascio è perpendicolare all'asse lungo del
ventricolo. Inoltre l'AF riflette la funzionalità della base del ventricolo
e può risultare fuorviante in presenza di disturbi di conduzioni, quali il
blocco di branca sinistro, che generando un'asincronia di contrazione può
portare ad un dato non reale. La tecnica bidimensionale, permettendo di visualizzare l'intero
perimetro del ventricolo in più proiezioni, risulta superiore alla tecnica
M-mode nel calcolo dei volumi e della Frazione d'Eiezione.
2- quanto più compromessa è la funzione renale tanto maggiori saranno i
rischi di peggioramento della stessa dopo intervento. Tuttavia i valori da
lei citati sono ancora bassi e generalmente rendono il rischio basso.
3- l'insufficienza mitralica è una situazione particolare, che si
differenzia dalle altre valvulopatie. Il ventricolo sinistro trova 2 vie di
efflusso: una verso l'Aorta ed una verso l'Atrio sinistro (essendo la
valvola insufficiente). Per tale motivo la Frazione d'Eiezione può
mantenersi normale per lungo tempo, proprio per la presenza di questa via di
scarico, soprattutto nella forma cronica con un atrio sinistro compliante
(atrio molto dilatato con bassa pressione, a differenza delle forme acute
con atrio poco o per nulla dilatato ed elevate pressioni in atrio).
Dopo l'intervento di sostituzione valvolare viene chiusa questa via di
scarico, costringendo il ventricolo ad un maggior lavoro. In questa
situazione è necessaria un'adeguata assistenza al ventricolo sinistro
(utilizzo di vasodilatatori che riducendo le resistenze periferiche,
abbassano la resistenza all'eiezione ventricolare sinistra) per impedire la
comparsa di un afterload mismach, cioè un un eccessivo post-carico rispetto
alle capacità residue di pompa del ventricolo sinistro. Importante è anche
il grado di ipertrofia concentrica prima dell'intervento: di tipo adeguato o
inadeguato con basso o rispettivamente alto stress parietale. Come vede i
fattori in gioco sono numerosi e complicati dalla presenza di una doppia
valvulopatia. Le conclusioni sono che nei casi di insufficienza valvolare
mitralica bisogna sostituire la valvola prima che ci sia un'eccessiva
compromissione della FE, che comporterebbe un rischio operatorio più alto ed
un risultato a lungo termine meno soddisfacente per la persistenza di una
bassa FE.
Nel suo caso sono d'accordo con il cardiochirurgo.
Infine un consiglio: studi meno, si faccia consigliare dal suo cardiologo e
cerchi un altro hobby, più rilassante.
Cordiali Saluti
Roberto Carlon
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