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25.09.2007 web stats

L'Ad e il Segretario

Sergio Marchionne, al convegno di una rivista economica, ha parlato di responsabilità sociale dell'impresa e dello stato del capitalismo europeo.

L'Ad della Fiat ha sostenuto che il mercato è e resta solo un regime economico. Questo regime domina ormai il mondo, quale che sia l'ordinamento culturale che disciplina la struttura sociale delle molte nazioni che lo compongono. La capacità dell'impresa oggi sta nel cavalcare l'onda positiva dei valori in cui essa è nata ma nel rispettare, contemporaneamente, la tagliola, il vincolo, del regime di competizione che il mercato globale le impone.

Ci sono momenti nella vita delle nazioni in cui un Paese è chiamato a interrogarsi sul suo destino e a ridefinire la propria identità - Piero Fassino

Una società liberale deve difendere chi è colpito dal cambiamento, dice Marchionne. E, se la società ne è capace, utilizza una forma democratica di Stato per farlo, senza creare inutili rigidità nelle relazioni tra gli individui coinvolti dal cambiamento. E' questa l'interpretazione che assegno al Marchionne-pensiero. Anche perché il suo ragionamento sanziona la burocrazia "che non fa che alimentare se stessa" e premia chi sa andare "altrove perché sceglie di correre due volte più veloce" come riesce a fare "una azienda libera in un mercato aperto".

Anche Piero Fassino ha sostenuto al Corriere di condividere largamente la tesi di Marchionne. "La definirei - dice il segretario Ds - fortemente riformista direi socaldemocratica: vuole cogliere tutte le opportunità che offre il mercato e la concorrenza ma non chiude gli occhi di fronte ai rischi sociali che questo comporta".

Fassino - azzarda il Corriere - sembra quasi considerare Marchionne un alleato. Un alleato naturale contro quello schieramento trasversale "a destra e a sinistra" dice, che non vuole accettare "il cambiamento e la sfida di una società che non è più quella nella quale la nostra generazione è cresciuta". E' contro questa destra "Che ha ingenerato nel Paese negli anni scorsi la paura ad esempio dell'Europa e dell'Euro, di un mercato aperto, di confini che dovevano allentarsi, esaltandone invece sempre e solo tutti i rischi e i potenziali pericoli. Una destra, ancora, che vede nell'immigrazione una minaccia più che un'opportunità e una necessità". Ma anche contro certa sinistra - aggiunge. "Ci sono settori dove è manifesta l'ostilità, ad esempio, alla flessibilità del lavoro. Si fa fatica a capire che se è giusto essere contro la precarietà, è invece sbagliato rifiutare una flessibilità connaturata a un mercato non più racchiuso nei confini nazionali.

Vedremo con il referendum sindacale di ottobre - dice Fassino - se passerà la linea della conservazione o se invece, come credo, milioni di lavoratori diranno sì a quell'accordo sconfessando coloro che si arroccano nella difesa del passato. Che sono una minoranza, questo non va mai dimenticato. E' certo che coniugare modernità e diritti non è facile. Una linea di semplice resistenza ai cambiamenti come quella ad esempio della Fiom quali diritti veri riesce a tutelare?"

"La sinistra ha sempre difeso i deboli - dice il leader dei Ds - e chi è più debole se perde quel poco che ha è privo di tutto. Comprensibile una reazione istintiva di difesa che però rischia di essere velleitaria e perdente, non è arroccandosi che si ottengono maggiori certezze".

Forse tutto sta nel riuscire a definire chi oggi è più debole. "Non avrei dubbi - chiosa il leader diessino: sono i giovani".

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