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23.12.2008 web stats Feed RSS
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Berlusconomics

E il premier ordinò alle formiche di mettere le ali. Così per Silvio Berlusconi (nella rituale conferenza stampa di "fine anno", in diretta televisiva e in "prime time" su Rai1) gli italiani supereranno la crisi solo se "spenderanno di più", anche se non è lecito sapere con quali soldi!

La realtà delle cose, purtroppo, è assai diversa. La crisi delle dell'economia reale si annuncia lunga e profonda. Tutte le economie avanzate stanno entrando o sono già entrate - come nel nostro caso - in recessione. Il problema principale della politica economica dei vari governi, perciò, è diventato come affrontare questa crisi.

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Gli strumenti "standard" di politica monetaria oggi appaiono inadeguati o insufficienti. Finora a poco sono servite le sforbiciate ai tassi d'interesse mentre, allo stesso tempo, tra i cittadini continua a crescere il clima di sfiducia. Confidustria prevede la perdita di almeno 600.000 posti di lavoro (i sindacati parlano invece di oltre un milione).

Perché il Governo italiano, di fronte ad una crisi così grave, non ha messo in pratica un piano d'intervento anti-ciclico? Perché ha così ostinatamente negato la riduzione delle imposte sui redditi medi e bassi da lavoro e da pensione? Ufficialmente Tremonti ha sostenuto che, dato il nostro pesantissimo debito pubblico, i mercati ci avrebbero punito con l'aumento dei tassi di interesse sui Titoli di Stato. Certo è tutt'altro che un'ipotesi inverosimile, tuttavia, qualsiasi studente di economia sa che in una prospettiva di prolungata recessione, di fronte al rischio di depressione, per rendere sostenibile il debito pubblico, puntellare il PIL è più importante che tentare, inutilmente, il controllo del deficit.

"Tremonti cerca di giustificare la sua inattività - sostiene l'economista dell'istituto NENS Valentino Larcinese - con l'argomento del rigore fiscale, sul quale, per la verità, in passato si è guadagnato ben poca credibilità". Da dove prendere allora questi soldi? Per l'economista non sarebbe ingiustificato chiedere un contributo maggiore proprio a chi ha beneficiato di più negli ultimi anni. "Un intervento per il salvataggio di un sistema che li vede generosamente remunerati. Sarebbe un onere che una classe dirigente ed un'élite economica responsabili e previdenti, e soprattutto all'altezza della drammaticità del momento, dovrebbero saper percepire come un dovere". Già...

Infatti, a guardare bene i contenuti del DL "Anti-crisi" Il rigore sbandierato dal governo si sfarina in una serie di "una tantum" dal sapore populista. I lavoratori dipendenti, i pensionati ed i precari poveri ricevono qualche briciola attraverso la social card, il bonus famiglie e qualche sussidio di disoccupazione in deroga. I redditi bassi e medi di lavoratori dipendenti e pensionati, viceversa, non hanno nulla. Si tratta quindi di un'operazione regressiva sul piano della re-distribuzione del reddito.

Allo stesso tempo però, il governo non rinuncia a lisciare il pelo al "proprio" zoccolo duro elettorale. "Il patto implicito - sostiene l'economista Stefano Fassina - sottostante alle misure di Tremonti prevede, infatti, l'esclusione dei redditi da lavoro autonomo, d'impresa e professionale dagli interventi di sostegno ai redditi in cambio della sostanziale legittimazione all'evasione". In sintesi, tanti potranno nascondere al fisco una quota maggiore di redditi ma la stragrande maggioranza delle risorse perse dal Bilancio dello Stato si concentrerà nelle mani di pochi (qualche centinaia di migliaia) medi e grandi evasori.

Il patto tremontiano è però più articolato e si rivolge a vari interessi corporativi. Si pensi alle banche o alle grandi imprese manifatturiere, sia private che pubbliche (con buona pace di Robin Hood), per le quali, in cambio di supporto politico e mediatico, si smantellano le riforme pro-concorrenza: dalla portabilità dei mutui alla class action, al ridimensionamento delle authority di controllo ecc. "Un patto corporativo - chiosa ancora Fassina - offerto pure ai sindacati confederali giudicati "amici", con il rafforzamento dei poteri e dello status delle burocrazie sindacali nella gestione in esclusiva di funzioni pubbliche (dalla formazione all'indennità di disoccupazione) in cambio dell'abbandono del terreno negoziale e dell'accettazione di una generalizzata compressione dei salari".

A Napoli un vecchio adagio popolare vuole che: "Quanno 'a furmica mette 'e scelle, allora vo' murì" (quando la formica mette le ali, allora vuole morire). Ogni altro commento è superfluo.


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Ci sono 5 commenti all'articolo

XXX scrive: Signore! Ho visto la luce!

(CIT. Lord! I saw the light!) Ops, era il riflesso della dentiera brianzola in tv. :-)

davide scrive: Sulle una tantum

gia' mi sono espresso negativamente in un altro post. Sul fatto che Banana non abbia fatto un accenno serio sulla crisi economica nella sua relazione di fine anno e' purtroppo un metodo super affermato. Si, lui per non parlare delle sue gravi mancanze lancia un informazione parallela per deviare l' opinione pubblica e l' opposizione dai problemi reali. Ed ecco servito il presidenzialismo. Poco importa se Veltroni ha detto che bisogna pensare alle famiglie, precari e disoccupati. Silvio, i media, li controlla lui!

Corsaro rosso scrive: Colui che inganna

trovera' sempre che si lascera' ingannare. Lo diceva Machiavelli. E con questo faccio i miei piu' sinceri auguri di Buon Natale. Anche noi pirati andiamo in ferie... Non vado lontano... la Giamaica e' a tiro dei miei cannoni. Undici uomini, undici uomini... sulla cassa del morto ed un barile di Rum! E' il nostro canto natalizio preferito. :-)

Leftorium (ADM) scrive: Auguri corsaro

E vacci piano col Rum... ;-)

Tess scrive: Ne vedremo delle belle

Passate il rhum

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