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Leftorium

11.05.2005 web stats Feed RSS

Scacco al cinese

Bologna la grassa, Bologna la dotta e… Bologna la rossa. Bologna fulcro di quel riformismo emiliano, modello di sviluppo economico e sociale, che l'ha portata a primeggiare nelle varie classifiche di qualità della vita. La città di Dozza, poi di Zangheri, Imbeni e oggi di Cofferati, il sindaco emigrato dalla bicocca meneghina - via Cgil - così lontano eppure così vicino.

Sognano Porto Alegre come i Mamas and papas sognavano la California

Eletto con un ampio consenso dal centrosinistra allargato anche ad una galassia di movimenti e associazioni radicali; il "cinese" oggi viene messo sotto accusa proprio da quegli stessi settori cui aveva, più volte, strizzato l'occhio sin dai tempi della sua segreteria Cgil.

Una poco gradita festa di compleanno al suo primo anno di giunta è stata allestita, proprio in questi giorni, da Rifondazione comunista, centri sociali, no global e i reduci dell'autonomia del '77. A leggere i titoli di "Liberazione", "Manifesto" e della stessa assemblea del variegato arcipelago della sinistra radicale c'è stato ben poco da festeggiare. "Bologna si giudica dopo un anno di giunta Cofferati: niente da festeggiare". Perché un giudizio così netto e tranciante? Bologna è diventata meno vivibile? Più insicura? E' caduta una delle due torri? Macché! Cofferati, sembra, abbia semplicemente deciso di applicare la legge e i poteri che questa gli riconosce. Ha ordinato lo sgombero di alcune baraccopoli fatiscenti e contemporaneamente ha impedito l'occupazione illegale d'altre strutture. Inoltre, ha deciso di non sforare il bilancio rifiutando l'aumento di stipendio ai dipendenti comunali promesso dalla vecchia amministrazione di centrodestra alla vigilia delle elezioni. Infine si è mostrato tiepido verso il "Rave antiproibizionista" organizzato dai centri sociali che da qualche anno turba la notte di tanti cittadini del centro. In poche parole, l'ex segretario confederale della Cgil, sta provando a stabilire, all'interno della vita quotidiana bolognese, quei normali rapporti di civiltà che la stragrande maggioranza dei suoi nuovi concittadini in fondo si aspetta.

Gli autonomi (e in questo dato man forte da tutto il gruppo dirigente nazionale del Prc, Bertinotti in primis) già parlano di "logica aziendalista ed autoritaria". Rievocano con malcelata nostalgia i tempi dello scontro con Zangheri, anni in cui le sedi del "Pci-boia" erano assaltate e i militanti malmenati. Promettono, infine, lotta dura ed opposizione "senza se e senza ma" al cinese. Sarà il segno dei tempi?

Poco importa, evidentemente, ad un ristretto numero di bolognesi se da parte della maggioranza dei loro concittadini c'è una richiesta pressante di "sicurezza democratica" che Cofferati, il loro primo cittadino, sta provando ad interpretare nel migliore dei modi.

Rifondazione, al solito, prova a lucrare qualche consenso in più in termini di visibilità per uscire dal cono d'ombra in cui si è cacciata. Certo, la qualità propositiva è quella che è... Il suo gruppo dirigente, a cui si è recentemente aggregato pure Folena, sogna Porto Alegre come i "Mamas and papas" sognavano più di 30 anni fa la California; ignari (o forse consapevolmente incapaci?) di comprendere che qualunque governo locale deve innanzi tutto garantire ai propri cittadini che la loro città diventi più vivibile e funzionale. A Firenze e Torino, fortunatamente, i rispettivi sindaci (diessini) hanno capito che con le esigenze programmatiche di Rifondazione comunista questo resta una pia illusione. Speriamo che pure il cinese lo comprenda, prima o poi. In caso contrario l'unico cadavere (politico) che vedrà trasportare dalla corrente del fiume (il Reno?) rischia di essere il suo...

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