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01.03.2005 web stats Feed RSS

Se i numeri non tornano

Oggi l'Istat ha reso noto che il dato del rapporto Deficit/Pil dell'anno 2004 si è attestato al 3%. Tanto per cambiare, anche questa volta, risulta smentita la previsione del governo del 2,9% che prima ancora, con Tremonti ancora in sella, era del 2,4%.

Anziché ripulire la stanza si preferisce mettere la polvere sotto il tappeto e lasciare che altri, in futuro, magari se ne occupino

Curiosità, però, destano le cosiddette "riclassificazioni" effettuate dall'Istat dei rapporti riscontrati negli anni precedenti, dal 2001 al 2004 per la precisione. Infatti, in tutti i casi, scaturisce che le precedenti stime erano imprecise se non addirittura sballate.

Infatti, Deficit/Pil: 2004=3,02%; 2003=2,9% (contro una precedente stima al 2,4%); 2002=2,6% (contro il 2,3%); 2001=3% (contro il 2,6% fornito allora dall'Istat).

Appare verosimile immaginare che alla prossima "riclassificazione" il nostro rapporto Deficit/Pil per l'anno 2004 risulterà sensibilmente superiore al 3% come oggi, del resto, già attestano l'Fmi, l'Ocse o il Nens. Senza contare che queste poco edificanti performance sono state ottenuto soprattutto ricorrendo a quel vezzo tutto italico delle "una tantum" o, peggio, dei condoni (provate a spiegare all'estero cos'è un condono edilizio o fiscale).

Proprio in questi giorni il Ministero del Tesoro ha annunciato un piano per portare, entro il 2007, il nostro elevatissimo rapporto Debito pubblico/Pil sotto il 100%. Nel 1996 questo rapporto era del 124%. Dopo i governi del centrosinistra, nel 2001, era calato al 110%. Oggi, dopo 3 anni di governo Berlusconi, il trend di riduzione si è sensibilmente ridotto attestandosi (sempre secondo l'Istat) al 105,8%. Poco più di 4 punti. Per raggiungere il valore previsto dal Patto di Stabilità europeo del 60% di questo passo occorrerebbero più di 30 anni!

Insomma anziché ripulire la stanza si preferisce, grazie alla gentile collaborazione del nostro istituto di statistica, mettere la polvere sotto il tappeto e lasciare che altri, in futuro, magari se ne occupino.

Sempre l'Istat e il Min.cul.pop. informativo ci dicono che la pressione fiscale nel 2004 è calata di 1 punto rispetto all'anno precedente attestandosi al 41,8% del Pil. Ebbene sapete quanto era la pressione fiscale nel 2001 lasciata in eredità dai governi di centrosinistra? Il 42,2% del Pil. Pertanto il governo del "meno tasse per tutti", che dei tagli alle tasse ne ha fatto una vera e propria ideologia da salotto televisivo, ha ridotto la pressione fiscale di un misero 0,4% in 3 anni. Questo sarebbe "l'abbattimento" enunciato urbi et orbi, al punto numero 1 del Contratto con gli italiani del cavaliere.

Tuttavia, l'Istat ha fornito anche altre cifre meno favorevoli al governo alle quali, puntualmente, è stata messa la sordina. Infatti risulta che nel 2004 è calata l'occupazione dello 0,6% nelle grandi imprese rispetto all'anno precedente. E ancora, risulta che le retribuzioni nel 2004 sono aumentate del 2,1% ovvero meno dell'aumento del costo della vita (inflazione) registrato nello stesso periodo. Se poi consideriamo le retribuzioni lorde per ore lavorate, l'aumento risulta di appena 1,7%, mezzo punto sotto il tasso d'inflazione del 2004 (+2,2%).

Anche l'avanzo primario, cioè l'attivo di bilancio al netto della spesa per interessi, risulta in forte calo attestandosi al 2% contro la previsione del governo al 2,4% e un lascito dal precedente governo ulivista nel 2001 di oltre il 5%.

Infine "a causa di importanti guasti informatici" l'Istat non ha fornito la stima del Pil 2004 a prezzi costanti (cioè quella reale) ma ha pensato bene di fornire un dato, degno di una "tigre asiatica", tanto forviante quanto poco significativo, come il Pil a "prezzi di mercato" al 3,9%. Immediata la protesta dei sindacati e dell'intesaconsumatori che parla di "scandalo Istat, sempre più allineato con il potere".

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