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Leftorium

07.07.2007 web stats Feed RSS

I giovani sotto lo scalone

Sul Corriere della Sera del 25 giugno c'era un appello accorato di 4 esponenti del centrosinistra: Lamberto Dini, Enrico Morando, Antonio Polito e Nicola Rossi. Ecco uno stralcio dell'appello: "In Italia il numero delle famiglie con bambini al di sotto della soglia di povertà cresce da molti anni. Al tempo stesso, un numero crescente di famiglie deve farsi caricodella cura di anziani non autosufficienti. In entrambi i casi lo Stato non è in grado di fornire un aiuto perché la spesa sociale italiana è gravemente squilibrata a favore della componente previdenziale".

I soldi per abolire lo scalone non li abbiamo e anche se li avessimo sarebbe sbagliato mettere 7 miliardi per un'operazione di questo tipo - Massimo D'Alema

Ieri, in Tv, Prodi ha dato prova della sua inadeguatezza (unfit to lead... ricordate?) riuscendo, nel giro di un'ora, a scontentare tutti. Prima i riformisti dell'Ulivo dicendo che lo "scalone" della legge Maroni sarebbe stato cancellato senza spiegare chi si accollerà l'onere (parliamo di diversi miliardi di Euro) ed entusiasmando capi e capetti della sedicente sinistra radicale che, per l'ennesima volta, avranno pensato di averla spuntata. E poi smentendo tutto (nel più berlusconiano dei modi)...

Io sono convinto che l'abolizione dello scalone sia una beffa per il suo costo e per il suo valore simbolico negativo, per questo troverei veramente rivoluzionario - e di sinistra - se i giovani si muovessero per farsi sentire a difesa, una volta tanto, dei loro interessi.

"I soldi per abolire lo scalone non li abbiamo - ha detto Massimo D'Alema, ministro degli Esteri - e anche se li avessimo sarebbe sbagliato mettere 7 miliardi per un'operazione di questo tipo".

"Se dovessimo scegliere - ha detto Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl - tra scalone e risorse per i non autosufficienti, che sono più di 3 milioni, sceglieremmo la seconda destinazione".

"Al netto dei lavori usuranti - ha detto Walter Veltroni, leader in pectore del nuovo Partito democratico - è un fatto matematico che si debba allungare l'età lavorativa".

E' evidente che i sindacati hanno torto - come nell'84 (l'anno della dura battaglia per il punto unico della scala mobile, sostenuto dalla Cgil e poi battutto con un referendum). Non è più sostenibile né equo mandare in pensione i cinquantenni.

A fronte di ciò, per i giovani cosa c'è? 600 milioni di ammortizzatori sociali, che in realtà non riformano il sistema. E' giusto? Assolutamente, No! Purtroppo, però, il peso politico dei cinquantenni è superiore a quello dei giovani. La stragrande maggioranza degli iscritti ai sindacati sono pensionati e lavaratori "over" - in particolare, della funzione pubblica. Questo è l'unico motivo ed è per questo che nel governo non si prova alcun imbarazzo ad occuparsi dello scalone per 130.000 "pensionandi" anziché delle pensioni future dei giovani e delle loro attuali (e sostanzialmente inesistenti) tutele.

Lo so che i giovani alla pensione, spesso, non ci possono neppure pensare. Eppure, proprio chi è agli inizi può farsi una pensione integrativa decente, che lo salverà da una vecchiaia indigente. E chi ancora ha un lavoro precario dovrebbe veramente scendere in piazza, occupare il ministero del Lavoro o qualche altra cosa... altro che abolizione della legge 30. Dovremmo incazzarci perché si parla di abolire lo scalone per chi oggi ha 57 anni e sta per andare in pensione con un assegno vicino all'80% dello stipendio.

Noi quante tasse dovremo pagare per chi va in pensione ora e prenderà la pensione per altri 25- 30 anni? E Noi quando mai potremo andare in pensione? Verso i 65-70 anni. E quanto varrà la nostra pensione? Diciamo il 40-50% del nostro ultimo stipendio? Io prenderò una pensione intorno al 50% dello stipendio e cercherò di integrarla con una pensione integrativa e non potrò andare in pensione prima dei 65... ormai a questo sono rassegnato. Ma quelli ancora più giovani di me, che si incazzano tanto per il precariato, perché restano in silenzio?

Leggetevi un bel libro di Giuliano Amato e di un professore di Scienza delle Finanze, Mauro Marè. Il libro si intitola "Il gioco delle pensioni: rien ne va plus". Il primo e l'ultimo capitolo spiegano perché è urgente riformare le pensioni, per salvare le giovani generazioni, e gli altri spiegano perché è vitale farsi una pensione integrativa. E' pieno di cifre interessanti e paurose. Ma la più paurosa di tutte è questa: in questo momento l'elettore "mediano" ha 46 anni. Il che significa che ancora pensa al futuro incerto, e ancora si sente un po' giovane, e ancora governi e sindacati devono rispondere anche ai giovani per avere i voti. Ma l'età dell'elettore mediano sta salendo rapidamente, in Italia più che in qualunque altro paese europeo. Fra 30 anni questo elettore "chiave" avrà 58 anni. E i governi e i sindacati non potranno più pensare ai giovani, perché saranno troppo pochi. Quindi, se i giovani non si svegliano e protestano adesso perché si pensa solo alle pensioni degli anziani e non a quelle dei giovani, dopo non li ascolterà più nessuno.

Comunque leggete il libro di Amato e Marè: "Il gioco delle pensioni: rien ne va plus", il Mulino editore.

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