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21.02.2009 web stats Feed RSS
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Svimez: Il Sud sedotto ed abbandonato da Berlusconi

Come spesso capita a tutte quelle notizie non "allineate" al placet governativo, anche l'ultimo "Rapporto di previsione" dello Svimez (l'istituto per lo sviluppo del Mezzogiorno) per l'anno 2009 è stato rapidamente derubricato dai sempre più ossequiosi (nei confronti del governo) organi di stampa.

Il rapporto presentato lo scorso dicembre, in realtà, oggi appare persino troppo ottimista rispetto alle più recenti previsioni dei vari organismi internazioni accreditati. Il calo del Pil è stimato ad un fin troppo fiducioso -0,8%. Le ultime stime del Fmi, invece, prevedono -2,1%.

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Il documento dello Svimez, tuttavia, contestava alcuni "capisaldi" della politica economica del governo. Nel rapporto, infatti, c'era una carrellata di cifre che rilanciavano l'allarme economico in tutta Italia, con particolare preoccupazione per il Mezzogiorno. Il calo del prodotto interno lordo, del potere d'acquisto e persino il bilancio nelle tasche dei cittadini dopo i primi provvedimenti "spot" varati dal governo, a cominciare dal famigerato taglio dell'Ici e all'introduzione della Social card.

Se nel periodo 2002-2007 il Pil italiano è cresciuto solamente del 6,4% (la percentuale più bassa nell'Unione europea), il Sud si è fermato solo al 2,4%. In tale contesto si è determinato una forte contrazione dei consumi. La sintesi è semplice. Tra Nord e Sud s'è allargata la forbice della ricchezza e la crisi che avvolgerà per almeno quest'anno e quello prossimo tutto il Paese, non lascia immaginare niente di buono per il futuro.

"La minore domanda ha innescato l'aumento della disoccupazione. La mancanza storica di dotazioni infrastrutturali, come strade, ferrovie e centri intermodali, continua ad essere un fattore ostativo, un vero handicap". L'analisi del rapporto inchioda tutte le mancanze del Sud, senza dimenticare il tema della criminalità, zavorra per l'economia e per il suo rilancio.

"Una minore disponibilità del reddito espone molte famiglie al rischio povertà, soprattutto in un momento di congiuntura qual è quella che caratterizza il sistema economico mondiale". E ancora sul "taglio dell'Ici". Doveva essere una voce "favorevole" per tutti ed invece, secondo il rapporto, "Ha avvantaggiato sia in valore assoluto sia relativo" le famiglie più ricche rispetto a quelle più povere. In particolare poi, quelle più anziane (over 65) rispetto a quelle più giovani (under 35), con un risparmio medio annuo tra le 96 e 46 euro (tra 25 e 12 centesimi al giorno, quindi!)

Sul piano territoriale "le famiglie meridionali sono quelle meno avvantaggiate dalla manovra". Il documento segnalava inoltre "Forti perplessità sul costo dell'intervento stimato decisamente superiore a quanto previsto dal Governo 3.202 milioni, sommando ai 1.151 milioni della riforma Prodi, i 2.051 derivanti dall'abolizione dell'Ici". Fondi che potevano essere riservati a ben più impellenti emergenze sociali. Il taglio dell'Ici proposto ed attuato dal governo Berlusconi invece "Avrà una ricaduta assai negativa sui comuni, che perderanno ben 500 milioni d'euro".

Anche la famosa "Social card", nel documento, era valutata, - quando ancora non si erano presentati i mille disservizi come i ritardi nella consegna o le tessere "vuote" di cui in passato mi sono già occupato. Di fronte "al buon impatto in termini di target - riferisce il documento - in pratica sulle famiglie a bassissimo reddito, non si avrà alcun impatto efficace in termini di crescita del Pil e dei consumi".

La chiosa del documento era poi eloquente (e perciò da non diffondere oltremodo...) "La persistente stagnazione dei consumi, in Italia e nel Sud in particolare, avrebbe richiesto un intervento di maggiore entità e diffusione". Come dire, una sonora bocciatura su tutta la linea.


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