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11.10.2008 web stats Feed RSS
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Switch off Tv

Quasi certamente vi sarà capitato di imbattervi in misteriosi termini ed acronimi quali: Digitale terrestre, Wimax, Wifi, Umts, Hspa ecc. Vi siete mai chiesti però quali implicazioni politiche ed economiche, in particolare nel nostro paese, stanno dietro queste parole?

Tutto ruota intorno alla "guerra" che riguarda le frequenze di trasmissione che sta per scoppiare anche nel nostro paese. Infatti, dalle nostre parti, l'avanzata delle nuove tecnologie di trasmissione è frenata dal perdurare delle vecchie, sostenute soprattutto dalla politica e dai potentati economici. Insomma, si tratta dell'ennesimo effetto collaterale dei tanti conflitti d'interesse che dominano - ma forse sarebbe meglio scrivere opprimono - questo paese.

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Lo scontro principale riguarda le bande di frequenze Uhf (ultra high frequency, 460-870Mhz) che oggi sono utilizzate dalla tv "analogica" via etere, ma che dovrebbero liberarsi entro il 2012 a vantaggio della tv "digitale terrestre" , con il conseguente switch off (spegnimento) di quella tradizionale. Il metodo digitale sfrutterà le stesse frequenze, ma in modo più efficiente: in altre parole a parità di banda di trasmissione si avranno a disposizione più canali. Le tv, tuttavia, non avranno bisogno di tutti questi nuovi canali che, quindi, potrebbero essere destinati (magari mediante una nuova asta) a servizi con tecnologia a banda larga, come "internet veloce" ovunque e a basso costo. Queste frequenze, infatti, permetterebbero di coprire con facilità maggiore il territorio, con costi minori e con una più alta qualità di connessione.

Il problema è che non si sa ancora se le emittenti italiane rinunceranno o no a queste frequenze. Anzi, tutto sembra far pensare ad un loro diniego e ad una probabile "resistenza" fino all'ultimo a difesa della trasmissione "analogica" (cioè quella più vecchia). Il sistema televisivo italiano è molto conservatore. E' suddiviso, sostanzialmente, in un duopolio pubblico (Rai) e privato (Mediaset) che, come sappiamo, proprio in virtù del conflitto d'interessi politico-economico di Silvio Berlusconi, di fatto, è una sorta di "monopolio innaturale" dell'etere: dalla raccolta pubblicitaria alla stessa "informazione" televisiva.

Negli Usa - notoriamente, in questo campo un mondo a parte - lo switch off è previsto già per il 2009 (salvo rarissime eccezioni). L'asta per le nuove frequenze "liberate", inoltre, già si è fatta, in modo d'avere reti di trasmissione già pronte nel momento in cui le frequenze saranno effettivamente disponibili.

Il dibattito nel nostro paese, invece, è sostanzialmente fermo. C'è una sola legge che "regola" (ovviamente il mio è solo un eufemismo) il delicato tema. La famigerata legge Gasparri. Legge palesemente insufficiente ed irrazionale, che dà forma giuridica al conflitto d'interessi, creando altri conflitti e nuove concentrazioni innaturali. Con ogni probabilità solo una sollecitazione dell'UE potrà sbloccare la discussione e, magari, rimettere in moto l'intero settore delle nostre telecomunicazioni.

Infatti, ad essere toccato dal cosiddetto "refarming" (in pratica il ricollocamento dei nuovi servizi) sarà anche lo spettro di frequenze finora destinato alla telefonia mobile. Ad oggi ad avere le bande "migliori" sono i servizi più vecchi, p.e. il Gsm, mentre i nuovi servizi come Umts/Hspa sono su bande più alte, dove è difficile offrire una buona copertura e un servizio di qualità ad un numero crescente d'utenti. Si pensi che in città come Roma o Milano già oggi, lo spettro a disposizione di queste nuove tecnologie tende a saturarsi in certi orari. Il refarming in Italia dovrebbe essere portato a compimento, si dice, entro il 2012. Tuttavia, anche per la refrattarietà delle società di telefonia mobile ad accollarsi il costo, è facile immaginare un ulteriore "sforamento". E pensare che la Finlandia l'ha già completato mentre Francia e Regno Unito lo completeranno entro il 2009.

Stesso problema si presenta col Wimax (oggi, da noi, con frequenze intorno ai 3,4-4,6GHz) dove, però un quarto delle frequenze è in "manu militari" e quindi non può essere usato dagli operatori civili (contrariamente ad altri paesi UE).

L'Italia, quindi, nelle telecomunicazioni come in tante altre cose (basta guardare un qualsiasi indicatore macroeconomico, del resto), è ancora una volta in forte ritardo sulla strada che conduce al futuro. Cosa per altro inevitabile con un governo che guarda con ammirata nostalgia ad un passato spesso impresentabile e ha puntato tutto sul ritorno del grembiule erga omes, del 7 in condotta e del maestro unico etero-diretto dalla tv (analogica, ovviamente).

* Bibliografia: Internet magazine n.131 (ed. Master, articolo di Alessandro Longo, pag.64) - Manuale di Elettronica e Telecomunicazioni (ed. Hoepli, Biondo-Sacchi) - Appunti di Teoria delle reti (P. Salvato, Facoltà ing. TLC Università Federico II di Napoli :-).


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Ci sono 5 commenti all'articolo

El Pocho83 scrive: Ecco!

Articoli come questo sono la prova piu' evidente che siamo una repubblica delle banane. E agli italiani sta bene cosi'. :-(

XXX scrive: Ma quel ''P. Salvato''...

e' lo stesso ''P. Salvato'' che so io e sai... pure tu? :-D

Leftorium (ADM) scrive: Gosh!

Evidentemente conosciamo gli stessi luminari delle tlc ;-D. Per il resto taci, il nemico ti ascolta!

corsaro rosso scrive: A=B; B=C... ergo C=A

E' semplicemente logica... L'ennesimo esempio del cronico ritardo tecnologico che affligge il nostro paese, dove la banda larga e' ancora agli albori e dove, due fattori frenano la crescita del sistema: la scarsa volonta' di fare ricerca e innovazione, ma anche e soprattutto la quasi inesistente propensione di chi investe a rischiare in ''proprio'' con progetti nuovi. Del resto chi vorrebbe avere per concorrente nel campo delle tv (e quindi per avversario) il Presidente del consiglio?

Tess scrive: Ma dove vogliamo andare

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