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15.11.2008 web stats Feed RSS
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E già lo chiamano Villary Clinton...

Riccardo Villari senatore del Pd è stato eletto presidente della commissione di Vigilanza sulla Rai con 23 voti. Villari ha avuto i 21 voti della maggioranza, ma anche due indicazioni da parte dell'opposizione. Si è trattato, quindi, di un autentico blitz della maggioranza. Un'incursione improvvisa, certo, ma non inaspettata. Berlusconi, appena qualche giorno fa, aveva dato ad intendere che il prossimo presidente della Vigilanza dovesse essere gradito alla maggioranza (e a lui in primis) oppure, semplicemente, non ci sarebbe stato alcun nuovo presidente.

Villari, pertanto, è stato eletto contro le indicazioni dell'opposizione e nonostante Walter Veltroni lo abbia invitato a dimettersi, aspetta ancora e rimanda ogni decisione dopo una serie d'incontri con le più alte cariche istituzionali. Nella sua vista "extraparlamentare" Villari è docente in "malattie infettive" al Policlinico dell'Università Federico II di Napoli. Tra le sue attività di senatore della Repubblica, le note segnalano, tra l'altro, anche quella di Presidente del club dei parlamentari tifosi del Napoli. L'ex coordinatore di An in Campania, Mario Landolfi, uno dei suoi grandi elettori in Vigilanza, per l'occasione l'ha già ribattezzato Villary Clinton. E proprio il "clan" campano del Pdl, a detta di più "boatos" oggi riportati dalla stampa, sembra abbia operato alacremente per "ungere" il meccanismo che, poi, ha portato all'elezione del nuovo presidente.

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Villari, del resto, nel suo non proprio breve backgroud politico (è già alla sua quarta legislatura da parlamentare) più di un tentennamento l'ha già avuto. E' transitato più o meno nell'ordine prima nella Dc, poi nel Ccd, nel Ppi, nell'Udeur, nella Margherita per accasarsi infine - per ora? - nel Pd veltroniano. Una gran bella gincana, indubbiamente.

Proprio nel Pd sembrano agitarsi - tanto per cambiare - spinte diverse. C'è chi, come Giorgio Merlo, mette Villari davanti a due strade obbligate: dimissioni o "provvedimenti" da parte del partito. Oppure chi, come Rosy Bindi, non usa mezze misure: "Se non si dimette credo si debbano dimettere tutti i componenti d'opposizione della commissione di vigilanza Rai". Massimo D'Alema sostiene che "Abbiamo consentito l'elezione di una personalità come Storace, che è difficile considerare di garanzia, proprio per rispetto delle regole". "Si tratta di una forzatura, della violazione di un principio che fin qui aveva regolato i rapporti tra maggioranza e opposizione. Si tratta di un fatto molto grave per creare un clima ancora più dannoso". Ma c'è anche chi, come Enzo Carra - un altro con un passato percorso politico analogo a quello di Villari... - che prima smentisce di essere uno di quelli che avrebbe votato Villari, poi però spiega: "Certamente non deve dimettersi perché glielo chiede il Pd, altrimenti si tornerebbe alla peggiore partitocrazia".

Sta di fatto che la stessa strategia impostata e voluta da Veltroni non è immune da colpe. Immolarsi per Leoluca Orlando è stato un errore, forse esiziale. A Di Pietro importava più che altro tenere il punto (e il Pd in una morsa) non certo la presidenza della commissione ne, tanto meno, le sorti future della stessa azienda radiotelevisiva. Al diktat della maggioranza n'è corrisposto un altro in direzione uguale e contraria dell'Idv. Veltroni, alla fine, è rimasto col fiammifero in mano e si è bruciato.

Uscire dall'angolo in cui si è cacciato il Pd, non sarà facile. Villari non può essere sostenuto perché offrirebbe una sorta di complicità politica alla sconcio orchestrato dalla destra. Per questo o Villari si dimette oppure il Pd dovrà adottare i provvedimenti adeguati. Ma allo stesso tempo bisogna smetterla pure con l'arroccamento su Orlando. Se l'Idv non è in grado di (o più probabilmente non vuole) fare un altro nome, il Partito democratico ne proponga uno suo. Male che andrà romperà con Di Pietro. Tanto di guadagnato.

NB. Aggiungo questa postilla fresca di stampa. "Intendo svolgere - ha spiegato Villari in una nota - la mia funzione di garanzia prendendo contatti con i gruppi parlamentari per ricostruire quel dialogo istituzionale tra maggioranza e opposizione e giungendo ad un nome su cui far convergere i voti. Allora, sarà ben lieto di formalizzare le mie dimissioni". Il neo presidente ribadisce anche la sua lealtà al Pd e di fronte alle accuse mossegli in questo senso ricorda che "la lealtà si deve accompagnare, in ogni partito democratico, alla responsabilità, al rispetto del mandato parlamentare e alla piena partecipazione al dibattito e alle scelte".

Qualcuno conosce le quote dei bookmakers inglesi su un suo eventuale passaggio nel Pdl?


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Ci sono 4 commenti all'articolo

corsaro rosso scrive: che polli

Certo che essere ridicolizzati da un Landolfi o un Bocchino qualsiasi non e' il massimo della vita. Veltroni racconta che con Di Pietro l'alleanza e' finita un minuto dopo le elezioni di aprile e poi, puntualmente, si ritrova sempre al suo rimorchio. Basta vedere cio' che sta succedendo in Abruzzo... dove e' facile immaginare verso quale debacle il Pd si avvia. Proprio quando ce ne sarebbe piu' bisogno non si sente in giro nessuno Moretti che urli ''Con questi leader non vinceremo mai''?

Tess scrive: Spiace sempre dirlo

ma sta' fine io l'avevo preannunciata mesi fa. Il candidato andava affossato quando Di Pietro straccio' qualsiasi accordo pre-elettorale. Invece gli siamo andati dietro e ci siamo fatti ''fottere'' alla grande. Villary Clinton è fantastica!

antonio scrive: conosciamo bene i nostri polli!!

e' piu' di Villary Clinton, penso che rassomigli a Monica Lewinsky. E poi c'e' quel campione di Enzo Carra, peccato per l'accento, se lo aveva poteva gridare ''carramba che sorpresa!!'' il teodem sempre pronto a prendere le difese del Vaticano, tranne che per il fatto che predica bene e razzola male! (ha un condanna passata in giudicato sulla testa!!) comunque questi qui sarebbe meglio perderli che tenerseli, e anzi vi metterei anche in offerta pure la Binetti.

davide scrive: Sembra tutto chiaro...

come accadeva ai tempi del centro sinistra allargato ai pluri partiti comunisti, oggi avvengono le stesse cose. Di Pietro da una parte vuole i voti dell' elettorato comunista, dall'altra finge inflessibilità. Ma nella pratica spinge Berlusconi a farla da padrone (ricordate De Gregorio e la Menapace) sul terreno delle televisioni per altro. Per il padrone dell' idv vale il tanto peggio tanto meglio. Idea lontana anni luce dal pensiero del vecchio PCI, di cui purtroppo troppi sono orfani. Per il resto condivido le conclusioni fatte nel post da left.

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