Scoperte geografiche

 

Le esplorazioni geografiche al tempo di Dante

Le scoperte geografiche del XV secolo  nacquero da moventi di tipo commerciale e furono rese possibili dai progressi della tecnica navale compiuti in Europa a cominciare dal XIII secolo.

Ma quali erano le invenzioni che caratterizzarono i progressi della tecnica navale?    

  • Verso la fine del XII secolo si cominciò in Europa ad usare la bussola anche se era stata scoperta dai Cinesi molti secoli prima

  • Nel XIII secolo l’antico e rudimentale timone -  che consisteva in un ramo appoggiato al fianco della poppa e quindi sempre soggetto al moto delle onde e non adatto a manovrare in una situazione controvento – fu sostituito dal timone di tipo moderno, a pala larga e fissato con una cerniera metallica a un asse sotto la poppa.   

  • Sempre nel XIII secolo entrarono in uso i portolani cioè libri che descrivevano i porti conosciuti e le loro caratteristiche meteorologiche e naturali.   

Questi strumenti resero più facile la navigazione in alto mare anche con cattive condizioni di tempo e quindi rappresentarono uno stimolo per progredire tecnologicamente nella costruzione degli scafi, delle vele ecc.   

Il traffico delle spezie provenienti dall’India e dall’Indonesia, molto richieste in Europa, rappresentava una parte assai consistente del commercio medievale.   

Queste merci arrivavano  nei porti del Mar Rosso e del Golfo Persico per opera dei mercanti arabi, da qui venivano portate da carovane ai porti mediterranei della Siria e dell’Egitto, dove venivano caricate su navi veneziane e genovesi che le portavano in Europa. Il passaggio attraverso tutti questi intermediari e il percorso parzialmente terrestre rendevano le merci molto costose, era quindi naturale che sorgesse l’idea di un viaggio marittimo diretto dall’Europa ai paesi produttori di spezie, viaggio che, anche se più lungo, sarebbe stato sicuramente meno costoso.   

Il primo tentativo di circumnavigare l’Africa risale al 1291, quando i fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi, due navigatori genovesi, uscirono con due navi dallo stretto di Gibilterra nell’Atlantico e cominciarono a costeggiare l’Africa,  ma di loro non si seppe più nulla.   

Al principio del XIV secolo altri navigatori genovesi si spinsero nell’Atlantico al largo della costa africana e raggiunsero le Canarie (della cui esistenza, nota agli antichi, si era persa notizia nel Medioevo), Madera e le Azzorre.   

E’ in questo preciso contesto storico che si situa la creazione poetica dell’Ulisse dantesco, è proprio in questi anni che, come si è gia visto, si cominciarono a “violare” sempre più frequentemente le colonne d’Ercole. Dante avverte con inquietudine questi cambiamenti che muovevano da una realtà in trasformazione, quella comunale, che egli ha difficoltà ad accettare. Dante è un uomo del Medioevo non del Rinascimento.   

Dante comunque dimostra - proprio narrando l’ultima impresa di Ulisse – di conoscere una fonte, a noi non pervenuta, di origine greca,  che forniva l’indicazione di una rotta marina nota nel mondo greco per evitare i pericoli dei pirati etruschi e liguri e sfruttava venti e correnti naturali: la Via Hêrakleia, la quale partiva da Cuma (l’attuale Gaeta), toccava la Sardegna, le isole Baleari e terminava al di là dello stretto di Gibilterra, che non era affatto un passaggio vietato per i marinai greci.

 

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