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Nomade Psichico

Pont St. Esprit di Sandro Bergamo

di Sandro Bergamo

"Un mattino di sole dell'agosto 1951 un villaggio del distretto francese della Gard,Pont St.Esprit,cambiò pianeta. Il panettiere locale aveva fatto il pane con una partita di farina di segale infestata dall'ergot*. L'intero paese sperimenta una settimana di passione e delirio, c'è chi zappa il pavimento di casa per piantare le patate, chi bagna le begonie con la macchina da cucire, chi fa "omini di neve" impastando il letame dei cavalli, chi credendosi un Jet si leva in volo dal pagliaio (una gamba rotta), chi vede struzzi nel carburatore della macchina, chi armato di piccozza e corde scala la parete nord del proprio frigorifero, chi vede dei pterodattili in fiamme travestiti da infermieri, chi marcia nudo per le strade, chi fa il pesce nel Rodano, chi batte il record del mondo di velocità lanciato sulla propria bicicletta, persino gli animali domestici si comportano stranamente. La saga del panettiere psichedelico provoca cinque morti e trecento persone fuori di testa per una settimana (fortunatamente senza strascichi). Gli avvenimenti di Pont St.Esprit sono l'esempio più vicino a noi di quelle tragiche epidemie di ergotismo comuni nel medioevo nei paesi in cui si coltivava la segale".
( tratto da Matteo Guarnaccia, Almanacco Psichedelico, Nautilus, 1996)

Quest'episodio si presta ad alcune considerazioni. La gente viene improvvisamente colta da una sorta di coazione a ripetere, a riprodurre ossessivamente, meccanicamente, alcuni gesti ordinari in un contesto allucinatorio e precario, in maniera comica e surrealista, come per garantirsi delle certezze precarie in una situazione completamente stravolta. L'intero villaggio sembra agitarsi freneticamente come in un quadro di Bosch o come la marionetta di Totò. Chiunque abbia vissuto un'esperienza allucinogena sa che a volte il "trip" può volgersi in paranoia quando, invece di abbandonarsi al flusso degli eventi, si è ossessionati da un impegno, da un orario, o da un'ossessione che sembra ripetersi implacabilmente. Di qui il richiamo costante a un adeguato set & setting. In mancanza di una gestualità rituale, di un viaggio consapevole nel trip, si hanno sfoghi di emotività repressa, compressa, "malata", che manifestano sofferenza piuttosto che gioia o estasi.

Più in generale, questa è una metafora della nostra società produttivistica, in cui produzione e lavoro si sono trasformati in pura simulazione. La simulazione del lavoro e della produttività astratta, questa enorme coazione a ripetere, trasforma la nostra società in una enorme Pont St.Esprit, in un "bad trip" tragicomico. Per uscire da questa "malattìa", la nostra società dovrebbe essere in grado di elaborare una sua "gestualità rituale", un suo sciamanesimo, che la renda in grado di trasformare il "bad trip" in "trip" consapevole, trasformando un'esperienza negativa in una positiva. In altre parole, viviamo già in una società che è come un "trip", ma che continua a fornire strumenti per affrontarlo assolutamente inadeguati, che appartengono ad una fase precedente, quella industriale. Come affrontare adeguatamente allora questa terra incognita, nell'inconscio individuale come in quello collettivo? Ci si può curare da sé, come nelle terapie pret-à-porter, o piuttosto occorre reintegrare individuo e collettività?

"In una cultura che reifica il disagio psichico e fisico nella malattia, spogliandolo di ogni significato sociale e riconosce i problemi dell'esistenza riconducendoli a categorie statistiche, l'individuo si trova ad affrontare gli eventi più angosciosi e traumatici nella sua vita da solo e senza strumenti...La società occidentale non prevede aree psicologiche in cui la coscienza possa 'espandersi', 'alterarsi' e arricchirsi di vissuti, percezioni inusuali e non ordinarie. Forse la corsa di molti giovani verso l'uso di sostanze che modificano la coscienza, purtroppo in modo distruttivo, e la frequentazione assidua di discoteche...sono la dimostrazione di un'esigenza insopprimibile di creare una realtà che trascende" (Bianca Braggio, "Danza rituale e stati modificati di coscienza", in ALTROVE nr.2, Nautilus, 1995).

La danza rituale (come altri riti) consente di superare la frattura fra mondo logico, razionale, e l'"altrove", in quanto espressione della totalità e dell'interdipendenza delle varie forme di esistenza, "con la differenza che nella danza rituale il corpo ha un ruolo di protagonista attivo, manifesta il movimento, il cullare, il dondolarsi, il canto, la danza dei baccanti. La danza rituale apre le porte di accesso a uno stato non ordinario di coscienza ed è anche la massima espressione del senso del collettivo...In questo ambito anche le malattie acquistano una connotazione sociale, non sono, come accade nella cultura occidentale, oggettivate e autonomizzate, bensì vengono contestualizzate, espresse, condivise e rielaborate in chiave mitica. Attraverso la danza l'insieme dei corpi in movimento fa sprigionare dei potenziali energetici terapeutici" (idem). L'autrice insiste particolarmente sulla danza rituale come celebrazione collettiva di un evento, e come strumento appropriato "di esorcizzazione che consente al singolo l'appropriazione dell'evento e la gestione in gruppo dei sentimenti di paura o di sofferenza o di gioia ad esso connessi".

Musica e danza, nella trance rituale, reintegravano il malato nel moto generale del cosmo, assicurandone la guarigione. Questa "celebrazione collettiva" viene oggi spesso ricercata confusamente e ansiosamente nella frequentazione assidua di discoteche o di raves, con o senza l'ausilio di sostanze psicoattive.

In conclusione, la gestualità meccanica e frammentaria del lavoro e della produzione (e, per estensione, della vita quotidiana), una volta sottratta alla sua presunta "verità" oggettiva e raddoppiata in un effetto di simulazione e détournement, non può che risultare tragicomica - ognuno è condannato alla sua personale e sgraziata "pazzia". La gestualità rituale, in quanto celebrazione collettiva, ha l'effetto di dissolvere le tensioni personali nella mitologia del gruppo. Come per la "teoria del dono", si tratta di capire se essa, nel contesto contemporaneo, deve limitarsi ad essere un fattore residuale, sublimato e nostalgico, di civiltà passate, o recuperata in chiave di "mercificazione" (bisogno subalterno di pseudo-riti e pseudo-miti) - oppure se non esista una "terza via", non ideologica e non mercantile.

* ergot = è il nome dello "sclerozio" di un fungo noto ai micologi come Claviceps Purpurea. E' un parassita che cresce sulla segale e su altri cereali quali l'orzo o il grano etc. Contiene diversi alcaloidi, alcuni dei quali allucinogeni (v.LSD).

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IL MAMMUT QUALE ELEMENTO SCIAMANICO PRESSO ALCUNI POPOLI SIBERIANI

di Riccardo Bertani

Presso alcuni popoli autoctoni siberiani troviamo talvolta espressa nelle loro rappresentazioni sciamaniche, líimmagine più o meno stilizzata di un mammut. Forse líorigine di tale rappresentazione è dovuta al fatto che, di tanto in tanto, nel suolo gelato siberiano viene scoperta líenorme carcassa di uno di questi lanosi pachidermi, i cui ultimi esemplari furono sicuramente contemporanei dei lontani progenitori delle attuali popolazioni del luogo.
Nello sciamanismo siberiano líimmagine del mammut appare quasi sempre legata al buio mondo sotterraneo, dove vagano le anime dei morti, anche se la sua rappresentazione non è sempre uguale presso i vari popoli. Per esempio, nella credenza dei Tungusi esso viene chiamato Seli, e si presenta con la testa proboscidata di elefante, ma con il corpo e la coda di pesce. Tale mostruoso essere, dimora nelle limacciose acque del fiume Engdekit, che scorre tra alte e brulle rupi, al centro del mondo sotterraneo. Presso i Chanti abitanti lungo il corso del fiume Kazym, il mammut viene invece immaginato come essere derivato da uníalce, un orso, o semplicemente da un luccio, quando questi precipitano accidentalmente nel buio mondo sotterraneo. Uníimmagine molto simile è anche quella che ne dà una tribù dimorante lungo il corso del Vasjugan, un affluente di sinistra dellíOb, i quali credono che il mammut, non sia altri che uníalce caduta per vecchiaia nel mondo sotterraneo, e là, nella profonda oscurità, le sue robuste corna si sarebbero tramutate in lunghe zanne arcuate, ed il corpo simile a quello del lanoso pachiderma preistorico. La credenza vuole che tale mammut sia condannato a rimanere per sempre nellíoscuro mondo sotterraneo, perché se ne uscisse, rimarrebbe folgorato dalla luce del sole.
Presso gli Ostjaki abitanti nella zona del fiume Taz , si crede invece che il mammut sia derivato da una vecchia renna selvatica, caduta un giorno in un lago e che quindi trasportata attraverso líestuario sino al mondo sotterraneo, si tramutò là nel mostruoso zannuto animale.

 

Il Disco Psichico

di Fabrizio Tavernelli

 

Miles Davis - "In a silent way" (1969)
  "Bitches brew" (1970)
  "On the corner" (1973)

Il Davis elettrico. La tromba è un telescopio di un osservatorio astronomico. La via silenziosa porta ad altre porte dimensionali, la circolarità e líipnosi è quella della sacra musica umana. La dilatazione è quella degli spazi siderali. Space is the place. Musica che trascende i generi, nuove direzioni risplendono come la prima luce che scende. Eternamente si crea materia sonora dal niente, infinitamente il ritmo si trasmette pulsante. Tromba mutante che si collega con identità altre, flussi, poliritmie, reiterazioni che partirono dalla lontana Africa per giungere dopo lungo tragitto ad inesplorate terre straniere: Europa, Oriente, Futuro, Avanguardie, Caos Urbano, Neurofunk, Acido Lisergico. Vincono coloro che si improvvisano dei, coloro che sanno improvvisare. I puristi rimasero scandalizzati, il cosmo approvò, qualcuno storse il naso per la parola Jazz, qualcuníaltro per la parola Rock. Pangea: da un unico grande continente si staccarono porzioni, piccoli continenti. Intorno, orbitanti, una decina di altri pianeti: "A tribute to Jack Johonson"(1970), "At filmore"(1970), "Live-evil"(1971), "Black beauty"(1973), "Big fun"(1974), "Get up with it"(1974), "Agartha" "Pangea" (1975), "Dark magus"(1977).......

 

LIBRATI NELLíARIA

di Guido Lusetti

Paola Giovetti
"Guaritori Di Campagna"
Ed. Mediterranee, Roma, 1984

Tra medicina e magia, una serie di interviste a guaritori popolari, segnatrici di storte, persone che tolgono il Fuoco di santíAntonio, ed altri disturbi che, spesso, la medicina ufficiale non riesce a guarire, oppure allontanano il malocchio. Quindici incontri attraverso líItalia per cercare di (farci) capire, di disvelare líarcano o, più semplicemente, di permetterci di fare conoscenza con pratiche che vengono tramandate nei secoli, con tutto ciò che questo comporta: scetticismo, accuse di stregoneria, incredulità, cieca fede assoluta. Questi sono gli unici rituali di medicina popolare sopravvissuti ai processi dellíInquisizione, migliaia di pratiche e rimedi sono andati perduti, chi sapeva non tramandò per paura di venire tradito, chi poteva ricevere queste conoscenze si guardava bene dal cercare di apprendere. Credo si tratti dellíunico volume, distribuito a livello nazionale, che affronta líargomento, in compenso negli ultimi tempi si trova di tutto a proposito di oracoli egizi e rituali dei druidi, mentre siamo totalmente ignoranti su ciò che ci riguarda da vicino, (chiedo scusa se sembro polemico). I guaritori possono essere predestinati già con la nascita, ad esempio si trovano ad essere il settimo figlio di una famiglia oppure é una nascita a sancire la possibilità di praticare: la madre che genera due gemelli di sesso diverso ha sicuramente nascosta in se la virtù di curare. Principalmente il dono del guarire viene trasmesso ad una persona ritenuta adatta, che sia un familiare o meno è necessario che si tratti di una persona che non vorrà mai trarre guadagno dal proprio operato, che abbia quindi fede nella propria missione. Questa medicina povera utilizza naturalmente materiali poveri: olio, fiori, chicchi di grano, oppure di orzo, acqua, a volte vino, "farmaci" legati appunto alla vita di campagna. In loro cíè sempre una grande serenità, vengono consultati anche nelle scelte di decisioni da prendere. Il compenso non è importante, si lascia al malato che, tacitamente, porta piccoli doni in natura o, cosa che può sembrare strana, accende candele in chiesa. Questo perché il binomio fede-medicina popolare non è così strano come sembra, nelle frasi, segrete, del guaritore compaiono invocazioni ai santi o alla Madonna. Che crediate o meno a queste cose, vi consiglio questo libro, anche solo come curiosità verso un mondo destinato a scomparire...

PONTORMO
"Il Libro Mio"
Costa & Nolan, Genova 1984

Eí il diario del pittore Jacopo Carucci detto Pontormo relativo agli anni 1554-56, mentre stava lavorando ad una serie di affreschi distrutti nel Settecento. Pontormo è personaggio "biliare", le sue annotazioni sono in buona parte legate al cibo, ad uníalimentazione povera ed ai disturbi che questa comporta. Personaggio ombroso, pittore di grande valore, ma uomo schivo, che in alcune occasioni non risponde a chi bussa alla porta, che vivendo in una specie di sottotetto, ritira la scala in legno.
Di pittura si parla in queste pagine, certo, ed in margine il pittore riporta velocissimi schizzi, forse per evitare di scrivere troppo, così tre segni di penna risolvono.
Pontormo e i suoi personaggi dagli occhi spalancati e, contemporaneamente infossati, figure che, con linguaggio cinematografico, "guardano in macchina", che scrutano líosservatore ponendo soltanto interrogativi. Pontormo o della "fatica" del dipingere, disinteressato dalla vita mondana, preoccupato della propria salute, di come preservarla attraverso, o forse meglio: nonostante, líalimentazione. Forse prima di affrontare questo testo sarebbe meglio sfogliare un volume con le opere riprodotte, in quel momento se Pontormo vi chiama non indugiate...

VINICIUS DE MORAES
"Per Vivere Un Grande Amore"
Mondadori, Milano 1998

Il padre della canzone brasiliana moderna, tanto per capirci - una tra le tante - "A garota de Ipanema", viene proposto con una serie di brevi prose, pagine fatte di ricordi di viaggio, racconti/ritratti dei personaggi che popolano le celebri spiagge, poesia non strutturata in versi.
Il volume, uscito direttamente in edizione economica, raccoglie parti abbondanti di due distinte pubblicazioni, una delle quali è fatta principalmente di articoli per settimanali, in viaggio in Europa e, manco a dirlo, la celeberrima "saudade" gocciola da ogni riga, senza evaporare, lasciandoci in bocca il gusto di una bevanda alla frutta e nel cuore la voglia di partire, tuffarsi nellíoceano, sfidando le onde e gli sguardi delle garotas dalle movenze feline (avete presente il Carnevale di Rio o i filmati che documentano le vittorie della seleçao verdeoro ai campionati di calcio?). Una lettura che porta - o riporta - líestate nei cuori.

Mappa Esplorativa

AAVV - Decoder n.12 - Shake
AAVV - Líapocalisse di Giovanni - KFM Books
AAVV - Falso è vero - AAA Edizioni
Jean Baudrillard - Cool memories - Sugarco
Joseph Campbell - Il potere del mito - TEA
Antonio Caronia - Il Cyborg - Theoria
Alfonso M. di Nola - Apocalissi apocrife - TEA
Mircea Eliade - Immagini e simboli - TEA
Bart Kosko - Il Fuzzy pensiero - Baldini e Castoldi
Henri Michaux - Ecuador - Theoria
Thomas Pynchon - Vineland - Rizzoli
Re/Search - Manuale di cultura industriale - Shake
Tom Robbins - Coscine di pollo - Baldini e Castoldi
Tom Robbins - Il nuovo sesso: Cowgirl - Baldini e Castoldi
Tom Robbins - Uno zoo lungo la strada - Baldini e Castoldi
Michael Talbot - Tutto è uno - Urrà
Paul Virilio - La velocità di liberazione

editoriale

Non c'è prova il cui segno non si veda non c'è prova che si affonda una volta sola.

Fabrizio Tavernelli

 

NOMADE PSICHICO
Ë anche una casella postale:

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C.P. 99 - 42 015
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Riceviamo onde Delta, Theta, Alfa, Beta.

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