ROBERTO MARIANI intervista ROBERTO MARIANI

Qual Ë il motivo che ti ha spinto a concepire un disco del genere, fatto non solo di brani regolari, ma di sconfinamenti sostanziosi nella poesia?
Principalmente la voglia di provare, sperimentare; ma credo anche il bisogno di andare un po' oltre l'idea che abitualmente abbiamo di un disco. Per lavoro discografico si intende spesso una sequenza di brani cantati pi˜ o meno intensamente e con diverso spirito, come se fossero separati, a tenuta stagna. Secondo me Ë bello anche poter esprimersi attraverso un percorso pi˜ articolato e non per questo composto da idee diverse e separate. Ho in mente una collana fatta di palline diverse, ma unite da un unico filo.

Nel tuo ìPlastica, Anamorfica Esistenzaî c'Ë, abbiamo detto, molta poesia; qual Ë il rapporto che un artista in genere ha con questa forma di comunicazione?
Penso che chi come me Ë abituato a scrivere testi, abbia in fondo un canale privilegiato per arrivare poi alla poesia vera e propria. Considera che un compositore di brani chiamiamoli ìleggeriî, deve necessariamente conoscere certi meccanismi, certe metriche, rime e periodi propri della poesia. Per quanto riguarda il rapporto che un artista ha con questo mezzo, io credo che tutti noi a partire dalla fase adolescenziale fino alla fine della nostra esistenza, scriviamo poesie. Certo Ë da vedere poi la qualitý dei versi scritti, molto spesso questi sono legati esclusivamente a proprie elucubrazioni o a tematiche non meritevoli d'attenzione, ma questo Ë un altro discorso. La persona che va avanti con la composizione poetica Ë sempre una persona che, credo, abbia qualcosa da dire.

Qual Ë stato il criterio di scelta dei personaggi che leggono queste tue poesie?
E' stato semplice individuare le ìvociî che avrebbero potuto dare un'anima a questo o quello scritto, poi Ë stato un po' pi˜ complicato contattarle. Ma questo fa parte del lavoro di pre-produzione di un disco. Ho scritto le poesie e mi sono accorto che erano legate ognuna a qualcuno che ho sempre ammirato, a maestri che mi hanno e che ci hanno dato molto. Persone che hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione culturale. La cosa pi˜ bella che mi sia capitata finora Ë che ognuno di loro mi ha fatto i complimenti per la qualitý dei miei scritti e questa Ë stata per me una spinta grandissima per andare avanti in un periodo buio e dispersivo come puÚ essere il nostro.

Parlaci invece delle musiche; per esempio, come Ë andata con Ennio Morricone?
Te lo dico subito, ho preso il suo numero telefonico, anzi l'ho quasi rubato alla BMG Ricordi, la mia ex casa discografica, quindi l'ho chiamato e lui Ë stato subito di una gentilezza estrema, molto ferreo e rigido, ma gentile, un vero professionista. Ci siamo incontrati, gli ho parlato del progetto e gli ho fatto leggere gli scritti, lui se li Ë letti tutti uno ad uno (e non sommariamente come fanno solitamente parecchi discografici), poi mi ha dato un doppio cd di sue musiche edite per film nel periodo '66/'79, ma mai pubblicate nei dischi, cioË ìfuori commercioî. LÏ ho capito che qualcosa nella mia vita era cambiata, potevo andare avanti nel mio progetto, dedicandogli tutto me stesso, come infatti Ë accaduto. Ho contattato poi il Consorzio Produttori Indipendenti, perchÈ credo siano gli unici in Italia con le caratteristiche per poter stampare un'opera del genere e loro sono stati subito propensi a collaborare, confermandomi che non mi sbagliavo riguardo il loro conto. Io sono innanzitutto un fan del Consorzio.

Parlaci delle canzoni che hai composto per questo cd.
Sono le canzoni pi˜ belle che abbia mai scritto finora, ìI Tiranniî, per esempio, che io mi sono limitato a musicare, Ë un testo che ha scritto diversi anni fa l'eroe Alekos Panagulis. Una tagliente e drammatica critica ai suoi persecutori, il testo infatti l'ho preso dal libro ìVi Scrivo Da Un Carcere In Greciaî: Ë un testo che nel '74 aveva letto Pierpaolo Pasolini insieme ad Adriana Asti. C'Ë poiîUmana Comprensione Della Naturaî un testo di Philip Freneau, uno scienziato nato nel 1752 e morto nel 1832, che parla della fisica dell'immortalitý. Un testo che mi ha letteralmente ìspettinatoî; anche qui ho scritto la musica. Questi erano gli unici due casi di testi scritti da terzi, per il resto ho scritto tutto da solo. ìVia Modem 27î Ë una stramba e assurda, ma alla fine bonaria, critica ai ìnavigatoriî vittime del personal computer. E' un quadro preciso e crudo sulla mancanza di sentimento di certi meccanismi legati al mondo delle reti telematiche e sulla misantropia che ne consegue. Oramai tutti abbiamo amici ìvittimeî del monitor 3D ultima generazione. C'Ë poi ìI Trapezistiî, canzone a mio giudizio bella secondo i canoni melodici classici. Parla di promesse, di vita che passa sperando e della liberazione provata da questi atleti o circensi, nell'attimo del volo. ìSulla Croceî Ë l'unico tuffo nella religione di tutto il disco. Ha la pretesa di parlare degli ultimi momenti di Cristo su questa terra, Ë un brano molto scuro e di spessore, di quelli che ti lasciano un po' di amaro in bocca. ìMille Meridianeî Ë un elogio alla Gnomonica, l'arte cioË, di costruire meridiane. E' un brano fatto di tempi che passano, di solitudine nel battere la pietra e di potere nell'intrappolare la volta celeste e controllarla e altro.....

Abbiamo parlato di poesia, ma quali argomenti trattano le tue?
ìPietra Erettileî, quella letta da Remo Girone, parla dell'isola di Pasqua, ma ho voluto non nominare mai questo luogo. Girone l'ha veramente resa visibile e palpabile. Parla del rapporto arcaico fra gli uomini e gli dei del cielo, dell'acqua e della terra. ìSenza Rumoreî Ë letta da Fernanda Pivano, che dire, Ë sicuramente la pi˜ ermetica e magica delle poesie, Fernanda poi rappresenta per me qualcosa di mitologico. ìVarcare Sette Fiumi E Non Tentarne Il Guadoî, ìNove Sono Le Ombre Di Sei Candeleî, queste sono alcune delle parole che compongono la poesia. ìFughe Di Memoriaî l'ha letta Bernardo Bertolucci; quando Ë entrato nella mia casa tutto si Ë fermato, la calma e l'equilibrio erano con lui. Il testo Ë scritto per immagini, si procede in spazi siderali, in viaggi iniziatici, in quadri che riempiono mostre silenti. ìNitrocellulosa E Canforaî sono gli elementi che compongono la celluloide, chi poteva leggerla se non il pi˜ grande ri-autore e critico di cinema e tv, quale Enrico Ghezzi? ìMadonnaî Ë un elogio alla donna medievale alla Sandro Botticelli, alla Carlo Crivelli, un intenso minuto e quaranta di parole manieristiche rinascimentali dette egregiamente da un uomo di cultura che tanto ha dedicato alla donna nel suo lavoro, Gabriele Lavia. ìRaggi Covati Nell'Ombraî Ë letta da un dolcissimo artista scultore e pittore, Ugo Attardi. E' la forza del vivere nella creazione di memorie. E' la mutazione dei materiali nelle mani dell'uomo teso alla raffigurazione. ìPlastica, Anamorfica Esistenzaî chiude il disco e per questo testo ho voluto la completa assenza di suoni. Il testo Ë letto da Ginevra Pesce, una bambina di 5 anni. Con la sua voce piena di incertezza e, quindi, aperta alla fantasia, riempie quei 30 secondi di poesia, semplicemente, bambinescamente nella voce e anamorficamente nell'esistere stesso dei concetti che la voce emette.

L'ultima domanda, che tipo di promozione e di attivitý live hai in mente per un disco cosÏ?
Posso sicuramente, al contrario dei dischi precedenti, proporre quest'ultimo a un pubblico senza un'etý definita. Credo di poter dire che posso andare anche in spazi radio televisivi e live in cui abitualmente la musica non c'entra un granchÈ, e questo Ë per me un vantaggio. Ogni artista ha come scopo quello di far conoscere la propria opera. Mi piacerebbe andare a cantare nelle gallerie d'arte, per esempio, o nelle librerie. Potrei far ascoltare il mio disco in spazi radiofonici abitualmente occupati da dibattiti o da programmi di cultura varia e di musica classica. E questo vale anche per la televisione. Non credi che sia, oltre che eccitante, anche un passo avanti nello sconfiggere le barriere mentali che spesso costringono la musica nella sua totalitý in piccoli spazietti occasionali?

Dopo la lettura di questa intervista forse vi starete ponendo le domande che mi hanno assalito mentre digitavo questo botta e risposta.

Roberto Mariani Ë un pazzo, o un genio? Roberto Mariani Ë un millantatore o un sommo poeta? Roberto Mariani Ë baciato dalla fortuna o si Ë conquistato faticosamente tanta attenzione? Roberto Mariani merita un ascolto attento o disimpegnato? Roberto Mariani.................., o ..................?

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TACCUINI

La collana di ìMusica Alienaî continua per la sua strada, tra riscoperte, debutti e ricordi. In queste due pagine troverete la presentazione degli ultimi quattro volumi. Fondamentale la ristampa di ìMondarisoî, album ormai fuori catalogo ed oggi nuovamente disponibile ad un prezzo molto allettante, il debutto dei Ci s'ha prodotto da Francesco Magnelli, i Beau Geste con un progetto di notevole spessore non solo musicale e gli Enten Hitti, un duo da tenere sotto stretta sorveglianza. Come al solito il costo di ogni compact disc Ë fissato a 16.000 lire, come dire mezzo chilo di gelato, un (quasi) ingresso al cinema, il prezzo di una rivista patinata, meno della metý di un cd pubblicizzato tv, il pedaggio autostradale Bologna-Milano, il costo di 25 pannolini da neonato, il prezzo di tre rotoli di carta da fax, etc..... E pensare che c'Ë chi ancora afferma che in Italia tutta la musica costa troppo.........

CORO DELLE MONDINE DI CORREGGIO

ìMondarisoî
(C.P.I./Mercury) Volume 9

Il futuro me lo immaginavo ben diverso, un muto deciso cammino con paraocchi da animale da soma. Invece Ë tutto un proliferare di decadenti manifestazioni umane, la perdita e lo spaesamento costringono ad un continuo ritornare sulle proprie orme. I piedi per istinto di scoperta procedono, ma la testa si volta sempre pi˜ all'indietro. 2000 non pi˜ 2000. Il mostruoso campionatore, onnipotenza fattasi musica, ha cominciato a riprodurre suoni primordiali. Suoni che produci con quello che il mondo ti mette a disposizione: legno, pelle, roccia, carne, aria. Suoni essenziali e musiche rituali come le pentole e bottiglie ritmiche delle mondine, come il canto corale che nasce per esorcizzare un dolore. Io stesso sto usando materiale archeologico-sentimentale che riposa sotto strati e strati di vita e ricordi. Questi sono i miei reperti che riporto alla luce. Preziosi fossili che mi dicono da dove vengo e qual Ë stata la mia evoluzione.
Fabrizio Tavernelli
(Afa)

CI S'HA

ìLa Tarantolaî
(C.P.I./Mercury) Volume 10

Dopo tanto rock'n'roll l'idea Ë quella di dare vita ad una formazione che riesca a contenere e a sviluppare l'energia musicale strappandola dai soliti canoni e meccanismi della canzone. L'idea di una musica minima e potente, lieve e tagliente fatta di pochi e semplici strumenti e di molti suoni. La staticitý apparente ed i repentini movimenti della tarantola; l'immobilismo dell'azione e delle cose ed il tempestoso turbinio di pensieri e istinti dell'uomo. CosÏ nasce la storia. Fra ottobre e dicembre in piena campagna toscana, nella casa comune dei ìBucciniî, quando gli atomi di freddo escono fuori dalle crepe dei muri, pi˜ in forma che mai, pronti a ghiacciare con una reazione a catena inspiegabile, qualsiasi istinto caldo. La voglia di sostare per un po', finalmente, su brevi ritmiche e su risonanze magnetiche improbabili per poi far esplodere i toni minimi ci ha dato un gran calore. I trascorsi musicali vissuti, in parte, giý insieme danno campo ora a questa nuova avventura artistica. La fase sonora dei nostri istinti torna a giocare con la fantasia; il suono incerto sarý il pi˜ lieve; i timbri pi˜ forti nasconderanno le immagini di domani riesumando altre sonoritý dall'oltre-tempo. CosÏ la mente si oppone ed il corpo si offende di fronte agli invidiabili baricentri del geco.
ìLa psichedelia non s'inventa....ci s'haî.

CI S'HA:
Eu: bassi, chitarrina e voce
Alessandro Diliberto: percussioni, marimba e voce
Massimiliano Gambinossi: voce, chitarre acustiche e chitarrine

Guida all'ascolto. La tarantola: erronea denominazione del geco.
Nei testi.
E' la storia di una vita statica, povera di movimenti e di inutili spostamenti come quella di una lucertolaccia bitorzoluta e acchiappa mosche legata solo a pochi metri di muro. Nella musica.
Sporca, visionaria e contraddittoria. Registrata in una memorabile settimana di marzo 1997 a casa di Ale, con un vecchio 8 piste, un paio di microfoni soffioni e tanto liqueur, carburante cecoslovacco.

Ricordo bene il giorno in cui Massimiliano Ë venuto a trovarci in montagna durante le registrazioni del nuovo disco dei C.S.I. e il momento in cui ha dato a Francesco e a me la sua cassetta da ascoltare: l'ansia di conoscere le nostre reazioni filtrava nei suoi movimenti. Se ci fossero stati, si sarebbero sentiti cosÏ anche Eu e Ale; ìCi s'haî sono fatti cosÏ. Ho sempre fatto fatica a tradurre in termini razionali le mie sensazioni di fronte a qualcosa che mi piace ed Ë ancora pi˜ difficile adesso, per parlare di musica che di razionale ha veramente troppo poco. Il primo ascolto fu bellissimo; mi aveva riempito di immagini cosÏ intense da non poterle quasi definire. La loro musica era incantevole: a volte malinconica, a volte cupa e ombrosa, a volte cosÏ rarefatta da far evaporare le mie sensazioni. Io mi guardavo intorno, ascoltavo e annusavo l'aria, come un cane che fiuta le erbe che lo possono curare. PerchÈ la loro musica Ë come loro: naturale, genuina, pura. E fa bene allo spirito. ìCi s'haî sono fatti cosÏ: ricevono dalla vita con gratitudine e producono un raccolto abbondante. Loro ìce l'hannoî, che gli altri imparino.
Ginevra Di Marco

BEAU GESTE

ìIl Tetto Del Mondoî
(C.P.I./Mercury) Volume 11

Verso la fine degli anni '80 Fausto Pirito, onorato professionista della carta stampata, ma soprattutto sincero amico e persona pregna di umanitý, ci parlÚ del Tibet. Ci raccontÚ dell'invasione cinese, delle razzie, della distruzione dei monasteri buddisti. Ci parlÚ dell'annullamento totale di un popolo che preferÏ abbandonare la propria terra al combattere con le armi. Ci parlÚ dell'indifferenza in cui tutto ciÚ accadde e del disinteresse del mondo verso il Tibet, tutt'oggi ancora cinese. Ci parlÚ di buddismo, di misticismo, di compassione, di amore, di Dio, di Buddha, di Mantra, di monaci, di religione e di civiltý tibetana. Ci parlÚ e ci fece poi conoscere Sua Santitý il Dalai Lama, il Capo Spirituale e politico dei tibetani che, da anni in esilio, lotta per sensibilizzare il mondo affinchÈ la Cina restituisca al popolo tibetano il proprio stato, la propria terra, la propria civiltý, la propria dignitý. Pensammo di dover fare qualcosa. Nacque cosÏ l'idea di una piccola opera musicale ispirata al Tibet che venne radiotrasmessa in quella mitica trasmissione che fu ìOrioneî e che diventÚ poi concerto il 15 gennaio 1992 al Sorpasso di Milano, in occasione di una delle tante serate di sensibilizzazione organizzate da Fausto con l'Associazione Italia-Tibet. Questo cd ne Ë la testimonianza tardiva, ma fedele. Tutto fu registrato con pochi mezzi: un 4 piste a cassette e una semplice piastra. Si unirono a noi per l'occasione Enrico Greppi, Alex Gerby, Jacob, Anatol, Mono, Andrea Chimenti, Marco Lega, Giampiero Bigazzi. Buon ascolto.
A proposito......il Tibet Ë tutt'ora annesso alla Cina e il popolo tibetano Ë costretto, esule, a girovagare per il mondo. Privato della propria terra, della propria patria, della libertý di esistere, vive solamente della propria fede. Nient'altro. Se vi capita, ditelo, fatelo sapere.
Gianni Maroccolo

ENTEN HITTI

ìGiganteschi Pagliacci Del Mondo Solareî
(C.P.I./Mercury) Volume 12

Oltre le consuete forme sonore, composizioni che si dilatano per aprire i pi˜ ampi spazi di esplorazione sensoriale. Procedere per modi evitando di ìingabbiarsiî nell'armonia, evoca suoni e sentimenti arcaici che ìambientanoî le nostre ataviche domande e paure. All'alba del III millennio si puÚ mantenersi laici nella improbabile disputa tra strumenti filologici ed elettronici, soprattutto se si Ë consci che ogni suono ha un suo preciso effetto nella nostra psiche. Conoscere le ritualitý aiuta a comprendere e a ricordare che siamo stati e che cosa saremo. Enten Hitti usa il computer e suona molto altro. Il titolo del disco Ë l'immagine che Velemir Khlebnikov (poeta futurista russo) dý di sÈ e del proprio movimento artistico. Un artista bizzarro che usava scrivere poesia sui cuscini, al quale, per simpatia, Enten Hitti ha voluto dedicare questo disco.

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