Nomade Psichico

Riccardo Bertani. Essere polare. Vagabondo della mente. Traduttore e glottologo. Conoscitore di pi˜ di cento lingue. Da Caprara di Campegine a cavallo delle parole sino alle terre dei Norvegesi, dei Finlandesi, dei Kazaki, dei Mongoli, Girghisi, Eschimesi.....Attraverso libri e vocabolari forse giý visitati riesce a fare luce sui nostri percorsi, sulle migrazioni di genti antiche e moderne, risponde a richiami ancestrali, insegue la conoscenza. trova collegamenti, ricerca le congiunture, protettore di patrimoni genetici, in un viaggio impossibile nella catena del dna scopre parentele tra i Maya ed i popoli della Siberia Orientale. Quarant'anni di studio sistematico dalle due del mattino alle nove, quarant'anni di esplorazioni, quarant'anni di attaccamento alla terra. I geroglifici diventano illuminazioni, lingue morte si rianimano d'improvviso, il cervello raggiunge velocitý vertiginose, raggiunge i luoghi pi˜ impenetrabili. Resuscita il vocabolo assoluto. Si avvicina alla pronuncia della prima parola. Tutto questo restando saldamente seduto.
Nomade Psichico!

Colonna sonora consigliata: Hector Zazou - ìChansons Des Mers Froidesî

Orme Nella Neve

Riccardo Bertani

intervista di Fabrizio Tavernelli e Davide Ferrario

Esiste una lingua comune?
Esistono collegamenti che fanno pensare a questo. Ci sono elementi comuni in tutte le parti del mondo: il diluvio compare in tante fiabe nordiche cosÏ come nella Bibbia cosÏ anche nelle leggende degli indiani d'America. Spesso vivo delle rimembranze, dei deja-vu, Ë come se avessi giý letto un libro dopo averlo aperto per la prima volta.

Pensa di aver giý vissuto certi episodi?
Sono sconcertato, non so spiegarmelo, la mente corre avanti...conosco pi˜ di cento lingue......

Le parla anche queste lingue?
Le leggo e le scrivo, ma mi sfuggono le sottigliezze del parlare.

Che conoscenze le procura questo studio?
Chi non conosce niente degli altri non conosce niente di se stesso e della propria cultura. Io non mi sento legato al cristianesimo, ma alle religioni animistiche in cui ogni cosa ha un anima: pioggia, vento, pietra.

Da che famiglia proviene?
Vengo socialmente da una famiglia contadina di fittavoli di Praticello che successivamente hanno comprato un piccolo podere. Mio padre Ë stato il primo Sindaco di Campegine dopo la liberazione. In casa ci sono sempre stati libri, allora c'era attenzione per tutto ciÚ che proveniva dalla Russia: Tolstoj, DostoËvskj.......

L'essere nato in provincia facilita il viaggio mentale?
La vita agreste porta a sognare, a fantasticare, perchÈ nella cittý Ë tutto artificiale. Un giorno mi posso immaginare la steppa....brumosa.

Qual Ë la sua ultima scoperta?
Le origini dei Maya. Ho ricevuto materiale dal Messico, vocabolari e grammatiche Maya, spesso amici che viaggiano mi portano libri dai luoghi che hanno visitato. Mi sono accorto che ci sono affinitý con le lingue paleoasiatiche. Si pensa che canyon, parola che indica una valle stretta e profonda, derivi dallo spagnolo, invece questa parola esiste anche nello stretto di Bering ed ha lo stesso significato. Probabilmente gli spagnoli hanno preso questa parola dai Maya. Secondo me i progenitori dei Maya sono partiti dai confini della Manciuria, sospinti verso nord dai Mongoli, alcuni si sono fermati nella penisola di Bering, altri hanno oltrepassato lo stretto di Bering ghiacciato e sono arrivati alle terre fertili sudamericane. Altri riscontri si possono trovare nei dio fungo allucinogeno. Esistono geroglifici che simboleggiano le amanite, fungo sciamanico, deitý che si trova tra i Maya e in Siberia. Tutto ciÚ lo trovo sui libri.

Qual Ë il suo percorso?
Ho cominciato verso l'etý di vent'anni a studiare il russo, dal russo sono passato ad altre lingue slave, successivamente ho studiato lingue siberiane, le lingue finniche ed altre del gruppo paleoasiatico. Ho curato vocabolari di lingue asiatiche, in alcuni casi erano lingue non ancora tradotte di cui non esistevano vocabolari in occidente.

Come Ë nato questo interesse?
Non lo so dire...un richiamo dell'estremo mattino, istintivo. Ho frequentato le scuole sino alla quinta elementare, se avessi avuto una cultura classica avrei incontrato degli impedimenti nello studiare lingue che hanno una sintassi molto diversa da quella greco-latina.

E' mai stato nei luoghi da cui provengono le lingue che studia?
No, perchÈ ho paura di rimanere deluso. Quando si vivono cose con la fantasia, con la lettura Ë facile poi non trovare corrispondenze al momento della visita fisica. Sono stato invitato parecchie volte in Russia ma ho rifiutato, la mia conoscenza culturale Ë basata su testi classici.

Non ha mai viaggiato?
Sono stato una volta all'Universitý di Firenze all'Istituto di Glottologia, a Milano, a Torino, mai fuori dall'Italia.

Non Ë una forma di fantasia eccessiva che non ha contatto con la realtý?
Molti canti epici sono tramandati da generazioni per via orale, ci sono popoli che hanno una lingua scritta da poco pi˜ di cinquant'anni. La vita di questi popoli Ë cambiata, Ë difficile andare a vedere oggi una realtý diversa.

I libri servono a mantenere la memoria?
Il popolo che perde la propria lingua perde la propria identitý. Non serve insegnare di nuovo il dialetto, perchÈ non si pensa pi˜ in dialetto.

E lei in che lingua pensa?
Ho sempre sentito il richiamo verso l'estremo nord, verso le civiltý slave. Mi ha colpito il poema finnico, mi impadronisco in breve tempo di una lingua scritta, dopo un mese riesco giý ad inquadrare uno scritto.

Ha rapporti con il mondo accademico?
Mi ha scritto Levi Strauss. Ho pi˜ contatti con l'estero che con l'Italia. Ho contatti con l'Accademia reale di Danimarca, di Svezia e con vari studiosi dell'ex Unione Sovietica.

Quesito a cui vorrebbe rispondere?
Ricerca di qualcosa che sta al di lý pur restando qua.

Qual Ë il futuro delle lingue?
Mondo arido. Popolo che perde la propria lingua perde identitý. Le lingue sono sempre pi˜ povere, c'È l'inglese che copre, assorbe tutto. L'inglese Ë una lingua commerciale.

Il nomadismo Ë culla mobile di civiltý?
E' cosÏ che nasce lo scambio tra popoli, mossi per questioni di invasione o per questioni esistenziali quali fame, carestie, epidemie.

Il viaggio psichico puÚ essere inquinato dalla massiccia informazione dei media?
Sicuramente, la televisione Ë il migliore sonnifero che ho in casa, la uso per dormire.

E' a conoscenza delle possibilitý comunicative di tecnologie come Internet?
Per comunicare bisogna conoscere a fondo, il livello epidermico porta alla conoscenza.

Io sono un pastore di capre. Un viaggiatore sui libri con la mente. La strada della fantasia Ë infinita. Credo che una grossa componente dell'uomo sia la spiritualitý. L'uomo Ë piccolo, ci sono forze pi˜ grandi di noi...uno, due, tre, non so che nome hanno queste forze. E' una presunzione l'antropocentrismo. Bisogna tenere conto dello spirito ma la fede cristiana Ë troppo materialistica ed antropocentrica.

Vademecum Per Nuovi Nomadi

Arianna Dagnino

intervista di Fabrizio Tavernelli

ìL'anello si chiude, dunque, per poi riaprirsi sull'infinito: l'uomo del Duemila si ricongiunge per un attimo al nomade dell'era paleolitica, allo stato di consapevolezza collettiva dell'uomo preverbale, e da qui spicca il volo verso pi˜ vasti orizzonti. Da una mitica Etý dell'oro si passa in un solo balzo temporale a una sofisticata civiltý tecno-digitale spalancata su altri mondi, con nuovi (o antichissimi?) modi di percepire l'ignoto.î da ìI Nuovi Nomadiî - Castelvecchi

Flussi migratori di pensieri stanno viaggiando da un cervello all'altro, come in una ristabilita comunicazione telepatica. Trovi allora meravigliosamente, assonanze nelle parole dell'altro/a, sinapsi che si fondono, la mente anticipa il corpo, alcuni di noi stanno giý compiendo un cammino comune. Il libro di Arianna Dagnino Ë il manuale di istruzioni fondamentale per iniziare il percorso, un percorso lucido che illumina il finire Ë il nascere di un'era, un libello che annulla la parola utopia, una sintesi proteica per nutrire la mente alla comprensione del mutamento in atto.

Esiste nella comunicazione globale un terzo mondo?
Il valore rivoluzionario della comunicazione globale (Internet in primis) coincide proprio con l'abbattimento delle barriere fra Primo e Terzo Mondo. Chi entra in Rete entra a far parte dell'îintelligenza collettivaî e l'intelligenza, come il sapere, non fa distinzione di classe, rango, razza o status sociale. Il problema Ë a monte: per i Paesi del Terzo mondo accedere alle nuove tecnologie, varcare la soglia della comunicazione elettronica Ë ancora estremamente difficile. I costi per dotarsi di un modem, un computer e una linea telefonica sono fuori della portata dei pi˜. Una volta perÚ che i prezzi per un pc si saranno notevolmente ridotti (come Ë avvenuto per la Tv) allora i poveri ìincoltiî di mezzo mondo avranno un vantaggio in pi˜ nei confronti dei ricchi, viziatissimi occidentali: la capacitý di avvicinarsi al computer con lo stesso approccio destrutturato e intuitivo dei bambini. Loro, popoli giovani e irruenti, impareranno a sfruttare le potenzialitý dell'elettronica molto pi˜ rapidamente dei vecchi, stanchi europei e in questo modo potrebbero colmare l'abisso che ancora separa il Primo dal Terzo mondo.

PuÚ essere il computer la definitiva protesi evolutiva?
Personalmente credo che nella vita e nello sviluppo umano non esista niente di ìdefinitivoî. Probabilmente nel prossimo millennio gli scienziati ci doteranno di protesi elettroniche - microscopiche e pertanto innestabili nel nostro corpo - in grado di potenziare i nostri sensi e le nostre capacitý intellettive. Ma la nostra vera protesi rimane il cervello: un calcolatore sofisticatissimo che solo ora stiamo iniziando a scoprire. Lo sfruttiamo ancora in minima parte eppure le sue potenzialitý sono enormi. Basta pensare alla telepatia: forse un giorno i nostri pronipoti impareranno a comunicare da mente a mente, senza neppure l'uso di un microchip.

Da una parte il nomadismo culturale, la contaminazione, la condivisione e dall'altra il neo-feudalesimo, i particolarismi, la rivendicazione etnica. Forse non tutti sono pronti alla nuova era.
SÏ, non tutti sono pronti e, soprattutto, ìattrezzatiî, per entrare in una nuova era. Particolarismi e regionalismi sono la naturale reazione alla rapida globalizzazione dei mercati e delle culture. La paura del diverso, dell'infinitamente grande (perchÈ globale) e dell'enormemente complesso spinge istintivamente ad aggrapparsi in modo ottuso alle proprie consuetudini e al proprio particolare. Come spesso Ë avvenuto nella storia umana, solo una ristretta schiera di ìpionieriî riesce a vedere le proprie radici come un rassicurante trampolino da cui spiccare il balzo verso il nuovo e il diverso, pronta ad accogliere i parametri di una civiltý a venire.

Le nuove figure socio-professionali di cui parli sono affascinanti. Esistono in Italia?
Alcune figure professionali, seppur limitate ai settori pi˜ avanzati della ricerca scientifica, esistono giý, come nel caso del nanotecnologo, del biotecnologo e dell'agronomo galattico. In quest'ultimo caso il nome Ë frutto della mia fantasia ma l'agronomo galattico incarna giý la sintesi fra il nutrizionista, il fitobiologo e il chimico. Anche il peace-keeper Ë una figura professionale giý esistente, anche se finora l'estremo valore del suo ruolo non Ë stato pienamente riconosciuto. Le altre figure, come il tecnoarchitetto, il precettore a domicilio e il creatore di tempo libero non esistono ancora ma giý ora la nostra societý ne inizia a sentire il bisogno: Ë solo questione di tempo.

Non pensi che al momento siano una fortunata Èlite?
SÏ, sono una fortunata Èlite. E il mio timore Ë che possano rimanere tali. CiÚ che con il mio libro vorrei trasmettere Ë proprio la necessitý per chiunque di attrezzarsi, di prepararsi a cavalcare l'onda del cambiamento, per dirigere attivamente il proprio futuro. Altrimenti qualcun altro lo farý per lui.

Come mai gli illuminati della razza umana tendono a confinarsi in paradisiache ed esclusive riserve?
Se con ìesclusive riserveî ti riferisci alle enclave di cui parlo nel libro, queste sono sistemi aperti, permeabili, anche se, come ogni fenomeno aggregante le persone, tendono a raccogliere spiriti simili. Se invece pensi a sterili riserve da vip, beh, questi non sono certo gli ìilluminatiî per me. Penso agli ìilluminatiî come a personaggi in grado di contribuire al benessere dell'umanitý. Medici, scienziati, ricercatori, innovatori, artisti e creativi sono i miei ìilluminatiî. Se queste persone si isolano lo fanno perchÈ per creare, inventare o pensare qualcosa di nuovo il raccoglimento Ë indispensabile. Ma quando queste persone vivono la loro vita cercano il contatto con ìl'altro da sÈî.

Il nuovo nomade ha ancora bisogno di una casa a cui fare ritorno?
SÏ, i nuovi nomadi di ìprima generazioneî hanno ancora bisogno di un ìrifugioî a cui fare ritorno. Questo non deve per forza coincidere con la casa dei genitori o il luogo delle origini. Ognuno si sceglie il proprio personalissimo rifugio: in cittý, in aperta campagna, fra le montagne o in riva al mare. Psicologicamente noi abbiamo ancora bisogno di un punto fermo, di un riferimento geografico stabile a cui fare riferimento: Ë quello che Chatwin chiamÚ ìil perno dell'orbita migratoriaî. Credo che le generazioni future saranno affrancate anche da questo ultimo retaggio di cultura stanziale.

Esiste il rischio del perdersi in questo continuo attraversare?
SÏ, il rischio c'Ë. Ma d'altronde chiunque non sia riuscito a sviluppare un forte equilibrio psichico e la consapevolezza di poter contare solo sulla propria forza interiore finisce per perdersi.
Anche drogarsi Ë un modo di perdersi.

Come ti rapporti riguardo a clonazione, manipolazione genetica, innesti biomeccanici?
Sono consapevole dei rischi che tali manipolazioni possono causare nei sottili e imperscrutabili equilibri della natura. Non sono perÚ contraria a priori alla ricerca scientifica in questi campi. L'importante Ë che la comunitý scientifica, e quindi l'umanitý intera, si dotino di un codice etico e di regole chiare e inderogabili. Trovo umanamente buono ciÚ che puÚ aiutare a curare gravi disfunzioni e malattie congenite o ereditarie. Trovo aberrante ciÚ che puÚ distorcere completamente il corso della natura. Trovo affascinanti gli innesti biomeccanici (vorrei riuscire a vivere abbastanza a lungo per poter farmi innestare un potenziatore della memoria!).

Vecchie o nuove droghe?
Considero qualsiasi tipo di droga, vecchia o nuova che sia, come uno ìstrumentoî. Alcune vanno bene come eccitanti, altre come mezzi per arrichire una situazione conviviale, altre per scandagliare e accentuare la propria sensibilitý artistica, altre per raggiungere stati alterati di coscienza (quelli che gli addetti ai lavori sintetizzano in Asc, altered states of consciousness). Inserisco fra le prime tË e caffË (chi prende tre caffË al giorno si droga tanto quanto chi si fa uno spinello pomeridiano), fra le seconde vino, marjuana e superalcolici, fra le terze funghi allucinogeni & Co. A ognuno la sua particolare debolezza. Eroina e crack sono merda. Lascerei le droghe del terzo tipo a quelli che ho chiamato ìinvestigatori olisticiî, coloro che per professione tentano di perlustrare mondi e realtý paralleli ai nostri. Ognuno di noi potenzialmente potrebbe diventare un investigatore olistico ma c'Ë bisogno di un periodo di formazione e di apprendistato per affrontare la sconvolgente esperienza di un viaggio in Asc. Non Ë detto che la mia irrefrenabile curiositý non mi spinga prima o poi a sperimentarlo.

Qual Ë la tua colonna sonora? Pensi che la musica possa ritornare ad una sua ritualitý?
Non ho una colonna sonora ìdel cuoreî. Da vecchiotta, amo il blues e il rock degli anni '70. Fra i contemporanei apprezzo chi sta sperimentando fusioni fra culture musicali e ritmi diversi, come il sudafricano Johnny Clegg, gli ormai sciolti Negresses Vertes, il giapponese Sakamoto, alcuni nuovi gruppi sudamericani. SÏ, credo che gli uomini del terzo millennio riscopriranno il valore rituale della musica: in quali forme, perÚ, non saprei dirlo. Questa affermazione Ë il puro frutto di un sentimento, di un'intuizione, forse di un recondito bisogno.

Trance e sciamanesimo. Nuovo turismo o effettivo ed urgente bisogno psichico?
Lo sciamanesimo Ë una nuova moda, inutile negarlo. Ma dietro la superficialitý del trend si percepisce un'esigenza molto pi˜ solida e matura. E' quella di chi non si accontenta della vita in quanto tale ma continua a cercare risposte alle domande di fondo: chi siamo, perchÈ siamo qui? Lo sciamanesimo non Ë che una delle vie per procedere nell'esplorazione. Sfrutta saggezze antichissime e dimenticate: forse Ë venuto il momento di riscoprirle e recuperarle.

Philippe Frey Ë un etnologo migratore, ma esiste pure una etnologia ìlocaleî, una neo-etnologia che studia nuovi deserti, i non-luoghi metropolitani. Conosci Marc AugÈ?
Quando nel libro parlo di ìneoetnologiî parlo anche di personaggi come Marc AugÈ. I luoghi da studiare, oggi, sono i deserti e le giungle delle megalopoli da 8-10 milioni di abitanti, gli hacker californiani, gli ìotakuî (una sorta di cyberpunk) giapponesi. L'umanitý sta forgiando nuovi modelli antropologici e nessuno sembra accorgersene.

Il cybernomad non ha fissa dimora, non ha indirizzo postale ma su Internet. Sarý il pc l'unico nostro contatto con gli altri?
Il pc sarý lo strumento che ci aprirý al mondo; stando chiusi nella nostra stanzetta noi saremo comunque in grado di comunicare con un numero illimitato di esseri umani. Potremo sperimentare l'eccitazione e lo stupore di contatti mentali e di incontri virtuali. Ma niente potrý superare la forza e l'intensitý del reale e questa dimensione non verrý persa. Anzi, nel momento in cui i computer svolgeranno molti dei nostri lavori pi˜ noiosi avremo pi˜ tempo da dedicare alle relazioni umane.

I messaggi pubblicitari delle autostrade telematiche possono sviare percorsi?
Se non ci siamo fatti sviare in dieci anni di Tv commerciale non abbiamo nulla da temere. C'Ë sempre chi ci casca, ma c'È anche sempre il tempo per riabilitarsi.

Come ti definisci?
Non mi definisco. Muto col mutare dei miei interessi, delle mie esperienze e delle mie scoperte. Posso solo confessare di essere un'inguaribile ottimista e di credere nella potenza della nostra mente: se solo sapessimo sfruttarla un pÚ meglio......

GEA Geobiologia E Ambiente

Associazione Nazionale Per La Ricerca Geobiologica Dalla presentazione dell'associazione per la Ricerca Geobiologica GEA Geobiologia e Ambiente

Geobiologia e Ambiente c/o Arch. Daniela Gabutti Via Trincerone, 40 46100 - Mantova

Geobiologia (studio dell'interrelazione tra pianeta e la sua biosfera) Ë rivelazione di energie, ma anche ricerca di conferme nelle permanenze del passato, nei luoghi sacri: templi, cattedrali, ...persone. La Geobiologia appassiona, chi la scopre non riesce pi˜ a lasciarla. E' un ritorno di un sapere di "prima del diluvio" che stravolge. Noi fondatori di GEA siamo "anime antiche" che abbiamo scoperto di avere questa volta il compito di riportare alla luce queste conoscenze nel vero senso dell'espressione, cioÈ di togliere il velo delle contaminazioni religioso-spiritistiche che le hanno alterate al punto di ridicolizzarle agli occhi dei pi˜ avveduti. Queste contaminazioni hanno tramandato nel buio perchÈ sono "oscure". Noi, anche se siamo arrivati solo ora, possiamo aprire delle porte alla luce. Non ce ne importa niente dell'esperienza di chi per anni ed anni si Ë autoingannato e ha ingannato restando nel buio e facendolo aumentare intorno a sÈ. Noi ora siamo "il crogiolo dai manici di giada" (I Ching) e questo ci basta. GEA si pone "tra la Terra e il Cielo" con i piedi ben piantati per terra, in grounding, e con il 7ƒ chakra collegato al Cielo. Stiamo facendo, tutti i fondatori dell'associazione, un percorso personale difficile e impegnativo per acquisire sicurezza nella rivelazione energetica attraverso strumenti e conoscenza che vanno dal Reiki all'Idrogeologia, dal Feng-Shui alla medicina bioelettronica, sempre senza perdere il contatto con quello che ci "dicono" i nostri piedi, le nostre gambe o la schiena e le spalle, quando camminiamo su un terreno o siamo in un appartamento. Possiamo rilevare le "energie" solo perchÈ sentiamo, conosciamo, la nostra energia, i suoi centri e i suoi flussi. Per entrare bene in risonanza con l'energia che di volta in volta cerchiamo e selezionarla tra le moltissime altre che sono presenti dobbiamo attivare il flusso della nostra energia con varie tecniche a scelta tra yoga, bioenergetica, taichi, e altro lavoro su noi stessi. Allora riusciamo a funzionare come degli spettrografi che pi˜ hanno energia pi˜ distintamente rilevano le frequenze emesse dall'ambiente.

Piergianni Prospero
Presidente dell'Associazione per la Ricerca Geobiologica e Ambiente

Con il sole in Ariete nasce GEA Geobiologia e Ambiente, associazione che vuole creare una struttura permanente di riferimento per chi si occupa e per chi Ë utente della Geobiologia, elaborando e chiarendo quali spazi sono propri alla nuova figura professionale del "Geobiologo". I fondatori riconoscono in Faliero Capineri, con G. Gori uno dei primi ricercatori italiani in Geobiologia, l'iniziatore nel nostro Paese di quegli studi sulla patologicitý di alcune situazioni idrogeologiche che, unitamente a quanto prodotto sui reticoli energetici e sulle zone perturbate per opera soprattutto di G. Lakhovsky, G. Von Pohl, J. Picard, Cody e pi˜ recentemente di E. Hartmann, di Curry e di altri ricercatori, hanno permesso di raggiungere l'alto livello di conoscenza in materia disponibile oggi in Europa.
Un importante obiettivo che si pone l'associazione GEA Geobiologia e Ambiente Ë lo sviluppo della ricerca nell'ambiente energetico sottile, ricerca che spesso risulta indispensabile per spiegare alcuni fenomeni naturali, tra i quali l'insorgere di patologie anche gravi, e che permette di contribuire alla conoscenza dell'ambiente e alla prevenzione degli effetti delle geopatie.
Tramite la Commissione Scientifica l'associazione elabora indicazioni per operare in Geobiologia con il metodo scientifico e cioÈ con ricerche e rilevazioni ripetibili e verificabili, e propone questo metodo - e gli operatori cosÏ qualificati - al pubblico, ai tecnici impegnati in bioedilizia o in bioarchitettura, ai medici e ai terapeuti che seguono la medicina naturale, attraverso la costituzione e la divulgazione di un "Registro dei Geobiologi" promosso dall'associazione.
PerchÈ il metodo scientifico entri a far parte del comportamento professionale dei Geobiologi, l'associazione propone un "Regolamento Deontologico" (disponibile per chi lo richieda) molto severo al quale aderiscono i soci geobiologi professionisti, ma che viene indicato come riferimento anche per tutti gli altri operatori biofisici.
Pur prevedendo la ricerca delle intensitý di Radon e dei campi elettromagnetici tecnici con la strumentazione messa a disposizione dalla tecnologia - dopo aver frequentato un apposito corso di specializzazione - la peculiaritý dell'intervento del Geobiologo Ë individuata dall'associazione nella ricerca biofisica delle zone geopatiche di diversa origine e della disposizione dei reticoli energetici. Ricordando, con le parole del Dott. Hartmann, che: "Profilassi, diagnostica e terapia del futuro saranno orientate verso la biofisica, il terapeuta di domani......penserý alla risonanza, ai campi di forze, ai ritmi, alle interazioni elettromagnetiche; egli conoscerý le energie polari di attrazione e repulsione, saprý riconoscere e combinare abilmente lo yin e lo yang, sarý un "domoterapeuta": caso limite di una necessaria ecoterapia".
L'associazione GEA Geobiologia e Ambiente individua come naturali referenti la bioarchitettura, le terapie bioenergetiche, la medicina funzionale e bioelettronica, e con queste discipline imposterý un dialogo e una interazione costruttiva nel campo della prevenzione e della ricerca.
Il Geobiologo, nell'ambito specifico della rilevazione biofisica, si comporta come un "biocomputer" che registra e decodifica la presenza di un campo energetico. Il "biocomputer" Ë dato dall'integrazione energetica corpo-mente: Ë fornito di un sistema operativo naturale, genetico, che gli permette di percepire le alterazioni energetiche, ed ha acquisito anche un programma mentale di consapevolezza e conoscenza che gli permette di riconoscere e selezionare le presenze energetiche e di segnalarle all'esterno. In questo caso il "biocomputer" diventa uno "strumento" ad altissima affidabilitý. Lo "strumento" pi˜ idoneo per individuare le zone geopatiche rimane quindi il rilevatore biofisico consapevole, o Geobiologo, che con lavoro energetico su se stesso e adeguata cultura opera con una visione olistica.

Fino dalla epoche pi˜ antiche l'uomo conosce le influenze energetiche presenti nei luoghi e ha sempre usato questa conoscenza sia per scegliere il luogo dove abitare, che per delimitare i luoghi sacri al culto. Un fine pi˜ utilitarista ha spinto a mantenere nei millenni la tradizione della ricerca dell'acqua e dei giacimenti minerari attraverso il riconoscimento della loro emanazione energetica o delle perturbazioni apportate alle reti energetiche naturali. Sopra si vede la raffigurazione (tratta da un manuale di ricerca mineraria del 1700) di una rilevazione, i cui tracciati indicano chiaramente un reticolo. Sotto si puÚ vedere il coro di uno dei pi˜ grandi monumenti, del gotico, la cattedrale di Chartres, nel quale si incontrano una falda artesiana e 14 condotti idrici sotterranei artificiali, ottenendo una disposizione fortemente anomala del reticolo detto "di Hartmann" evidentemente giý noto ai costruttori.

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