Vibo Valentia 15.12.2001

UNA VITA … TANTE VITE

La III° dom. di Avv. è chiamata la “domenica della gioia”.

Gioia giustificata dal fatto che Dio e la sua salvezza sono ormai vicini:

“Coraggio. Non temete; ecco il vostro Dio … Egli viene a salvarvi” dice il profeta Isaia nella 1° lettura.

Nell’antifona d’ingresso San Paolo invita i Filippesi a rallegrarsi: “Rallegratevi, ve lo ripeto, rallegratevi il Signore è vicino”. E’ la gioia di sentirsi salvati dal Cristo che ci viene incontro e ci libera dalla schiavitù dell’egoismo, è una gioia più donata che conquistata; gioia che è già frutto e segno della salvezza.

Il Dio della Vita viene a noi per donarci la sua Vita.

La vita è un dono, un regalo che viene da qualcuno che sta prima di noi e che ci ama. E i regali dipendono da chi li fa, non da chi li riceve. Così non possiamo decidere né quando né dove venire al mondo, non possiamo scegliere né l’anno, né il paese della nostra nascita e nemmeno i genitori che ci danno la vita e che ci fanno crescere fino a quando saremo in grado di fare da soli le nostre scelte.

Non possiamo nemmeno decidere o conoscere prima il momento e il luogo della nostra morte: anch’essa è un dono (“sorella morte”), un modo diverso di essere in comunione con Dio e con quelli che abbiamo amato e che ci hanno amato. Ma, attenzione, se non possiamo scegliere né dove, né come, né quando ha inizio e fine la nostra vita, possiamo, anzi dobbiamo, però scegliere come e per che cosa viverla: possiamo decidere se fare della nostra vita un dono per gli altri, possiamo stabilire quali sono le cose per le quali vale la pena vivere e magari anche “dare la vita”.

A tanti di noi sarebbe forse piaciuto nascere in un altro tempo o in un altro paese, venire al mondo in un altro ambiente: per esempio ai tempi di Gesù? Avremmo potuto averlo come compagno di giochi da bambino, lo avremmo incontrato lungo le strade, lo avremmo ascoltato incantati mentre raccontava parabole, o l’avremmo guardato estasiati mentre guariva i malati e dava gioia a chi era nel pianto.

Ebbene, tutte queste cose le possiamo vivere anche qui e ora, senza andare tanto lontano e senza sognare la macchina del tempo per tornare indietro o correre avanti negli anni. Possiamo dare un senso alla nostra vita anche là dove ci ha messo la volontà di chi ci ha amato per primo: con quei genitori, con quegli amici, con quelle situazioni brutte e belle che abbiamo attorno.

Basta vivere come Gesù ha vissuto, amando gli amici fino alla fine, scegliendo sempre la vita, testimoniando sempre l’amore.

La vita è un dono di Dio e in quanto tale ognuno di noi ha il dovere di preservarla e di conservarla nel migliore dei modi e il più a lungo possibile. Ne consegue che ognuno di noi non è padrone assoluto del proprio corpo.

Il corpo umano non appartiene alla persona che lo possiede, che lo vive, ma è dono agli altri. Gesù di Nazaret è il nostro modello di vita, con la morte in croce è stato motivo di vita per tutti noi. Noi seguaci di Cristo, noi che crediamo nella vita, dobbiamo sentirci responsabili nel continuare la creazione di Dio, preservando e conservando nel migliore dei modi e il più a lungo possibile la nostra vita. E quando questo non è possibile perché “sorella morte” ci chiama altrove donare parte del nostro corpo a chi potrebbe continuare a vivere.

La donazione, libera e responsabile, è un grande gesto di carità e risponde alla volontà di Dio. Siamo invitati a sviluppare la cultura della donazione come forma di solidarietà al sevizio della vita.

La religione cattolica, e tante altre religioni, considerano la donazione di organi non solo conforme, ma estensione di principi teologici della creazione, della giustizia e dell’amore.

Nella donazione di un organo prevalgono i sentimenti altruistici, e nel riceverlo una legittima gioia di salvarsi e di vivere.

Il trapianto può davvero favorire una più vera cultura della vita, perché richiede solidarietà.

In questa sera di preghiera e di testimonianza desideriamo collaborare nel diffondere la cultura del trapianto, sollecitare le strutture e gli operatori sanitari, responsabilizzare le istituzioni e soprattutto sensibilizzare i cittadini; sensibilizzare l’opinione pubblica su concetti fondamentali, quali la chiarezza e trasparenza della scelta dei riceventi, la sicurezza dei criteri di accertamento di morte cerebrale, la garanzia del rispetto della volontà dei cittadini, l’incondizionata gratuità.

E come un tempo il profeta Isaia e San Paolo anche noi oggi potremo dire a tanti nostri fratelli:  “Coraggio. Non temete; ecco il vostro Dio … Egli viene a salvarvi”.

“Rallegratevi, ve lo ripeto, rallegratevi il Signore è vicino”.

 

 

PREGHIERE

1.

O Signore, sorgente della vita, noi che alla tua luce vediamo la luce, fai che l’Eucaristia cui stiamo partecipando, contribuisca ad orientarci verso gli altri, verso i valori, verso te. Fai che nel ricordo della donazione di quanti hanno ridato la speranza e la convinzione che la vita è un bene troppo prezioso, ognuno di noi possa diventare donatore e possa diffondere il messaggio della solidarietà.

Preghiamo

 

2.

O Signore, ti preghiamo per le categorie più deboli, orfani, handicappati, anziani, soli, ammalati, uomini offesi a causa della guerra, affinché il muro della solitudine e della disperazione sia sostituito da quello della speranza di un giorno migliore, reso possibile dalla piena riscoperta della fede.

Preghiamo

 

 

3.

O Signore, per la Chiesa, perché acquisti sempre il volto della casa materna, sia disponibile ad accogliere le nuove frontiere della carità e capace di essere un edificio, una nave di pace in cammino per il mondo.

Preghiamo

 

4.

Per tutte le associazioni educative perché si adoperino a promuovere una vita piena e sana, a costruire la pace e lo sviluppo a difesa del diritto irrinunciabile ed inalienabile alla vita, alla dignità umana ed ai diritti ad essi collegati, sensibilizzando l’opinione pubblica ed orientando la volontà politica verso azioni concrete.

Preghiamo