Testimonianza per la manifestazione “Una Vita, tante Vite.  La scelta di darsi agli altri dopo la propria vita ”

Duomo San Leoluca Vibo Valentia 15 dicembre 2001

 

Il tre agosto del 1999, alle ore 18,40 circa, accade un evento che modifica in modo definitivo la mia vita e quella dei miei familiari. Mia figlia Tania, appena ventunenne, incorre in un incidente stradale che le causa un trauma cranico con la formazione di un ematoma subdurale acuto. Dopo un primo soccorso presso l’Ospedale Civile di Vibo Valentia, a causa della gravità e della mancanza di reparti idonei, è avviata agli Ospedali Riuniti di Reggio di Calabria e qui viene ricoverata nel reparto di Rianimazione e terapia intensiva. Un’ora dopo circa viene sottoposta ad un’operazione al cervello in un estremo tentativo, a detto dei chirurghi, di limitare i danni conseguenti ad una vasta emorragia celebrale. Pur essendoci stato concesso di stare fisicamente vicino a Tania, nei momenti di non trattamento intensivo, per più ore, mia figlia non si è mai ripresa dallo stato di coma e non è stato possibile scambiare alcuna parola di conforto. Il cinque agosto, dopo aver svolto il protocollo legale per l’accertamento della morte clinica e dell’irreversibilità dello stato di coma, nel rispetto del suo desiderio, abbiamo concesso l’autorizzazione all’espianto degli organi che è avvenuto nella notte tra il 5 e 6 agosto. Sono stati prelevati, da più équipe mediche, i reni, le cornee e le quattro valvole cardiache. A causa dell’improvviso arresto cardiaco non è stato possibile, ad un’èquipe medica proveniente da Roma, prelevare anche il fegato. La stessa notte, a Reggio ed a Cosenza vengono impiantati i reni a due maschi adulti, Francesco e Nazareno, da anni sottoposti a dialisi e attualmente in buono stato di salute.

Francesco e la moglie Antonella, a seguito del trapianto, il 16 novembre ultimo scorso hanno potuto dare alla figlia Noemi una bellissima e sana sorellina chiamata Tania in ricordo della nostra Tania.

 

Ad oggi, non sono a noi noti i nomi e lo stato di salute degli altri riceventi gli organi di Tania. Speriamo che il buon Dio, anche agli altri riceventi, abbia concesso una nuova e sana vita.

 

Questo è in sintesi ciò che un osservatore esterno, anche se attento ai fatti, riesce a percepire su quanto è accaduto in quel terribile tre agosto del 1999.

 

In realtà i retroscena, di quest’immane tragedia, sono molto più complessi di quello che si può lontanamente immaginare, sia dal punto di vista emotivo che psichico, legale e burocratico.

 

In un incidente stradale le persone coinvolte non sono solo chi lo subisce o ne è la causa, ma molte di più.

 

Si parte dagli attori principali, i guidatori, le persone care ai guidatori coinvolti, anch’esse vittime involontarie di questa tragedia, a chi presta i primi soccorsi, per arrivare a chi è preposto alla manutenzione della strada e a quella degli automezzi, a chi è preposto istituzionalmente ai rilievi e alla ricostruzione dei fatti, al passante occasionale che può avere un ruolo passivo, come osservatore esterno e disinteressato, o attivo, come il prestatore dei primi soccorsi o testimone dell'evento, alla magistratura che deve accertare la verità sui fatti e alle società assicuratrici che devono risarcire i danni.

 

Un discorso a parte andrebbe fatto sulla professionalità e sugli strumenti tecnologici a disposizione di chi deve effettuare il primo soccorso e l’assistenza sanitaria nelle prime ore successive all’evento e di chi è preposto istituzionalmente all’accertamento dei fatti e all’individuazione delle responsabilità penali e civili.

Vi garantisco che chi, come noi, resta coinvolto in tali eventi, anche volendo, non potrà in nessun modo dimenticare quanto accaduto.

Infatti, a tenere viva la tragedia, oltre al ricordo del tempo trascorso con la persona cara che non c’è più, ci sono in genere, i dubbi sulla qualità del primo intervento sanitario, quelli sullo svolgimento dell’incidente, sullo stato dei luoghi, sulla superficialità, sulla negligenza e sulle carenze professionali degli addetti ai rilievi. La lentezza della burocrazia giuridico amministrativa, la latitanza delle società assicuratrici e non ultime le testimonianze, rare, e quasi sempre di parte, che in caso di decesso di uno dei guidatori, sono usate come cassa di risonanza di quanto affermato da chi è sopravvissuto allo scontro.

 

Questi dubbi e mancanze, Vi garantisco, tormentano e logorano l'animo anche dell'essere più buono.

 

Il ragionamento, aberrante, che alcuni in questi casi fanno, è: “Tanto i morti, dove sono, non hanno più bisogno di nulla e meglio aiutare i vivi!”.

 

Sono passati due anni e mezzo da quel terribile giorno ed io e la mia famiglia stiamo ancora chiedendo che la magistratura prenda atto di fatti oggettivi ed inconfutabili agli occhi di chiunque, cioè che la macchina della nostra Tania è stata tamponata nella parte posteriore destra.

 

Certo, può apparire paradossale che chi come noi ha perso il Molto cerchi il poco, ma chiedo a tutti cosa avreste fatto Voi al nostro posto?

 

Quasi certamente, come ultimo atto, saremo costretti a partecipare i nostri dubbi tecnico legali e i nostri tormenti al Sig. Presidente della Repubblica nella sua qualità di garante della Costituzione e della Giustizia.

 

Non c’è peggiore offesa alla memoria di chi non può difendersi, perché non è più con noi, e verso i suoi familiari, che qualcuno possa agire, in malafede, per mistificare la verità a proprio ed esclusivo vantaggio. Noi pertanto sentiamo l'obbligo per conto di Tania e per il suo gesto di grande solidarietà verso gli altri esseri umani di chiedere a gran voce giustizia e verità, anche se siamo coscienti che solo Dio è verità assoluta e può esercitare Giustizia.

 

Vorrei parteciparvi tante altre cose, inerenti a quanto io e la mia famiglia stiamo vivendo, ma penso che quanto fin qui sinteticamente riferito sia ragione sufficiente di riflessione e monito per comprendere che la vita è un dono datoci da Dio e che noi abbiamo il sacrosanto dovere, oserei dire l’obbligo, di custodirla mettendo in atto ogni mezzo e strumento lecito a tal fine.

 

Mi scuso per i toni cupi e a tratti duri di questa mia testimonianza, ma ho cercato di trasmettere a tutti Voi come io e la mia famiglia viviamo quanto accadutoci.

Ringrazio sempre il Buon Dio per aver lasciato a me ed alla mia famiglia la fede ed il bene dell’intelletto. Sento costantemente la presenza di mia figlia Tania, di Paola, di Dario, di Mirko, di Simona, dei loro moltissimi amici e non che rapiti in giovane età hanno lasciato un vuoto indelebile ed incolmabile e di tutti quelli che con la loro vicinanza ed affetto ci aiutano a vedere e a ricercare un futuro possibile, anche se per ora grigio.

 

L’invito e l’augurio che mi sento di fare a tutti noi, è che possiamo sempre essere i custodi di noi stessi e dell’integrità psicofisica di chi ci ama e che a nostra volta, immensamente amiamo!

Scegliere oggi di dare i nostri organi o tessuti, quando il nostro cammino terreno sarà finito, serve per camminare in eterno con Dio restando ancora coi piedi sulla terra.