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Visita al memoriale

La visita al memoriale è stato il momento del viaggio che mi ha toccato maggiormente, che sento più mio. Durante tutta la durata della visita mi sembrava di essere fuori dal tempo, di vivere una situazione surreale; l’aria che respiravo mi sembrava pesante, carica del passato che non dobbiamo dimenticare e avevo l'impressione che la natura avesse tanti occhi che ci giudicano per aver permesso che quel folle genocidio avesse luogo senza far niente, girando le spalle.


Più la visita si allungava, più sentivo il carico di responsabilità, era impossibile non sentire la pressione della storia su di me.


Sentivo che stavo camminando su una terra che undici anni prima era stata testimone di ciò che la follia umana può produrre.
Durante la visita viene mandato in onda a rotazione continua un video del 1994 con le immagini del genocidio;

davanti a quelle immagini mi sono pietrificato, non riuscivo a reagire, mi sono fermato e l’ho visto più volte cercando di capire perché, ma non ci sono riuscito, non riuscivo a pensare, provavo rabbia, tristezza, dolore, odio.


La sensazione più forte l’ho provata in una stanza dove erano appese centinaia di foto di persone uccise durante il genocidio; in quella stanza riuscivo a sentire le urla di terrore, di dolore, di rabbia di quelle persone impotenti di fronte al destino che le accomunava.

In quella stanza mi guardavo intorno spaesato e spiazzato, non riuscivo a non guardare ininterrottamente la foto di un piccolo bambino sorridente, a cui proprio quel sorriso è stato spezzato insieme alla vita che ancora doveva fiorire.
Finita la visita mi sono seduto per tentare di calmarmi e di metabolizzare quella tempesta di emozioni, ancora non ci sono riuscito perché ogni tanto mi passano nella mente delle immagini che fanno riaffiorare quelle sensazioni e fanno riaprire quella ferita interiore che non smette mai di sanguinare, inoltre le emozioni che ho provato si sono trasformate in catene, catene per il senso di colpa dovuto dell'indifferenza dimostrata dall’occidente, ma anche catene che indicano un legame, quasi viscerale, con quella terra.

Flavio Ciminelli VA