Di:Taddeo Laura VF
Coordinamento didattico:G.
Marcaccio
Il Rwanda: una
terra segnata dal colonialismo
Il Rwanda è
un paese del Quarto Mondo ed è al 159° posto nella scala
I.S.U., Indice dello Sviluppo Umano.
In questo paese oggi come oggi la speranza di vita è molto
bassa, 39 anni per gli uomini e 40 anni per le donne, il livello
d’istruzione è al di sotto della media e il reddito
medio è inferiore a 1300 dollari annui, meno di un quarto
della metà di un Paese europeo: nel 2005 infatti il Rwanda
non ha progredito anzi è andato in regresso.
Ma come si è arrivati a questa situazione?
Tutto è cominciato nel 1885 alla Conferenza di Berlino, quando
i Paesi europei decisero di spartirsi l’Africa a tavolino.
Il Rwanda andò alla Germania, che governò senza alterare
il tradizionale sistema sociale fondato su una economia agricola
in cui si distinguevano il gruppo Tutsi, costituito dai ricchi
proprietari di bestiame , e gli Hutu, che erano i lavoratori della
terra.
Al termine della prima Guerra Mondiale, nel 1914, la Germania
fu costretta a cedere il Rwanda al Belgio, che sovrappose il proprio
sistema di dominio alle tradizioni e alle consuetudini del Rwanda;
il re era divenuto ormai solo una figura senza potere, e gli
Hutu e i Tuzti vennero trasformate in vere e proprie caste:
i belgi fecero studiare la loro cultura e la loro lingua ai Tutsi,
che diventarono così classe dirigente, mentre sottoposero
gli Hutu, che costituivano la maggioranza della popolazione, allo
sfruttamento e al dominio della classe dirigente colonialista coadiuvata
dai Tuzti . Negli anni ’30 i belgi decisero di registrare
l’appartenenza alle caste sulle carte d’identità
che in tal modo separarono in modo netto sul piano giuridico i Tutsi
e gli Hutu.
I Tutsi e gli Hutu si divisero anche politicamente e
costituirono due partiti il più forte dei quali era il Parmehutu.
I belgi capirono così che la tradizionale struttura sociale,
fondata sulla monarchia, cominciava a vacillare e che se si
fosse arrivati alla Repubblica, e quindi al voto per tutta la popolazione,
gli Hutu, più numerosi, avrebbero vinto: decisero quindi
di appoggiare quest’ultimi.
E così fu. Nel 1961 il Rwanda divenne una repubblica e venne
eletto presidente Kayibanda, un Hutu.
Ormai forti del potere ottenuto, gli Hutu optarono per una amministrazione
violenta e chiusa tanto da costringere i Tutsi a lasciare i posti
di lavoro e a scappare ai confini del Paese. Questa situazione durò
per molti anni finché nel 1973 venne eletto presidente Hbiarimana,
un Hutu moderato disposto a favorire il dialogo tra Hutu e Tutzi.
In quel momento la situazione politica del Rwanda appariva divisa
su due fronti: da una parte, al confine, vi erano i Tutsi
che si erano organizzati con un esercito, Fronte patriottico Rwandese,
capeggiato da Kagame pronti per tornare nel paese; dall’altra,
all’interno del paese vi erano gli Hutu divisi tra una componente
estremista che faceva scuola di guerra per sterminare il popolo
nemico, e una componente moderata guidata dl presidente Hbiarimana,
intenzionata a favorire un processo di normalizzazione attraverso
la firma di una carta costituzionale che consentisse il ritorno
degli esuli Tutzi.
Così il 6 Aprile 1994 si diede il via al genocidio che andò
avanti per tre mesi.
In tutta questa situazione, l’Ocidente non si mosse per fare
qualcosa anche se in tutto il mondo andarono in onda,
nelle reti televisive nazionali, immagini cruente di rwandesi che
si ammazzavano con il macete, mentre l’ONU dimostrava tutta
la sua incapacità di intervento.
Alla conclusione di
questo vero e proprio genocidio salì al potere Kagame
che attualmente è ancora impegnto in una difficile e lunga
opera di ricostruzione.
La guerra civile ha portato al Rwanda gravi perdite, più
di un milione di persone sono state uccise in un massacro che ancora
oggi fa sentire il suo peso nella situazione economica e politica
del Randa e sullo stato d’animo di un’intera popolazione
che a fatica sta cercando la sua normalità.
|