Relazione di biologia
Alunne: Annarita Covello, Eloisa Modolo
Classe: 3°C
Data: 14/15 ottobre 2001
Titolo: la fermentazione
Scopo: evidenziare la formazione
dell’anidride carbonica
Materiali:
· 2 beute con tappo
· tubo a U per collegare tra loro le beute
· acqua
· lievito di birra
· glucosio
· soluzione al 10% di NaOH
· soluzione di lugol
· acqua di bario
· blu di metilene
· microscopio
Procedimento:
Per cominciare abbiamo preso una prima beuta (A) e vi abbiamo posto una soluzione di acqua e glucosio a cui è stato aggiunto del lievito di birra. Invece in una seconda beuta (B) abbiamo preparato una soluzione di acqua di bario. Entrambe le beute sono state tappate e collegate tramite un tubo a U. Se la fermentazione avviene veramente e si produce anidride carbonica, essa risale attraverso il tubo ricadendo nella seconda beuta e reagendo con l’acqua di bario presente in quest’ultima beuta producendo CARBONATO di BARIO.
Osservazioni:
La beuta A contiene una soluzione di acqua e glucosio, che è il substrato di cui si serve il lievito per fare la fermentazione alcolica e quindi scinderlo in anidride carbonica e alcool. Però la produzione di anidride carbonica è così lenta che la reazione si vede il giorno dopo. Poiché avanzava del tempo, abbiamo osservato dei vetrini al fresco con i lieviti al microscopio. Per mettere in evidenza li abbiamo colorati con il blu di metilene. Esso è un colorante organico che evidenzia le cellule di lievito morte, ma non quelle vive che hanno un particolare enzima che trasforma il blu di metilene in una sostanza incolore.
Affinché un lievito possa esser venduto, la
percentuale delle sue cellule morte deve essere inferiore all’1%.
Ecco che cosa abbiamo osservato al vetrino:
Ingrandimento: 40x
Nel disegno le cellule colorate di blu sono le
cellule morte e i “grappoletti” sono cellule che si stanno riproducendo.
Così abbiamo approfondito la nostra conoscenza
sui lieviti ed in particolar modo sul
lievito di birra (saccharomyces
cerevisiae) utilizzato nell’esperimento.
I lieviti sono microrganismi unicellulari
appartenenti al regno dei funghi. I lieviti sono importanti per le loro
capacità di fermentare i carboidrati trasformandoli in altri composti utili. I lieviti infatti producono enzimi
specifici che permettono lo svolgimento di reazioni chimiche di demolizione degli zuccheri, tali reazioni
liberano energia che i microrganismi
utilizzano per il loro metabolismo. Le cellule sferiche del lievito si
riproducono per gemmazione. Quando la cellula raggiunge un determinato volume
ed il nucleo è in divisione, dal
vacuolo adiacente al nucleo viene emesso un tubo che raggiunge la parete più
vicina.
Qui si forma una protuberanza dove penetra il
tubo e che viene riempita dal materiale nucleare e citoplasmatico della cellula
madre. Il materiale della parete è totalmente di nuova sintesi. Quando la gemma
raggiunge circa le stesse dimensioni della cellula madre si forma la parete
trasversale. Quindi le due cellule possono staccarsi o rimanere unite ancora un
po’. In ogni caso in quel punto si forma una cicatrice permanente sulla quale
non si avrà più gemmazione. L’intero processo richiede circa 30 minuti e ogni
cellula, nella sua vita, genera in media 24 figlie.
Nella figura in basso si può vedere come il lievito si riproduce
normalmente per gemmazione.
I lieviti necessitano di alcuni fattori che
sono indispensabili per il loro sviluppo:
-
sostanze nutritive,
-
temperatura,
-
presenza di ossigeno,
-
ambiente acido.
La temperatura infatti si deve aggirare intorno
ai 30° C, poiché se è maggiore gli enzimi del lievito si disattivano, se è
inferiore i lieviti non lavorano.
La denominazione lievito viene usata anche per
definire quei prodotti artificiali usati in pasticceria o per uso casalingo
costituiti da miscele di prodotti chimici, che se bagnati sviluppano anidride
carbonica con il risultato di provocare il rigonfiamento dell’impasto. Per
esempio le polverine per le torte contengono bicarbonato di sodio che le fa
gonfiare.
La maggior parte dei lieviti coltivati
appartiene al genere Saccharomyces.
Tra questi il lievito di birra (Saccharomyces
cerevisiae) così chiamato perché un tempo veniva ricavato dai residui della
fermentazione della birra. Esso viene utilizzato per la panificazione e produce
l’enzima zimasi, che catalizza la reazione di fermentazione degli zuccheri in
alcool etilico e anidride carbonica.
Il lievito Saccharomyces
ha delle cellule microscopiche tondeggianti che si moltiplicano per gemmazione,
come abbiamo descritto precedentemente.
Essi vivono da saprofiti (tutti quegli
organismi eterotrofi che si nutrono di sostanze organiche in decomposizione) su
tutti i substrati organici specialmente su quelli zuccherini (superficie di
frutti maturi o nettari di fiori).
Per la loro capacità di demolire gli zuccheri formando anidride carbonica, alcool ed acidi organici, vengono utilizzati nell’industria del vino oltre che nella panificazione. Colture selezionate di Saccharomyces cerevisiae danno il lievito di birra. I lieviti di birra possono avere anche degli usi industriali. Utilizzati fin dall’antichità per la panificazione artigianale e la produzione di vino e di birra, acquistarono un fondamento scientifico dalle ricerche compiute nel XIX secolo dal microbiologo francese Louis Pasteur. Oggi i lieviti entrano in una vasta gamma di processi di fermentazione. Inoltre in virtù del loro alto contenuto in vitamine del gruppo B, in proteine e sali minerali, vengono commercializzati sotto forma di integratori alimentari, nell’ambito dell’industria farmaceutica, nella sintesi di vari tipi di antibiotici, e infine per la produzione di mangimi.
Foto della seguente pagina:
Il lievito del pane è un fungo ascomiceta, un organismo unicellulare sfruttato nei processi di panificazione per la sua capacità di indurre la fermentazione dei carboidrati. La lievitazione, i cui vantaggi nella preparazione del pane furono scoperti e sfruttati per la prima volta dagli antichi egizi, produce l’aumento di volume della massa di pasta grazie al rilascio di anidride carbonica al suo interno.
Nell’immagine in
basso: Saccharomyces cerevisiae
Ritornando all’esperimento N°1, dopo 24 ore dalla sua preparazione, abbiamo potuto trarre le nostre osservazioni.
Innanzi tutto il lievito ha scisso il glucosio in anidride carbonica e acqua. Ciò si può osservare dalla seguente formula:
C6H12O6 ®
2CO2 + 2 C2H6O
La freccia all’insù indica che l’anidride carbonica deve evaporare.
C2H6O indica la formula grezza dell’alcool, mentre la sua formula di struttura è CH3 ¾ CH2 ¾ OH, dove OH rappresenta la funzione alcolica.
Quando l’anidride carbonica, prodotta dalla fermentazione del lievito, risale attraverso il tubo di collegamento tra le due beute e va a finire nella beuta B contenente acqua di bario, e reagendo con essa produce carbonato di BARIO.
Ciò si può osservare dalla seguente formula:
Ba (OH)2 + CO2 ®
¯ BaCO3 + H2O
Ba (OH)2 è
l’idrossido di bario. La freccia all’ingiù indica che il carbonato di bario è
insolubile nell’acqua. Ecco perché precipita sul fondo della beuta. Infatti
osservando la beuta abbiamo potuto notare al formazione di cristalli di
carbonato di bario, che sembrava una specie di neve finta.
Abbiamo quindi potuto evidenziare la formazione di anidride carbonica, perché è stata proprio essa a trasformare l’acqua di bario in carbonato di bario. Quindi è vero che si produce anidride carbonica perché i lieviti hanno fatto fermentare il glucosio.
La fermentazione è una trasformazione biochimica a carico di sostanze organiche, provocate da enzimi prodotti da numerosi microrganismi (muffe, lieviti, batteri).
La fermentazione alcolica è un processo biologico per mezzo del quale i lieviti,
che sono costituiti da una miscela di enzimi, trasformano gli zuccheri in alcool etilico e anidride carbonica, secondo l’equazione generale:
C2H6O ®
2CH3 ¾ CH2
OH + 2 CO2 + energia
La fermentazione alcolica è un processo anaerobico che decorre attraverso undici stadi intermedi, a ciascuno dei quali partecipa un enzima diverso. Liquidi destinati alla fermentazione alcolica, detti mosti, sono preparati da frutta (uva, fichi, carrube, datteri) per spremitura o per infusione con acqua, o da liquidi zuccherini provenienti dalla lavorazione della bietola e canna da zucchero (melassa). La quantità di zucchero che si trasforma in alcool è circa il 95%. La fermentazione alcolica è stata sfruttata fin dall’antichità per la preparazione dei vini e della birra. Un particolare tipo di fermentazione alcolica è quella che avviene nel processo di panificazione. Tale fenomeno consiste nella fermentazione degli zuccheri, liberati dalle amilasi (enzimi che catalizzano l’idrolisi di polisaccaridi, quali l’amido e il glicogeno, a zuccheri semplici) presenti nelle farine, con produzione di anidride carbonica, le cui bolle, trattenute nella pasta, la gonfiano e la rendono soffice. Vengono prodotti anche alcool etilico (eliminato durante la cottura) e altri composti in quantità esigue che contribuiscono a determinare il tipico aroma del pane. Il microrganismo agente è il Saccharomyces cerevisiae che viene aggiunto all’impasto in quantità variabile a seconda della velocità con cui si desidera avvenga il processo di panificazione.