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MENSILE DEL LICEO SCIENTIFICO STATALE "ETTORE MAJORANA"
NUMERO 1 ANNO 1°                                     NOVEMBRE 2005

Sommario Indice giornali
ERA ORA! FINALMENTE IL NOSTRO GIORNALE  
POCA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE?
L'Italia al 77° posto: PERCHÈ?
 

NUOVAMENTE IN PIAZZA PER DIRE NO
Ancora una volta, gli studenti protestano di ciaudia

 

UNA SCUOLA A GATARE Progetto Italia- Africa di Fabiana Tosti

 
DAI IL VIA ALLA FANTASIA
Nuovo concorso per studenti
 
L’angolo dei libri  

LO STILE SUPREMO! Storia dello skateboarding di Simone Passadore

 

NO ALLE DISCRIMINAZIONI SESSUALI:
BASTA CON IL SILENZIO Intervista a Ilaria Baldin

 

CASALINGHE VOCAZIONE O OBBLIGO IMPOSTO DALLA SOCIETÀ?
Dalla preistoria ai giorni nostri: il cammino della donna di casa
di Giulia Quadri e Silvia Quondamstefano

 
LILLO E GABY  

 

 

 

 

 

 

 

 

ERA ORA FINALMENTE IL NOSTRO GIORNALE di Giulia Quadri

L'idea di aprire un giornale autogestito era già da un bel pò in cantiere. Cosi, un pomeriggio, abbiamo stabilito un incontro a cui potevano partecipare tutti coloro che avessero voluto entrare a far parte di questo progetto. Cosi ci siamo incontrati... all'inizio eravamo pochissimi, giusto io, Andrea e Silvia! Ma non ci siamo persi d'animo... e abbiamo fatto bene, dopo neanche dieci minuti s'erano aggiunti Ludovica, Fabiana e Pasquale e infine ha fatto la sua entrata in scena Simone! Bene, eravamo al completo! Scambiandoci un pò d'idee e suggerimenti siamo arrivati alla conclusione che questo sarà un mensile che non subirà censura e che noi studenti dobbiamo cercare di avvicinarci alla scuola. La scuola è in continua evoluzione, tutto sta cambiando e noi, protagonisti di questo mondo ne siamo solitamente ignari ed estranei. Il primo problema sorto è stato il titolo del giornale! Risolto magicamente con "AD MAJORA", formula usata per augurare nuovi successi e cose ancora migliori. Detto questo, buona lettura! Per qualsiasi commento ricordate la casella di posta elettronica: redazione.majorana@virgilio.it. Inoltre, cogliamo l'occasione per ricordarvi che la scuola ha un forum: studentidelmajorana.forumcommunity.com

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sommario

 

 

 

 

 

 

 

 

POCA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE?
L'Italia al 77° posto: PERCHÉ?
di Silvia Perrone

Le lezioni sono cominciate da un paio di mesi eppure io non ho sentito parlare altro che di questo: libertà di espressione. Una di quelle cose che salta all'occhio, ti entra in testa e spunta fuori dal nulla quando meno te l'aspetti. Foto di Sabina Guzzanti dappertutto (tra l'altro ci ho tenuto ad averne anche io una sul mio articolo... prima pagina, aiuto!!), ritagli di giornale, discussioni, trasmissioni televisive, film... chi non ne ha sentito parlare? E allora eccoci tutti 11, a riservare un pizzico di attenzione per il tg dell'ora di pranzo, o (molto meglio, visto che, come sembra, anche i tg sono poco affidabili per "eccesso di controllo") a sfogliare giornali e riviste per sentire quello che si dice in proposito e riuscire ad avere un'idea più chiara su questo argomento e non rimanere inebetiti di fronte alle "fomentate" parole di chi sembra saperne più di noi... E, in effetti, LA DOMANDA NASCE SPONTANEA: ma è possibile mai che pensavo di vivere in un paese libero e invece mi ritrovo in uno dove il potere politico può censurare parole, vignette satiriche e intere trasmissioni? Raiot, per esempio. Satira. Perché la Guzzanti è stata censurata? Provatelo a chiedere in giro, vi risponderanno in un attimo: perché non piaceva al nostro caro presidente del Consiglio! E cosa dire di Enzo Biagi? E di Santoro? Tagliati. Epurati. Perché non graditi al nostro caro Presidente del Consiglio. Allora, ecco chiarito il significato di quel dossier redatto dall'ormai celebre associazione americana, Freedom House (Oddio! Casa della libertà!) che ha classificato tutti i paesi del mondo in una graduatoria dove risultano primi quelli in cui esiste una piena libertà di espressione, poi, più in basso, quelli semiliberi (tra i quali, ahimè, ci siamo anche noi) fino a quei poverini degli ultimi posti che, a quanto pare, non se la passano per niente bene! Sono sicura che tutti, ma proprio tutti, si sono trovati fra le mani quella lista, che ha circolato a scuola qualche tempo fa e che ha fatto capolino perfino a Rock Politik, la trasmissione,- very very rock di Celentano. Beh, uno lascia scorrere lo sguardo su quel rapido susseguirsi di nomi e quando, finalmente trova "Italia" non può fare a meno che dire: "Semiliberi? Ma scherziamo? A pari merito con la Bolivia, poi... Ma 'ndo sta "sta Bolivia? SI, è proprio il caso di preoccuparci. Ci troviamo in un Paese dove c'è una particolare anomalia: una eccessiva concentrazione di potere e di proprietà nelle mani di quello che è il nostro presidente del Consiglio, soprattutto per ciò che riguarda il mezzo televisivo e I" informazione. Come biasimarci allora se tutto ci appare manovrato, manipolato a tal punto da privarci della nostra stessa libertà di conoscere e di scegliere? Dove ero rimasta? Ah, già... la famosa "lista". Qualcuno si sarà certamente chiesto il perché di una posizione così ...umiliante. Detto fatto, mi sono informata: qualche tempo fa, godevamo di un punteggio così dignitoso che ci mescolavamo con altri paesi europei (come Olanda, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania...). Ce ne stavamo, tranquilli tranquilli, ben più su che al settantasettesimo posto. In seguito, la Freedom House ci ha soffiato qualche punto: udite, udite, era stato arrestato un signore chiamato Jannuzzì, giornalista e senatore di Forza Italia, per aver scritto un testo ritenuto diffamatorio nei confronti di un magistrato durante il processo Andreotti. E poi, via qualche altro punto, quando fu arrestato ancora un altro signore, tale Melilli, per avere diffamato (che fantasia questi giornalisti!) la moglie di Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia ed importante esponente del centro-sinistra. Allora la Freedom House, giustamente, si è messa a tavolino e ha dichiarato: "Ma se in Italia basta questo per trovarsi dietro le sbarre, allora il suo posto non è tra i paesi liberi!" Ed ecco che la picchiata ebbe inizio: fu cosi che precipitammo rovinosamente tra i "partly free"("in parte liberi" per coloro che se la cavano poco con la lingua di Shakespeare). A proposito di quello che diceva in prima pagina la mia "controparte", la censura di Sabina Guzzanti salta agli occhi come una vera e propria debolezza di un governo che vuole togliersi di torno cattive pubblicità. E possiamo essere tutti d'accordo...ma poi ci penso e mi chiedo, ma se da domani comincio a seguire qualche lezione dalla Guzzanti e mi faccio insegnare come muovere le manine per i sordomuti durante i "monologhi satirici", un giorno potrò aspirare anche io ad una poltrona in uno studio tv dove sedermi e poter dire ciò che voglio? La satira può diventare chiave di accesso a tutto? Facendo satira posso dire che il mio professore è un faccendiere incapace e corrotto o mi rischio comunque la sospensione? Mi chiedo solo se non sia esagerata tutta questa voce e propaganda allarmante sullo "stato dittatoriale". Ci sono davvero tiranni al governo? In questo caso dovremmo sentirci liberi di giustificare, anzi, di appoggiate calorosamente, tutti coloro che, con la violenza, decideranno di fare giustizia..."a loro modo", liberandoci dalla "tirannia". Ma davvero la satira non deve avere alcun limite? Soprattutto quando pretende di trattare alcuni argomenti che, per la loro serietà necessiterebbero di una ben più approfondita discussione, fatta in modo che si possa ottenere un "dibattito" tra idee diverse. Una discussione, appunto, fatta in contraddittorio. E questo interessa in particolare noi giovani, in via di formazione culturale, sociale, politica. Il problema della censura, che assolutamente non voglio difendere, si sta muovendo rapidamente di bocca in bocca, e ne sento solo adesso, in riguardo, un gran vociare. Ma perché, mi chiedo, questo problema viene sollevato oggi più che mai? Sbaglio, o la censura c'è sempre stata? E' vero che altri primi ministri del passato non possedevano reti televisive, ma hanno sempre esercitato qualche torma di controllo dell'informazione. Mi ricordo, tanto per fare un esempio, dei tre miliardi di lire chiesti per danni, dal presidente del Consiglio di qualche anno fa (Massimo D'Alema), ad un disegnatore con il celebre nome di Forattini, per una vignetta da lui considerata diffamatoria. Anche allora si voleva zittire la satira? Ma signori politici, che vergogna!vignetta

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NUOVAMENTE IN PIAZZA PER DIRE NO
Ancora una volta, gli studenti protestano
di Claudia Peppicelli

II 25 ottobre a Roma si è svolta una grandissima manifestazione nazionale studentesca contro la Moratti che ha visto sfilare uniti per le strade della capitale -150.000 studenti dell'Università e degli Istituti medi. Superiori di tutta Italia insieme a docenti e ricercatori. Contemporaneamente in Parlamento veniva discusso e approvato il Disegno di Legge Moratti su "Nuove disposizioni concernenti professori e ricercatori universitari, delega governativa sul riordino del reclutamento dei professori universitari". Il mondo dell'Università che era stato già duramente colpito dalia precedente riforma del 2000 di riordinamento che suddivide il corso di laurea nel famoso 3+2 o sistema a Y che causa uno studio più frenetico, meno approfondito che non da spazio alla formazione di una coscienza critica, si è ritrovato in piazza. Gli studenti delle università occupate da almeno una settimana prima, ribadiscono insieme a rettori e ricercatori il loro profondo dissenso nei confronti di una riforma che istituzionalizza precariato e baronie, che taglia i fondi e dequalifica la nostra Università.In questo clima di profondo dissenso nei confronti di un sistema che non da importanza alla formazione di noi giovani che toglie incentivi alia ricerca, indirizza all'approfondimento solo chi se 10  può permettere e considera mercé ciò sul quale si fonderà il suo futuro, si riaccendono le proteste e le lotte di noi studenti medi sempre minacciati dall'ultimo atto della riforma Moratti. Il   nostro ciclo, che apparentemente è rimasto l'unico a non essere stato modificato dalla Ministra, è in realtà sottoposto ormai da anni a continui attacchi. Da una parte ogni anno ci vengono destinati sempre meno fondi, dall'altra, grazie all'autonomia, ci viene chiesto di integrare i nostri programmi con quante più attività possibili al fine di sponsorizzarci all'esterno. Fare tanti progetti, si, ma con quali soldi? E pensare che negli ultimi anni sono aumentati e di molto i contributi dello Stato verso gli Istituti Privati (molti di essi gestiti da religiosi che grazie all'ultima finanziaria non pagheranno neanche più l'ICI, ma questo è un altro discorso). Questo è ciò che è già accaduto, ma attenzione a non sottovalutare l'azione di un Governo che a fine Legislatura non vuole lasciare nulla di incompleto. La riforma Moratti che da cinque anni combattiamo, contro la quale siamo scesi in tanti e tante volte in piazza, abbiamo occupato e autogestito le nostre scuole, è lì, pronta sul tavolo per essere firmata. La gioia e i colori con i quali ogni volta sfiliamo per le strade nascondono rabbia e delusione per un sistema politico che considera il nostro sapere un pericolo, che progetta la scuola come primo luogo di preparazione e reclutamento per un mondo del lavoro precario che non accetta menti libere e critiche. Gli ingredienti della ricetta saranno quindi i seguenti: ritorno' alla separazione dopo le medie tra Licei e Istruzione Professionale, l'uno di cinque anni l'altro di quattro più uno facoltativo se si vuole andare all'Università; alternanza, per entrambi gli indirizzi, scuola-lavoro, concordata con aziende pubbliche o private e non retribuita; la frequenza regolata dal diritto-dovere che automaticamente annulla l'obbligo (pensate al diritto-dovere al voto, nessuno è punito se non lo fa); naturalmente il tutto è condito da una riduzione del tempo scuola accompagnata dall'introduzione dell'opzionalità di alcune materie. La frittata è fatta! Questa è una scuola che non vogliamo, una scuola che perde qualità e spazio; ce ne sarà una di serie A, per che a 13 anni sarà convinto di andare all'Università e una di serie B, per che a 13 anni saprà che è meglio se impara subito un mestiere che i soldi a casa ce li deve portare e pure presto; e una scuola dove gli insegnanti ricevono tra gli stipendi più bassi di tutti i loro colleghi europei. Scendere in piazza di nuovo e più numerosi il 17 Novembre e utilizzare gli spazi collettivi che ancora abbiamo, significa lottare contro tutto ciò, contro chi di questa scuola "na azienda sta facendo. Partecipiamo per riprenderci il nostro futuro!

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UNA SCUOLA A GATARE
Progetto Italia-Africa
di
Fabio Tosti

 

Anche quest'anno continua il progetto Italia-Africa, che ci coinvolge tutti ...infatti sono stati raccolti per le classi del nostro istituto più di 1800 euro! Questi soldi, aggiunti a quelli di altri istituti romani, saranno destinati al progetto "Una scuola per i bambini di Gatare". Questo progetto è uno dei cinque finanziati dalla fondazione Alberto Sordi che, in collaborazione con il comune di Roma e l'Organizzazione non Governativa Labor Mundi , si impegna alla costruzione di una scuola elementare a Gatare,in Rwanda.

I nostri quattro compagni e la prof.ssa Marcaccio partiranno il 26 Novembre per il Rwanda, e parteciperanno all'inaugurazione della scuola, raccogliendo per noi foto, filmati e racconti su questo paese che.final-mente dopo 11 anni dal genocidio.comincia a guardare al futuro. La scuola avrà una mensa e diverse aule fornite di materiali didattici completi,sarà pubblica ma gestita dalle suore del Divino Zelo che già da anni lavorano nella scuola materna dando accoglienza e pasti caldi a 300 bambini.
I bambini che frequenteranno la nuova scuola avranno assicurati oltre all'istruzione, anche un pasto giornaliero e un'assistenza sanitaria di base, e ciò è importantissimo in questo paese del quarto mondo, dove la speranza di vita per gli uomini è di 39 anni e per le donne di 40. E' questa un'iniziativa di spesso valore sociale, morale e umanitario e speriamo, con il nostro piccolo aiuto, di offrire un'opportunità a chi è cosi lontano dal nostro "mondo e dalla nostra realtà.

 

 

 

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DAI IL VIA ALLA FANTASIA
nuovo concorso per studenti

Nasce DAPPERTOUT
l'idea che segue le orme della rassegna ufficiale passpartout, in modo ironico e divertente, il cui scopo è realizzare un vero e proprio libro, con la collaborazione di nuovi talenti e autori già consolidati. Stiamo parlando di Sedani-storie raccontate a mani, il concorso dedicato a studenti accomunati dai piacere di scrivere e inventare. Se hai fantasia, ti piace raccontare e il tuo sogno nel cassetto è quello di pubblicare un libro o, magari, quello di diventare uno scrittore di best sellers, allora comincia cosi! Collegati ad internet vai sul sto www.dappertoutcom e clicca sulla sezione sedani. A semina, troverai il regolamento e l'indirizzo di posta per inviare il tuo capolavoro!
Il tema del racconto è il gioco: alla sezione inizi troverai 22 incipit di famosi scrittori. Non ti resterà che scegliere quello che fa più per te e continuarlo in max duemila battute. Quindi prendi il tutto e spediscilo (solo in versione cartacea) all'indirizzo che hai trovato nel sito.
Gli autori dei 3 racconti migliori saranno premiati: 1° premio: soggiorno ad Asti per due persone durante il festival Letterario Passepartout dal 25 al 28 Maggio 2006; 2° e 3° premio: libri offerti dalla biblioteca Astense.
Dal 1° giugno 2006, inoltre saranno disponibili online e in versione cartacea tutti gli incipit completati e gli autori dei racconti vincitori riceveranno il libro, la cui copertina sarà dipinta a mano da bambini di scuole elementari e materne, direttamente a casa.


Per info contattare l'ideatrice Alice Avellone all'indirizzo mail  infosedani@gmail.com
ALLORA, CHE ASPETTATE? PRENDETE CARTA E PENNA E PARTECIPATE ANCHE VOI!
www.passepartoutfestival.it  www.dappertout.it

 

 

 

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L'ANGOLO DEI LIBRI
di Ludovica Bianconi

Angeli e Demoni
di Dan Brown
Robert Langdon viene svegliato in piena lotte da una telefonata d'aiuto. Inizia così la seconda avventura del professore che ha scoperto il segreto di Da vinci, questa volta però ci saranno cadaveri marchiati a fuoco scienziati e la setta degli Illuminati che porteranno Robert fino a Città Del Vaticano. Una seria minaccia incombe su tutti gli Ecclesiastici presenti al conclave. Le prove puntano tutte sul personaggio più importante .......
Io non ho paura
di Niccolo Ammaniti

Acque Traverse piccolo paesino del sud. La vita e i giochi di Michele ed il suo gruppo di amici ruota intorno ad un rapimento di un loro coetaneo sarà proprio il piccolo Michele a trovare il rapito e a stringerci amicizia,un'amicizia difficile che costringerà tutti a crescere.

 


Invia la tua recensione alla nostra redazione...
Le più belle saranno pubblicate.
Scrivici a: redazione.majorana@virgilio.it

 

sissi05
A Proposito di libertà di espressione  
Good Night And Good Luck di George Clooney

Nella redazione di un importante giornale americano la libertà di stampa diminuisce sempre di più.solo pochi coraggiosi sfideranno le accuse e perseguiranno verso la verità anche a costo di perdere tutto ciò che hanno.

Viva Zapatero di Sabina Guzzanti

Sabina Guzzanti a un anno dalla sospensione del suo programma satirico mostra all'Italia quanto l'attuale governo limiti la libertà di espressione del paese. lnterviste magistrali mostreranno il vero volto dei politici al governo e none anche che quanto la popolazione rifiuti il silenzio e si unisca calorosamente a lei.

 

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Lillo e Gaby

immagine della vignetta

 

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LO STILE SUPREMO
Storia dello skateboarding
di
Simone Passadore

Lo skate è uno sport stupendo, una disciplina complessa ed affascinante per i non praticanti, la massima espressione di stile per chi ci si diletta e io sente nel proprio modo di essene.
La storia delb skate ha inizio in Califòmia negli anni 60, dove i ragazzi che facevano surf da onda iniziarono a vedere delle analogie tra b sport che loro praticavano e un tipo di skate un po'diverso da quello che noi conosciamo.
I primi skaters più temerari facevano avanti e indietro sulle pareti verticali delle piscine vuote. L'attrezzo però era ancora rudimentale: tavole strette e piatte, ruote di ferro o legno, truk senza molleggi, per cui le sensazioni tipo surf erano pressoché irraggiungibili e lo skate passò lentamente nel dimenticatoio.
Il 1975 è stato Tanno della rivoluzione tecnica che riportò b skateboard al successo, non solo in Califòmia ma in tutto il mondo. La continua evoluzione tecnica iniziala in questo periodo imponeva pero anche un'evoluzione dell'attrezzo: tavole più larghe in acero canadese, ruote con cuscinetti più veloci e truk che rispondevano meglio alle sollecitazioni imposte. Vennero costruite le prime strutture adibite all'uso delb skate, skatepark, dove si iniziarono ad organizzare i primi contest dove gli skaters combattevano a manovre di stile. Negli anni 80, quando b skateboard fu rimpiazzalo da altri sport di tendenza, come BMX o pattini a rotelle, molti proprietari di rampe e di skatepark aperti al pubblico chiusero i battenti, dato che il numero degli skaters che erano disposti a pagare per usare le strutture non era sufficiente a coprire le spese necessarie per mantenere questi spazi. Nacque così, intomo al 1982, la disciplina deflo street-style, che consiste nell'usare le strutture urbane per eseguire le manovre, evitando così di pagare gli skate parie La disciplina delb street-style è indubbiamente quella più praticata dai ragazzi in tutto il mondo, soprattutto perché praticabile quasi ovunque ma anche perché evita di doversi impegnare nella costruzione di strutture. Tra l'87 e l'88 il fenomeno delb skate riesplose in Califòmia come una vera e propria "moda", in Italia nell'89-"90. Questa volta lo skateboard viene caratterizzato da tecniche riprese da ogni periodo delb skateboarding. Lo street-style domina sempre, ma la tecnica ibrida inventata dai ragazzi comprende manovre riprese dalb skateboard vert. In questo periodo si costruiscono le vere e proprie rampe che favoriscono l'apprendimento sia delle tecniche Street sia di quelle del vert. Oggi in Italia e nel mondo i numero degli skaters continua a crescere, ci sono molti però che per paura di non riuscire o di farsi male rimangono sota spettatori di questa espressone di styie, b vi dico "se vi piace provateci! airinizb sembra impossibile e scino più le volte che ci si ritrova con il sedere a terra che con i piedi sulla tavola, ma dopo aver chiuso i primi olii (salti) la strada è tutta in discesa".

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NO ALLE DISCRIMINAZIONI SESSUALI: BASTA CON IL SILENZIO
Intervista a Ilaria Baldin
di Giulia Quadri

In alcune parti del mondo, l'omosessualità, come la sessualità in genere, è ancora oggi un argomento tabù, la cui trattazione suscita fastidio, imbarazzo, disagio. Nei paesi del sud Europa, secondo statistiche recenti, si tende ad evitare questo tema; il contrario avviene nel nord America e nell'Europa settentrionale. Si può "colpevolizzare" di ciò la Chiesa, i cui principi morali ispirati alla castità hanno condizionato molto il modo di pensare della società europea- mediterranea.
In Italia anche la letteratura non offre ampi spunti di discussione: l'unico libro che affronta in termini scientifici e concreti l'orientamento sessuale dei giovani, e più specificatamente l'omosessualità repressa, è "L'offesa peggiore", un libro di Luca Pietrantoni, psicologo e insegnante all'università di Bologna. Si basa su modelli psicologici, dinamiche sociali e strategie educative. Anche per quanto riguarda le organizzazioni per la difesa dei diritti delle persone omosessuali, l'Italia non è all'avanguardia. La "arcigay" (www.arcigay.it) è l'unica associazione che con continue campagne cerca di sensibilizzare le istituzioni statali in materia. Non gode, però, di molta considerazione, perché i problemi per cui si batte non raccolgono nella popolazione italiana un interesse tale da permetterle d'ottenere riconoscimenti a livello nazionale.
Questo silenzio, questo muro impenetrabile, questo tabù deve finire, sono queste le idee di Maria Baldin, laureanda in psicologia presso la facoltà di Padova. La sua tesi ha come tema l'orientamento sessuale dello studente, in particolare l'omosessualità a scuola. La sua ricerca è partita circa tre mesi fa ed i protagonisti di questo suo studio siamo proprio noi studenti, primi testimoni, se non addirittura autori della discriminazione sessuale.
Il suo scopo è quello di creare, una volta laureata, un vero e proprio progetto o intervento che vada a dare voce e supporto agli studenti con un orientamento omosessuale. Ilaria ha ottenuto l'appoggio sia del docente universitario e sia del correlatore responsabile del S. E. P. S. (Servizio Promozione Salute) della A. S. L. 8 a Montebelluno. Grazie a questa importante collaborazione Ilaria ha la possibilità di cominciare a lavorare alla realizzazione di questo ambizioso progetto.
La sua indagine, dal territorio veneto -la sua regione-, si è spinta fino al Lazio, passando attraverso noi, studenti del Majorana.
Ilaria raccontava delle continue difficoltà incontrate, dovute alla diffusa opinione dei presidi che la scuola non è un luogo idoneo per trattare un simile argomento. Per fortuna il nostro preside ha vedute più ampie. La nostra intervista si è svolta tramite la compilazione di tre fogli e si è conclusa con un focus group (focus= focalizzare un argomento, group= collettività, quindi parlare insieme di un tema).
Nel primo foglio, si partiva compilando dei dati generici: età, sesso, occupazione, famiglia... La parte successiva consisteva nel commentare delle affermazioni in qualche modo legate al mondo dell'omosessualità. Si spaziava dai luoghi comuni all'utilizzo di termini offensivi tipici del gergo quotidiano. Sicuramente la parte più d'impatto era la terza, infatti spiccavano due fotografie di due coppie omosessuali di entrambi i sessi intente in un bacio appassionato. Nelle tabelle sottostanti, un elenco di aggettivi indicavano le possibili emozioni che tali fotografie ci potevano suscitare. A noi il compito d'indicarne l'intensità. Il focus group si è svolto nel parco antistante scuola, seduti sull'erba in cerchio ci siamo scambiati le nostre opinioni riguardo le questioni sollevate dal moderator setting, Ilaria.
Se la nostra collaborazione potesse servire ad Ilaria a farle ottenere un buon voto in sede di laurea ne saremmo molto contenti, ma la nostra speranza è di poter contribuire a realizzare un progetto che vada oltre l'ambito didattico. Un progetto che si impegna a realizzare l'eguaglianza, principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, sancito dall'articolo 3 della Costituzione italiana, eliminando le discriminazioni presenti, purtroppo ancor oggi, nel campo sessuale.

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CASALINGHE VOCAZIONE O OBBLIGO IMPOSTO DALLA SOCIETÀ1? 
Dalla preistoria ai giorni nostri: il cammino della donna di casa.  
di Giulia Quadri Silvia Quondamstefano

 

La figura sociale delle casalinghe è oggi una delle più discusse. Eppure deve essere tenuta ben presente, dal momento che rappresenta il 25% della popolazione femminile italiana.

La "donna di casa" in realtà è sempre esistita. Nella preistoria è ben noto che fosse la donna ad accudire i figli e a raccogliere bacche o erbe commestibili. Più tardi in quella età che chiamiamo Classica vediamo le diverse facce della figura della donna, che si sviluppano diversamente a seconda del territorio: in Grecia coesistono due categorìe opposte tra loro, quella ricca e nobile che stava a casa e quella povera che era costretta a lavorare; a Roma, invece, la donna possiede molti diritti, viene considerata alla pari dell'uomo quasi in tutto. Hanno, però, all'interno della società funzioni diversissime: mentre l'uomo fa politica e lavora, la donna porta avanti la casa, cresce i figli e da loro una educazione. È nel Medioevo, quando il Cristianesimo è messo al centro di tutto, che la donna è soggetta ad una totale sottomissione verso l'uomo. La donna deve assomigliare a Maria madre di Dio, deve essere casta e ubbidiente, deve occuparsi della famiglia e a lei è affidato il gravoso incarico di crescere i figli sotto una morale strettamente cristiana. Nei secoli a seguire la sua posizione sociale continua a perdere importanza, è ormai un i oggetto utile solo per generare figli che passa dalle mani del padre a quelle del marito. Invece, verso la fine del Medioevo, la donna acqui1 sta un volto di traditrice, arpia, approfittatrice, strega e ingannatri-ce, capace di mettere in trappola l'uomo, spingendolo con le sue "arti" verso peccato, direttamente nelle braccia del diavolo. Solo più tardi alla donna le vengono riattribuiti i "caratteri angelici" e sarà vista come un tramite tra Dio e la terra. Nell'età moderna comincia quel processo di emancipazione, dovuto forse, alla dichiarazione dei diritti americani e francesi: mentre prima la sottomissione c'era ma era tacita, adesso è tutto nero su bianco.
Solo secoli più tardi, nell'età contemporanea, con manifestazioni femministe, le donne ottengono un iniziale e progressivo cambiamento verso la parità dei sessi. Ma solo oggi la donna, per la prima volta, ha veramente una scelta: stare in casa e fare là casalinga o andare a lavorare. Oggi fare la casalinga viene visto come un lavoro. La corte di cassazione, stessa, definisce il lavoro domestico una attività lavorativa e le riconosce moltissimi diritti, esiste un pensionamento, polizze d'infortunio sul lavoro, si paria addirittura di "stipendio". Capita spesso di trovare nei moduli, che si compilano per un abbonamento o per un'iscrizione, sotto la voce "lavoro" la possibilità di mettere una X accanto alla parola: casalinga. Ma è davvero cosi? Fare la casalinga è un lavoro?

Sul vocabolario, sotto la voce "lavoratore" troviamo la definizione di: colui che impiega le proprie energie fisiche e intellettuali nell'esercizio di una attività produttrice di beni o servizi, per trame i mezzi necessari alla propria esistenza. Per quanto riguarda la prima parte, non si mette in dubbio che una casalinga impieghi le proprie energie in una attività, e le si riconoscono tutti gli sforzi e la fatica: manda avanti la casa e senza la mamma o la moglie che sta a casa la maggior parte delle famiglie sarebbero perse.

Ma siamo ben lontani dal definire "lavoro" il fare la casalinga. Prima di tutto, i beni e i servizi che una casalinga può produrre sono per profitto personale e della propria famiglia e, cosa più importante, è che non si può sopravvivere facendo la casalinga, non è una attività che di certo da un sostegno economico, non produce servizi per il pubblico, non realizza beni. Essere casalinga, detto in termini molto squallidi e concreti, significa essere dipendenti economicamente di un'altra persona. In una sola parola essere mantenuti. Ma ciò che non rende il fare la casalinga un lavoro è la discriminazione sessuale. Lo stato garantisce che qualsiasi lavoro può essere svolto da entrambi i sessi; naturalmente esistono lavori più fisici che richiedono caratteristiche che non tutte le donne possono avere, ma ciò non impedisce ad alcune di loro particolarmente forti e possenti di eseguirli. Al contrario, l'uomo non può essere una casalinga; non esiste il termine "casalingo"; l'uomo che sta a casa mentre sua moglie lavora, viene chiamato dalla società disoccupato. Svolgere i lavori di casa deve essere un compito che non può gravare su una sola persona, la famiglia è una comunità e non ci può essere una divisione così netta di tipo sessista. Quindi la domanda che sorge spontanea è: fare la casalinga è una vocazione, una decisione che nasce spontanea o è obbligo imposto dalla società dal momento in cui riguarda solo la parte femminile? Le casalinghe spesso non si rendono conto che involontariamente appoggiano idee maschiliste: con questa loro attività si mettono alle dipendenze dell'uomo e della famiglia, i suoi datori di lavoro; contribuendo alla regressione della figura femminile e richiamando l'idea di patriarcato che tanto si è cercato e si cerca di eliminare.

 

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