ERA ORA FINALMENTE IL NOSTRO GIORNALE di Giulia Quadri
L'idea di aprire un giornale autogestito era già da un bel
pò in cantiere. Cosi, un pomeriggio, abbiamo stabilito un incontro
a cui potevano partecipare tutti coloro che avessero voluto entrare a
far parte di questo progetto. Cosi ci siamo incontrati... all'inizio
eravamo pochissimi, giusto io, Andrea e Silvia! Ma non ci siamo persi
d'animo... e abbiamo fatto bene, dopo neanche dieci minuti s'erano aggiunti
Ludovica, Fabiana e Pasquale e infine ha fatto la sua entrata in scena
Simone! Bene, eravamo al completo! Scambiandoci un pò d'idee e
suggerimenti siamo arrivati alla conclusione che questo sarà un
mensile che non subirà censura e che noi studenti dobbiamo cercare
di avvicinarci alla scuola. La scuola è in continua evoluzione,
tutto sta cambiando e noi, protagonisti di questo mondo ne siamo solitamente
ignari ed estranei. Il primo problema sorto è stato il titolo
del giornale! Risolto magicamente con "AD MAJORA", formula
usata per augurare nuovi successi e cose ancora migliori. Detto questo,
buona lettura! Per qualsiasi commento ricordate la casella di posta elettronica: redazione.majorana@virgilio.it.
Inoltre, cogliamo l'occasione per ricordarvi che la scuola ha un forum: studentidelmajorana.forumcommunity.com
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POCA LIBERTÀ DI ESPRESSIONE?
L'Italia al 77° posto: PERCHÉ?
di Silvia Perrone
Le lezioni sono cominciate da un paio di mesi eppure io non ho sentito parlare altro che di questo: libertà di espressione. Una di quelle cose che salta all'occhio, ti entra in testa e spunta fuori dal nulla quando meno te l'aspetti. Foto di Sabina Guzzanti dappertutto (tra l'altro ci ho tenuto ad averne anche io una sul mio articolo... prima pagina, aiuto!!), ritagli di giornale, discussioni, trasmissioni televisive, film... chi non ne ha sentito parlare? E allora eccoci tutti 11, a riservare un pizzico di attenzione per il tg dell'ora di pranzo, o (molto meglio, visto che, come sembra, anche i tg sono poco affidabili per "eccesso di controllo") a sfogliare giornali e riviste per sentire quello che si dice in proposito e riuscire ad avere un'idea più chiara su questo argomento e non rimanere inebetiti di fronte alle "fomentate" parole di chi sembra saperne più di noi... E, in effetti, LA DOMANDA NASCE SPONTANEA:
ma è possibile mai che pensavo di vivere in un paese libero e invece mi
ritrovo in uno dove il potere politico può censurare
parole, vignette satiriche e intere trasmissioni? Raiot, per esempio. Satira. Perché la Guzzanti è stata censurata? Provatelo a chiedere in giro, vi risponderanno in un attimo: perché non piaceva al nostro caro presidente del Consiglio! E cosa dire di Enzo Biagi?
E di Santoro? Tagliati. Epurati. Perché non graditi al nostro caro
Presidente del Consiglio. Allora, ecco chiarito il significato di quel
dossier redatto dall'ormai celebre associazione americana, Freedom House (Oddio! Casa della libertà!) che ha classificato tutti i paesi del mondo in una graduatoria dove risultano primi quelli in cui esiste una piena libertà di espressione, poi, più in basso, quelli semiliberi (tra i quali, ahimè, ci siamo anche noi) fino a quei poverini degli ultimi posti che, a quanto pare, non se la passano per niente bene! Sono sicura che tutti, ma proprio tutti, si sono trovati fra le mani quella lista, che ha circolato a scuola qualche tempo fa e che ha fatto capolino perfino a Rock Politik, la trasmissione,- very very rock di Celentano. Beh, uno lascia scorrere lo sguardo su quel rapido susseguirsi di nomi e quando, finalmente trova "Italia" non può fare a meno che dire: "Semiliberi? Ma scherziamo? A pari merito con la Bolivia, poi... Ma 'ndo sta "sta Bolivia? SI, è proprio il caso di preoccuparci. Ci troviamo in un Paese dove c'è una particolare anomalia: una eccessiva concentrazione di potere e di proprietà nelle mani di quello che è il nostro presidente del Consiglio, soprattutto per ciò che riguarda il mezzo televisivo e I" informazione. Come biasimarci allora se tutto ci appare manovrato, manipolato a tal punto da privarci della nostra stessa libertà di conoscere e di scegliere? Dove ero rimasta? Ah, già... la famosa "lista". Qualcuno si sarà certamente chiesto il perché di una posizione così ...umiliante. Detto fatto, mi sono informata: qualche tempo fa, godevamo di un punteggio così dignitoso che ci mescolavamo con altri paesi europei (come Olanda, Francia, Spagna, Gran Bretagna, Germania...). Ce ne stavamo, tranquilli tranquilli, ben più su che al settantasettesimo posto. In seguito, la Freedom House ci ha soffiato qualche punto: udite, udite, era stato arrestato un signore chiamato Jannuzzì, giornalista e senatore di Forza Italia, per aver scritto un testo ritenuto diffamatorio nei confronti di un magistrato durante il processo Andreotti. E poi, via qualche altro punto, quando fu arrestato ancora un altro signore, tale Melilli, per avere diffamato (che
fantasia questi giornalisti!) la moglie di Illy, presidente della regione Friuli Venezia Giulia ed importante esponente del centro-sinistra. Allora la Freedom House, giustamente, si è messa a tavolino e ha dichiarato: "Ma se in Italia basta questo per trovarsi dietro le sbarre, allora il suo posto non è tra i paesi liberi!" Ed ecco che la picchiata ebbe inizio: fu cosi che precipitammo rovinosamente tra i "partly free"("in
parte liberi" per coloro che se la cavano poco con la lingua di Shakespeare). A proposito di quello che diceva in prima pagina la mia "controparte", la censura di Sabina Guzzanti salta agli occhi come una vera e propria debolezza di un governo che vuole togliersi di torno cattive pubblicità. E possiamo essere tutti d'accordo...ma poi ci penso e mi chiedo, ma se da domani comincio a seguire qualche lezione dalla Guzzanti e mi faccio insegnare come muovere le manine per i sordomuti durante i "monologhi satirici", un giorno potrò aspirare anche io ad una poltrona in uno studio tv dove sedermi e poter dire ciò che voglio? La satira può diventare chiave di accesso a tutto? Facendo satira posso dire che il mio professore è un faccendiere incapace e corrotto o mi rischio comunque la sospensione? Mi chiedo solo se non sia esagerata tutta questa voce e propaganda allarmante sullo "stato dittatoriale". Ci sono davvero tiranni al governo? In questo caso
dovremmo sentirci liberi di
giustificare, anzi, di appoggiate calorosamente, tutti coloro che, con la violenza, decideranno di fare giustizia..."a loro modo", liberandoci dalla "tirannia". Ma davvero la satira non deve avere alcun limite? Soprattutto quando pretende di trattare alcuni argomenti che, per la loro serietà necessiterebbero di una ben più approfondita discussione, fatta in modo che si possa ottenere un "dibattito" tra idee diverse. Una discussione, appunto, fatta in
contraddittorio. E questo interessa in particolare noi giovani, in via di formazione culturale, sociale, politica. Il problema della censura, che assolutamente non voglio difendere, si sta muovendo rapidamente di bocca in bocca, e ne sento solo adesso, in riguardo, un gran vociare. Ma perché, mi chiedo, questo problema viene sollevato oggi più che mai? Sbaglio, o la censura c'è sempre stata? E' vero che altri primi ministri del passato non possedevano reti televisive, ma hanno sempre esercitato qualche torma di controllo dell'informazione. Mi ricordo, tanto per fare un esempio, dei tre miliardi di lire chiesti per danni, dal presidente del Consiglio di qualche anno fa (Massimo D'Alema), ad un disegnatore con il celebre nome di Forattini,
per una vignetta da lui considerata diffamatoria. Anche allora si voleva
zittire la satira? Ma signori politici, che vergogna!
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NUOVAMENTE IN PIAZZA PER DIRE NO
Ancora una volta, gli studenti protestano
di Claudia Peppicelli
II 25 ottobre a Roma si è svolta una grandissima
manifestazione nazionale studentesca contro la Moratti che ha visto
sfilare uniti per le strade della capitale -150.000 studenti dell'Università e
degli Istituti medi. Superiori di tutta Italia insieme a docenti e
ricercatori. Contemporaneamente in Parlamento veniva discusso e approvato
il Disegno di Legge Moratti su "Nuove disposizioni concernenti
professori e ricercatori universitari, delega governativa sul riordino
del reclutamento dei professori universitari". Il mondo dell'Università che
era stato già duramente colpito
dalia precedente riforma del 2000 di riordinamento che suddivide il
corso di laurea nel famoso 3+2 o sistema a Y che causa uno studio più frenetico,
meno approfondito che non da spazio alla formazione di una coscienza
critica, si è ritrovato
in piazza.
Gli studenti delle università occupate da almeno
una settimana prima, ribadiscono insieme a rettori e ricercatori il
loro profondo dissenso nei confronti di una riforma che istituzionalizza
precariato e baronie, che taglia i fondi e dequalifica la nostra Università.In
questo clima di profondo dissenso nei confronti di un sistema che non
da importanza alla formazione di noi giovani che toglie incentivi alia
ricerca, indirizza all'approfondimento solo chi se 10 può permettere
e considera mercé ciò sul
quale si fonderà il suo futuro, si riaccendono le proteste e
le lotte di noi studenti medi sempre minacciati dall'ultimo atto della
riforma Moratti.
Il nostro ciclo, che apparentemente è rimasto
l'unico a non essere stato modificato dalla Ministra, è in realtà sottoposto
ormai da anni a continui attacchi.
Da una parte ogni anno ci vengono
destinati sempre meno fondi, dall'altra, grazie all'autonomia, ci viene
chiesto di integrare i nostri programmi con quante più attività possibili
al fine di sponsorizzarci all'esterno. Fare tanti progetti, si, ma
con quali soldi? E pensare che negli ultimi anni sono aumentati e di
molto i contributi dello Stato verso gli Istituti Privati (molti di
essi gestiti da religiosi che grazie all'ultima finanziaria non pagheranno
neanche più l'ICI,
ma questo è un altro discorso). Questo è ciò che è già accaduto,
ma attenzione a non sottovalutare l'azione di un Governo che a fine
Legislatura non vuole lasciare nulla di incompleto.
La riforma Moratti
che da cinque anni combattiamo, contro la quale siamo scesi in tanti
e tante volte in piazza, abbiamo occupato e autogestito le nostre scuole, è lì,
pronta sul tavolo per essere firmata.
La gioia e i colori con i quali
ogni volta sfiliamo per le strade nascondono rabbia e delusione per
un sistema politico che considera il nostro sapere un pericolo, che
progetta la scuola come primo luogo di preparazione e reclutamento
per un mondo del lavoro precario che non accetta menti libere e critiche.
Gli ingredienti della ricetta saranno quindi i seguenti: ritorno' alla
separazione dopo le medie tra Licei e Istruzione Professionale, l'uno
di cinque anni l'altro di quattro più uno
facoltativo se si vuole andare all'Università; alternanza, per
entrambi gli indirizzi, scuola-lavoro, concordata con aziende pubbliche
o private e non retribuita; la frequenza regolata dal diritto-dovere
che automaticamente annulla l'obbligo (pensate al diritto-dovere al
voto, nessuno è punito se non lo fa); naturalmente il tutto è condito
da una riduzione del tempo scuola accompagnata dall'introduzione dell'opzionalità di
alcune materie. La frittata è fatta!
Questa è una scuola
che non vogliamo, una scuola che perde qualità e spazio; ce
ne sarà una di
serie A, per che a 13 anni sarà convinto di andare
all'Università e una di serie B, per che a 13 anni saprà che è meglio
se impara subito un mestiere che i soldi a casa ce li deve portare
e pure presto; e una scuola dove gli insegnanti ricevono tra gli stipendi
più bassi di tutti i loro colleghi europei. Scendere in piazza
di nuovo e più numerosi il 17 Novembre e utilizzare
gli spazi collettivi che ancora abbiamo, significa lottare contro tutto
ciò, contro chi di questa scuola "na azienda sta facendo.
Partecipiamo per riprenderci il nostro futuro!
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UNA SCUOLA A GATARE
Progetto Italia-Africa
di
Fabio Tosti
Anche quest'anno continua il progetto Italia-Africa, che ci coinvolge
tutti ...infatti sono stati raccolti per le classi del nostro istituto
più di 1800 euro! Questi soldi, aggiunti a quelli di altri istituti
romani, saranno destinati al progetto "Una scuola per i bambini
di Gatare". Questo progetto è uno dei cinque finanziati dalla
fondazione Alberto Sordi che, in collaborazione con il comune di Roma
e l'Organizzazione non Governativa Labor Mundi , si impegna alla costruzione
di una scuola elementare a Gatare,in Rwanda. I nostri quattro compagni e la prof.ssa Marcaccio partiranno il 26
Novembre per il Rwanda, e parteciperanno all'inaugurazione della scuola,
raccogliendo per noi foto, filmati e racconti su questo paese che.final-mente
dopo 11 anni dal genocidio.comincia a guardare al futuro. La scuola avrà una
mensa e diverse aule fornite di materiali didattici completi,sarà pubblica
ma gestita dalle suore del Divino Zelo che già da anni lavorano
nella scuola materna dando accoglienza e pasti caldi a 300 bambini.
I
bambini che frequenteranno la nuova scuola avranno assicurati oltre all'istruzione,
anche un pasto giornaliero e un'assistenza sanitaria di base, e ciò è importantissimo
in questo paese del quarto mondo, dove la speranza di vita per gli uomini è di
39 anni e per le donne di 40. E' questa un'iniziativa di spesso valore
sociale, morale e umanitario e speriamo, con il nostro piccolo aiuto,
di offrire un'opportunità a
chi è cosi lontano dal nostro "mondo e dalla nostra realtà.
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DAI IL VIA ALLA FANTASIA
nuovo concorso per studenti
Nasce DAPPERTOUT
l'idea che segue le orme della rassegna ufficiale passpartout,
in modo ironico e divertente, il cui scopo è realizzare un vero
e proprio libro, con la collaborazione di nuovi talenti e autori già consolidati.
Stiamo parlando di Sedani-storie raccontate a mani, il concorso dedicato
a studenti accomunati dai piacere di scrivere e inventare. Se hai fantasia,
ti piace raccontare e il tuo sogno nel cassetto è quello di pubblicare
un libro o, magari, quello di diventare uno scrittore di best sellers,
allora comincia cosi! Collegati ad internet vai sul sto www.dappertoutcom
e clicca sulla sezione sedani. A semina, troverai il regolamento
e l'indirizzo di posta per inviare il tuo capolavoro!
Il tema del racconto è il gioco: alla sezione inizi troverai
22 incipit di famosi scrittori. Non ti resterà che scegliere quello
che fa più per te e continuarlo in max duemila battute. Quindi prendi
il tutto e spediscilo (solo in versione cartacea) all'indirizzo che hai
trovato nel sito.
Gli autori dei 3 racconti migliori saranno premiati: 1° premio:
soggiorno ad Asti per due persone durante il festival Letterario Passepartout
dal 25 al 28 Maggio 2006; 2° e 3° premio:
libri offerti dalla biblioteca Astense.
Dal 1° giugno 2006, inoltre saranno disponibili online
e in versione cartacea tutti gli incipit completati e gli autori dei racconti
vincitori riceveranno il libro, la cui copertina sarà dipinta a
mano da bambini di scuole elementari e materne, direttamente a casa.
Per info contattare l'ideatrice Alice Avellone all'indirizzo
mail infosedani@gmail.com
ALLORA, CHE ASPETTATE? PRENDETE CARTA E PENNA
E PARTECIPATE ANCHE VOI!
www.passepartoutfestival.it
www.dappertout.it
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L'ANGOLO DEI LIBRI
di Ludovica Bianconi
Angeli e Demoni
di Dan Brown
Robert Langdon viene svegliato in piena lotte da una telefonata
d'aiuto. Inizia così la seconda avventura del professore che ha scoperto
il segreto di Da vinci, questa volta però ci saranno cadaveri marchiati a fuoco scienziati e la setta degli Illuminati che porteranno Robert fino a Città Del Vaticano. Una seria minaccia incombe su tutti gli Ecclesiastici presenti al conclave. Le prove puntano tutte sul personaggio più importante ....... |
Io non ho paura
di Niccolo AmmanitiAcque Traverse piccolo paesino del sud. La vita e i giochi di Michele ed il suo gruppo di amici ruota intorno ad un rapimento di un loro coetaneo sarà proprio il piccolo Michele a trovare il rapito e a stringerci amicizia,un'amicizia difficile che costringerà tutti a crescere.
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Le più belle saranno pubblicate.
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A Proposito di libertà di
espressione |
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Good Night And Good Luck di George Clooney Nella redazione di un importante giornale americano la libertà di stampa diminuisce sempre di
più.solo pochi coraggiosi sfideranno le accuse e perseguiranno verso la verità anche a costo di perdere tutto ciò che hanno.
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Viva Zapatero di Sabina Guzzanti Sabina Guzzanti a un anno dalla sospensione del suo programma satirico mostra all'Italia quanto l'attuale governo limiti la libertà di espressione del paese. lnterviste magistrali mostreranno il vero volto dei politici al governo e none anche che quanto la popolazione rifiuti il silenzio e si unisca calorosamente a lei.
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Lillo e Gaby
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LO STILE SUPREMO
Storia dello skateboarding
di
Simone Passadore
Lo skate è uno sport stupendo, una disciplina complessa ed
affascinante per i non praticanti, la massima espressione di stile
per chi ci si diletta e io sente nel proprio modo di essene.
La storia
delb skate ha inizio in Califòmia negli anni 60, dove
i ragazzi che facevano surf da onda iniziarono a vedere delle analogie
tra b sport che loro praticavano e un tipo di skate un po'diverso da
quello che noi conosciamo.
I primi skaters più temerari facevano
avanti e indietro sulle pareti verticali delle piscine vuote. L'attrezzo
però era ancora rudimentale: tavole strette e piatte, ruote di
ferro o legno, truk senza molleggi, per cui le sensazioni tipo surf erano
pressoché irraggiungibili e lo skate passò lentamente
nel dimenticatoio.
Il 1975 è stato Tanno della rivoluzione tecnica
che riportò b skateboard al successo, non solo in Califòmia
ma in tutto il mondo.
La continua evoluzione tecnica iniziala in questo
periodo imponeva pero anche un'evoluzione dell'attrezzo: tavole più larghe
in acero canadese, ruote con cuscinetti più veloci e truk che
rispondevano meglio alle sollecitazioni imposte. Vennero costruite le
prime strutture adibite all'uso delb skate, skatepark, dove si iniziarono
ad organizzare i primi contest dove gli skaters combattevano a manovre
di stile.
Negli anni 80, quando b skateboard fu rimpiazzalo da altri
sport di tendenza, come BMX o pattini a rotelle, molti proprietari di
rampe e di skatepark aperti al pubblico chiusero i battenti, dato che
il numero degli skaters che erano disposti a pagare per usare le strutture
non era sufficiente a coprire le spese necessarie per mantenere questi
spazi.
Nacque così,
intomo al 1982, la disciplina deflo street-style, che consiste nell'usare
le strutture urbane per eseguire le manovre, evitando così di
pagare gli skate parie La disciplina delb street-style è indubbiamente
quella più praticata dai ragazzi in tutto il mondo, soprattutto
perché praticabile quasi ovunque ma anche perché evita
di doversi impegnare nella costruzione di strutture. Tra l'87 e l'88
il fenomeno delb skate riesplose in Califòmia come una vera e
propria "moda",
in Italia nell'89-"90. Questa volta lo skateboard viene caratterizzato
da tecniche riprese da ogni periodo delb skateboarding.
Lo street-style
domina sempre, ma la tecnica ibrida inventata dai ragazzi comprende manovre
riprese dalb skateboard vert. In questo periodo si costruiscono le vere
e proprie rampe che favoriscono l'apprendimento sia delle tecniche Street
sia di quelle del vert. Oggi in Italia e nel mondo i numero degli skaters
continua a crescere, ci sono molti però che per paura
di non riuscire o di farsi male rimangono sota spettatori di questa espressone
di styie, b vi dico "se vi piace provateci! airinizb sembra impossibile
e scino più le volte che ci si ritrova con il sedere a terra che
con i piedi sulla tavola, ma dopo aver chiuso i primi olii (salti) la
strada è tutta in discesa".
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NO ALLE DISCRIMINAZIONI SESSUALI: BASTA CON IL SILENZIO
Intervista a Ilaria Baldin
di Giulia Quadri
In alcune parti del mondo, l'omosessualità, come la sessualità in genere, è ancora oggi un argomento tabù, la cui trattazione suscita fastidio, imbarazzo, disagio. Nei paesi del sud Europa, secondo statistiche recenti, si tende ad evitare questo tema; il contrario avviene nel nord America e nell'Europa settentrionale. Si può "colpevolizzare" di ciò la Chiesa, i cui principi morali ispirati alla castità hanno condizionato molto il modo di pensare della società europea- mediterranea.
In Italia anche la letteratura non offre ampi spunti di discussione: l'unico libro che affronta in termini scientifici e concreti l'orientamento sessuale dei giovani, e più specificatamente l'omosessualità repressa, è "L'offesa peggiore", un libro di Luca Pietrantoni, psicologo e insegnante all'università di Bologna. Si basa su modelli psicologici, dinamiche sociali e strategie educative. Anche per quanto riguarda le organizzazioni per la difesa dei diritti delle persone omosessuali, l'Italia non è all'avanguardia. La "arcigay" (www.arcigay.it) è l'unica associazione che con continue campagne cerca di sensibilizzare le istituzioni statali in materia. Non gode, però, di molta considerazione, perché i problemi per cui si batte non raccolgono nella popolazione italiana un interesse tale da permetterle d'ottenere riconoscimenti a livello nazionale.
Questo silenzio, questo muro impenetrabile, questo tabù deve finire, sono queste le idee di Maria Baldin, laureanda in psicologia presso la facoltà di Padova. La sua tesi ha come tema l'orientamento sessuale dello studente,
in particolare l'omosessualità a scuola. La sua ricerca è partita circa tre
mesi fa ed i protagonisti di questo suo studio siamo proprio noi studenti,
primi testimoni, se non addirittura autori della discriminazione sessuale.
Il suo scopo è quello di creare, una volta laureata, un vero e proprio progetto o intervento che vada a dare voce e supporto agli studenti con un orientamento omosessuale. Ilaria ha ottenuto l'appoggio sia del docente universitario e sia del correlatore responsabile del S. E. P. S. (Servizio Promozione Salute) della A. S. L. 8 a Montebelluno. Grazie a questa importante collaborazione Ilaria ha la possibilità di cominciare a lavorare alla realizzazione di questo ambizioso progetto.
La sua indagine, dal territorio veneto -la sua regione-, si è spinta fino al Lazio, passando attraverso noi, studenti del Majorana.
Ilaria raccontava delle continue difficoltà incontrate, dovute alla diffusa opinione dei presidi che la scuola non è un luogo idoneo per trattare un simile argomento. Per fortuna il nostro preside ha vedute più ampie. La nostra intervista si è svolta tramite la compilazione di tre fogli e si è conclusa con un focus group (focus= focalizzare un argomento, group= collettività, quindi parlare insieme di un tema).
Nel primo foglio, si partiva compilando dei dati generici: età, sesso, occupazione, famiglia... La parte successiva consisteva nel commentare delle affermazioni in qualche modo legate al mondo dell'omosessualità. Si spaziava dai luoghi comuni all'utilizzo di termini offensivi tipici del gergo quotidiano. Sicuramente la parte più d'impatto era la terza, infatti spiccavano due fotografie di due coppie omosessuali di entrambi i sessi intente in un bacio appassionato. Nelle tabelle sottostanti, un elenco di aggettivi indicavano le possibili emozioni che tali fotografie ci potevano suscitare. A noi il compito d'indicarne l'intensità. Il focus group si è svolto nel parco antistante scuola, seduti sull'erba in cerchio ci siamo scambiati le nostre opinioni riguardo le questioni sollevate dal moderator setting,
Ilaria.
Se la nostra collaborazione potesse servire ad Ilaria a farle ottenere un buon voto in sede di laurea ne saremmo molto contenti, ma la nostra speranza è di poter contribuire a realizzare un progetto che vada oltre l'ambito didattico. Un progetto che si impegna a realizzare l'eguaglianza, principio fondamentale del nostro ordinamento giuridico, sancito dall'articolo 3 della Costituzione italiana, eliminando le discriminazioni presenti, purtroppo ancor oggi, nel campo sessuale.
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CASALINGHE VOCAZIONE O OBBLIGO IMPOSTO DALLA SOCIETÀ1?
Dalla preistoria ai giorni nostri: il cammino della donna di casa.
di
Giulia Quadri Silvia Quondamstefano
La figura sociale delle casalinghe è oggi una delle più discusse. Eppure deve essere tenuta ben presente, dal momento che rappresenta il 25% della popolazione femminile italiana.
La "donna di casa" in realtà è sempre esistita. Nella preistoria è ben noto che fosse la donna ad accudire i figli e a raccogliere bacche o erbe commestibili. Più tardi in quella età che chiamiamo Classica vediamo le diverse facce della figura della donna, che si sviluppano diversamente a seconda del territorio: in Grecia coesistono due categorìe opposte tra loro, quella ricca e nobile che stava a casa e quella povera che era costretta a lavorare; a Roma, invece, la donna possiede molti diritti, viene considerata alla pari dell'uomo quasi in tutto. Hanno, però, all'interno della società funzioni diversissime: mentre l'uomo fa politica e lavora, la donna porta avanti la casa, cresce i figli e da loro una educazione. È nel Medioevo, quando il Cristianesimo è messo al centro di tutto, che la donna è soggetta ad una totale sottomissione verso l'uomo. La donna deve assomigliare a Maria madre di Dio, deve essere casta e ubbidiente, deve occuparsi della famiglia e a lei è affidato il gravoso incarico di crescere i figli sotto una morale strettamente cristiana. Nei secoli a seguire la sua posizione sociale continua a perdere importanza, è ormai un i oggetto utile solo per generare figli che passa dalle mani del padre a quelle del marito. Invece, verso la fine del Medioevo, la donna acqui1 sta un volto di traditrice, arpia, approfittatrice, strega e ingannatri-ce, capace di mettere in trappola l'uomo, spingendolo con le sue "arti" verso peccato, direttamente nelle braccia del diavolo. Solo più tardi alla donna le vengono riattribuiti i "caratteri angelici" e sarà vista come un tramite tra Dio e la terra. Nell'età moderna comincia quel processo di emancipazione, dovuto forse, alla dichiarazione dei diritti americani e francesi: mentre prima la sottomissione c'era ma era tacita, adesso è tutto nero su bianco.
Solo secoli più tardi, nell'età contemporanea, con manifestazioni femministe, le donne ottengono un iniziale e progressivo cambiamento verso la parità dei sessi. Ma solo oggi la donna, per la prima volta, ha veramente una scelta: stare in casa e fare là casalinga o andare a lavorare. Oggi fare la casalinga viene visto come un lavoro. La corte di cassazione, stessa, definisce il lavoro domestico una attività lavorativa e le riconosce moltissimi diritti, esiste un pensionamento, polizze d'infortunio sul lavoro, si paria addirittura di "stipendio". Capita spesso di trovare nei moduli, che si compilano per un abbonamento o per un'iscrizione, sotto la voce "lavoro" la possibilità di mettere una X accanto alla parola: casalinga. Ma è davvero cosi? Fare la casalinga è un lavoro?
Sul vocabolario, sotto la voce "lavoratore" troviamo la definizione di: colui che impiega le proprie energie fisiche e intellettuali nell'esercizio di una attività produttrice di beni o servizi, per trame i mezzi necessari alla propria esistenza. Per quanto riguarda la prima parte, non si mette in dubbio che una casalinga impieghi le proprie energie in una attività, e le si riconoscono tutti gli sforzi e la fatica: manda avanti la casa e senza la mamma o la moglie che sta a casa la maggior parte delle famiglie sarebbero perse.
Ma siamo ben lontani dal definire "lavoro" il fare la casalinga. Prima di tutto, i beni e i servizi che una casalinga può produrre sono per profitto personale e della propria famiglia e, cosa più importante, è che non si può sopravvivere facendo la casalinga, non è una attività che di certo da un sostegno economico, non produce servizi per il pubblico, non realizza beni. Essere casalinga, detto in termini molto squallidi e concreti, significa essere dipendenti economicamente di un'altra persona. In una sola parola essere mantenuti. Ma ciò che non rende il fare la casalinga un lavoro è la discriminazione sessuale. Lo stato garantisce che qualsiasi lavoro può essere svolto da entrambi i sessi; naturalmente esistono lavori più fisici che richiedono caratteristiche che non tutte le donne possono avere, ma ciò non impedisce ad alcune di loro particolarmente forti e possenti di eseguirli. Al contrario, l'uomo non può essere una casalinga; non esiste il termine "casalingo"; l'uomo che sta a casa mentre sua moglie lavora, viene chiamato dalla società disoccupato. Svolgere i lavori di casa deve essere un compito che non può gravare su una sola persona, la famiglia è una comunità e non ci può essere una divisione così netta di tipo sessista. Quindi la domanda che sorge spontanea è: fare la casalinga è una vocazione, una decisione che nasce spontanea o è obbligo imposto dalla società dal momento in cui riguarda solo la parte femminile? Le casalinghe spesso non si rendono conto che involontariamente appoggiano idee maschiliste: con questa loro attività si mettono alle dipendenze dell'uomo e della famiglia, i suoi datori di lavoro; contribuendo alla regressione della figura femminile e richiamando l'idea di patriarcato che tanto si è cercato e si cerca di eliminare.
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