Biblio.Major
-Novembre 2000-N.1- Anno I/Bimestrale
E-mail :
etmajor@tin.it
Il Bollettino della Biblioteca "Loredana Rossi Molinaro"
del Liceo Scientifico Statale “E. Majorana” di Roma.
Via Avolio 111- 00128- tel: 065084274
Curatore: Leonardo Ciocca (Responsabile della Biblioteca)

Indice
Editoriale:
Sviluppare le biblioteche scolastiche
di L. Ciocca 
ARTE: Arte in catalogo
Del Prof.re Adriano Di Giacomo
Botticelli e Dante
di Rachele Nuvolari 
La pagina Horror
di Titti Cambrea
Tempi moderni:
L’involucro
del Prof.re G. Pagliarulo
Rock Stars
di Titti Cambrea 
Lo spettacolo non può continuare,
di Michele Atzori IVC
Racconti:  Naufrago
di E. Atzori 
L’Erbavoglio (2a punt.)
del Prof.re G. Pagliarulo 


 
 
 
 

EDITORIALE:

Sviluppare le Biblioteche Scolastiche

di Leonardo Ciocca

Cari Lettori,
dopo il N. 0 uscito a maggio siamo finalmente riusciti a realizzare il N.1 (che è poi il secondo!).
Le reazioni suscitate dal primo Bollettino sono state moderatamente lusinghiere. Qualcuno ci ha fatto dei complimenti molto graditi che ci danno l’entusiasmo di continuare e, soprattutto di cercare di migliorare. In questo numero proveremo con il formato grande e anche e, soprattutto, a realizzare più pagine, grazie ai molti interventi che ci hanno rimpinguato.Dato che questo foglio intende parlare non esclusivamente, ma molto di biblioteche, andiamo a vedere qual è la notizia del giorno per quanto riguarda la biblioteca scolastica in particolare, che è quella che ci interessa di più.Il Ministero della Pubblica Istruzione con una circolare del 16 ottobre ci informa che per il secondo anno consecutivo si possono, da parte delle biblioteche scolastiche, presentare progetti per guadagnarsi i finanziamenti offerti dal Ministero, al fine di acquistare materiale ( libri, cd rom, scaffali, computers, etc.). Sono diversi i miliardi stanziati e quindi l’iniziativa sembrerebbe particolarmente lodevole e utile. Allo stesso tempo apprendiamo da un articolo apparso a pag. 20 su “Il Messaggero” del 31 ottobre che il Ministro (o Ministra, fate voi) Giovanna Melandri è convinta che “le vie della promozione della lettura passino anche per strade non propriamente istituzionali […] come gli scuolabus, appunto […]”. Ci saranno quindi libri da prendere in prestito sugli autobus scolastici. “L’iniziativa apprendiamo sempre dall’articolo citato – riguarderà nei prossimi giorni tremila scuolabus di 35 province e coinvolgerà – secondo le stime del ministero settantamila ragazzini. A conti fatti, sono 180.000 volumi, per un investimento di un miliardo e mezzo (ma il valore reale è il doppio, perché le 41 case editrici hanno fornito i libri con fortissimi sconti ).” Anche questa appare una lieta novella. Ma…sì, c’è un bel, grosso “ma”.Tutti questi sforzi del Ministero della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali, rischiano, infatti, di essere dei semplici lenitivi rispetto ad una situazione, quella delle biblioteche pubbliche italiane e in particolare quella delle biblioteche scolastiche, piuttosto carente e male organizzata. Inoltre, è vero che tali proposte sono meglio di niente, però c’è anche il rischio di disperdere risorse finanziarie e organizzative che potrebbero essere impiegate altrimenti. Non è un segreto, per esempio, per chi bazzica la mailing list dei bibliotecari italiani, che l’iniziativa realizzata tra marzo e maggio scorso dal titolo “Scuola di lettura in biblioteca”, che ha portato 267 autori in 22 biblioteche statali con interventi di importanti scrittori, sia stata un flop a livello di pubblico.
Allora ci sembra strano e forse controproducente:
  • mettere i libri sugli autobus (l’autista avrà anche mansioni di bibliotecario, ma sappiamo tutti che è vietato parlare all’autista…)
  • fare Scuola di lettura nelle già ricche biblioteche statali italiane e non fare lettura nelle Scuole;
  • prevedere per il secondo anno consecutivo un Progetto Bbilioteche scolastiche che alla fine rischia di premiare con finanziamenti abbastanza lauti (85 milioni) le biblioteche migliori (?), quelle cioè che già abbiano dei requisiti minimi di partecipazione. Non è un controsenso, non sarebbe più utile dare soprattutto a chi ha più bisogno, se non è possibile dare a tutti?
A tutto ciò si aggiunga la cosa che pare più assurda: in Italia è prevista l’esistenza delle biblioteche scolastiche, ma non di una figura professionale che se ne occupi. E’ prevista infatti la figura del bibliotecario, ma si tratta non di persone qualificate che abbiano, almeno, vinto regolare concorso, no! Essa è riservata ai docenti che per vari motivi (spesso di salute) rinunciano all’insegnamento. Per carità non si vuole gettare la croce su queste figure, ci mancherebbe! Però è un fatto che le biblioteche delle scuole vengano assegnate, dove ciò avviene, perché spesso sono abbandonate a loro stesse, a persone che non obbligatoriamente sono motivate e che certamente dovrebbero fruire, quantomeno, di una riqualificazione professionale che non è prevista. Eppure un po’ di luce si era vista, proprio a Roma dove alla fine degli anni’70 si era istituita la figura di Assistente di Biblioteca da inserire nelle scuole. La legge 124 del 99 però, trasferendo tutto il personale non docente di appartenenza degli enti locali allo stato, ha messo a repentaglio tale qualifica, costringendo gli ex-assistenti di biblioteca (tra cui lo scrivente) a battersi col coltello fra i denti per difendere la loro professionalità, che sarebbe poi- scusate l’immodestia- tanto utile alla scuola. E allora?
Leonardo Ciocca
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Biblionotizie

Servizi della biblioteca
La biblioteca è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 13,30.
I servizi di cui si può fruire sono i seguenti:
informazioni bibliografiche
prestito libri
lettura in sede
ricerche regolamentate su Internet (una volta che verranno acquistate le opportune attrezzature)
Biblioteca Pasolini: gli homeless
 
Il pomeriggio del 16 novembre alla Biblioteca Pasolini della XII Circoscrizione ( a Spinaceto, via Salvatore Lorizzo) ci sarà un importante appuntamento riguardante gli Homeless, i senza casa. Si potrà ammirare un mostra fotografica riguardante l’argomento (tra i fotografi presenti ricordiamo Tano D’Amico). Ci saranno importanti interventi..
Lezioni di biblioteconomia
In collaborazione con i docenti interessati saranno attivati dei corsi di “Introduzione all’uso della biblioteca” (specie per gli studenti dei primi due anni) e di “Biblioteconomia” (rivolti in particolare ai ragazzi degli ultimi tre anni).

I corsi approfondiranno i rapporti tra la Biblioteconomia e altre materie e discipline, sulla scorta dell’esperienza dell’anno passato, quando, ad esempio, un corso è stato improntato alle interrelazioni tra Biblioteconomia e Informatica, un altro su quelle tra Biblioteconomia e Letteratura.

Oltre a lezioni teoriche sulla storia del libro, la storia delle biblioteche, i principali servizi delle biblioteche, la catalogazione e la classificazione libraria, si potranno realizzare attività pratiche (p. es. catalogazione dei libri), visite guidate in altre Biblioteche e, eventualmete, prove di verifica delle competenze acquisite.

Catalogo Informatico
 
Si sta provvedendo a dotare la biblioteca di un catalogo informatico del materiale posseduto. Il lavoro è lungo perché inizia praticamente da zero (negli scorsi anni però era stata digitalizzata su database la classe 900, cioè i libri di Storia e Geografia).

Il software in uso si chiama IRIDE, che gira sul DOS, ed è stato fornito dal Min. Pub. Istr. Ci è stato già inviato l’aggiornamento di IRIDE, WINIRIDE ma al momento non si può installare sul vecchio PC (un 486 !) della Biblioteca. Fra poco però dovrebbero arrivare 2 nuovi computer e allora si potrà procedere all’utilizzo del nuovo programma. La buona notizia è che i dati da IRIDE a WINIRIDE pare che si convertano in modo soddisfacente (almeno così è risultato ad una mia verifica a campione!).

Per il momento dei circa 4000 libri posseduti ne sono stati catalogati circa 400 (integralmente le classi 000, 100 e 200). Si pensa entro fine anno di terminare il lavoro.

Per curiosità o utilità vi invitiamo ad andare in Biblioteca e fare qualche tentativo di ricerca sul PC.

 

Statistiche della Biblioteca

Lo scorso anno scolastico l’attività della biblioteca ha avuto dei lusinghieri riscontri e conforti nei dati rilevati nel rapporto col pubblico. Andiamo a vederli nel dettaglio.Notizie più ampie e tavole con grafici si trovano nella Relazione sulle attività della Biblioteca” consultabile in Biblioteca.
  •  Presenze
  • Da novembre è stato possibile firmare in biblioteca un registro delle presenze, utile ai fini della compilazione di statistiche sull’utenza effettiva. Il totale delle firme di presenza è stato di 1255, ma nell’osservare tale cifra si deve tener conto di almeno i seguenti fattori:
    di queste presenze 392 sono state registrate durante la mostra che si è tenuta in biblioteca tra il 22 e il 27 maggio. Le firme di presenza, pertanto, escludendo quelle legate alla mostra, ammontano a 863.
    Una percentuale piuttosto alta di utenti, calcolabile intorno, almeno, al 25-30%, non firma per disattenzione il Registro delle presenze.
    Il Registro delle Presenze è stato attivato solo a inizio novembre mentre la biblioteca era stata aperta al pubblico, nell’anno scolastico in oggetto, già da metà settembre.
    La IG è stata quella con un numero più elevato di presenze (47). Tra le seconde, invece,la classe con più frequenza è il IIA (57 presenze, in assoluto il numero più alto, se si escludono i quinti).
    Tra le classi terze la classe con più presenze è stata la IIID (46), tra le quarte il IVC (35).
    Delle classi quinte, infine, il VD ha registrato la quota più alta di presenze (168). Complessivamente, dunque, la percentuale maggiore di frequenze spetta ai quinti (49%) mentre quella minore ai quarti (11%).
  • Iscrizioni
  • Prestiti
  • Riviste per quasi tutti i gusti
    In Biblioteca per la tua informazione e il tuo aggiornamento è disponibile l’annata corrente dei seguenti periodici: Le Scienze, Storia & dossier, La Nuova Secondaria, Studium, Cultura e Libri, Archeo. Per il 2000-2001 saranno attivati altri abbonamenti, tra i quali: Art & dossier, Progetto Alice, La chimica nella scuola.Vieni a curiosare in Biblio!
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    Arte & Libri
    Arte in Catalogo
    del Prof.re Adriano Di Giacomo
    Lo sviluppo che la biblioteca del Majorana sta avendo è già percepibile dall'aspetto che va assumendo l'ambiente, e le possibilità di divenire un punto di incontro di cultura alta è già stata sperimentata negli scorsi anni con iniziative assunte in diversi ambiti disciplinari. L'ultimo elemento dinamico a caratterizzare la vocazione culturale della biblioteca non solo come mero centro di consultazione ma anche come luogo di produzione di eventi culturali è il presente giornale di "editoria interna" (potremmo abbreviare con newsletter ma mi sembra un termine riduttivo) che potenzialmente potrà costituire anche un interfaccia con l'esterno (cosa di cui il Majorana vive da sempre, le sue iniziative talvolta si collocano a livello nazionale e addirittura internazionale). Parlando di tali questioni con l'animatore di un'iniziativa così importante (noto agli studenti come Leonardo) ho raccolto con piacere l'occasione di esprimere alcuni miei pensieri a proposito di Biblioteche ed è così che avendo analizzato il funzionamento, in particolare, di biblioteche d'arte e non, ho raccolto anche l'invito della Dott.ssa A.M. Di Stefano che, dirigendo un importante centro di documentazione e biblioteca della Galleria Comunale d'Arte Moderna, ha offerto tutta la sua collaborazione al nostro Istituto. Conosce infatti tutte le nostra iniziative artistiche alle quali da anni ha dato il giusto risalto negli ambiti annuari del Centro di documentazione, come dire che il nostro Istituto (non esagero) è entrato nella storia dell'arte contemporanea di fine secolo della Capitale, certo anche grazie, prima di tutto, agli artisti e critici che hanno dato vita con il loro apporto alle manifestazioni. Qualcuno pensa che sto andando fuori tema con un qualche autocompiacimento? No, sto proprio avvicinandomi al nocciolo della questione il "Libro d’Arte” ed il “Catalogo d'Arte" prodotti sempre scarsamente presenti nei contenitori del sapere per due motivi: 1)-il Libro d'Arte o meglio d’Artista (che, bisogna forse spiegare, non è il libro che tratta d'arte o di storia dell'arte ma è esso stesso un'opera editoriale d'arte spesso tirato in pochi esemplari, talvolta unico e per mano degli artisti che vi intervengono) è troppo costoso e spesso troppo raro per essere presente in molte biblioteche; 2)- il Catalogo d'Arte è costoso quando riguarda mostre che ne richiedono una edizione di pregio ed ampia, cosicché circola in ambienti solitamente specialistici. Tuttavia non è bene trascurare un settore del sapere e dell'informazione perché presenta qualche difficoltà di acquisizione, tanto più che una buona quantità di cataloghi non ridondanti e di mostre di numerosi artisti si possono avere richiedendoli alle gallerie od agli stessi artisti anche gratuitamente quando lo scopo è quello del renderli disponibili ad un pubblico più o meno vasto, un altro motivo è dato anche dalla necessità di documentare la presenza del Majorana in una quantità esponenziale di pubblicazioni più o meno vaste edite in occasione di mostre da moltissimi artisti che hanno presenziato con le loro opere nel nostro Liceo i quali citano sempre nella loro storia il passaggio da noi, per alcuni (stranieri) è stata la prima presenza a Roma. Ma c'è di più, al proposito, la Galleria Comunale d'Arte Moderna è disponibile a fornirci copia di quelle pubblicazioni di cui ha più esemplari, un'occasione da cogliere. Infine segnalo che è in preparazione, salvo imprevisti, "Arte Contemporanea 7" al Majorana durante la quale avremo l’opportunità di esaminare insieme alcuni aspetti del contemporaneo compresa, possibilmente, una sezione "catalogo".

    P.s.: Quando entrate in una galleria o conoscete un artista fatevi dare un catalogo per il Majorana, lo potranno così vedere tutti, se è costoso possiamo anche inviare una lettera di ringraziamento. (Ma voi entrate nelle gallerie d'arte?)

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    Botticelli e Dante
    di Rachele Nuvolari III A


    A Roma alle scuderie del Quirinale è in corso la mostra dal titolo “Sandro Botticelli pittore della Divina Commedia”, vi troviamo 92 disegni su pergamena realizzati da Sandro Botticelli alla fine del ‘400 per illustrare il capolavoro di Dante Alighieri. Tali disegni gli furono commissionati da Lorenzo Di Pierfrancesco De’ Medici.
    Quest’opera straordinaria venne smembrata circa 5 secoli fa e solo in quest’occasione è stata per la prima volta riunita. La Biblioteca Apostolica Vaticana ne conserva 7, mentre gli altri 84 sono conservati al Kupfestichkabinett di Berlino, che finora non ne aveva concesso l’esportazione.
    Questi 92 disegni raffigurano 90 dei 100 canti della Commedia, in quanto alcuni sono andati perduti (8 di questi riguardavano canti dell’Inferno) e altri non furono eseguiti (il canto XXXI e il XXXIII del Paradiso). Tali disegni erano modelli per affreschi destinati al Duomo di Firenze.
    Assieme ai disegni del grande pittore fiorentino sono esposti anche manoscritti danteschi del XV sec.. Apre la serie di manoscritti il “Dante urbinate”, un codice miniato, conservato nella Biblioteca Apostolica Vaticana ed che è forse il più bel manoscritto conservatosi della Divina Commedia.
    Oltre ai disegni e ai manoscritti danteschi ci sono altre opere del Botticelli provenienti dai musei più importanti del mondo. Tra questi “La calunnia” (Uffizi), “La scoperta del cadavere di Oloferne” (Uffizi), “Natività mistica” (National Gallery), “Crocifissione mistica” (Fogg Art Museum della Harward University), i “Tre miracoli di San Zenobi” (Metropolitan di New York).
    Infine di grande importanza sono il “Sant’Agostino nello studio” e “L’Annunciazione” che sono due grandi affreschi staccati, provenienti da Firenze (da San Martino alla Scala).
    La mostra è stata realizzata in collaborazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana: Il progetto è stato eseguito dal Kupferstickbinett di Berlino e realizzato con la Royal Accademy of Arts di Londra. Sarà aperta fino al 3 dicembre 2000.
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    Libri horror
    Consigliare qualche libro horror dei mille che ho letto è difficile…posso però consigliarvi un grande scrittore: Christopher Pike!
    Il vero nome di Pike è Kevin Mc Fadden, è nato a Brooklyn, New York, ma è cresciuto in California,a Los Angeles, dove vive. Ha scritto thriller e romanzi horror sia per adulti che per ragazzi, e le sue opere sono sempre ai primi posti nella classifica dei best-seller, soprattutto in America. Il migliore dei suoi libri si intitola “Week-end”, dal quale è stato tratto anche un film.
    I libri di Pike sono uno diverso dall’altro: “L’avvoltoio” parla della morte di una ragazza con il mistero di chi l’abbia uccisa e di come sia stata uccisa. I sospettati sono pochi, e durante l’indagine avviene un altro omicidio (nello stesso luogo, nella stessa maniera brutale), e questo fa comprendere che probabilmente l’assassino non sia uno dei sospettati.
    “La morte arriva per posta” è la storia di Brenda, Joan, Kipp, Tony, Alison, Neil, Fran: sette amici che condividono un omicidio di cui nessuno se ne è accorto, ma ad un certo punto arrivano delle strane lettere firmate “L’Occhio” (che dice di sapere tutto) che comandano i sette di fare cose assurde e umilianti con la minaccia di rivelare tutto alla polizia e addirittura di ucciderli. Ma chi è il misterioso ricattatore? E perché li odi atanto? A poco a poco una terribile domanda si fa strada: e se l’Occhio fosse uno di loro?
    Ho fatto richiesta di acquisto di alcuni di questi testi per la Biblioteca della nostra scuola in modo che anche Voi possiate conosocere direttamente Christopher Pike e la sua scrittura.
    Buona Lettura.
    La pagina horror…

    di Titti Cambrea IA


     






    Film Horror
     

    “Piccoli Brividi”? si, grazie dicono i ragazzi di oggi, rifiutando i racconti ormai vecchi di Agatha Cristie e troppo simili gli uni agli altri.

    E nello stesso modo i ragazzi d’oggi “ sputano in faccia” ai film di Dario Argento come “Profondo Rosso”, ritenendoli talmente vecchi che somigliano agli astronauti con filo di nailon che li regge per non farli cadere, mentre lodano film come “The Blair Wich Project” che come storia è poco reale e come scenografia è zero; ma, non sia sa com’è, i film di oggi sono considerati più “mozza fiato” dei precedenti.

    Ma “Profondo Rosso” non è stato girato solo trent’anni fa? E non è uno dei migliori di Argento che in questa materia, in Italia, è il migliore (in trent’anni non se ne è trovato uno migliore, non c’è nessuno come lui, questo è sicuro)? Ma allora? Come mai la nostra generazione crede nel “non reale”? Forse perché ama fantasticare, forse perché si è stufata nei film di aspettare un killer che spalanchi la porta con l’accetta e spari al protagonista sulle ginocchia. Vogliono pensare ad esorcisti, a spiriti, a fantasmi, a qualcosa di trascendente, più forte di chi vive nella realtà, al di là del fatto che poi trionfi o soccomba.

    Film come “L’Esorcista”, “Il sesto senso” con Bruce Willis (che tra l’altro è un bellissimo film, ma ha tutto tranne il senso), “Shining” e “Arancia Meccanica” dell’americano Stanley Kubrick, “The Blair Wich Project”, “Scream 1” ( e sottolineo: non 2 e 3, solo 1) e “Week end” di Christopher Pike, non hanno fatto dormire milioni di persone e che ancora oggi hanno paura di sentire rumori troppo forti, hanno paura del killer pazzoide fornito di accetta e con una voce che quasi ti fa ridere per quanto è roca, che ti dice: “Hai paura di me, vero? Ah. Ah. Ah…Aspettami domani, che ti ammazzo!”.


     
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    Tempi Moderni

    L’Involucro

    Del Prof.re Giovanni Pagliarulo
    Il “Grande Fratello” del pur distopico G. Orwell era il potere, la gestione del potere che per meglio controllare i “sudditi”anche nella loro vita privata, al posto del dio di Crizia aveva piazzato una sofisticata telecamera in ogni luogo. Attraverso questa ascoltava, puniva, premiava, emarginava o cancellava dalla vita pubblica i dissidenti, coloro cioè che volevano esercitare il diritto al pensiero critico. Giorno per giorno poi il “Grande Fratello” modificava la storia passata, giustificando così le scelte adottate per mantenere il potere assoluto mascherandolo con cerimoniali democratici.
    Come accade quasi sempre, la realtà supera ogni fantasia.
    Non tanto dopo il 1984 un professore di religione finge di essere oggetto di persecuzioni da parte di studenti razzisti e un imprenditore, schiacciato pare dai suoi fallimenti e per mascherarli, finge di essere stato rapito da banditi, e si costruisce una fragile storia di ricatto smascherato poi dal suo cellulare. La chiave per la comprensione credo ce la fornisca un altro “Grande fratello”, la trasmissione cult del momento delle reti televisive, che tiene incollati milioni di teleconsumatori, giovani e non più giovani, al teleschermo.
    Che succede? Un gruppo di persone, convinte (dal denaro, dalla notorietà promessa, dal desiderio di uscire dall’anonimato, dal successo garantito) che è più importante apparire che essere, si sottomettono ad una reclusione/convivenza forzata in cui svolgere tutte le loro azioni della vita quotidiana, come cavie di un laboratorio, di fronte a telecamere perennemente in funzione, con un regista che decide chi, come, quando far apparire. Visto che anche la politica è sempre più una vetrina, dove il contenitore, l’involucro serve soprattutto a nascondere la mancanza di contenuti, perché non giocare questo gioco?
    I teleconsumatori si trasformano in voyeurs, guardoni per dirla in romanesco, convinti di assistere ad una specie di esperimento psicologico, e la catarsi aristotelica produce ragazze che piangono disperatamente per l’esclusione di qualcuno dal palcoscenico del meretricio. Che parola grossa, meretricio! Ma sì, che qualcuno mi convinca che non lo è. Una prostituta dà il proprio corpo, riservando rigorosamente a se stessa e al suo amante i baci e la sua più profonda intimità, che coincide poi con la sua vita di gesti e azioni private. Se c’è una differenza, e c’è, è a tutto vantaggio della prostituta.
    P.S.: Che dire del fatto che poi tutti facciamo finta di non sapere che il nostro “consumo di apparenza” fa approdare sulle nostre adriatiche sponde nuovi schiavi/e, bambini, donne, uomini, armi, organi da espianto e trapianto, e che sulle dirimpettaie sponde dalla nostra “guerra umanitaria” liberate dalla tirannide sono allestiti campi di addestramento per prostitute da lanciare sul mercato della U.E.?

     
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    ROCK STARS

    di Titti Cambrea I A
    Ci siamo stancati di sentire Toto Cotugno o Peppino Di Capri; ci siamo stancati di sentire i Take That o le Spice Girls!!!!!
    Gli anni ’90 sono terminati e la musica del 2000 si farà sentire. Perché 2000 non è solo un tappo di champagne che si stappa, non è solo Internet, non è solo “Metti il casco quando vai con la moto” oppure “Non prendere ecstasy” (che poi –pochi molti, non so- fanno la pernacchia a papà e se la prendono)!
    Il 2000 rappresenterà un cambiamento per la musica. Il pop ci ha strappato le bermuda e non ne vogliamo più sapere né di John Lennon (pace alla sua anima) né tanto meno di Elvis (pace all’anima di quel concentrato di cocaina pura).
    Ma quand’era ciò? Negli anni ’90? Andiamo con ordine però…
    Negli anni ’90 c’erano due rami musicali: un ramo completamente Rock dove governavano Santana, Nirvana, red Hot Chili Peppers, Marilyn Manson, Hole, Smashing Pumpkins, U2 ecc. mentre l’altro era governato dal Pop con Spice Girls, Take That, All Saints, 5ive, Backstreet Boys, Britney Spears con biondine varie.
    Ovviamente la maggior parte della gente seguì la strada Pop, quando mai non è successo così? Il ramo rock, meno affollato, fu quello che si fece sentire di più però, tanto che il rock cambiò in maniera definitiva. Ma nell’anno 1999-2000 tutto cambiò: le boy band con balletti e le biondine varie sono quasi scomparse; Mandy non ha fatto nessun altro singolo ed è alla rovina con le altre due: Jessica Simpson e Cristina Aguilera. I 5ive, per avere un po’ di successo hanno dovuto fare un video con i Queen. Senza parlare del successo di “Supernatural” e “Californication” dei rispettivi Santana e Red Hot Chili Peppers: nelle classifiche di tutto il mondo “Otherside” e l’album “Californication” da dicembre ad aprile non hanno avuto rivali. E mentre il rock si fa avanti e il pop ha come unica arma Britney Spears i Backstreet Boys, mi viene da dire che l’unica vera musica che è rimasta nella storia il ROCK: Doors, Queen, Nirvana, R.E.M. e non Take That e Spice Girls.
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    Lo spettacolo non può continuare!
    di Michele Atzori IIIC
    Chi di noi non ha mai detto, o perlomeno pensato, che la maggior parte degli americani siano soltanto degli incalliti spendaccioni, per metà obesi, bravi solo a guardare la TV, a mangiare porcherie e a fare della vita, della politica e della cronaca uno spettacolo continuo? Ebbene anch’io ho pensato questo, e lo penso ancora. Come è possibile non pensare a questo, vedendo ciò che ogni giorno accade negli States. Un paese il cui destino politico è in mano a due strani figuri, dal volto truccato in tutti i sensi, e che sborsano migliaia di dollari per le loro convention di carattere esclusivamente esibizionistico. Un paese in cui un bambino non può guardare tranquillamente un cartone animato che l’emittente televisiva, nel nome dell’informazione sempre pronta e a portata di cittadino, interrompe il programma proponendone un altro con la scritta Live, in basso a destra, e con quattro assordanti auto della polizia all’inseguimento di un assassino su un’auto rubata. Un paese in cui i programmi televisivi o elargiscono soldi o mostrano il marito che prende a cazzotti l’amante della moglie o mostrano la vita di qualche cretino che su un’isola deserta si fa riprendere dalle telecamere ventiquattrore su ventiquattro. Se ne potrebbero nominare altri centinaia di esempi come questi, ma penso che il concetto sia stato pienamente afferrato. Ebbene, ora formulerò un’altra domanda in linea con quella iniziale : noi siamo italiani o quegli americani d’oltreoceano che tanto critichiamo e deridiamo? Quanti di noi sarebbero così onesti da riconoscere che l’italiano medio sta diventando uno spendaccione incallito, un ricercatore di divertimenti e di soldi, nel nome della spensieratezza e del piacere, un assiduo contemplatore della Tv e del computer, desideroso di vedere lo spettacolo dentro e fuori lo schermo televisivo. Sulla scia aperta da Halloween infatti stiamo importando tutto dall’America, modi e consuetudini di una vita spettacolo!
    Loro, infatti, hanno sì due candidati che sembrano essere usciti da un Talk Show, ma anche noi mica scherziamo, uno, sempre sorridente e ringiovanito di una quindicina d’anni, ci appare in ogni angolo della città, l’altro ingaggia una troupe americana, guarda caso, per curare la propria immagine. Loro hanno la passione per la cronaca in diretta, noi, per adesso, fiamme, incidenti mortali, inseguimenti a centoventi chilometri orari li vediamo solo in differita, ma comunque li vediamo, e non per la semplice informazione ma per il sadico piacere di vedere qualcosa saltare in aria. La nostra coscienza però non subisce contraccolpi, il presentatore infatti ci assicura che non c’è stato alcun morto, anche se l’aereo coinvolto nella caduta precipitando ha scatenato l’inferno, cavolo siamo tutti immortali !!
    Loro guardano persone che tentano di sopravvivere su un’isola deserta, noi ci dilettiamo a guardare quattro ignorantoni, che non sanno distinguere Dante da Manzoni, persone che non conoscono nemmeno l’autore di Per Elisa, persone che vivono, mangiano, dormono e persino parlano, wow, che divertimento!!
    Noi come loro pensiamo al solo divertimento, al successo, ai soldi, alla felicità e che c’è di male, che c’è di sbagliato se quando balliamo in discoteca è come se ballassimo sulla testa di tutte quelle persone che dall’altre parte del globo sfruttiamo vergognosamente, che c’è di male se quando corriamo, corriamo con le scarpe di un bambino che non ne ha mai posseduta una. Wow, che divertimento!
    L’ultima volta che una popolazione era stata attratta solamente dal panem et circenses è caduto un impero. Forse il prossimo a cadere sarà il nostro…

     
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    Racconti

    Naufrago

    di Emanuele Atzori

    dedicato a Mela
    (2a parte del racconto comparso sul n. prec.)
    Riassunto della parte precedente:


    Deilos, giovane romantico e sognatore, viene visitato in sogno da una bellissima fanciulla, la quale gli da appuntamento su una collina. Il ragazzo vi si reca di buon mattino fiducioso che ella verrà. Ma viene la sera e della fanciulla non v'è traccia. Sembra la fine di tutto e Deilos si butta a terra in lacrime. Eppure qualcosa deve ancora accadere...
    L’albatro si tuffò nell’acqua uscendone con un piccolo pesce nel becco, quindi, quasi si fosse accorto di essere osservato, cominciò a fare straordinarie acrobazie: si gettava in picchiata verso il mare per poi risollevarsi improvvisamente, arrivando a sfiorare, con le piume del petto, la superficie dell’acqua. Oppure, sfruttando le correnti ascensionali, cercava, aprendo al massimo le ali, di restare fermo nell’aria. Vi era quasi riuscito quando una freccia si conficcò nel petto dell’albatro che, ferito a morte, cadde pesantemente in acqua.
    “No!” urlò Deilos voltandosi di scatto verso il colpevole: “Perché l’hai ucciso?”
    “Accidenti a te ragazzo! Non ti ho preso sulla mia barca perché te ne stessi a guardare imbambolato uno stupido uccello. E’ chiaro? E ora fila a pulire il ponte! Avanti, muoviti!”
    Deilos, fulminando con lo sguardo il capitano andò a prendere ramazza e secchio e cominciò a ripulire il ponte della nave che, a giudicare dal colore grigio nero, non doveva venir pulito da molto molto tempo.
    Il sole, nel frattempo, arrancando faticosamente stava ormai arrivando al suo zenit, mentre il mare, appena increspato da un soffio di vento, si univa in un abbraccio appassionato con l’azzurro del cielo, imperlato da candide nubi.
    Quando il giovane finì il suo lavoro le stelle brillavano ormai alte nel cielo. Deilos sfinito, si sdraiò sul ponte contemplando quel magnifico spettacolo. Dritto a prua il gigante Orione, nonostante la ferita alla spalla sinistra, combatteva senza paura contro il grande Toro; mentre a dritta la piccola Stella Polare guidava senza posa la rotta della nave che scivolava silenziosa sulla superficie scura del mare.
    Nonostante la stanchezza, il povero mozzo non riusciva a dormire. Ripensava a quella fatidica sera sulla collina quando, addormentatosi tra le lacrime, l’aveva rivista in sogno. Si era avvicinata senza far rumore, quindi, accarezzandolo piano, gli aveva detto: “Povero amore, quanto devi aver pianto.” E asciugandogli le lacrime aveva continuato: “Perdonami se non sono riuscita a venire, ma grosse difficoltà mi hanno trattenuta. Mi trovo in una situazione estremamente difficile e ho un disperato bisogno d’aiuto. Ti prego, raggiungimi oltre il Grande mare dell’Ovest o per me sarà troppo tardi. Addio amore mio, addio.”
    “Aspetta non te ne andare… Io ti amo!!!” gridò disperatamente il ragazzo, mentre la fanciulla scompariva piano in una nuvola bianca “Ti amo… e non so nemmeno il tuo nome.”
    Svegliatosi di colpo, non aveva esitato un attimo e correndo come un pazzo era arrivato al porto, cercando di imbarcarsi su una nave che andasse verso il Grande mare dell’Ovest. Alla fine era riuscito a trovare il posto, come mozzo, su una sgangheratissima barca: il cui nome era illeggibile e il cui equipaggio era formato da un’unica persona, oltre il capitano ovviamente. E così ora, eccolo lì: su una nave senza nome, seguendo nuovamente un sogno. Cosa sarebbe accaduto stavolta? L’avrebbe trovata? E se sì, cosa sarebbe accaduto? Continuò a tormentarsi per molto tempo finché il sonno, pietoso, lo avvolse nel suo velo scuro.
    Ma non durò a lungo, un calcio nella schiena lo svegliò di soprassalto.
    “Avanti ragazzo in piedi” disse il capitano.
    “Perché, cos’è successo?”
    “Tempesta in arrivo a tribordo”
    “E adesso… che cosa facciamo?”
    “Che cosa facciamo?” disse il capitano con aria ironica “Che cosa farò, intendi dire. Tu pensa a levarti dai piedi e a metterti in un punto in cui non darai fastidio.”
    “Ma potrei aiutarvi!” ribatté Deilos punto nell’orgoglio.
    “Senti poppante, tu non sai neanche cosa sia una tempesta, perciò fuori dalle scatole, è chiaro?”
    Sbuffando, Deilos si sistemò alla meno peggio vicino all’albero maestro, aspettando gli eventi, che non si fecero attendere. La tempesta infatti, si abbatté su di loro con incredibile violenza. Le onde si alzavano altissime stritolando, come serpenti, la povera nave che disperatamente cercava di mantenere una rotta, se si potesse ancora parlare di rotta. La pioggia fitta, come nebbia, faceva un tal rumore scrosciando, che il povero ragazzo non riusciva a sentire altro che il battito impazzito del suo cuore che tremava per la paura. Non sentiva il capitano imprecare perché il legno della sua barca si stava ormai sfaldando. Non udiva il timoniere gridare perché non riusciva ad allontanarsi dagli scogli, ormai sempre più vicini. Non capiva più nulla: rumore, paura, confusione dominavano il suo spirito. Tutt’a un tratto ci fu un tremendo boato e il giovane si trovò spazzato fuoribordo a combattere solo contro il mare in tempesta. L’ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi, fu la stretta poderosa di un braccio attorno alla sua vita, poi il buio.
    Il suo risveglio fu graduale, dapprima il rumore del mare, poi il calore rassicurante della sabbia e, infine, l’azzurro del cielo. Era ancora vivo. Sentiva l’aria salmastra riempirgli i polmoni e la sensazione indicibile. Era vivo, vivo, vivo!!! Avrebbe voluto correre, saltare, gridare, ma non aveva neanche la forza di alzarsi sui gomiti.
    Poi, ecco apparire una figura di donna. Dapprima non la distinse, confusa nella forte luce del giorno, quindi, man mano che si avvicinava, cominciò a distinguerne i tratti: i capelli erano raggi di sole, le sue labbra boccioli di rosa appena schiusi e i suoi occhi cieli immensi. I suoi movimenti erano leggeri come il battito d’ali di una farfalla e un dolce sorriso illuminava il suo volto di luna.
    Il cuore del giovane cominciò a battere all’impazzata, quasi volesse fuggire da quel petto troppo piccolo per contenere l’emozione che stava provando. Avrebbe voluto dire tante cose, ma non riuscì a pronunciare una parola, avrebbe voluto abbracciarla, ma non riuscì neanche a mettersi a sedere. Non riuscì a far altro che guardarla negli occhi chiusi, mentre lei si chinava su di lui sollevando lievemente la sua testa e accarezzandogli dolcemente il viso e i capelli ancora bagnati. Rimasero così per molto tempo, anche se il tempo non aveva più alcun significato per loro, in quanto annullato dalla forza di quell’amore che legava inscindibilmente i loro giovani cuori.
    Quindi, quando egli fu riuscito a mettersi a sedere disse: “Sei tu, sei proprio tu.”
    Ella annuì, e portando la mano del ragazzo alla sua guancia disse: “Sei arrivato. Ed ora che tu sei qui nulla sarà più come prima.”
    “Qual è il tuo nome?” chiese curioso Deilos.
    “Secondo te?”
    Il giovane pensò al nome più bello che conosceva, quindi disse: “Emanuela”
    La ragazza annuì nuovamente, spostando un ricciolo ribelle dalla fronte di lui. Quindi i due, guardandosi negli occhi, avvicinarono pian piano i loro visi, unendosi in un lungo e dolcissimo bacio.
    La Speranza era ora risorta e le nubi di dolore e tristezza spazzate via dal vento dell’amore.


     
     
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    L’Erbavoglio

    del Prof.re Giovanni Pagliarulo

    (Seconda Puntata)

    Riassunto della Prima Puntata:

    In una scuola della sperduta periferia, in un’atmosfera vagamente surreale o troppo reale (fate voi) anno dopo anno si ripete l’occupazione con i suoi riti ed i suoi clichè. Il resto della scuola sembra tutta presa a rincorrere un’efficineza aziendale: un bidello, belbidello animato da particolare spirito d’iniziativa ottiene l’autorizzazione per impiantare un remunerativo vivaio nel cortile dell’istituto. Presidè invece, che è un perosnaggio complesso con molte idee ma poca grinta per metterle in pratica, decide di far passare una famosa cera sui pavimenti per dare lustro alla scuola. Gli insegnanti, dal canto loro, hanno un’altra idea, quella di piantare alberi di Natale abbandonati nelle strade per attrarre clienti e rubarli alle altre scuole. Ma proprio questi abeti danno troppa ombra alle piante di belbidello che, stufo di vedersi sacrificato in questa scuola così miope, si i dirige alla ricerca della mitica Erbavolgio e s’incammina verso il centro, in un percorso avventuroso e accidentato, finendo, addirittura, dentro una voragine……….
    6. Nella voragine incontrò il suo Capo Istituto Presidé, il quale si era perso nella ricerca, perché privo di valori e con l'inconfessato modello ideologico del vinca il più forte senza averne «le physique dû role».
    L'incontro tra Belbidello e Presidè fu denso d'imbarazzi: ambedue infatti risultavano assenti da scuola per malattia.
    C'è da dire però che il silenzio sceso tra i due fu presto superato grazie ai modi garbati del Capo Istituto.
    7. Nel frattempo tra gli insegnanti di Educazione Fisica era sorta una discussione che rischiava di degenerare in una lite: si contendeva riguardo l'utilizzazione più opportuna dell'incasso ricavato dalle iscrizioni al campionato, che già era ragguardevole.
    C'era chi proponeva di versarne una parte, come donazione, al Consiglio d'Amministrazione dell’Istituto e chi di far costruire nei locali della scuola una vasca con idromassaggio ad uso esclusivo del personale di Segreteria e di Presidenza, che lo avrebbero utilizzato per rilassarsi ogni volta che si fossero sentiti esausti per i contatti con i docenti. In questo modo i professori di Educazione Fisica avrebbero rinsaldato i già forti privilegi di cui godevano.
    A sedare gli animi intervenne un candidato del PCDS (Polo di Centro Destra-Sinistra) che, trovandosi a passare di là per la sua campagna elettorale, elogiò i presenti per l'alto spirito d'imprenditorialità dimostrato e per l'impegno profuso nel mettere in atto la Riforma della Scuola secondo le linee indicate dal Polo in cui lui era candidato, e li invitò a versare il denaro raccolto alla sua segreteria elettorale. Di questo bel gesto sarebbe stato tangibilmente riconoscente una volta insediatosi a Palazzo.
    8. Contemporaneamente Presidé conversando affabilmente con Belbidello, con gesti contenuti, fermi ed eloquenti, lo sguardo spesso levato al cielo a cercar conforto, gli confidava quanto aveva scoperto grazie ad una sua fortunata incursione tramite computer nelle documentazioni top secret della loggia massonico-mafiosa che s'era insediata al Ministero. Le ricerche da lui effettuate gli avevano -ahimè- confermato che la riforma da lui progettata in piccolo nella scuola era già stato avviata alla grande da chi controllava saldamente il potere economico e politico del nostro Belpaese. Costoro infatti, che avevano come obiettivo quello di spostare le ricchezze dai ceti medi e bassi a quello alto, avrebbero dato l'impressione di riscattare moralmente il Belpaese con l'introduzione di "magiche" regole del mercato, ricevendo per giunta il consenso dell'elettorato, anche di quello più penalizzato dall'operazione, perché tutti nauseati dalla partitocrazia, contro la quale la campagna di martellamento sarebbe stata incessante.
    A tal fine si sarebbero rivelati utilissimi i vari "picconatori" di professione (politici e intellettuali) che, con le loro esternazioni e bordate farcite di buon senso comune, avrebbero facilitato lo scardinamento del vecchio sistema.
    A ciò si sarebbe aggiunta una inevitabile corsa alla conquista del centro da parte sia della destra che della sinistra, con l’ineluttabile risultato di una subalternità della politica alla economia e alla finanza; l'utilizzazione della criminalità organizzata non solo come collettrice di voti e come supporto per la formazione dei nuovi poli, ma anche come esecutrice di atti terroristici contro coloro che avrebbero tentato di ostacolare il progetto; la fornitura di una documentazione incompleta (ad hoc) di questi ed altri gravi fatti alla magistratura che così avrebbe contribuito, inconsapevolmente, allo smantellamento dei partiti tradizionali; l'insediamento di un governo di tecnici che, perseguendo intenti di moralizzazione e di risanamento delle finanze dello Stato, avrebbe favorito tutto il progetto esasperando gli animi della gente comune, portandola a desiderare l'intervento dell'«uomo forte fuori della mischia e magari già ricco di suo».
    In questo Grande Progetto, si sarebbe potuto inserire lui, i suoi amici e la sua scuola?
    Belbidello e Presidè si fermano e, gravati dal peso del problema, si siedono su una sporgenza tufacea della caverna.
    Presidé è veramente sconfortato. I gomiti sulle ginocchia, si copre il viso con le mani, a soffocare i singhiozzi ché il suo compagno non li senta. Belbidello, facendo mostra di essere imbarazzato, ma con gli occhi e le orecchie rivolte a un rumore lontano, chiede a Presidé di aspettarlo senza muoversi: sarebbe andato da solo a cercare un'uscita.
    Presidé assente col capo, gli occhi ancora chiusi, e fiocamente dice sì, ma pochi secondi dopo che Belbidello si è allontanato, si alza anche lui e, con lo sguardo fermo, si allontana.
    9. Fuori il sole si spalma con indifferenza sugli alberi, la strada, la voragine nell'asfalto e i proff d'educazione fisica sdraiati sull'erba delle aiuole che pigramente si erano «ingarellati» su chi fosse più bravo a fare soldi con l'attività privata. Annoiato dall'okkupazione, Lazzaro, alunno della terza B sperimentale, si era allontanato da scuola, ed era arrivato fin lì.
    Sin da piccolo Lazzaro era stato attratto dalle buche. Se le contendeva con i cani che le scavavano per sotterrarci gli ossi; le scavava lui stesso per farci delle trappole che poi mascherava con stecchi, erba e foglie, per cogliere sul fatto quelli che rompevano i rami dei suoi alberi, o per sotterrarci i "tesori" che raccattava nel suo orto.
    Aveva avuto un'infanzia felice Lazzaro, in una casa di periferia ancora circondata dalla campagna; una casa di due piani con mansarda. Il piano terra della «sora Maria di Sotto», la mansarda della «sora Maria di Sopra», e il primo piano dove abitava lui, con la sua famiglia e la Nonna, una formidabile donna di quasi novant'anni con le sopracciglia foltissime e gli occhi penetranti, la confidente dei bambini.
    Dopo la scuola, i compiti e il gioco ogni giornata si concludeva in cucina, una grande stanza con un camino enorme, la stufa «economica» a legna su cui aleggiavano i vapori del cibo, una gran radio che si accendeva la sera per ascoltare commedie, romanzi a puntate o musica, e un grande tavolo di marmo al centro, per giocarci sotto al dottore con la cugina e i due fratelli.
    La Nonna a "capare" verdura e a tenere a bada i bambini, la mamma a sfaccendare e il padre, anche la sera, a lavorare.
    La domenica, un tripudio: la mattina nel lettone dei genitori, poi le gite in bicicletta nella campagna, i giochi senza limiti d'orario. Unico fastidio, le partite ascoltate alla radio dal papà seduto in poltrona, o con loro fuori casa ma assente, il «transistor» attaccato all'orecchio. Quel sottofondo di voce arrochita, sonorità increspata a onde incessanti, ogni domenica a togliergli il padre desiderato, lo infastidì fino a quando, ormai grande, riuscì a non sentirla più.
    Il suo vero amore era l'orto, e nell'orto il grande albero di fico, suo comprensivo amico, pieno di formiche con la testa rossa e con un ramo largo dalla forma anatomica, fatto apposta per sdraiarvisi sopra e sognare.
    Il luogo dei desideri era l'appartamento della sora Maria di Sopra, più piccolo del suo, ma con un gran terrazzo pieno di piante di ogni tipo, di galline che vi razzolavano e di gatti sdraiati al sole, proteso sul tetto della casa dove, ogni volta che vi andava, faceva una passeggiata tenendosi in equilibrio sulle tegole rosse e sbrecciate sotto lo sguardo compiaciuto della sora Maria di Sopra, una donnina minuta e di piccola statura sposata con Gigetto, curvo per la sua altezza, che ogni volta lo sorprendeva per i racconti mirabolanti in cui sempre sosteneva la parte di eroe originale.
    Sora Maria e Gigetto possedevano un tesoro agli occhi di Lorenzo: l'infinità di gatti sparsi ovunque nella casa che, malgrado le maldicenze della sora Maria di Sotto, non usavano per lo stufato o il sugo di coniglio, in quanto non diminuivano mai di numero e morivano di vecchiaia.
    Le sue frequenti incursioni sulla mansarda erano ovviamente proibite dalla mamma, autorità onnipresente e sempre impegnata a cucinare, lavare, cucire, rammendare, stirare, rivoltare vecchie giacche e cappotti del marito per rivestire i figli; sempre indaffarata nel tenere ordinata la casa e a rabbonire la nonna.
    Altrettanto frequenti erano le sue incursioni al Castello, un vero residuo medievale poco distante nella campagna, abitato da un solo custode più attaccato alla bottiglia che al suo lavoro.
    Il Castello, scoprì Lazzaro in una delle sue esplorazioni, aveva labirintici meandri sotterranei scavati tra le fondamenta. Erano stati evidentemente usati durante l'ultima guerra mondiale, dato che erano pieni di residui bellici tra cui proiettili non esplosi, che lui si divertiva a svuotare con i suoi fratelli per bruciarne la polvere, che ardeva con una luce azzurrina e un puzzo di zolfo da stregoneria vera.
    I sotterranei erano abitati da pipistrelli e strani insetti bianchi lattiginosi che Lazzaro pensava fossero grilli-talpa, animali che non avevano mai impedito le sue pomeridiane escursioni quando si liberava dei compiti e della materna sorveglianza e ne aveva abbastanza della casa.
    Non aveva avuto dubbi né paura perciò quando, visto il baratro creatosi nell'asfalto, si era calato dentro senza fatica.
    Percorrendone i meandri, aveva incontrato Laura, compagna di scuola dalle medie, da lui fin'allora amata in silenzio. Chiacchierando con lei nel buio, scambiatisi i ricordi d'infanzia, s'era fatto coraggio e aveva scoperto affinità comuni fino allora solo sperate.
    Dopo tanto parlare si cercarono e si tennero così per qualche tempo, le mani allacciate e le fronti accostate come se ballassero su una sola mattonella. Poi in silenzio, camminando allacciati alle spalle e alla vita, si erano incamminati verso dove pensavano fosse l'uscita, cercando la luce del giorno per riconoscersi.
    Lazzaro, sorretto da una sicurezza inusuale derivatagli dalle frequenti incursioni al Castello, guidava Laura che, fiduciosa, aveva abbandonato il suo capo sulla spalla che ormai sentiva come maritale. Man mano che la caverna si andava restringendo, dopo aver sormontato numerosi detriti, imboccarono un corridoio che ancora conservava sulle pareti i segni dello scavo fatto a mano. Confortati dalla scoperta, si affrettarono nella direzione intrapresa ma, inciampati in qualcosa di molle, erano caduti tra le braccia di un cadavere.
     
    FINE SECONDA PUNTATA
    (la terza ed ultima puntata seguirà nel prossimo numero di Bibliomajor)



     
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