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Conosciamo colui da cui viene il nome della nostra scuola....

 

Ettore Majorana

"O nobili scienziati,
io non posso rispondere ai vostri sforzi con qualcosa che sia più della morte!"

(Vitaliano Brancati, Minutario)

"Prediligeva Shakespeare e Pirandello."

(Edoardo Amaldi,
Nota biografica di Ettore Majorana)

 

(Catania 1906- mare Tirreno (?) 1938 ca.), fisico italiano. Laureatosi in fisica nel 1928, fu tra i più promettenti allievi di Enrico Fermi, sotto la guida del quale si occupò di spettroscopia atomica e successivamente di fisica nucleare. Le sue più importanti ricerche relative a quest'ultima disciplina riguardano una teoria sulle forze che assicurano stabilità al nucleo atomico: egli per primo avanzò infatti l'ipotesi secondo la quale protoni e neutroni, unici componenti del nucleo atomico, interagiscono grazie a forze di scambio. La teoria è tuttavia nota con il nome del fisico tedesco Werner Heisenberg che giunse autonomamente agli stessi risultati e li diede alle stampe prima di Majorana. Anche nel campo delle particelle elementari egli formulò una teoria che ipotizzava l'esistenza di particelle dotate di spin arbitrario, individuate sperimentalmente solo molti anni più tardi. Nominato professore di fisica teorica all'Università di Napoli nel 1937 per meriti speciali (nomina che lo ferì nell'orgoglio, perché aspirava ad una cattedra a Roma), Majorana scomparve pochi mesi più tardi in circostanze oscure. Fu visto per l'ultima volta imbarcarsi da Palermo su un battello diretto a Napoli, dopo aver lasciato due lettere nelle quali esprimeva l'intenzione di togliersi la vita; poi non se ne seppe più nulla. Numerose ipotesi sono state avanzate sulla sua scomparsa e sulla presunta correlazione di questo evento con i drammatici esiti bellici della ricerca nucleare, ma a tutt'oggi nessuna prova certa ha gettato luce sul mistero.

Nel marzo del 1938 Ettore Majorana si imbarca sul postale Napoli-Palermo, dopo aver espresso in due lettere il proposito di uccidersi. A 32 anni, è il fisico geniale della generazione di Fermi, con cui ha studiato. I maggiori scienziati dell'epoca ne ammirano le straordinarie qualità speculative. Solitario, scontroso, riservato, il giovane Majorana ha le doti per arrivare a risolvere i problemi connessi con l'invenzione dell'atomica. Poi, l'improvvisa scomparsa. I familiari pensano ad una fuga dettata dalla follia, ma a nulla servono le ricerche dei servizi segreti, spronati dallo stesso Mussolini: il corpo non verrà ritrovato.

Majorana è stato davvero ucciso? È stato rapito? O forse, di fronte alle prospettive d'incubo aperte dalla scoperta dell'atomica nell'Europa di Hitler e Mussolini, ha preferito "scomparire"? Che cosa si nasconde dietro il mistero Majorana?

Ma leggiamo le parole dello stesso Majorana:

"Sono nato a Catania il 5 agosto 1906. Ho seguito gli studi classici conseguendo la licenza liceale nel 1923; ho poi atteso regolarmente agli studi di ingegneria in Roma fino alla soglia dell'ultimo anno. Nel 1928, desiderando occuparmi di scienza pura, ho chiesto e ottenuto il passaggio alla facoltà di fisica e nel 1929 mi sono laureato in fisica teorica sotto la direzione di S.E. Enrico Fermi svolgendo la tesi: "La teoria quantistica dei nuclei radioattivi" e ottenendo i pieni voti e la lode.Negli anni successivi ho frequentato liberamente l'Istituto di Fisica di Roma seguendo il movimento scientifico e attendendo a ricerche teoriche di varia indole.Ininterrottamente mi sono giovato della guida sapiente e animatrice di S.E. il prof. Enrico Fermi."Ora quelle di Amaldi..."Nell'autunno 1927 e all'inizio dell'inverno 1927-28 Emilio Segrè, nel nuovo ambiente che si era formato da pochi mesi attorno a Fermi, parlava frequentemente delle eccezionali qualità di Ettore Majorana e, contemporaneamente, cercava di convincere Ettore Majorana a seguire il suo esempio, facendogli notare come gli studi di fisica fossero assai più consoni di quelli di ingegneria alle sue aspirazioni scientifiche e alle sue capacità speculative. Il passaggio a Fisica ebbe luogo al principio del 1918 dopo un colloquio con Fermi, i cui dettagli  possono servire assai bene a tratteggiare alcuni aspetti del carattere di Ettore Majorana. Egli venne all'Istituto di Fisica di via Panisperna e fu accompagnato nello studio di Fermi ove si trovava anche Rasetti. Fu in quell'occasione che io lo vidi per la prima volta. Da lontano appariva smilzo, con un'andatura timida, quasi incerta; da vicino si notavano i capelli nerissimi, la carnagione scura, le gote lievemente scavate, gli occhi vivacissimi e scintillanti: nell'insieme, l'aspetto di un saraceno....... Fermi lavorava allora al modello statistico che prese in seguito il nome di modello Thomas-fermi. Il discorso con Majorana cadde subito sulle ricerche in corso all'Istituto e Fermi espose rapidamente le linee generali del modello e mostrò a Majorana gli estratti dei suoi recenti lavori sull'argomento e in particolare, la tabella in cui erano raccolti i valori numerici del cosiddetto potenziale universale di Fermi...... Il giorno dopo nella tarda mattinata, si presentò di nuovo all'istituto....... Chiese... di vedere la tabella.... Avutala in mano, estrasse dalla tasca un foglietto su cui era scritta una analoga tabella da lui calcolata a casa nelle ultime ventiquattr'ore, trasformando, l'equazione del secondo ordine non lineare di Thomas-Fermi in una equazione di Ricatti che poi aveva integrato numericamente....."... e di Laura Fermi:"Majorana aveva continuato a frequentare l'Istituto di Roma e a lavorarvi saltuariamente, nel suo modo peculiare, finché nel 1933 era andato per qualche mese in Germania.Al ritorno non riprese il suo posto nella vita dell'Istituto; anzi, non volle più farsi vedere nemmeno dai vecchi compagni. Sul turbamento del suo carattere dovette certamente influire un fatto tragico che aveva colpito la famiglia Majorana. Un bimbo in fasce, cugino di Ettore,era morto bruciato nella culla, che aveva preso fuoco inspiegabilmente. Si parlò di delitto. fu accusato uno zio del piccino e di Ettore. Quest'ultimo si assunse la responsabilità di provare l'innocenza dello zio. Con grande risolutezza si occupò personalmente del processo, trattò con gli avvocati, curò i particolari. Lo zio fu assolto; ma lo sforzo, la preoccupazione continua,le emozioni del processo non potevano non lasciare effetti duraturi in una persona sensitiva quale era Ettore."Continua Ettore Majorana, in una lettera alla madre, dopo l'arrivo a Lipsia il 20 gennaio 1933:"All'istituto di Fisica mi hanno accolto molto cordialmente. Ho avuto una lunga conversazione con Heisenberg che è persona straordinariamente cortese e simpatica."E in una lettera al padre il 18 febbraio:"Ho scritto un articolo sulla struttura dei nuclei che a Heisenberg è piaciuto molto benché contenesse alcune correzioni a una sua teoria."Ed ecco come spiega alla madre la "rivoluzione" nazista:"Lipsia, che era in maggioranza socialdemocratica, ha accettato la rivoluzione senza sforzo. Cortei nazionalisti percorrono frequentemente le vie centrali e periferiche, in silenzio, ma con aspetto sufficientemente marziale. Rare le uniformi brune mentre campeggia ovunque la croce uncinata. La persecuzione ebraica riempie di allegrezza la maggioranza ariana. Il numero di coloro che troveranno posto nell'amministrazione pubblica e in molte private, in seguito alla espulsione degli ebrei, è rilevantissimo; e questo spiega la popolarità della lotta antisemita. A Berlino oltre il cinquanta per cento dei procuratori erano israeliti. Di essi un terzo sono stati eliminati; gli altri rimangono perché erano in carica nel '14 e hanno fatto la guerra. Negli ambienti universitari l'epurazione sarà completa entro il mese di ottobre. Il nazionalismo tedesco consiste in gran parte nell'orgoglio di razza..... In realtà non solo gli ebrei, ma anche i comunisti e in genere gli avversari del regime vengono in gran numero eliminati dalla vita sociale. Nel complesso l'opera del governo risponde a una necessità storica: far posto alla nuova generazione che rischia di essere soffocata dalla stasi economica."Quindi la sera del 25 marzo 1938 Ettore Majorana partiva col "postale" Napoli-Palermo, alle 22.30. Aveva impostato una lettera per Carrelli, direttore dell'Istituto di Fisica, e ne aveva lasciato una in albergo indirizzata ai familiari. Ecco quella a Carrelli:"Caro Carrelli, Ho preso una decisione che era ormai inevitabile. Non vi è in essa un solo granello di egoismo, ma mi rendo conto delle noie che la mia improvvisa scomparsa potrà procurare a te e agli studenti. Anche per questo ti prego di perdonarmi, ma soprattutto per aver deluso tutta la fiducia, la sincera amicizia e la simpatia che mi hai dimostrato in questi mesi.. Ti prego anche di ricordarmi a coloro che ho imparato a conoscere e ad apprezzare nel tuo Istituto.....; dei quali tutti conserverò un caro ricordo almeno fino alle undici di questa sera, e possibilmente anche dopo."Ecco ora cosa scrisse ai familiari:"Ho un solo desiderio: che non vi vestiate di nero. Se volete inchinarvi all'uso, portate pure, ma per non più do tre giorni, qualche segno di lutto. Dopo ricordatemi, se potete, nei vostri cuori e perdonatemi."Carrelli non aveva ancora ricevuto la lettera quando un telegramma urgente di Majorana, da Palermo, lo pregava di non tenerne conto. Ebbe poi la lettera e telefonò ai Majorana. Gli arrivò poi un'altra lettera di Ettore, da Palermo:"Caro Carrelli, Spero ti siano arrivati insieme il telegramma e la lettera. Il mare mi ha rifiutato e ritornerò domani all'albergo di Bologna, viaggiando forse con questo stesso foglio. Ho però intenzione di rinunziare all'insegnamento. Non mi prendere per una ragazza ibseniana perchè il caso è differente. Sono a tua disposizione per ulteriori dettagli."Ed infine come conclude Sciascia sul caso della scomparsa di Ettore Majorana:"....Secondo gli accertamenti della polizia, la sera dello stesso giorno, alle sette, Majorana si imbarcò sul "postale per Napoli; e a Napoli sbarcò l'indomani, alle 5.45. Ma noi abbiamo qualche dubbio: e non nell'ipotesi che si sia gettato in mare nel viaggio di ritorno, ma nell'ipotesi che non sia salito sul piroscafo la sera del 26, a Palermo."
Le notizie riportate in questa pagina sono tratte dal libro "La Scomparsa di Majorana", Leonardo Sciascia.
Le immagini dal libro "Ettore Majorana, un giorno di marzo", Bruno Russo.